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Autore: ItsMilersh_    10/06/2012    1 recensioni
Lei prese la mia mano e la strinse forte, poi si avvicinò al mio orecchio e sussurrò: “Merci, mon amour.”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era un giorno come gli altri. Alla prima ora avrei avuto il compito di francese. Mi svegliai con un gran mal di testa.
Mi alzai dal letto. In mutande mi avviai verso il bagno per cercare di svegliarmi almeno un minimo.
Con il passo di uno zombie arrivai al bagno, aprii il rubinetto e mi lavai la faccia.
Mi guardai allo specchio e cercai di ricordare se la sera prima avevo fatto qualcosa di strano che mi avesse sconvolto così tanto.
Andai in cucina. Mia madre era già uscita lasciandomi la merenda già pronta sulla tavola.
Mi sedetti al tavolo, presi un pezzo di pane e lo addentai voracemente. Bevvi un bicchiere di latte e poi tornai in camera.
Mi sedetti sul letto e appoggiai la testa sul cuscino.
 
“OH CAZZO!” – esclamai quando mi risvegliai e mi accorsi che entro nemmeno 10 minuti dovevo essere seduto in classe pronto per il compito.
Mi alzai velocemente dal letto, mi infilai il primo paio di pantaloni che trovai, una maglia e via. Presi lo zaino e uscii di casa, dimenticando la merenda preparata da mia madre.

Entrai in classe di corsa.

“Bonjour!” – mi disse la professoressa di francese abituata ai miei ritardi.

“Buongiorno prof. Sono pronto.”

“Perfetto, allora siediti qui davanti. Portati una penna.”

“non potrebbe andare meglio.” – pensai.

Presi la mia penna e andai a sedermi in prima fila. La professoressa mi consegnò il compito.
Dopo venti minuti avevo già finito, così chiesi di uscire dalla classe.

Andai alle macchinette per prendermi un caffè quando vidi Chiara. Era lì con due suoi compagni di classe.

Chiara era una ragazza di scuola mia. Era da tre anni che avevo una cotta per lei.
Avevo avuto anche occasione di parlarci una volta ma dopo qualche settimana si è completamente dimenticata di me.
Aveva i capelli biondi lunghi fino alle spalle. I suoi occhi erano un mix tra il verde e il marrone e mi sarebbe piaciuto poterli vedere da vicino ancora una volta ma per lei non esistevo.
Mi avvicinai alla macchinetta quando vidi Nicholas, un suo compagno di classe, prenderla per mano e darle un bacio.
In quel momento sentii una fitta allo stomaco. Abbassai lo sguardo e cambiai strada.

Entrai nell’altro corridoio e mi sedetti per terra. Passò di lì una mia vecchia amica, Lea.

“Hei Harry, cos’è quella faccia? Stai male?”

Io fissavo il pavimento: “No, tutto bene.”

“Non mi pare.” – disse sedendosi accanto a me – “E’ successo qualcosa? La scuola? Famiglia? Amore?”

“L’ultima.” – dissi a bassa voce.

“Ancora Chiara?”

Annuii.

“Harry diamine se davvero ti piace devi uscire dalla tua timidezza e farti vedere un po’.”

“Ma ha il moroso.”

“Nicholas? E’ stato il suo migliore amico fino a due giorni fa. Ho sentito dire che stanno provando a stare insieme ma il loro rapporto è troppo speciale per una relazione di quel tipo.”

Non feci tempo a rispondere che sentimmo urlare.

“Che succede?” – dissi alzandomi da terra.

Tornai nel corridoio delle macchinette e vidi Chiara per terra con il viso tra le mani.
Nicholas invece stava allontanando l’altro suo amico da lì.
Non sapevo cosa fare, ma quando sentii battere la mano di Lea sulla mia spalla mi precipitai da Chiara.
Mi inginocchiai accanto a lei e le chiesi come stava.
Lei non tolse il viso dalle mani e a bassa voce rispose che stava bene.
Le presi le mani e gliele allontanai dalla faccia e le porsi un fazzoletto di carta.

“Grazie.” – mi disse accettando il fazzoletto.

“Ma tu chi sei e perché sei qui a darmi una mano?” - aggiunse poi.

“Sono Harry, una volta abbiamo anche parlato insieme. Comunque ti ho visto in difficoltà e mi sembrava giusto darti una mano.”

“Ok.” – disse lei.

Cercava di nascondersi la mano ma vidi che la sua maglia era sporca di sangue.

“Cos’hai lì?” – le chiesi.

“Niente, niente.” – disse lei cercando di nascondere il taglio che aveva sulla mano.

“Ti porto in infermeria.” – le presi delicatamente la mano sana e la aiutai ad alzarsi.
 
L’infermeria era una stanzetta con un lettino come quello dei dottori, un lavandino e una sedia.
Quando il bidello finì la medicazione ci lasciò qualche minuto da soli nella stanza.

“Grazie.” – mi disse.
“Figurati.” – risposi.

