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Autore: justletitbe    11/06/2012    7 recensioni
Il viso lentigginoso e spigoloso della ragazza era andato a finire dietro uno dei cuscini del divano.
"Credo ci sia qualcuno qui" premette il polpastrello dell'indice contro il suo ventre "che ti ama esattamente quanto ti amo io."
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Paul McCartney
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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M.


I raggi del sole erano penetrati dai vetri della finestra e avevano illuminato la sua chioma bionda e arruffata.
Paul l'aveva guardata, in cagnesco, mentre l'inchiostro della sua penna nera cercava di finire la strofa della sua futura canzone.
Le labbra della giovane donna avevano brontolato, e il labbro inferiore era andato a finire su quello superiore.
Glielo dico o non glielo dico? si era chiesta.
"Paul amore" aveva detto, con il suo solito tono di voce carico e coraggioso.
Il tappo della penna era andato a finiera fra lo spazio - un qualcosa simile ad una o - delle labbra del giovane uomo. "Sì?"
Le dita affusolate di Lin erano andate a finire sopra il suo vestitino a fiori. Gli occhi verdognoli di Paul avevano seguito la loro traiettoria.
Il viso lentigginoso e spigoloso della ragazza si era nascosto, poi, dietro uno dei cuscini del divano.
"Credo ci sia qualcuno qui" premette il polpastrello dell'indice contro il suo ventre "che ti ama esattamente quanto ti amo io."
 

