Mi sono presa un paio di "licenze poetiche" cercando, comunque, di rimanere il più possibile IC e, soprattutto, di non discostarmi troppo da ciò che la Row ha scritto. Spero di esserci riuscita.
Storia scritta per il contest Mia moglie per finta indetto da ThegreenLady sul forum di efp.
White Lies;
" Le bugie innocenti dette a fin di
bene sono come le ciliegie: una tira l'altra. E, tirandole, rischiano
di diventare più grandi del bugiardo"
Harry James Potter conosceva solo un metodo per rilassarsi: un bagno caldo con tanto di schiuma e di oli essenziali. E lui ne aveva davvero un discreto bisogno , soprattutto dopo una giornata all'insegna del lavoro d'ufficio e di quello domestico. Infatti, da quando Ginny era partita in ritiro con la sua squadra di Quidditch, era lui che doveva accollarsi tutti i lavori domestici, cosa non facile, soprattutto perché Lily, la loro ultimogenita, era entrata nei terribili "Tre anni" e, se lasciata da sola, era capace di impugnare la bacchetta del padre e di schiantare i fratelli maggiori come se niente fosse... In fin dei conti la piccola aveva dei geni in comune con Fred e George, non era tanto strano che fosse così dispettosa...
Dopo aver riempito la vasca d'acqua e di bagnoschiuma, ripose la bacchetta sul lavandino e si tolse gli occhiali poggiandoli accanto alla bacchetta. Preso com'era dall'idea di avere un paio di minuti solo per lui, si dimenticò di porre i dovuti incantesimi alla porta e alla vasca per impedirne l'accesso ai figli. Così, quando le sue mani andarono a finire un po' troppo sotto al ventre, i suoi movimenti divennero un po' troppo cadenzati per servire soltanto a lavarsi ed i suoi gemiti uscirono differenti da quelli fatti per il puro piacere del bagno, un paio d'orecchi contornati da orecchini a forma di coniglietto rosa ascoltarono il tutto....
Così, poco dopo la chiamata di Harry, si materializzava nell'ampia cucina dell'amico portando con sé la più ampia varietà di leccornie. Tutto quello che desiderava in cambio era di poter leggere un libro a Lily che secondo lei aveva un'intelligenza smisurata e, credendo che né Harry né Ginny si fossero presi la briga di coltivarla, ci avrebbe pensato lei: era o non era la sua madrina?
Quella
sera Harry, dopo il bagno ristoratore, si mise di fronte ai fornelli
con l'intento di cucinare un piatto di pasta veloce e nutriente.
Così
pose la pentola con l'acqua sul fuoco e una padella con del pomodoro
sul fornello affianco. Preso com'era a mescolare il pomodoro, non si
era minimamente accorto della presenza di Lily, che seduta al tavolo
della cucina, lo fissava con aria titubante.
« Papà? » chiese
la bambina, facendo saltare il padre, che rischiò
di far rovesciare il pentolone
dell'acqua con un movimento
brusco del
braccio.
«
Sì? »
« Chi è Draco? » chiese, assumendo
un'espressione ancora
più corrucciata.
Harry non aveva mai raccontato della sua nemesi
dei tempi di Hogwarts ai bambini e non lo aveva permesso neanche a
Ron o a Ginny. Era una sorta di argomento tabù, dato che era
associato ai Mangiamorte, alla violenza di quegli anni bui e a
qualcos'altro che non voleva, in alcun modo, rivangare. L'unico che
conosceva quel nome era James, visto che l'anno successivo avrebbe
frequentato Hogwarts e che lo avrebbe incontrato di persona visto il
suo lavoro come Insegnante di Pozioni. Ma, anche se gliel'aveva
raccontato, gli aveva fatto promettere di non dire nulla ai suoi
fratelli. Quindi, da chi aveva sentito quel nome?
« Perché
bambina mia? » chiese, assaggiando l'acqua per testarne il
grado di
salinità.
« Perché prima hai detto il suo nome mentre eri in
bagno... » rispose la bambina con la miglior faccia impunita
alla
"Weasley" che Harry avesse mai visto.
Harry si strozzò
con l'acqua, sputacchiandola per tutta la cucina, ed assumendo un
colore simile a quello del pomodoro che friggeva nella padella.
La
bambina gli si avvicinò e gli diede qualche colpo non troppo
forte
alla parte bassa della schiena dato che non riusciva ad arrivare
più
in alto.
