Cold as ice
And
more bitter than a December
Winter
night
That’s
how I treated you
And
I know that I
I
sometimes tend to lose my temper
And
I cross the line
Yeah
that’s the truth
La
brezza notturna, come un abbraccio gelido e
spietato, avvolgeva gli arbusti che mi circondavano in una morsa
spietata e non
li lasciava andare fino a quando non li aveva privati delle foglie che
essi
avevano. Come gli alberi, così anche i fili d’erba
danzavano al ritmo del vento,
librandosi in movimenti ipnotici ed irrequieti. Quel paesaggio che si
presentava dinanzi ai miei occhi appariva come la raffigurazione
perfetta di
ciò che accadeva all’interno del mio cuore in quel
momento. L’organo vitale che
batteva da più di cent’anni ormai, straziato da
dolori e fatiche di ogni
genere, ricoperto di cicatrici e ferite che si aprivano e si
cicatrizzavano in
ogni istante. Al centro di esso, in quel momento, vi era uno squarcio
più
profondo degli altri, che sanguinava copiosamente senza dar cenno di
voler
smettere. La causa? Un nome, un’identità che da
anni mi dava il tormento ormai.
Stefan. Quante volte mi ero ritrovato in quella medesima situazione, in
solitudine, a contemplare gli squarci di cielo che plumbeo e minaccioso
ricopriva il bosco di Mystic Falls? Quante volte mi ero rifugiato in
quel luogo
colmo di magia per sfuggire alle grinfie della persona che
più odiavo al mondo?
Ne avevo ormai perduto il conto. Ma quella volta la causa non portava
il nome o
il viso di mio fratello, bensì il mio. Incolpavo lui, come
sempre avevo fatto,
troppo orgoglioso per ammettere che tutto il dolore che veniva inflitto
al mio
cuore era causato da me medesimo. Come un’anima dannata che
tante volte perdeva
la sua essenza nell’oscurità, seguitando quella
strada ogni volta, così il mio
organismo veniva posto sotto sforzo da me, che incapace di intrattenere
rapporti con l’unica persona che mi teneva ancora unito alla
mia famiglia ne
torturava la sua. Il gelo con cui puntavo i miei occhi nei suoi non
conosceva
pari, e mai l’avrebbe fatto, poiché quella patina
di ghiaccio non si sarebbe
sciolta, né rotta facilmente. Questi i miei pensieri fino a
poco tempo
addietro, quando la mia anima era abbastanza forte da poter sopportare
la
consapevolezza della sofferenza di Stefan. Ma.. per quanto
l’astio che provavo
nei suoi confronti avesse potuto essere grande.. il mio controllo
vacillava
sempre più spesso, e quel gelo che ricopriva il mio cuore si
assottigliava
sempre più velocemente.
I know it gets hard sometimes
But
I could never
Leave
your side
No
matter what I say
Troppe
volte l’avevo ferito, troppe volte avevo
torturato la sua anima, conscio della crudeltà con cui
compievo imperterrito
tale atto. Ma ora? Cosa ne rimaneva? Solo un corpo straziato,
un’anima vuota e
sofferente che si affannava per continuare ad esistere. Il mio cuore
era in
perenne conflitto, vacillante tra il perdono e la dannazione, eppure la
punta
era sempre più vicina alla seconda parte. Era divenuto
difficile, dannatamente
difficile prendere delle decisioni senza essere influenzato dal suo
pensiero, o
dal pensiero di chiunque mi circondasse. Lui, Elena, Katherine.. erano
costantemente nei miei pensieri, li perseguitavano.. non vi davano mai
tregua.
Quando non li avevo accanto un disagio interiore
s’impossessava delle mie
membra, non lasciandole andare fino a quando le loro figure non
apparivano
dinanzi ai miei occhi. E anche quella volte, come tutte le altre, il
mio cuore
trovò pace. Stefan era lì, alle mie spalle, ritto
sulla strada diroccata che
portava alla riva del lago sulla quale sedevo. Socchiusi gli occhi,
inspirando
profondamente e sforzandomi di far cessare quel ronzio che aleggiava
nella mia
mente.
«Damon.»
Un
richiamo, fermo e deciso come non udivo da
tempo arrivò alle mie orecchie, penetrandole ed arrivando al
mio cuore. Lui era
lì. Era salvo. La mia anima fino a pochi istanti prima era
stata in pena, sul
baratro della disperazione perenne e della vana illusione. Per quanto
provassi
ad ammetterlo, non potevo vivere senza di lui. Solo il pensiero mi
destabilizzava quanto mai aveva fatto in precedenza, impendendomi quasi
di
respirare.
«Stefan..»
Coz if I wanted to go
I
would gone by now but
I
really need you near me
To
keep my mind off the edge
If
I wanted to leave
I
would left by now
But
you’re the only one that knows me
Better
than I know myself.
«Sorpreso,
fratello?»
