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Autore: Roxanne Potter    10/06/2012    9 recensioni
I sogni di gloria di Cato, i suoi ricordi e i suoi pensieri mentre viene sbranato dagli ibridi.
Tu e Clove potevate farcela, insieme, lo desideravate. Ma ora lei è morta. E tu sai di non poter resistere.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cato, Clove
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Avevi sogni di gloria, Cato.
Sognavi la tua famiglia ricoperta d'onore, una casa splendente d'oro, gli occhi dei tuoi genitori brillanti di orgoglio, gli sguardi estasiati degli abitanti del tuo distretto scorrere su di te. Le loro mani applaudirti, le loro voci levarsi in grida di ammirazione, adorazione, venerazione.
Tu sei un dio per loro, in quei sogni che ora vanno sbriciolandosi sotto le zanne che ti lacerano la carne e le unghie che affondano nella tua pelle, tra i tuoi singhiozzi convulsi e i rivoli di sangue che ti ricoprono i vestiti ridotti a brandelli.
Hai sognato gli Hunger Games fin da piccolo, quando sedevi davanti al televisore che copriva gran parte della parete del salotto, e fissavi i tributi morire in tutti i modi possibili: uccisi da una freccia, da una bacca velenosa, da una lancia, da un coltello conficcato nel petto. Morti di freddo, di sete o di fame, nelle lande desertiche che li circondavano.
-Immagina l'onore che il vincitore degli Hunger Games porta al suo distretto!- ti diceva tuo padre con una nota folle nella voce, una mano poggiata sulla tua spalla. -Quando sarai in età, anche tu potresti essere scelto. In questo caso dovrai fare il possibile per vincere. È a questo che servirà il tuo addestramento.
Inizialmente l'idea di uccidere altre persone ti procurava i brividi. Eri solo un bambino. Ma le parole di tuo padre avevano manipolato la tua mente, piegato la tua vacillante volontà di infante. Ed eri cresciuto così, con gli Hunger Games come ideale di gloria e un addestramento quotidiano che ti aveva portato a diventare uno dei ragazzini più robusti della tua scuola.
Nessuno poteva fare a meno di girare altrove gli occhi timorati, quando incrociava il tuo sguardo superbo. Nessuno. Tranne quella ragazzina bruna e smilza che, seduta a un tavolo in fondo alla mensa o in piedi sulla soglia della sua aula, era capace di fissarti con tutta la sfrontata tranquillità di questo mondo. Il che ti faceva stringere i pugni per il risentimento: come poteva quella bambina così apparentemente fragile rimanerti indifferente, non farsi spaventare dalle tue occhiate di puro rancore?
Eri venuto subito a conoscenza del suo nome: Clove Berdeen.
La ragazzina minuta e magra dal viso ingannevolmente delicato. La ragazzina famosa per aver scagliato un coltello contro un suo compagno, durante una litigata in mensa. Dopo quell'episodio la conoscevano tutti, e tutti se ne tenevano alla larga: non che la cosa sembrasse scalfirla, vista l'assoluta impassibilità che Clove ostentava in ogni sua espressione.
Avevate entrambi dodici anni quando le vostre famiglie vi avevano fatto conoscere, durante un pranzo organizzato in casa vostra. Lei, seduta all'altro capo della larga tavola in legno, ti aveva squadrato per tutto il tempo con due occhi scuri assottigliati, diffidenti ma accesi da un briciolo di interesse.
Era il mese che precedeva la Mietitura, il momento in cui sarebbero stati sorteggiati i partecipanti agli Hunger Games. I vostri genitori non avevano perso occasione di discuterne: speravano che uno di voi foste scelto, che diventasse la nuova icona di ammirazione per il Distretto 2.
-Anche se forse sono un po' troppo piccoli... magari tra qualche anno.- aveva ridacchiato a un certo punto la madre di Clove.
La tua, invece, aveva sbattuto le ciglia e commentato: -Oh, ma scommetto che Clove sarebbe in grado di farcela. Io so che sua figlia è molto brava con i coltelli, non è così?
-Si esercita da anni.- era stata la risposta di Samuel Berdeen.
Vi eravate parlati pochissime volte, in occasione degli incontri tra le vostre famiglie. Clove si era sempre mostrata dotata di una cordialità fredda, disarmante, ingannevole. Sapevi che nei suoi sorrisi gentili si celava un senso di superiorità, un'indifferenza verso ciò che la circondava. Parlava solo quando qualcuno la interpellava, e allora le toccava falsare la gentilezza: altrimenti si guardava intorno con aria annoiata, arricciava le labbra in una smorfia di disgusto quando i tuoi genitori le voltavano le spalle, ti trafiggeva con la sua espressione di ghiaccio.
Si comportava in modo odioso, non potevi fare a meno di riconoscerlo. E al tempo stesso quella ragazza ti piaceva. Ti incuriosiva. Eri divertito dalla sua maschera di assoluta antipatia.
Poi erano arrivati i vostri diciassette anni. Era arrivata l'ennesima Mietitura.
