Anno 3141, 1° Marzo –
Terra di Mezzo, Minas Tirith
“Lui s-sta
sempre peggio…io lo sapevo, lo sapevo da sempre…ma non credevo che…così
male…sta così…m-male”.
“Shh,
calmati, ti prego, Arwen calmati”.
Elanor
abbraccia forte Arwen, singhiozzante e con gli occhi gonfi di lacrime.
Suo marito
non sta bene, per niente bene.
Legolas è
lì vicino, i pugni stretti per la rabbia di non poter fare nulla.
“Noi ti
saremo vicini, Arwen” la consola Elanor “Chiameremo tutti gli amici di Aragorn, tutti i vostri amici, e vi saremo tutti quanti
vicini così come voi ci avete aiutato nel passato”.
“Ho paura
che si addormenti e c-che non si risvegli…senza
salutarmi, ho paura che lui…”.
“Non
potrebbe mai…ti ama troppo per poter andarsene senza salutarti” afferma
Legolas, alzandosi e unendosi all’abbraccio delle due donne.
Una
ragazza bionda entra nella stanza. Anche lei è molto
pallida in viso.
“Mamma…papà…”.
Elanor si
gira a guardarla: “Elwing…dicci pure”.
“Re
Aragorn vuole vedere te e papà. Desidera incontrarvi ora…”.
“Arriviamo”
dice Legolas, asciugandosi il volto con la manica.
Elwing si
avvicina ad Arwen e la abbraccia.
“Elwing…sta’ con lei” le dice la madre.
“Certo”.
Legolas
prende sottobraccio la moglie e la guida per i corridoi fino alla stanza del
re.
E’ una grande stanza illuminata, il re giace sul suo letto, ricoperto da
lenzuoli finemente ricamati e tessuti decorati in oro.
Legolas ha
la conferma di ciò che temeva: il suo sovrano e amico ha
raggiunto l’apice della vecchiaia, come tutti gli altri Uomini, e, come per
tutte le età, da quel punto non si torna più indietro.
“Benvenuti,
amici miei” li saluta Aragorn con voce fievole “E’ brutto che servano queste
tristi circostanze a farci incontrare di nuovo”.
“Noi siamo
venuti da te con i migliori auguri di pronta guarigione, sire” dice Elanor,
inginocchiandosi e baciando la sua mano.
Legolas
rimane impalato lì dov’è, incapace di muoversi, incapace di parlare senza
iniziare a piangere come un bambino.
“Non so se
questa volta la vita abbandonerà il mio corpo o se avrò ancora il piacere di
trascorrere del tempo con la mia famiglia..ma
ringrazio per ciò che mi è stato dato. Da tutti”.
Elanor si
alza e dice: “So che volevi parlarci”.
“Sì…volevo
ringraziare te, Elanor, per aver dato alla luce una splendida ragazza qual è
Elwing…è un’ottima moglie per mio figlio Eldarion e
credo proprio che governeranno serenamente insieme, quando io me ne sarà
andato…”.
“Anche noi
siamo contenti di Elwing…vero, Legolas?” Elanor tenta
di far parlare Legolas e di richiamarlo alla realtà. Pensa che mostrarsi
addolorato di fronte al re non serva a nulla, se non a renderlo più triste di
quanto già non sia.
“E volevo ringraziarvi di aver sempre facilitato il dialogo
tra le popolazioni del Nord e la mia gente…e di aver vegliato sul popolo degli
Hobbit”.
Aragorn
tossisce e tiene gli occhi chiusi per qualche attimo.
“Volevo
chiedere a te, Elanor, di consolare Arwen quando non ci sarò più e di darle la
forza di reagire, e di concludere la sua vita il più
serenamente possibile”.
“L’avrei
fatto anche senza questa tua richiesta…”.
“E…infine…volevo soltanto ringraziarti, Legolas, di ciò che
hai fatto per me. Ringraziarti perché sei stato mio amico, mio alleato, mio
fratello nel Bene e nel Male”.
Legolas
alza lo sguardo e si avvicina al letto del suo re, inginocchiandosi.
Sospira:
“Rispondo che servire un grande re come tu sei stato
non ha comportato alcun grosso impegno da parte mia, perché ciò che ho fatto
per te l’ho fatto perché il mio cuore mi assicurava che facevo la cosa giusta”
la voce di Legolas è rotta, gli occhi lucidi “ Per me sei sempre stato un
amico, un fratello, ma anche un padre, Aragorn, perché tu sapevi sempre come
consolarmi, come tirarmi su di morale…e quindi sono io a doverti ringraziare,
Aragorn…” Arwen, Darwenia, Elwing e il giovane Eldarion entrano nella stanza
“…per tutto ciò che hai fatto per il mio popolo, per la tua terra che è anche
la mia, per la mia famiglia…il tuo comportamento è stato un esempio per me, il
tuo stesso nome, ‘Estel’ lo è stato…”.