« Ho detto qualcosa che non dovevo dire? » chiese
la
bambina con un cipiglio.
« No, no! » si affrettò a rispondere
«
Solo che l'acqua era davvero troppo salata, forse è meglio
chiamare
zia Hermione... »
« Non hai risposto ! » ci tenne a precisare
la piccola, portandosi le mani ai fianchi.
« Dopo ti rispondo,
piccola mia. Ora la cena è più importante.
»
« Hermione! » urlò non appena vide la donna materializzarsi in salotto.
« Harry! » le fece eco con tono ironico
« E' successo un casino, Hermione, io ho... lei ha... e lui... »
Hermione alzò un sopracciglio con fare scettico mentre tirava fuori dalla busta del cibo una bottiglia di Firewhiskey, gentilmente concessa dal marito. Fin da quando Harry l'aveva chiamata via camino, aveva capito che c'era qualcosa che non andava grazie a due indizi: l'orario
- solitamente Harry chiamava verso le nove della sera, dopo aver fallito tre volte nel preparare qualcosa di commestibile, invece quel giorno l'aveva chiamata alle otto-, e l'espressione - solitamente quando chiamava rideva e scherzava con lei, quella volta si era limitato a farfugliare qualche parola incomprensibile-.
« Vado a dare questa ai ragazzi e poi torno qui, okay? » chiese Hermione.
Harry si limitò ad annuire, sprofondando nel divano del salotto e tenendo ben salda la bottiglia di Firewhiskey tra le mani.
Quando Hermione rientrò nella stanza lo trovò praticamente nella stessa posizione in cui l'aveva lasciato, forse l'espressione era leggermente più funerea della precedente.
« Ginny mi ucciderà... » soffiò, strizzando gli occhi come dopo aver visto una scena splatter
« Su, su, dammi quella bottiglia e bevici su! » esclamò la riccia « Dopo mi racconterai cosa è successo... »
Hermione prese la bottiglia, la stappò con un movimento della bacchetta e ne versò due bicchieri, uno più grande per Harry ed un più piccolo per sé. Harry ne tracannò il contento come se non vi fosse un domani, tendendo poi il bicchiere verso di lei. Hermione scosse il capo tappando la bottiglia.
« Prima raccontami quello che è successo... »
Harry le raccontò tutto, avendo però il buongusto di omettere i dettagli più scabrosi - la storia era già abbastanza imbarazzante senza di essi-, e sottolineando che quel nome era scivolato dalle sue labbra senza un motivo preciso, quasi che fosse una frase detta sovrappensiero.
« Un lapsus? » chiese Hermione
Harry annuì.
« Conosci le teorie di Freud? I lapsus sono la manifestazione di un desiderio inconscio che affiora e che così trova soddisfacimento...»
« Sì, sì, come vuoi tu... » borbottò con un movimento teatrale delle mani « Il problema non è il lapsus in sé, è il fatto che Lily l'abbia sentito...»
« Se mi stai chiedendo di usare l'incantesimo di memoria non pensarci minimamente! Sai che sono contro l'uso della magia su un minore, è ancora troppo piccola e la magia potrebbe infierire negativamente sullo sviluppo celebrale che si protrae fin dopo la nascita... » cominciò a spiegare la donna, fermata quasi subito da un colpo di tosse di Harry.
« Lo so, lo so... Infatti ti ho chiamato per trovare con te un'altra soluzione! »
Hermione parve pensarci per un po', prima di alzare un dito e di esclamare: "Idea!".
« Quello che devi fare è mentirle, Harry... »
« Tu, Hermione Granger, nota per non saper raccontare neanche una piccola bugia, mi stai dicendo di mentire a mia figlia? »
« Una piccola bugia innocente, Harry! » esclamò la donna « Se vuoi dirle la verità puoi farlo, eh! Penso che Ginny capirà che il tuo è stato solo un piccolo lapsus e ci passerà sopra, in fin dei conti non è mai stata gelosa del Serpeverde, no? Non ha mai fatto scenate di gelosia sul "troppo contatto" che usavate per pestarvi, no? »
Harry vide passare di fronte agli occhi tutte le litigate fatte con la rossa per colpa del troppo contatto, il suo volto paonazzo e le sue minacce di castrazione...
