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Autore: elaia86    29/12/2006    2 recensioni
Odio, amore. Questi due sentimenti si intrecciano continuamente nella vita di Cameron e House: è una bilancia che pende dall'una o dall'altra parte. Ma Cameron sta maturando... riuscirà ad avere 'ancora un pò di pazienza'?
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Allison Cameron, Altri, Greg House
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 13 – Disgusto

Capitolo 13 – Disgusto

 

La vacanza di Elly Sorrentino in Italia si era conclusa. La dottoressa italiana tornò con la piccola Stefania il 7 gennaio: all’aereoporto stavolta c’erano ad attenderle la Chase e Cameron: “Ciao Elly! Come stai?” – l’immunologa la abbracciò calorosamente, e subito prese in braccio la bambina un po’ assonnata, mentre Chase si limitò ad una stretta di mano – “Bene Allison!Un po’ stanca…a proposito come mai siete venuti a prendermi?” – “La Cuddy ci ha chiesto questo piacere, e ti assicuro che pur di sfuggire alle grinfie di House sarei stato disposto a qualsiasi compito…” – “Più nervoso del solito?” – “Ahhh! Tu non sai quanto! La frattura è guarita ma lui è peggiorato, se peggio di così poteva andare…”sospirò di nuovo Chase, come al solito bersaglio preferito delle battute peggiori di House. Durante il tragitto in macchina Cameron era stranamente assente, Elly se ne accorse ma a dire la verità nessuno aveva voglia di parlare, persino la vivace Stefania, spossata per il viaggio.

Accompagnarono l’italiana a casa sua e poi ritornarono in ospedale.

Già all’ingresso si resero conto che tutti erano più nervosi del solito, a partire dalla Cuddy. “House!!!Ti ho detto che devi fare questo stramaledetto ambulatorio!!!” – “Non credere che lo farò!!!” – “E io ti licenzio!!” – “Non potresti mai!”, Cameron si inserì nella furiosa discussione: “Cuddy, stamattina il turno era mio. House mi doveva sostituire ma ora sono tornata e lo vado subito a fare.” – “Fatti gli affaracci tuoi tu!”, House la aggredì immediatamente, ma Cameron non si scompose: “Vado in ambulatorio. Ci vediamo dopo.”, quindi si avviò tranquillamente verso l’accettazione.

“House, sei proprio un villano! L’unica che in questa baracca di fannulloni ti dà una mano…ti permetti anche di trattarla così!” – “Capirai!”, sbuffò il nervosissimo diagnosta. “Beh comunque la questione è risolta, quindi per favore vai a risolvere quel dannato caso che ti ho dato stamattina.” – House non rispose subito, la fissò: “Dì la verità: sei nervosa perché oggi è tornata l’italiana. – Cuddy non riuscì a nascondere l’imbarazzo e la sorpresa – E non chiederti se, come, dove e quando ho saputo dell’affaire Sorrentino. Sono affari tuoi, spero solo che non si ripercuotano su di me più delle fasi del tuo ciclo!”, House si allontanò scocciato, ma dopo pochi passi si voltò: “Comunque non è stato Wilson a dirmelo. Conoscevo anche sei anni fa la differenza tra una donna incinta e una donna molto grassa.”, se ne andò definitivamente.

La Cuddy rimase immobile qualche secondo, meravigliandosi del fatto che in tutti questi anni House non avesse proferito verbo sulla questione. Si riscosse e immediatamente il senso pratico le fece prendere il controllo della situazione: aveva mille documenti da firmare.

 

House entrò nella sala riunioni. Lanciò un breve sguardo alla lavagnetta ancora vuota e andò a prendere la sua tazza di caffè. Fece un mezzo sorriso, pensando a Cameron che solerte ogni mattina gliela riempiva e portava. Era il suo buongiorno quotidiano, ormai non ne poteva fare a meno. Studiò la cartella del paziente. A quanto pare finalmente la Cuddy gli aveva affibbiato un caso interessante. Foreman leggeva un giornale, Chase faceva il suo solito cruciverba. Nessuno di loro si alzò per controllare il nuovo caso: sapevano che se non c’era Cameron non si iniziava, tanto valeva fare altro. “Chase, invece di dilettarti per conto tuo perché non controlli questi due documenti?” – “Cosa sono?” – “Credo…fatture di prostitute di lusso!” – “Ahh. Non sapevo che ora avessero anche la partita iva!” – “Stupido, sono documenti che mi ha dato la Cuddy, li devi firmare per me, a meno che non ci sia prescritto sopra un aumento delle ore di ambulatorio…” – “Guarda che scherzavo anch’io.” – “Ah questo humor inglese non lo capirò mai!”, House imitò l’accento inglese. Chase scosse la testa e si mise ad esaminare i documenti, sotto lo sguardo divertito di Foreman. “Ehi tu, non ridere! Anche tu hai il tuo bel daffare: il mio computer ha bisogno di una ripulita generale, controllami le e-mail.”, Foreman sbuffò e si arrese ad abbandonare il suo giornale. House, soddisfatto di aver trovato un’occupazione per tutti, si accorse di aver dimenticato il Vicodin nel cassetto della scrivania. Oltrepassò la porta del suo studio e aprì il cassetto dove era custodito il suo indispensabile flacone. Tolse il coperchio e si apprestò a prendere tre pillole, quando un particolare lo colpì. Sulla sua pillola non c’era la solita ‘V’.