Sorpreso
di cosa? Raccolto tutto il controllo di
cui potessi essere in possesso mi voltai a guardarlo, girando il viso
di 45
gradi. Il sorriso che aleggiava sulle sue labbra era raro, era uno di
quelli
per i quali avresti pagato oro, un sorriso che agli altri avrebbe
potuto
sembrare il più sereno, e che per me significava solo una
cosa. Cattive
notizie.
«Ti
credevo morto.»
«Sorpresa,
allora. Non lo sono, ma risparmia le
lacrime per far posto alla gioia, tra poco me ne vado.»
Quelle
parole mi colsero impreparato, come una
secchiata d’acqua gelida in pieno inverno. Cosa
significavano, cosa intendeva?
Aggrottai le sopracciglia, fingendo indifferenza e curvando le labbra
in un
qualcosa che doveva assomigliare ad un sorriso, con scarsi risultavi
ovviamente. “Tra poco me ne vado”.
Quella frase continuava ad aleggiare nella mia mente, rimbombando con
forza
sempre maggiore, come un suono così acuto da divenire
insopportabile. Non
poteva andarsene, lasciare Mystic Falls, lasciare me. Troppe volte il
pensiero
di andare via aveva sfiorato la mia mente, ma avevo sempre trovato un
motivo
per rimanere, che fosse stato reale o infondato. Uno di quei motivi era
la mia
famiglia, l’unica che mi rimaneva, ovvero lui, e per quanto
fosse arduo da
ammettere, sarei stato perso senza di lui. Era colpa sua se ero
divenuto un
vampiro contro la mia volontà, era colpa sua se avevo quel
carattere con cui mi
ritrovavo da anni, scontroso e violento, era a causa sua che avevo
ritrovato
una parte della mia umanità. In ogni aspetto che
visualizzassi della mia vita,
vi trovavo sempre una parte di lui, era come un parassita. Ma se fossi
stato
davvero stato intenzionato ad andarmene.. l’avrei fatto
già da tempo, senza
esitazioni, ed una delle principali qualità che mi
caratterizzavano era la
determinazione. Eppure.. non vi ero riuscito. Stefan era lì,
ed era lì che
dovevo restare. Altrove sarei stato perso, senza un riferimento, senza
qualcuno
che mi ricordasse cosa significava amare o semplicemente provare dei
sentimenti.
«e
dove vorresti andare, di grazia? Sei scampato
alla morte per poco, a quanto pare, vuoi ricadere tra le sue braccia
come un
fesso?»
All along
I
tried to pretend it didn’t matter
If
I was alone
Deep
down I know
If
you were gone
For
even a day I wouldn’t know which way to turn
Coz
I’m lost without you.
I
know it gets hard sometimes
But
I could never
Leave
your side
No
matter what I say
Stefan
scrollò le spalle con indifferenza,
abbandonando il sentiero stretto e ciottoloso per sedersi accanto a me,
con lo
sguardo rivolto all’orizzonte dove il confine tra cielo e
lago diveniva una
cosa sola, confondendosi nell’oscurità. Il suo
silenzio era assordante in quel
frangente, e mai come quella volta mi aveva inquietato. Non si scompose
di un
millimetro, continuando a far vagare i suoi occhi cerulei e verdognoli
oltre
l’orizzonte. “Cosa vuoi
dirmi, fratello?”
mormorai in mente, corrugando le sopracciglia in un gesto disperato.
Perché
voleva andarsene? Aveva di nuovo Elena, aveva me.. aveva riavuto la sua
vita,
cosa lo aveva spinto a prendere quella decisione? Quando
sembrò essersi accorto
del senso della mia domanda, si passò la lingua sulle
labbra, voltandosi verso
di me e degnandomi finalmente della sua attenzione.
«Sai
Damon, non credevo ti avrebbe sconvolto così
a tal punto questa notizia. Ma non rimarrò qui.. non voglio
nuocere ad altre
persone. Questa volta ho avuto prova della furia omicida di Klaus,
vivendo
sulla mia pelle cosa significhi uccidere. E’ diverso da
ciò che fai tu, è
diverso di ciò che facevo io. E’..
»
Un
sospiro abbandonò le sue labbra, come se si
stesse sforzando a trovare le parole adatte per descrivere cosa si
provava.
«Come
una droga che corrode il tuo cervello, ma
non riesci a liberartene, perché senza ne sei perso.
Danneggi te stesso,
danneggi chi ti circonda. E’ pericoloso. Adesso capisci
perché non posso
restare?
»
Un
sorriso amaro, uno sguardo sincere e poi il
silenzio. Gli occhi sinceri di mio fratello osservavano i miei, che in
quel
momento altro non erano se non un paio di pupille vitree e assenti.
Mille
emozioni si scatenarono dentro il mio cuore, riaprendo ancora le ferite
che
invano tentavano di richiudersi. Gioia, dolore, tristezza, rabbia,
incomprensione, confusione. Perché, continuava a ripetermi
il mio subconscio,
sempre con più intensità, perché
doveva andarsene? Eppure, per quanto mi
sforzassi la voce non aveva alcuna intenzione di abbandonare la mia
gola. Il
silenzio più totale ci avvolse, e si potettero udire solo i
grilli che
cantavano solitari la loro storia.