« Piccole bugie innocenti, dici? »
« Piccole bugie innocenti dette per fare del bene... »
« Draco non è nessuno, è un modo di dire, piccola. »
« Eh? »
« Draco significa: mi scappa la popò... »
La bambina, nonostante il sopracciglio alzato e l'espressione corrucciata, parve crederci...
Albus
Severus Potter se ne stava ciondolante sul terrazzo del numero 12 di
Grimmauld Place. Erano le vacanze di Natale, e quell'anno le avrebbe
passate con i suoi fratelli in compagnia del padre. I suoi genitori
avevano divorziato qualche anno prima, rimanendo però in
ottimi
rapporti. Tanto che avrebbero passato la Vigilia di Natale tutti
insieme alla Tana, proprio come erano soliti fare quando erano ancora
una vera e propria "famiglia".
Albus stava aspettando
una lettera, più o meno, importante. Aveva invitato Scorpius
Malfoy,
suo compagno di casa ad Hogwarts, a passare almeno una parte delle
vacanze da lui ed erano due giorni che l'amico non gli rispondeva; ne
era oltremodo preoccupato. In fin dei conti era ancora presto per
invitare qualcuno a casa, no? Si conoscevano solo da due anni, da
quando erano stati smistati entrambi a Serpeverde - con estrema
riluttanza di suo zio Ron, che a malapena gli parlava ancora -.
Forse era andato troppo oltre,
magari l'altro si era fatto un'idea sbagliata su di lui o, ipotesi
più abbordabile, i vecchi dissapori fra Malfoy Senior e
Potter Sr.
avevano impedito al ragazzino di chiedere il permesso al padre.
«
Uh, uh! » mugugnò James, il fratello maggiore
« Qualcuno ha fatto
una mossa avventata? »
Albus non rispose: odiava il modo di fare
del fratello, che a detta di sua nonna somigliava troppo a quello
del nonno paterno, suo omonimo fra l'altro.
« Non hai qualche
matricola da spaventare via gufo, James? » gli chiese irritato
«
Già fatto veramente... Peccato però che i gufi
siano diventati
tracciabili... non vorrei trovarmi una squadra di Auror alle costole,
così ci sono andato piano stavolta... »
commentò con fare teatrale
« Interessante, aggiungilo alle cose delle quali non me ne
frega
niente! » sbottò ironico, guadagnandosi un pugno
sulla spalla
«
Oh, capisco il tuo malumore, Alby. »
« Non chiamarmi Alby! »
«
Okay, okay. Comunque, capisco il tuo malumore Albus. »
« Ah, sì?
»
« Sì, sai anche io sono così teso
quando una ragazza non
risponde alle mie lettere... »
Albus gli diede un pizzico sulla
spalla per via del tono ironico utilizzato dal maggiore.
«
Scorpius non è la mia ragazza, James! Lui è il
mio migliore amico, e
se l'ho invitato qui è solo per amicizia... »
« Mmmh, è sempre
per amicizia che son due giorni che non metti piede in casa? Che te
ne stai tutto il giorno qui fuori ad aspettare che una civetta arrivi
con la sua lettera? »
« Sì! » esclamò convinto
« Per
amicizia. Inoltre, James, ci tengo a lui, quindi evita di comportarti
come un villano quando verrà, okay? »
James annuì poco
convinto, farfugliando un qualcosa che poteva riassumersi con un "
Più che altro preoccupati del comportamento di
papà e di zio Ron",
che Albus non comprese fino in fondo, soprattutto perché,
come un
miraggio in pieno deserto, vide la civetta avvicinarsi verso di loro
ed appollaiarsi sulla ringhiera del terrazzo a pochi centimetri da
lui.
Albus accarezzò la civetta, liberandola poi dal laccio che
legava la lettera alla sua zampina sinistra. La civetta stridette
prima di tornarsene da dove era venuta.
« Non la leggi? » gli
chiese James.
« Non finché sei qui. »
« Okay, okay... tanto
la leggerò comunque dopo, quando la nasconderai nel solito
stupido
posto. Mi chiedo come tu sia stato smistato a Serpeverde... »
disse,
rientrando in casa con un ghigno ben stampato sul volto.
Albus
srotolò la lettera e storse il naso quando vide che c'era
una sola
frase scritta per tutta la lunghezza del foglio. Inforcò gli
occhiali e lesse.
" Chiudi tutte le porte, le finestre, i
camini e non permettere a nessuno di materializzarsi dentro casa tua.