 

House si sentiva pieno di rabbia. Non era mai stato così arrabbiato col mondo, anzi con una persona in particolare. E stavolta non si sarebbe limitato ad una battuta delle sue, quelle che tanto la colpivano, ma erano confezionate perfino simpaticamente. No, stavolta voleva distruggerla, voleva urlarle addosso che era una stupida!

Come se non si fosse accorto che quello che trovava nel suo flaconcino di Vicodin non era Vicodin, era una droga molto più leggera. Quella stupida credeva di poterlo ingannare.

Stava zoppicando verso il suo studio, ma poi, impaziente di sfogare la sua rabbia, decise di andare a trovarla, dovunque fosse.

La trovò nella stanza 2 dell’ambulatorio: stava scrivendo una ricetta ad un ciccione seduto sul lettino. “Vieni fuori.” – House fece uno sforzo enorme per non urlare – “Cosa c’è House?”, la ragazza non lo guardò neppure e non si accorse di quanto fosse tremendo il suo sguardo – “Ho detto vieni fuori, e fai presto prima che ti prenda a calci!” – il tono rabbioso oltremisura fece finalmente alzare gli occhi di Cameron, che quasi si spaventò – “House! Che ti prende?!” – il diagnosta perse la pazienza, le prese un braccio e la strattonò violentemente fuori, tra lo sbigottimento generale.

“Allora, allora mia cara crocerossina!!! – House non si curò minimamente di essere in una sala gremita di pazienti in attesa – Dovresti sapere tu cos’è che non va!” – la guardò con gli occhi spalancati e l’espressione più terribile che Cameron gli avesse mai visto – “Ho-House…” – “Ca-Ca-Cameron!” – la prese in giro lui – “Aspetta, parliamone da qualche altra parte con più calma…” – “No!” – “House – aggiunse con voce più bassa – qui stai solo spaventando delle persone.” – “Non mi interessa delle persone! Mi interessa solo sapere perché cazzo hai sabotato il mio Vicodin!!! – House butta a terra furiosamente il flaconcino con le pillole – Senti, faccia d’angelo, non mi guardare con quell’aria! Credi di essere più furba di me?!” – “Io volevo…” – “Ah già! Tu volevi aiutarmi!!! Ma si, tu volevi aiutarmi! Come ho fatto a non pensarci?! Scusate signori, il dottor House è uno stupido. Questa poveretta voleva solo aiutarlo a disintossicarsi…Peccato che UNO: il metodo è banale, stupido e infantile, e DUE: il dottor House non ha bisogno di nessun’aiuto da una persona che afferma tutti i giorni con quei begli occhioni verdi ‘Greg mio, io ti salverò, non ti ingannerò mai! Non ti cambierò mai!’. Carina mia, ora mi hai davvero stancato. Tu puoi dire o fare quello che vuoi, sempre una stupida ragazzina rimani! Vatti a trovare un altro relitto umano da curare, tanto dopo questa trovata geniale non so che farmene di te!!!”