“Se posso chiedere cos’è successo prima?”

“Niente di che. Io e il mio ragazzo, o meglio ex e spero ancora migliore amico,
abbiamo pensato che il nostro rapporto è troppo speciale per stare insieme in quel senso.
Poi il suo amico Chris ha avuto un attacco dei suoi perché è passato uno che odia e spingendo questo tipo ha spinto anche me.”

“E Nicholas se n’è andato senza vedere come stavi?” – chiesi sorpreso.

“Forse stava cercando di tranquillizzare Chris e poi sarebbe tornato.
Tu sei stato fulmineo. Appena mi sono resa conto di essere per terra ed essermi ferita tu eri già li.”

Sorrisi.

“Ma tu chi sei?” – mi chiese di nuovo.

“Sono Harry….”

“Sì, questo me l’hai già detto.” – mi interruppe.

“E cosa vuoi sapere allora?”

“Bo, parlami un po’ di te.”

Stavo per risponderle quando la porta si spalancò.

“Che ci fai qui? E chi è questo?”

“Nicholas! Lui è Harry e mi ha soccorso appena sono caduta.”

“Ah, grazie. Ora andiamo.” – disse prendendola da un braccio.

“Hei amico, sta attento! L’hanno appena medicata a quella mano, potresti farle di nuovo male.”

Mi guardò male e se né andò borbottando fra sé e sé.

Chiara mi guardò e mentre veniva trascinata via da Nicholas mi disse di nuovo Grazie.

Rimasi da solo nella stanza quando mi accorsi che Chiara aveva dimenticato lì il cellulare.
Mi promisi che non avrei sbirciato nulla ma la tentazione era troppo forte e guardai qualcosa.
Nei messaggi che si scambiava con un’amica lessi che aveva problemi con il francese e che le serviva una mano.
Poi parlando di ragazzi lessi che aveva sempre sognato di andare in spiaggia e di trovare qualcuno che riuscisse a sorprenderla anche con piccole cose ogni giorno.
 
Suonò la campanella e stavo andando verso classe mia quando vidi che la mia professoressa di francese stava parlando proprio con Chiara.

“Ecco qui, il mio miglior alunno.” – esclamò l’insegnante.

“Davvero prof? Harry è bravo in francese?” – chiese Chiara.

La professoressa annuì.

Io sorrisi e le porsi il telefono.

“Ragazzi ora devo scappare. Arrivederci.” – l’insegnante si allontanò.
Chiara mi guardò e poi disse: “Non è che mi daresti una mano col francese? Sono una frana.”
“Sicuro. Si potrebbe fare.”

Mi chiese di andare quello stesso pomeriggio a casa sua e io accettai.
 
Verso le quattro ero davanti a casa sua. Suonai il campanello e mi venne ad aprire.

“Chiara, ascolta, che ne dici di andare in spiaggia invece che starsene chiusi in casa?”

“Harry veramente il cielo non promette proprio bene.”

“Io rischierei.”

Lei annuì, rientrò in casa, prese le sue cose e uscì.
 
Arrivammo in spiaggia e ci sedemmo sulla sabbia.
Iniziai facendole tradurre semplici frasi.
Mentre parlava non riuscivo a non guardarle gli occhi.
La luce del sole che riusciva a passare tra le nuvole gli dava un colorito oro.  
Amavo il modo in cui il vento le scompigliava i capelli e ogni tanto tirava fuori dal suo zaino un burro cacao alla fragola e lo metteva sulle sue labbra.

A un certo punto cominciammo a sentire delle gocce cadere su di noi.
Iniziò a piovere a dirotto.
Prendemmo i nostri zaini e ci coprimmo con l’asciugamano che avevo portato.
Trovammo riparo sotto la tenda di un negozio chiuso.

“Io rischierei vero?”- mi disse la ragazza.

Io sorrisi: “E’ più avvincente così il francese non credi?”

“Io credo che prenderò un colpo di freddo e mi ammalerò.”

“Non se ci sono io che ti tengo caldo.” – le dissi.

Ci sedemmo su uno scalino. Presi l’asciugamano dalle due estremità e la abbracciai forte.

“Ora come va?”

“Molto meglio!” – disse lei.

Mentre Chiara stava abbracciata a me, sentivo rimbombare le parole di Lea nella mia testa.
Così mi convinsi, la guardai negli occhi, mi avvicinai alla sua guancia e poi mi spostai verso le sue labbra.
Sentivo il suo caldo respiro sul mio viso. Dopo molto tempo riuscii a fare quello che desideravo di più.
Le nostre labbra s’incontrarono. Quando mi allontanai dal suo viso, sentivo ancora il sapore delle sue labbra sulle mie.

Lei prese la mia mano e la strinse forte, poi si avvicinò al mio orecchio e sussurrò: “Merci, mon amour.”

“Allora il francese lo sai.” – le dissi scherzando.

“Idiota.” – rispose lei ridendo e mi colpì la spalla.

Presi il suo viso tra le mani e la ribaciai.
  
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