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Autore: GigyMorrison    11/06/2012    0 recensioni
Allora, questa sarebbe una ff sugli Smiths e in particolare su Morrissey, il cantante. Purtroppo non ci sono tra i nomi dei vari cantanti o gruppi di EFP, quindi la pubblico come storia originale. E' basata su una canzone, come potete intuire dal titolo. E alla fine, mi sono presa una piccola licenza artistica. (Spero capirete a cosa mi riferisco, altrimenti non avete che da chiedere.)
Enjoy it!
Gigy.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non ci potevo credere. Io, fan sfegatata, che dico, votata alla religione e al culto della band inglese composta da Marr, Rourke, Joyce, e infine, Morrissey, il mio innamorato immaginario, aka gli Smiths non avrei mai creduto possibile tutto ciò. Che, tuttavia, accadde in una notte di fine febbraio dell' 86.

Sapevo dai cartelloni che erano affissi un po' ovunque che quella sera avrebbero suonato i miei idoli, ma purtroppo, avendo cominciato a lavorare da poco, non potevo assentarmi dal mio posto di lavoro per un' inezia del genere.

Così, passando con la mia auto accanto allo stadio dove sapevo che si sarebbero esibiti, cercai di acuire lo sguardo nelle tenebre d'inchiostro della sera, senza successo.

Avvilita e rassegnata, parcheggiai nel vialetto che conduceva alla pizzeria “da Tony” e scesi, stando ben attenta a non scivolare sulla neve e il ghiaccio.

Non è della mia serata lavorativa che vi voglio parlare, ma di quel che successe dopo.

 

Avevo appena finito di lavorare ed erano le 02.00 quando mi accinsi a ritornare a casa.

Come avevo fatto precedentemente, passai davanti il locale dove gli Smiths avevano suonato, cercando di vedere qualcosa, ma niente, solo gente che caricava qualcosa su un furgone. Seppi poi che quelli erano gli strumenti del gruppo.

Così, dal nulla, decisi di entrare in quella birreria, per sfidare la sorte.

 

Credo di essermi sentita svenire quando mi resi conto che tutti e quattro i ragazzi di Manchester erano lì, seduti al bancone, con davanti un boccale con mezzo litro di birra dentro.

Rimasi impalata sulla porta, incapace di compiere un qualsiasi minimo movimento, tesa. Loro erano lì. Lui era lì. E io ero a due metri da loro.

Quando pian piano sentii il sangue ricominciare a scorrere, mi sedetti a un tavolino in fondo alla sala in penombra, dalla quale li potevo osservare senza essere vista. O almeno, così credevo.

Ridevano e scherzavano come quattro adolescenti qualunque, si lanciavano i sottobicchieri, le patatine, senza rendersi veramente conto che loro erano gli idoli della folla, i veri esponenti della scena musicale di quel periodo.

Tutto a un tratto, li vidi avvicinarsi e cominciare a borbottare a mezza voce tra loro; poi Morrissey si alzò e cominciò a a camminare verso di me.

Rimani calma, respira, mi dicevo; troppo tardi; lui era al mio tavolo e io in apnea.

Ciao! Posso sedermi?”

C-certo.”

Ero ammutolita, io che di solito parlavo per tre; niente, di fronte a lui non riuscivo nemmeno a muovere un muscolo.

Ti sembrerà strano, ma anche se non ti conosco mi hai attirato a tal punto che se non fossi venuto a parlarti me lo sarei rimproverato per il resto della mia vita. Io mi chiamo Steven.”

Finalmente iniziai a rilassarmi ed emisi una risatina : “ So chi sei.”

Parve singolarmente sorpreso :” Ah sì? Ci conosciamo?”

Non capivo se scherzasse o no. “No, ma vorrei vedere chi non conosce il leader degli Smiths!”

Rise anche lui, con una risata simile a campanelli si cristallo. “Beh, ora se non ti spiace vorrei sapere il tuo, di nome.”

Oh, scusa! Patricia, Patty per gli amici.”

 

Trascorremmo un'oretta assai piacevole, tanto che quasi mi scordai che stavo parlando con il tipo dei miei sogni. Alla fine mi alzai. Dovevo tornare a casa.

Dove vai?”

A casa.”

Parve singolarmente dispiaciuto. “Ah, capisco... In tal caso ti lascio andare. Anche se mi dispiace.”

A lui dispiaceva?

Nemmeno io volevo più staccarmi da lui, non perchè fosse il mio idolo, ma perchè eravamo incredibilmente, assolutamente, totalmente affini.

Così ebbi un lampo di genio.

Cosa ne dici di andare a fare un giro in macchina?”

Sgranò gli occhioni di cielo :” Certo!”

Così pagammo e uscimmo da quella bettola maleodorante.

Mi sentivo risucchiata in un film.

 

 

Come ogni volta, inserii una musicassetta a caso nel mangianastri.

E d'un tratto, la sua voce.

Take me out tonight
Where there's music and there's people
And they're young and alive
Driving in your car
I never, never want to go home
Because I haven't got one
Anymore ...”

Si voltò a fissarmi, gli occhi grandi e sorpresi, con uno sguardo che non seppi sostenere; poi, spense la radio e iniziò a cantare, senza alcun accompagnamento.

And if a double-decker bus
Crashes into us
To die by your side
Is such a heavenly way to die
And if a ten-ton truck
Kills the both of us
To die by your side
Well, the pleasure, the privilege is mine ..”

Sapevo che quei versi non erano casuali; non l'avevo mai visto prima, di persona intendo, eppure, sapevo già di amarlo. Eravamo, come si può dire?, le due metà della stessa mela. Solo che non potevamo saperlo.

 

Smise poi di botto di cantare e di nuovo si voltò a fissarmi.

La sai una cosa?”

No, cosa?”

Mi piaci. E non chiedermi perchè, non lo so mica. Non ti ho mai vista prima di stasera, ma mi piaci. Ed è bello così, voglio dire, è bello che mi piaci a prescindere dal tuo carattere, da cosa fai nella vita, e minchiate varie, mi piaci, punto. E ora sai che faccio?”

No.”

Ti bacio.”

 

Poi fermai la macchina in uno spiazzo desolato, e lui mi baciò.

Ma lui non era più Steven Morrissey, il cantante degli Smiths, ne' io ero più la stupida Patty Morrison, quella che a ogni passo inciampava e cadeva; eravamo semplicemente Noi, qualcosa di indefinito, che racchiudeva tutti i tipi di amore dell'universo in un abbraccio di parole non dette. Punto.

 

Credo che restammo abbracciati per un paio d'ore; poi, alle prime luci dell'alba, rimisi in moto la macchina.

E ora?”, chiesi.

Ora? Non lo so.”

Calò tra noi un silenzio carico di attese e tensione, così riacessi la radio.

Take me out tonight
Take me anywhere
I don't care, I don't care, I don't care
And in the darkened underpass
I thought, Oh, God, my chance has come at last
But then a strange fear gripped me
And I just couldn't ask ...”

 

Ero talmente imbambolata e immersa nei miei pensieri che non mi resi conto dell'incrocio a cui eravamo arrivati; ne' mi accorsi dell'auto che arrivava a una velocità folle da destra.

Non vidi ne' sentii più nulla, se non il suono di una voce, la sua.

There is a light and it never goes out
There is a light and it never goes out
There is a light and it never goes out
There is a light and it never goes out ...”

 

Poi, il Nulla più totale.

   
 
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