Cameron aveva ascoltato con gli occhi spalancati lo sfogo di House. Non si aspettava che House non la scoprisse, ma quella reazione era incredibile, soprattutto la stava davvero distruggendo. ‘Non posso piangere!’ si urlò mentalmente quando sentì le lacrime premerle le palpebre. “Sei tu lo stupido House! Continua a rovinarti, continua! Intanto le persone che tengono a te si…”, si bloccò, confusa: House si meritava ogni male in quel momento ma lei non riusciva a continuare. “Si allontanano? E chi ti ha chiesto di starmi vicino?! Te lo ha prescritto uno di questi medici incompetenti?! Il Vicodin mi farà anche male ma non sono in pericolo di vita, quindi tu a rigor di logica vicino a me non devi stare! Siamo d’accordo?!” – “Sei solo uno stupido!” – “Ora piangi Cameron, sto aspettando! Piangete anche voi, cari ex pazienti di questo ospedale! Lo vedete? altro che general hospital, qui siamo al Princeton! Cameron rialzati! Cos’è ti fa male il braccino?” – Cameron si massaggiava il braccio dolorante per lo strattone di prima. La donna alzò gli occhi: doveva odiarlo! Doveva esprimere tutto l’odio che aveva in corpo in quegli occhi!

Provò a sfidarlo, ma riabbassò subito lo sguardo, perché ormai le lacrime scendevano abbondanti dal viso, le stavano bagnando il camice. Ecco, ora era definitivamente umiliata davanti a lui, davanti a tutte quelle persone. Oh, se bruciava quell’umiliazione! Più del fatto che lui le stava dimostrando che per lei non ci sarebbe mai stato posto. Più dell’odio che impregnava ogni parola di quell’uomo.

L’orgoglio, lo scatto repentino: lo schiaffo ad House con la mano aperta.

 

Lui non fa una piega, prende la mano di Cameron e deciso la allontana dalla sua guancia. Negli occhi ancora quell’odio che non si ferma nemmeno davanti al pianto ormai disperato della sua assistente. Nella sala gremita non si sente volare una mosca, dopo la concitazione iniziale. Le parole fredde e atone di House risuonano urlate nelle orecchie di Cameron: “Sai una cosa. Ti ho dato troppa confidenza in questi anni. E si, un sentimento verso di te, fortissimo mi ha preso: disgusto.” – Cameron sussulta come se la avessero colpita, gli occhi persi nel vuoto. La sua mano è ancora in quella di House, prova a stringerla, in un ultimo disperato tentativo: “perdonami…”, ma House è spietato, con lei ancora di più: lei che si illudeva di conoscerlo, di capirlo. Lei che lo aveva persino convinto, no, Cameron non mi sparerà mai alle spalle, lei è l’unica degna del mio rispetto e della mia fiducia. “Ci ero cascato…”, sussurrà in un filo di voce che stavolta Cameron non percepisce. Con quel misero imbroglio da quattro soldi, lei gli ha dimostrato che non merita nulla da lui, che è come gli altri. Tenterà di cambiarlo fino alla fine. Nulla di strano: tutti provano a cambiarlo. L’importante è saperlo e prenderne le distanze. Cos’è che gli fa tanta rabbia allora? Da dove nasce quella rabbia furiosa che sente ancora, dopo tutto quel parlare, dentro di sé? House scuote la testa: non lo sa, non lo vuole sapere. La guarda: lei ha il viso rivolto verso il pavimento bianco, le lacrime continuano a cadere. Non potrebbe provare alcuna compassione ora. “Forse non era quello che volevi sentire Cameron. – si libera dalla mano dell’immunologa con un gesto brusco – Ma ora capirai finalmente che io voglio essere lasciato in pace! Tanto di più da una persona verso la quale provo solo odio. Odio!”. Chissà perché l’ha ripetuta quella parola.

 

Intanto, finalmente era arrivata la Cuddy. Capì tutto: Cameron in lacrime, vicodin a terra, House con un’espressione agghiacciante sul volto.

“Scusatemi signori, perdonateli, oggi il dottor House non si sente affatto bene! Per favore dottori seguitemi nel mio ufficio… Voi non temete, arriva subito un altro medico a completare le visite, è tutto a posto!”

“Io non ti seguo da nessuna parte Cuddy. Ho un caso da risolvere.” – “Tu non hai nessun caso House! Ora vieni con me!” – “Ehi Cameron, non ti ho licenziata, quindi ti aspetto in sala riunioni per le diagnosi.”, House ignorò completamente la Cuddy e si allontanò. La direttrice sanitaria l’avrebbe picchierebbe se solo non ci fossero i cocci di Cameron da raccogliere. Cameron però rifiutò ogni aiuto. “Tranquilla Cuddy, ora prendo una boccata d’aria e mi riprendo.”

L’immunologà uscì quasi barcollando dalla porta d’ingresso. La Cuddy la osservò per un attimo, poi le corse dietro: al diavolo le carte. Cameron meritava qualcuno accanto. In qualche modo si sentiva responsabile di quello che era successo.

“Ehi Cameron! Aspettami, vengo con te!”

 

  
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