 28 Agosto 1969. 

Paul si è sempre chiesto che sapore abbia la felicità; uno di quei sapori abbastanza forti da farti contorcere la lingua e tendere i muscoli del viso in una smorfia - forse - oppure, semplicemente, uno di quei sapori agro-dolci che proprio non sai definire, che tieni in bocca per un pò, cercando di coglierne l'essenza, di somigliare a qualche  altro.
Paul è sicuro di essere felice, ora, proprio in questo istante, ma più che un sapore, sente le vertigini, il mal di stomaco, il mal di testa, il mal di cuore.
Paul è felice, ne è sicuro, eppure sente una forte fitta squarciargli il petto e bruciacchiargli i bordi della pelle. 
Gli fanno male i reni, i polmoni, la gola. Tutto. Persino gli occhi e il naso. Persino le gambe, forse.
"Uno, due, uno, due" Paul conta, così, per non farsi prendere dal panico.
"Tre, quattro, tre, quattro" Paul continua, così, perché ha paura che i suoi pensieri possano diventare troppo rumorosi.
"Cinque, sei, cinque, sei" si sente così sciocco, Paul, che quasi quasi la fa finita.
"Sette, otto, sette, otto" certo che fa caldo.
"Nove, dieci, nove, dieci" oah, al diavolo la calma! La sua Lin lo aspetta.
Ora cammina, Paul, con la sua solita andatura da soldato, o da imbecille, come direbbe John.
Petto gonfio. Spalle alte. Pancia in dentro, mento in su.
"Petto gonfio" sussurra, cercando di ricordare "spalle alte" le guarda velocemente "pancia in detro" esegue subito l'ordine, da vero soldato "mento in su" conclude infine, allungando il collo.
Sospira, già stanco, e dando una veloce occhiata al suo orologio tascabile, capisce che è giunto il momento di darsi una mossa.
"Permesso, mi scusi" borbotta, fra un passante e un altro "permesso, mi scusi" chiede gentilmente, intrufolandosi fra la folla "permesso, mi scusi" ma nessuno sembra dargli retta.
Paul è felice, è un dato di fatto, ma allora perché non lo è anche il resto del mondo?
Paul è felice, si sa, ma allora perché inizia a sentire la rabbia pizzicargli le vene?
Paul è felice, solo per poco però, presume.
Ma la sua Lin lo aspetta. La sua Lin, probabilmente, sta urlando di fronte ad un dolore (in)naturale e sta gridando il suo nome, proprio come quella notte nel quale - seppur per poco - sono diventati un'unica cosa, facendo coincidere la fine del corpo di uno con l'inizio del corpo dell'altra. Ed è proprio grazie a quella notte se ora Paul corre, incapace di distinguere la paura dalla felicità, alla ricerca del suono della voce di Linda che, invece, è molto più sicura rispetto al suo uomo e sa dare un nome a quello che sta provando. Dolore, scorticante, indescrivibile, logorante, disumano. Dolore, il più bello che una donna possa provare.
E allora Paul non riesce più a controllarsi. Mangia pezzi d'asfalto, fatica, aria pesante, sudore. Mangia un tempo che di avanzare sembra non aver alcuna intenzione. Mangia un qualcosa che di saziarlo proprio non è capace.
"Mi scusi" chissà se sta soffrendo più Lin o lui "potrebbe dirmi" dove sono le parole quando servono? "potrebbe dirmi dov'è il reparto di neonatologia, per favore?"
L'infermiera lo guarda, dicendosi si averlo già visto da qualche parte "al terzo piano, signore"
Paul ringrazia con un cenno col capo, esausto senza aver fatto niente di concreto, e si precipita verso l'ascensore, lasciando sola l'infermiera che - riconoscendolo- saltella per l'atrio emettendo degli sciocchi striduli dal quale sembra uscire qualcosa come "ho appena visto Paul McCartney".
La porta si spalanca, con una spinta impercettibile, e le gambe quasi gli cedono.
Heather balza da sopra la seggiolina beige, facendo muovere la gonna del suo vestitino rosa, e gli va incontro. "Papà" sussurra, cingendogli le gambe.
Paul si sente mancare. Il cuore gli duole più di prima, più di sempre. E' stato davvero così sciocco di scordarsi di Heather? E' stato davvero così egoista da pensare di diventare padre per la prima volta? Lui è già un padre, non biologico - certo- ma lo è, per quella bambina insicura, fragile. Per quella bambina che ama, perché non farlo è impossibile, che ama perché è un frammento della della sua Lin e anche suo, in un qualche modo.
"Ciao, piccola" risponde in un sospiro, incapace di soffocare fra i suoi sensi di colpa "la mamma? dov'è?"
"E' entrata dentro una stanza da parecchio" i suoi occhi vispi percorrono il corridoio del reparto "l'ho sentita urlare. Credi che lei le stia facendo del male?"
Paul sorride "ma no, Heather, ti pare? Lei è la tua sorellina, non può farle del male!"
Le spalle della bimba si sollevano "sorellina o no, un po' la odio"
Un urlo gracchiante congela l'aria. La gola di Paul si secca e i suoi occhi verdognoli sembrano volergli uscire dalle orbite. "Odiarla? e perché mai?" cerca di non pensarci.
"Perchè poi la mamma non mi vorrà più bene"
"Oh, ti sbagli invece! te ne vorrà persino di più, sai? tu la aiuterai, sarete due complici, due piccole mamme" spiega "e anche lei ti vorrà bene. Sarai il suo idolo, il suo eroe, e cercherà di imitarti sempre"
Il naso si contorce e le soppraciglia bionde, quasi invisibili, danno al viso un'espressione aspra "sicuro?"
Paul fa per rispondere, ma un altro urlo lo reduba dell'ossigeno e un'infermiera fa capolino dal corridoio immacolato. "Signor McCartney?" azzarda esistante, con un pizzico d'euforia "sua moglie chiede di lei".
La mano dell'uomo accarezza la chioma bionda della bimba "io devo andare, piccola. Rimani qui, io torno subito ok?" dice, prima di andar via.
"Paul" urla, agitando la mano "tu sarai sempre mio padre, vero? anche dopo che nascerà lei? anche se lei sarà veramente tua figlia e io no?"
Le sue labbra si curvano, mostrando la raffica di denti "sempre".
Più Paul cammina, più gli strilli di sua moglie si fanno acuti.
Le sue labbra sono serrate in una linea diritta, ora, e il suo viso paonazzo gli da tutta l'aria di chi sta per morire da un momento all'altro.
"Si rilassi, signore" lo conforta l'infermira "oramai il peggio è passato. Sua moglie sta partorendo proprio ora, il bambino è quasi già del tutto fuori"
Il cuore fa un triplo salto mortale e gli arriva in gola. "La bambina" la corregge.
"Ecco, indossi questi" gli porge un camice verde, dei guanti e una cuffietta ridicola.
Le mani di Paul tremano, non riesce più a controllarle. "Grazie" sussurra.
Le porte si spalancano e due occhioni blu gli traffiggono lo stomaco. L'infermiera avanza, esperta, ma le sue gambe sembrano incapaci di muoversi.
Un urlo sovrumano, metallizzato, irripetibile, gli ruba qualche battito.
Le gambe si fanno sempre più molli, sente il sangue ammucchiarsi nelle vene.
Il viso di Linda è irriconoscibile. Bianco, come quello di una bambola, soffocato dal dolore.