Aragorn
sorride e stringe la mano di Legolas.
“Ma adesso, mio re, io devo chiederti un grosso favore, io
devo chiedere questo a te adesso, perché quando non ci sarai più, io non saprò
con chi parlarne…”.
“Chiedi
pure…Legolas”.
“Io ti
chiedo…per favore…dammi il tuo permesso…e la tua benedizione…poiché sento che
per me è giunto il momento di andare, di abbandonare questa Terra, e di incontrare
il Mare, una volta per tutte, di attraversarlo e di
scoprire dove mi condurrà…tu solo sai quanto io ho combattuto con la mia
debolezza, e tu solo sai quanto ho faticato per poter riuscire a dimenticarmene
per un po’ di tempo…l’ho fatto per il mio popolo, per la mia famiglia…ma, mio
signore, ora vorrei fare qualcosa per me…se possibile”.
Darwenia
scoppia a piangere e abbraccia la madre.
“Certo che
sarà così, amico mio…” dice Aragorn “Io ti do il
permesso di andare. Porta con te tua moglie, se ella vorrà
rimanerti vicino fino alla fine, lascia ciò che rimane delle tue terre alla tua
discendenza, costruisci una barca e va’…attraversa il Mare…concludi la tua vita
nel luogo in cui ritieni più opportuno farlo…il tempo degli Elfi è finito
purtroppo, mio caro amico. E’ il tempo degli Uomini, adesso”.
Legolas
appoggia la fronte sul letto del re e questi gli carezza
la testa.
Poi l’elfo
si alza in piedi, si asciuga il viso e si congeda dal re con sua moglie e sua
figlia Darwenia.
*
Elanor
siede su una panchina con Dama Eowyn, alla luce del sole di mezzogiorno.
“Temo che
il nostro re sia vicino alla morte” si confida Elanor.
“E’ vero,
e anche io sono molto invecchiata…”.
“Ma porti bene i tuoi anni, Eowyn, fidati se te lo dico”.
“Tu invece
sei giovane come sempre, Elanor…sul tuo viso non c’è una ruga”.
“Forse non
sono vecchia fuori, ma dentro…”.
“Senti
anche tu il peso degli anni, e del Mare, come Legolas?”.
“E’ così,
amica mia. Anch’io quand’ero più giovane bramavo di
conoscere il Mare e i suoi misteri, ma arrivò l’Amore a sconvolgere i miei
piani e decisi che il Mare poteva anche aspettare…”.
“Hai fatto
bene…altrimenti non avresti la bella famiglia che hai ora” dice Eowyn,
indicando ad Elanor la giovane Darwenia che osserva la città dalla terrazza
“personalmente, non so come farei senza mio figlio
Boromir…anche Faramir è molto vecchio, presto l’ora arriverà anche per lui…è
Boromir che svolge tutti i lavori pesanti…”.
“Tuo
figlio dev’essere molto cresciuto, Eowyn…è tanto che non lo vedo…”.
“Eccolo
laggiù, guarda…”.
Boromir è
un gran bel ragazzo, assomiglia davvero al padre…ma i capelli biondi ricordano
molto gli abitanti di Rohan.
Cammina con passo deciso verso la balconata,
in particolare verso quella giovane, bellissima elfa laggiù che osserva la
città con vivacissimi occhi nocciola.
Darwenia
si accorge del suo arrivo e alza lo sguardo verso di lui.
“Vuoi che
ti faccia da guida nella città?” le chiede “la conosco
benissimo, come le mie tasche…”.
Darwenia
sorride ma sembra indecisa. Infine annuisce.
“Sono sicuro
che ti piacerà. Ma c’è molto da vedere…e forse a piedi
ti stancheresti…”.
“So andare
a cavallo…” dice lei orgogliosa.
“Davvero?”
dice lui ammirevole “Non conosco altre ragazze che sappiano
farlo…sei davvero in gamba, lo sai?”.
“Grazie,
emh…”.
“Boromir è
il mio nome”.
“Io sono
Darwenia”.
“Lo sapevo
già…sei la sorella di Elwing, vero?”.
“Sì…strano
che tu mi abbia riconosciuto…dicono che non ci assomigliamo per niente” dice
Darwenia, rivelando che la cosa le dispiace.
“Beh, non è vero… siete entrambe molto belle, per esempio…”.
Darwenia
si sente arrossire e guarda il ragazzo.
“Andiamo,
dai”.
*