Tra i ragazzi era stato estratto il nome di un tredicenne biondo, che era salito sul palco e aveva squadrato la folla radunata in piazza con aria spaesata. Non era stata la compassione per quel bambino a muoverti, ma unicamente la tua brama di vittoria, il tuo scalpitante desiderio di apparire sugli schermi dei televisori come l'eroe che avrebbe portato ulteriore ricchezza al suo distretto. Sapevi che difficilmente un ragazzo di tredici anni avrebbe potuto vincere. E tu eri stanco di quei sei anni passati attendendo una gloria effimera che il destino non ti aveva portato a cogliere.
Così avevi fatto un passo avanti, per poi urlare: -Mi offro volontario come tributo!
Sguardi puntati su di te, applausi. L'adrenalina che ti scorreva nelle vene. In piedi sul palco, avevi rivolto alla folla un sorriso soddisfatto e acceso di follia.
Poi era arrivato il turno delle ragazze. Non appena avevi sentito pronunciare il nome di Clove Berdeen, un brivido ti aveva attraversato la schiena.
Lei. Clove. Saresti stato costretto a ucciderla...
Per un attimo un nodo ti aveva stretto la gola, nel vederla salire sul palco tutta sorridente, bellissima nel suo abito bianco dai polsini ricamati: neanche un accenno di paura nei suoi occhi.
Sei un completo stupido, Cato.” ti eri detto subito dopo.
Clove era diventata tua nemica. Non avrebbe avuto esitazioni nel tagliarti la gola con uno dei suoi coltelli, una volta nell'Arena, perché tu avresti dovuto averne per lei? Non contava che quel suo portamento freddo in fondo ti piacesse, facesse scattare il tuo interesse: era solo una ragazza. E tu non eri veramente innamorato. Non potevi correre quel rischio.
Ora sei in fin di vita, il sangue scorre sul tuo corpo dolorante. Puoi solo urlare, non tenti più di alzare debolmente le braccia per parare quegli assalti continui.
E sei consapevole di essere anche tu completamente umano. Capace di provare l'amore così come la paura, quelle emozioni che hai ridicolizzato fino agli ultimi giorni della tua vita, relegandole nelle schiere degli sciocchi e dei deboli. Questo prima di Clove, prima del dolore che ti sta facendo versare lacrime calde e incontrollabili.
Morirai. Ne sei sicuro. Per la prima volta ricordi il momento in cui ti sei offerto volontario come tributo e lo giudichi un gesto avventato, stupido, suicida.
C'è anche Clove che alleggia nei tuoi pensieri: sì, perché infine ti sei scoperto davvero innamorato di quella ragazza. In caso qualcuno dei Favoriti ti avesse ucciso, speravi nel profondo che fosse lei a vincere. Ed eri sicuro che ce l'avreste fatta entrambi, quando era stata annunciata la nuova regola: i vincitori degli Hunger Games potevano essere due, se provenienti dallo stesso distretto.
Lei ti aveva guardato con un sorriso che aveva tradito tutto il sollievo, tutta la soddisfazione. Anche tu eri stato libero di sospirare: eri stato colto dall'istinto di avvicinarti al suo viso, spostarle una ciocca di capelli dietro l'orecchio, baciarla...
Stavolta le zanne affondano nella spalla. Sgrani gli occhi più che puoi mentre il dolore ti paralizza lì, a terra, e dalle labbra ti erompe un grido.
Tu e Clove potevate farcela, insieme, lo desideravate. Ma ora lei è morta. E tu sai di non poter resistere.
Tutti i tuoi sogni sono stati spazzati via.
I tuoi genitori fisseranno sconvolti lo schermo del televisore, forse tua madre tremerà e si lascerà cadere pallida sul divano, mentre tuo padre getterà a terra il suo bicchiere di vino per la rabbia.
Il tuo distretto quest'anno non avrà alcun vincitore. E tu non tornerai mai a casa con il tuo sorriso baldanzoso. Non avrai Clove al tuo fianco a cui sorridere, a cui stringere la mano.
E lei non respirerà più, non impugnerà mai più un coltello, non ti mormorerà più niente con la sua voce divertita e sicura.
Non ci sarà mai più Clove a dirti che riuscirete ad andare avanti e a giungere in alto. Così come non ci sarai mai più tu a scavare nel pozzo freddo dei suoi occhi.
Non ci sarete più voi.
E forse è giusto così.
Ora vuoi solo che questo strazio finisca.

Note.

Sì, prima o poi dovevo sbarcare anche io nel fandom di Hunger Games. E l'ho fatto con questa storia su due personaggi che mi incuriosiscono molto: immagino di non essere stata l'unica a fantasticare nel pezzo in cui Cato corre verso Clove, vedendola in fin di vita.
Insomma, secondo me qualcosa tra loro probabilmente c'era. Sono uno spunto ottimo per le fanfiction!
Penso che ne scriverò altre, per approfondire meglio la mia visione di Cato e Clove. Ah, riguardo il titolo... è in inglese, (You don't say?) lingua che amo/odio, se c'è qualche errore fatemelo notare e correggerò subito. Odio gli errori. Ho anche una dannata paura di essere andata OOC e di aver dipinto un Cato troppo... uhm, romantico? In tal caso fate notare: inserirò l'avvertimento.
Beh, non ho altro da aggiungere, spero che la storia vi sia piaciuta. Le recensioni fanno sempre piacere. A presto.;D
   
 
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