Se non lo fai sarò nei guai e non servirà neanche
l'intervento del
Salvatore del Mondo Magico ad impedire la mia morte".
Albus
non capì il collegamento tra i guai di Scorpius e il non
permettere
a nessuno di entrare in casa sua. Nella sua testa iniziarono a
circolare soltanto ipotesi negative: magari Scorpius non sapeva come
dirgli che non voleva venire o, ipotesi forse un filino meno
dolorosa, suo padre sarebbe arrivato fin lì per declinare
l'offerta
in maniera poco regale.
« Harry James Potter! »
Albus scese le scale di corsa, preceduto da James, ed entrò dentro lo studio del padre.
Harry sedeva alla scrivania con gli occhi sbarrati ed un lieve rossore sulle gote, dinanzi a lui c'erano due teste bionde, una più bassa e lucente, l'altra più alta e segnata dal tempo, oltre che molto più incavolata dell'altra.
Albus riconobbe quasi subito la figura rannicchiata e tremolante di Scorpius.
« Malfoy, smettila di urlare il mio nome, per Merlino! So come mi chiamo! » sbottò Harry, togliendosi gli occhiali per stropicciare i suoi occhi stanchi, chissà da quanto tempo era che stava lavorando...
« E, dimmi un po' Potter, tua figlia conosce il mio nome? » chiese Malfoy Sr. con tono allusivo.
Harry inghiottì a vuoto, voltandosi verso di Albus e James, che in sincrono alternavano lo sguardo dalla sua figura a quella del biondo.
« Forse è meglio parlarne in privato, cosa ne pensi? »
Malfoy Sr. parve pensarci un po', ma acconsentì lasciando controvoglia il suo unico erede tra le mani dei Potter, non uno solo ma ben due...
Albus fu l'ultimo ad uscire, chiudendosi la porta alle spalle, e lanciando uno sguardo eloquente al fratello, che se ne andò con la scusa del "vado a cercare Lily" non prima di aver blaterato qualcosa.
« Vuoi qualcosa da bere o da mangiare? » chiese a Scorpius, che declinò l'offerta con un cenno del capo. « Da quanto tempo sapevi che tuo padre sarebbe arrivato qui? »
« Due giorni. » ammise con un ghigno malvagio dipinto sul volto.
« E perché mi hai mandato quel gufo solo ora? »
« Civetta... »
« Eh? »
« E' una civetta, non un gufo, stupido Grifondoro mancato... » sbottò con un cipiglio altezzoso così simile a quello del padre.
« Ma chi se ne frega! » sbraitò Albus « Voglio sapere perché non mi hai mandato quella lettera due giorni fa... »
Scorpius, prima di parlare, si fece accompagnare nella stanza di Albus, adducendo come scusa il fatto che lì erano troppo vicini e c'era il pericolo che i loro padri ascoltassero le sue parole.
Albus lo scortò nella stanza, premurandosi di chiudere a chiave la stanza per evitare incursioni non volute di "James-penso-sempre-male-Potter" e "Lily-Luna-hounacottaclamorosaperScorpius-Piattola-Potter".
« Allora? Perché non mi hai mandato quel gufo prima? » chiese, sedendosi sul bordo del letto.
« Mmh, perché se lo avessi fatto, ora non potrei fare questo. » rispose Scorpius, spingendo Albus quel tanto che bastava per farlo sdraiare e mettersi a cavalcioni su di lui.
« Mi sei mancato, Scorpius... » soffiò Albus a pochi millimetri dalle labbra dell'altro; labbra che ci misero davvero poco ad annullare la distanza, dando inizio ad un bacio che durò fino alla fine dell'ossigeno.
Le mani esperte del biondo scesero lungo il torace dell'altro, fino a quando non incontrarono la fibbia cintura, che venne prontamente slacciata, così come i bottoni dei pantaloni...
« E se dovesse entrare qualcuno? » chiese Albus, bloccando le mani del biondo
« Non hai chiuso la stanza a chiave? I tuoi fratelli sono troppo piccoli per utilizzare la magia, no? E i nostri genitori sono troppo impegnati a scannarsi per prestare attenzione a noi... Dai, lasciati spogliare. »
Quello che convinse Albus non furono le spiegazioni del ragazzo ma le sue labbra languide che si schiusero poco sotto il basso ventre.
