Nickname: elliepotter (EFP), ElisaMarzola
(Forum)
Titolo: A Rose
Numero: 13
Prompt: Malattia Mortale
Genere: Romantico
Sottogenere: Storico, Malinconico
Rating: Arancione
Tipologia: OneShot
Note: ho inserito un paio di citazioni di
‘Romeo e Giulietta’, per rendere tutto un po’ più drammatico, dato che a mio
parere è l’esempio perfetto dell’amore perduto.
27 Maggio 1865
Mia cara Rose,
sono quasi vent’anni che non ci sentiamo. Io
vivo in campagna, come mi ha consigliato il dottore, ma sento che sto per
morire ugualmente. La tosse non mi da quasi più pace, il sangue macchia i miei
fazzoletti e sono più pallido di un lenzuolo.
Dopo tutti questi anni, ho avuto finalmente il
coraggio di scriverti. Oramai sarai diventata madre di chissà quanti bambini e
quasi sicuramente anche nonna, immagino. Ho sognato non sai quante volte di
essere io lì, al tuo fianco, tuo marito, il padre dei tuoi figli, l’uomo sempre
nei tuoi pensieri.
Peccato che in quell’occasione, nel 1845, non
abbiamo avuto il coraggio di fare la pazzia che avevamo in mente.
Ancora adesso ho davanti agli occhi come mi
sei venuta in contro la prima volta che ci siamo visti, a quella festa, per il
compleanno di John Porter; coi lunghi capelli ramati, ridenti occhi azzurri,
l’abito bianco. Tu allora avevi solamente tredici anni, io quasi sedici, ma
appena ti vidi mi sentii scoppiare il cuore. Amavo; anzi, amo; tutto quanto di
te allora: le tue lunghe braccia magre come ramoscelli, il fisico acerbo, la
pelle bianca, i tuoi bellissimi capelli rossi.
Da lì, io ho iniziato a corteggiarti, e tu mi
sorridevi, mi raccontavi la tua vita, la tua passione per la letteratura
latina, cosa che da allora non mi sembrò più noiosa come avevo sempre pensato,
e abbiamo cominciato a scriverci, e io fantasticavo tutti i giorni, immaginando
un futuro radioso insieme. Ho addirittura iniziato a comporre versi in tuo
onore: ce li hai ancora nel cassetto della tua toilette? Quasi neanche mi
ricordavo della mia malattia, che lentamente cresceva dentro di me, fino a
provocare il tuo abbandono. Posso capire tutto ciò, dato che la tubercolosi non
è affatto una cosa leggera, sono quasi contento del fatto che, levandoti a me,
tuo padre ti abbia salvato la vita.
Vorrei solo poterti vedere una volta sola,
sapere che donna sei diventata da quella allegra ragazzina che stava crescendo
di cui mi sono innamorato, perché in tutti questi anni, mi sei mancata
tantissimo.
Ma io che cosa ho fatto in questi vent’anni? Ti
dico solo che, da quel giorno in cui tuo padre ti promise a un altro, io ho
vagato, alla ricerca di un posto dove la mia malattia potesse lasciarmi un
minimo di tregua, con la tua ciocca di capelli nel taschino della giacca, la
tua immagine sempre bene impressa nella mia testa come una fotografia; ma tutto
ciò non è bastato. Se avendoti vicino la mia salute migliorava, da ci siamo
separati, io sono peggiorato sempre più. Certe volte mi domando come abbia
potuto sopravvivere comunque per tutto questo tempo.
Ritengo che quei versi del Bardo, per me non
siano molto validi:
Io debbo andare e vivere, o restare e morire.
Per continuare a vivere sarei dovuto restare,
anzi, saremmo dovuti fuggire insieme, e andare a vivere a Dover, io avrei
trovato un lavoro dignitoso, e tu saresti vissuta come una regina, come meriti.
Ma purtroppo, invece, non fu così, e solo ora,
in punto di morte, ho voluto scriverti, e voglio solo rinnovarti i miei voti di
amore eterno, pregando che magari, in un’altra vita, potremo finalmente amarci
veramente, e vivere felici per tutti i giorni delle nostre vite.
Ora purtroppo, abbandono questi fogli, non
riesco più a scrivere, sono affaticato, e ricorda, mia cara Rose, che il tuo
Philip ti amerà per sempre.
Philip Dawson
P.S.:
Muoio con un bacio.