Coz
if I
wanted to go
I
would gone by now but
I
really need you near me
To
keep my mind off the edge
If
I wanted to leave
I
would left by now
But
you’re the only one that knows me
Better
than I know myself.
«come
al solito scappi, sei un codardo.»
Riuscii
a proferire solo quelle parole, con voce
incrinata, prima di tornare nel mio silenzio. Un altro sospiro
abbandonò le sue
labbra, mentre abbassava il capo e poggiava la fronte contro le sue
mani che
erano appoggiate alle sue ginocchia.
«sì
Damon, sono un codardo, ma ho la decenza di
ammetterlo, qualità che non hai mai avuto. Chi è
il codardo qui, oltre a me?
Chi, rimanendo sempre qui non ha il coraggio di affrontare gli altri?
»
Pura
verità. Quelle parole mi colpirono con forza
maggiore delle precedenti, costringendomi a stringere gli occhi e
contrarre il
viso in una smorfia contrita causa del dolore che
s’insinuò nel mio petto,
all’altezza del cuore. Sapevo che la maschera stava per
creparsi, e che a breve
sarebbe caduta in pezzi mostrando quanto la mia anima in
realtà stesse
soffrendo. Non avevo mai avuto il coraggio di affrontare gli altri,
aveva
ragione. Non avevo mai avuto il coraggio di affrontare lui.
Troppi silenzi prolungati, troppe verità non dette, troppe
incomprensioni. La nostra fratellanza si era ridotta a
nient’altro che quello,
e la cosa faceva più male di quanto avessi potuto
immaginare. Mi voltai a
guardarlo, scuotendo appena il capo affranto.
«Non
puoi andartene, non puoi lasciare Elena da
sola, non puoi lasciare me..
»
Ormai
avevo perso il controllo del mio cuore e
della mia mente, e le parole che fuoriuscivano dalle mie labbra erano
come un
fiume in pieno che ormai non poteva più essere fermato. E ad
ogni parola detta
conseguiva un peso in meno sul mio cuore, che alleggeriva quel macigno
che
pesava su di esso, comprimendolo. Ancora una volta, Stefan sorrise, ma
quel
sorriso fu diverso dagli altri, fu un sorriso che ebbe il potere di
farmi
gelare il sangue nelle vene.
«e
perché non posso lasciarti? Perché altrimenti
non avresti nessuno al tuo fianco da torturare? Elena non è
abbastanza, il
concetto egoistico di vita che hai prefissato nella tua mente
è ben diverso dal
mio Damon, e per quanto ti affatichi accettarlo, è
così. Sei un egoista, un
manipolatore, e tale rimarrai. Sei una macchina della distruzione senza
un
cuore e senza una coscienza. Ma non devi prendertela, sei fatto
così, hai
voluto che fosse così. Eccoti il ben servito Damon, vivi la
tua immoralità come
meglio credi.»
Dopo
quelle parole, senza darmi il tempo di
ribattere, si alzò dal prato, scomparendo nel buio alla
stessa velocità con la
quale vi aveva fatto il suo arrivo. Rimasi ancora una volta da solo,
non avendo
ancora una volta capito un cazzo. Un istante dopo un urlo di sconforto
si
espanse nell’aria, ed io caddi in ginocchio sul prato
esausto, strappando quei
fili d’erba che poco prima danzavano armoniosi.
“Sei un egoista, un
manipolatore, e tale rimarrai.” Come aveva potuto giudicarmi
ancora, senza
ascoltare ciò che avevo da dirgli? Mai come in quel momento
maledissi il mio
carattere chiuso e scostante, privo di sentimenti. Era quella la causa
di tutto,
e a quanto pare lo era anche la conseguenza: dolore perenne. La camera
vuota e
gelida che era il mio cuore non veniva riempita da troppo tempo di
sentimenti
che non fossero rabbia e frustrazione. Quella solitudine mi aveva
portato alla
follia, all’incapacità di espressione, per
ottenere cosa? Ancora una volta e
solo solitudine. Le parole di Stefan furono vere in parte,
perché io ero
egoista, ero destinato a rimanere solo. Senza un amico, senza un amore,
senza
un fratello. Ancora una volta chi amavo mi aveva abbandonato, e quella
volta
per sempre, ne fui certo. Mentre il vento ritornava a soffiare
più freddo e
crudele di prima, i
miei pensieri si
rincorsero ancora un’ultima volta, annodandosi nel mio cuore
nella futile
speranza di riempirlo in qualche modo.
“Eri mio
fratello Stefan.. eri la mia famiglia, tutto ciò che mi
rimaneva.. eri l’unico
capace di comprendere il mio dolore, di domarlo e trasformarlo in
altro. Eri
l’unico che mi conosceva meglio di quanto io conoscessi me
stesso.”