Quel maledetto Serpeverde sapeva utilizzare motivazioni davvero troppo convincenti....
{…}
«
Vuoi un goccio di Firewhiskey? » chiese Harry
Malfoy lo guardò
di sottecchi, prima di massaggiarsi le tempie con aria sconsolata.
«
Giusto un po'.» rispose con un filo di voce.
Dopo che i loro
bicchieri furono riempiti e svuotati, Harry invitò l'altro a
sedersi
per spiegargli il motivo della sua visita irruenta ed
inaspettata: sapeva che il Serpeverde avrebbe preso male la notizia
del suo unico erede amico di un Potter, ma non credeva così
tanto.
La richiesta di motivazioni sembrò accendere Draco come un
accendino accendeva la miccia di una bomba.
« Perché? E me lo
chiedi anche? » chiese, strabuzzando gli occhi « Io
non capisco
proprio perché, dannazione! Cosa ho fatto per meritarmi
questo? »
«
Non credo che l'amicizia tra Scorpius ed Albus sia una catastrofe...
la stai prendendo troppo male! »
« Non credi? La sto prendendo
tropp.. » si bloccò di colpo « La cosa
scusa? »
« L' amicizia
tra Scorpius ed Albus... » ripeté Harry
« Ho già avuto una
crisi nervosa ed un principio d'ictus per quella tre anni fa, Potter.
» disse, tornando apparentemente calmo. « Non
è per quello che sono
venuto qui, oggi. »
« E per cosa, allora? »
Draco si versò
un altro bicchiere d'alcol, tracannandolo con una velocità
tale che
Harry temette di vederlo morire da un momento all'altro.
Poi iniziò il racconto
con
la sua solita calma serafica.
« Due giorni
fa mio figlio, Scorpius, mi ha chiesto di poter venire qui a passare
le vacanze di Natale. Mi disse anche che aveva già chiamato
la madre,
che se ne stava chissà dove con il suo nuovo marito, e che
questa
gli aveva dato il permesso. Mi disse anche che aveva distillato del
Veritaserum, e che poteva sottoporsi anche a quello se non gli avessi
creduto. Così gli ho fatto bere il suo stesso Veritaserum e
gli ho
fatto alcune domande, scoprendo che Astoria gli aveva dato realmente
il permesso di venire qui: credo sia per la sua vecchia cotta per
Fred Weasley... » disse, sventolando le mani con
fare
teatrale «
Comunque non è l'unica cosa che ho scoperto, Potter.
»
« Che
altro hai scoperto? »
« Non ricordo bene quale fosse la domanda,
ma la risposta la ricordo molto bene. »
Harry prese un lungo
respiro, conscio del fatto che non avrebbe dovuto porre quella
domanda perché avrebbe causato molti più danni di
un Veritaserum
distillato da un ragazzino del terzo anno.
« Qual'è stata la
risposta, Draco? »
« "Lily Luna Potter chiama la popò con
il tuo nome" » disse tutto d'un fiato « Ora,
Potter, perché
tua figlia chiama la popò con il mio nome? »
Harry James Potter
aveva una propensione innata per mettersi nei guai, o forse per
scavarsi la fossa con le sue stesse mani, propensione che poteva
essere collegata al mancato funzionamento del "Circuito
celebrale della Paura" o al suo, fin troppo funzionante,
cuore Grifondoro. Fatto sta che in una situazione in cui ogni
persona si sarebbe smaterializzata lontano chilometri, o forse anche
nell'altro capo del mondo, lui decise di rimanere e di ridere;
ridere a crepapelle.
Gli occhi grigi del biondino si
ridussero a due fessure, il suo sopracciglio scattò
all'insù e la
vena del collo si gonfiò pericolosamente troppo.
Harry avrebbe
dovuto chiamare Hermione, Medimago specializzata in cardiologia,
piuttosto che ridere: Draco Malfoy stava per avere un infarto
fulminante.
« Cosa ti ridi, Potter? » chiese, facendo
scrocchiare
le nocche della mano destra
« Rido perché è esilarante! »
«
Cosa? »
« Che tu ti sia fatto infinocchiare da tuo figlio,
Malfoy. »
Draco non credeva alle parole di Harry, ma il suo
sorriso era così dolce da sembrar provenire dal cuore.
Dio,
l'avrebbe mangiato quel sorriso per quanto era dolce...
« Cioè?