Sì, Heather, la mamma sta soffrendo. Lei la sta uccidendo.

Ma la melodia di un pianto gli addolcisce il corpo. Si lascia cullare dalle onde di quelle note imperfettamente perfette, delicate, che sanno sia di lui che di Lin.
Si avvicina, esitante, e la vista di un corpo gracile fra le mani dell'ostetrica gli abbaglia la vista.
Si porta le mani sul viso, incredulo, senza capire se le gocce salate che gli stanno solcando il viso siano lacrime o pioggia.
"Oh-oh" sorride l'ostetrica "ma che bella bambina"
I grandi occhi di Paul corrono su Linda che - esausta - sorride, entusiasta, di fronte al suo capolavoro.
"Me la dia, per favore" geme.
"Ecco, ecco qua" la donna le porge il piccolo fagotto che, non appena viene avvolta dal calore delle braccia della sua mamma, - magicamente - smette di piangere e si accascia sul suo petto dolorante.
Paul non ha mai creduto nella magia, eppure quella è magia allo stato puro.
Paul non ha mai creduto potesse esistere una donna più bella della sua Lin eppure, per quanto gli dispiaccia dirlo, quella che ha davanti è la creatura più meravigliosa del mondo.
Paul non ha mai creduto nell'amore a prima vista, eppure sa, è certo, di amare follemente quell'essere minuscolo, il quale cuore batte all'unisono col suo, che ha dentro di sè sia lui che sua moglie.
"Tesoro" bisbiglia Linda, riportandolo alla realtà "che aspetti? vieni qui"
Il suo cuore batte superando i confini, espandendosi a dismisura. "Hei" sussurra, accarezzandole la guancia liscia e paffuta "hei, sono il tuo papà" ripete con più enfasi.
Due occhioni grandi, simili ai suoi, si aprono come i petali di un fiore e - di conseguenza - anche le cicatrici di Paul si aprono, così come i frammenti del suo cuore, così come il suo petto e la sua anima.
"Qual è il suo nome?" domanda un'infermiera, sbucando dalle spalle del neo- papà.
La realtà e la concezione del tempo crollano addosso all'uomo.
Le labbra sottili e rosee di Linda si curvano e i suoi denti bianchi le illuminano il viso "Mary".
Paul si sente soffocare. Un groppo alla gola ha iniziato a scalciare contro il suo collo e a strozzare i gruppi di parole che gli si stanno ammassando sul palato.
"Come la sua nonna" spiega Lin, con gli occhi di chi la felicità ce l'ha fra le braccia.
"Ciao, Mary" le labbra perfette di Paul sfiorano la fronte della piccola che, al tocco, sembra quasi sorridere "ciao".
La mano di Linda scopre maggiormente il viso tondo della neonata, per poi andare a finire su quella del marito "la vedi, Paul? la vedi?" domanda, euforica "lei è nostra, per sempre" le sue palpebre si chiudono dolcemente "lei è noi. Lei è Paul e Linda" le sue labbra si posano sul nasino della bimba "Lei è la fotografia più bella che io abbia mai scattato, la canzone più bella che tu abbia mai scritto".
Il cuore palpita d'amore. Un amore privo di radici, mal sano, folle, indistruttibile.
Un amore che sarà suo per sempre, anche quando lui non ci sarà più.
Un amore che va oltre l'amore.
Paul è felice, questo è chiaro, ma non è ancora riuscito a sentire nessun sapore, nè tanto meno a placare quel mal-di-tutto insopportabile.
Paul è felice e, ora lo sa, la sua felicità è a due passi da lui. E' capace di sentire il battito del suo cuore appena messo in moto.
Paul è felice ma una canzone su Mary non la scriverà mai, perché è così sua che lui no, la voglia di condividerla con qualcun altro proprio non ce l'ha.

  
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