»
« La pozione non si insegna prima del quinto-sesto anno e tu,
essendo professore di Pozioni, dovresti saperlo. Come ha fatto tuo
figlio a conoscerla? »
« Ho insegnato ogni singola pozione a mio
figlio, Potter, con chi credi di avere a che fare? » si
difese
Malfoy
« E pensi davvero che tuo figlio abbia preparato quella
pozione solo per venire qui? »
Malfoy ci pensò su, prima di
scrollare la testa.
« In effetti non gli sono mai piaciute le
pozioni: dice che è una materia soporifera, un po' come
storia della
Magia... Ci avevo sperato in realtà. »
« Tuo figlio l'ha fatto
perché aveva paura che tu non l'avresti mandato qui,
così dopo aver
finto che la madre gli avesse dato il permesso, ha detto anche quella
bugia perché ti conosce e sa quanto tu possa
“odiare” i Potter e
quanto tu tenga alla tua nomea. Così.dicendoti che mia
figlia era
solita chiamare la popò con il tuo nome, ha leso la tua
autostima ipertrofica da
Serpeverde modello. » spiegò tutto d'un fiato,
inventando sul
momento « Sapeva che saresti venuto qui per sanare
la tua
ferita narcisistica... »
« Scorpius è un perfetto Serpeverde! » esclamò pieno d'orgoglio « Peccato che io non ti odio così tanto, Potter! »
Harry gli sorrise.
L'aveva scampata: se l'era bevuta.
« Sai cosa penso, Potter? »
Il sorriso di Harry si spense quasi all'istante, forse Draco non se l'era proprio bevuta fino in fondo...
« Cosa? »
« Che è ora che i nostri figli conoscano la verità! »
Draco girò intorno alla scrivania fino ad arrivare di fronte ad Harry. Gli sorrise prima di sedersi sulle sue gambe e di baciarlo languidamente.
« Tutta la verità? » chiese Harry, mordicchiando il labbro inferiore
« Tutta. »
« Ora? »
Draco annuì.
« Allora vado a chiamarli? »
Draco annuì nuovamente ed Harry scomparve con un sonoro “Pop”, dimenticandosi di avere il biondino sulle gambe, che cadde a terra con un altrettanto sonoro “pop”.
{…}
« Non li hai trovati? »
Harry James Potter non era propriamente un “genio”, lo aveva compreso qualche anno prima quando, dopo una notte focosa con il suddetto biondino, decise di sposare comunque Ginny: un po' perché credeva fermamente nella sua eterosessualità ed un po' perché non voleva deludere l'unica famiglia che l'aveva accolto come se fosse veramente uno di loro – ignorando, tra l'altro, il fatto che quella famiglia avesse capito il suo reale orientamento sessuale ancor prima di lui-.
Harry James Potter ne ebbe la conferma quello stesso giorno quando, dopo essersi materializzato nel corridoio adiacente alla camera del figlio, e dopo aver trovato la porta chiusa a chiave, decise di entravi utilizzando la magia.
« Ragazzi! » esclamò, voltandosi verso il letto.
Quello che vide gli rimase impresso a fuoco sulla retina dei suoi occhi, ed era sicuro che l'avrebbe perseguitato anche dopo la morte: Albus, suo figlio, si trovava sotto di Scorpius, il figlio di Draco, ed entrambi sembravano intenti a soddisfare l'altrui "piacere".
« No, Draco non li ho trovati... » mentì
« E dove possono essere andati? Questa casa non è poi così grande, no? »
« No... Ma sai ci sono quelle stanze che cambiano arredamento o posizione nella casa, magari sono lì! Le hai mai viste, Draco? Vuoi vederle? »
« Harry, io ho fatto sesso con te in ogni singola camera di questa casa! »
« No, in una no! » mentì nuovamente Harry
« Tu mi stai nascondendo qualcosa, Potter. »
Harry deglutì a vuoto, tentando di mantenere la calma, e cercando un modo per distogliere l'attenzione di Draco dal problema “Scorpius ed Albus”.
Per il Serpeverde era già dura accettare di essere innamorato di un Potter, figuriamoci quanto sarebbe stata dura accettare che anche il figlio lo fosse!
Era meglio per lui trovare una soluzione, ed anche alla svelta .
Mise un paio di incantesimi alla porta dello studio, si sfilò la cravatta e la usò per legare i polsi del biondino.
« Conosco un ottimo modo per ingannare l'attesa... »
*Qualche ora più tardi; Come “finì”
Draco Malfoy aveva notevoli pregi ed un unico insignificante difetto: una curiosità spropositata, che il più delle volte lo conduceva in un mare di guai.
Non era certamente colpa sua se ogni volta che qualcuno gli accennava qualcosa a grandi linee, lui voleva sapere tutto, e se in quel tutto fosse compresa proprio ogni cosa.
Così quando Harry gli disse che non li aveva trovati, lui dovette per forza sapere il perché, il come ed anche il quando, utilizzando ogni singola abilità che possedeva.
E fu così che si trovò, suo malgrado, ad utilizzare il Legilimens contro il proprio compagno, che all'oscuro di tutto se ne dormiva placidamente nel loro letto al Manor.
Entrare nella sua testa non doveva essere troppo complicato: Harry era sempre stato una frana in quel genere di cose...
Così dopo essersi sincerato che l'altro dormisse realmente, si mise all'opera, non prima però di aver bevuto una grande tazza di tè...
{…}
« Harry James Potter! » tuonò, risvegliandolo dal torpore nel quale era crollato dopo una lunga notte di acrobazie « Cosa centrano Albus e Scorpius con una “piccola bugia detta a fin di bene”? Perché tua figlia è realmente convinta che “Draco” sia un soprannome della popò? E soprattutto cosa centra in tutto questo quella Mezzosangue? »
Harry strabuzzò gli occhi, ed inghiottì a vuoto. Balbettò qualche scusa priva di alcun senso logico prima di essere colpito da un'illuminazione, un'epifania.
« Ti ho mai raccontato di quella volta che il furetto curioso esplorò lande che non doveva esplorare? »
Draco scosse la testa mentre un grande brivido gli percorse la schiena.
« Vuoi sapere come va a finire? »
Draco scosse nuovamente la testa.
« Ed io te lo dico lo stesso: finì obliato. »
Potter tese la bacchetta contro la testa del biondino, ruotandola in senso orario, e pronunciando l'incantesimo.
Qualche anno prima non aveva potuto obliare la figlia perché troppo piccola, con Draco non c'erano simili problemi.
Si stese sul letto e tornò a dormire...
{…}
« Buongiorno, Draco! » pigolò il mattino seguente quando vide il biondino entrare in cucina.
Aveva un'aria oltremodo spaventata, quasi spersa.
« Potter? Che ci fai qui?» chiese, sbattendo le lunghe ciglia, che contornavano i suoi occhi grigi spalancati per lo stupore.
« Dai, Draco, non scherzare! So benissimo di essere arrugginito con gli incantesimi e di non aver sortito l'effetto sperato, so che ti ricordi tutto, quindi smettila di prendermi in giro. »
« Prenderti in giro? E perché mai? Perché sei qua?»
« Perché sono il tuo compagno. » esclamò fiero.
Draco storse la bocca in un'espressione schifata, passando in rassegna ogni singola parte del corpo del ragazzo.
« Tu? Tu saresti il mio compagno? Ma hai i capelli disordinati da far schifo; un paio di occhiali orrendi che non andavano di moda neanche al tempo di Salazar; hai un gusto orrendo in fatto di vestiti ed un odore di cannella da infastidire persino il più forte di stomaco degli uomini. Non posso esser caduto così in basso. »
Harry si mise a ridere, pensando che il ragazzo stesse scherzando, ma dopo un'attenta analisi, ed un altrettanto attento interrogatorio, capì che il ragazzo non ricordava assolutamente niente.
Corse a chiamare Hermione.
« Sì, Harry? »
« Hermione, hai presente la storia delle piccole bugie innocenti dette a fin di bene? »
La donna annuì con vigore, trattenendo a stento una risata al solo ricordo.
« Credo che quelle piccole bugie innocenti siano diventate più grandi persino di me... »
« Bottiglia di Firewhiskey? » chiese la donna, ridendo.
« Doppia stavolta, dobbiamo convincere Draco Malfoy del fatto che io sono veramente il suo compagno... » borbottò con fare sconsolato « E poi anche dirgli che mia figlia crede che il suo nome sia un modo alternativo per indicare la popò e che i nostri figli, Albus e Scorpius, subiscono la stessa attrazione Potter-Malfoy che si tramanda da generazioni... »