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Autore: katherineheat    12/06/2012    0 recensioni
Una Song Shot Stemon, scritta alcuni mesi fa..
Molto Angs a mio parere.
Le recensioni sono molto gradite. ;)
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Stefan Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cold as ice
And more bitter than a December
Winter night
That’s how I treated you
And I know that I
I sometimes tend to lose my temper
And I cross the line
Yeah that’s the truth

La brezza notturna, come un abbraccio gelido e spietato, avvolgeva gli arbusti che mi circondavano in una morsa spietata e non li lasciava andare fino a quando non li aveva privati delle foglie che essi avevano. Come gli alberi, così anche i fili d’erba danzavano al ritmo del vento, librandosi in movimenti ipnotici ed irrequieti. Quel paesaggio che si presentava dinanzi ai miei occhi appariva come la raffigurazione perfetta di ciò che accadeva all’interno del mio cuore in quel momento. L’organo vitale che batteva da più di cent’anni ormai, straziato da dolori e fatiche di ogni genere, ricoperto di cicatrici e ferite che si aprivano e si cicatrizzavano in ogni istante. Al centro di esso, in quel momento, vi era uno squarcio più profondo degli altri, che sanguinava copiosamente senza dar cenno di voler smettere. La causa? Un nome, un’identità che da anni mi dava il tormento ormai. Stefan. Quante volte mi ero ritrovato in quella medesima situazione, in solitudine, a contemplare gli squarci di cielo che plumbeo e minaccioso ricopriva il bosco di Mystic Falls? Quante volte mi ero rifugiato in quel luogo colmo di magia per sfuggire alle grinfie della persona che più odiavo al mondo? Ne avevo ormai perduto il conto. Ma quella volta la causa non portava il nome o il viso di mio fratello, bensì il mio. Incolpavo lui, come sempre avevo fatto, troppo orgoglioso per ammettere che tutto il dolore che veniva inflitto al mio cuore era causato da me medesimo. Come un’anima dannata che tante volte perdeva la sua essenza nell’oscurità, seguitando quella strada ogni volta, così il mio organismo veniva posto sotto sforzo da me, che incapace di intrattenere rapporti con l’unica persona che mi teneva ancora unito alla mia famiglia ne torturava la sua. Il gelo con cui puntavo i miei occhi nei suoi non conosceva pari, e mai l’avrebbe fatto, poiché quella patina di ghiaccio non si sarebbe sciolta, né rotta facilmente. Questi i miei pensieri fino a poco tempo addietro, quando la mia anima era abbastanza forte da poter sopportare la consapevolezza della sofferenza di Stefan. Ma.. per quanto l’astio che provavo nei suoi confronti avesse potuto essere grande.. il mio controllo vacillava sempre più spesso, e quel gelo che ricopriva il mio cuore si assottigliava sempre più velocemente.

I know it gets hard sometimes
But I could never
Leave your side
No matter what I say

Troppe volte l’avevo ferito, troppe volte avevo torturato la sua anima, conscio della crudeltà con cui compievo imperterrito tale atto. Ma ora? Cosa ne rimaneva? Solo un corpo straziato, un’anima vuota e sofferente che si affannava per continuare ad esistere. Il mio cuore era in perenne conflitto, vacillante tra il perdono e la dannazione, eppure la punta era sempre più vicina alla seconda parte. Era divenuto difficile, dannatamente difficile prendere delle decisioni senza essere influenzato dal suo pensiero, o dal pensiero di chiunque mi circondasse. Lui, Elena, Katherine.. erano costantemente nei miei pensieri, li perseguitavano.. non vi davano mai tregua. Quando non li avevo accanto un disagio interiore s’impossessava delle mie membra, non lasciandole andare fino a quando le loro figure non apparivano dinanzi ai miei occhi. E anche quella volte, come tutte le altre, il mio cuore trovò pace. Stefan era lì, alle mie spalle, ritto sulla strada diroccata che portava alla riva del lago sulla quale sedevo. Socchiusi gli occhi, inspirando profondamente e sforzandomi di far cessare quel ronzio che aleggiava nella mia mente.

«Damon.»

Un richiamo, fermo e deciso come non udivo da tempo arrivò alle mie orecchie, penetrandole ed arrivando al mio cuore. Lui era lì. Era salvo. La mia anima fino a pochi istanti prima era stata in pena, sul baratro della disperazione perenne e della vana illusione. Per quanto provassi ad ammetterlo, non potevo vivere senza di lui. Solo il pensiero mi destabilizzava quanto mai aveva fatto in precedenza, impendendomi quasi di respirare.

«Stefan..»

Coz if I wanted to go
I would gone by now but
I really need you near me
To keep my mind off the edge
If I wanted to leave
I would left by now
But you’re the only one that knows me
Better than I know myself.

«Sorpreso, fratello?»

Sorpreso di cosa? Raccolto tutto il controllo di cui potessi essere in possesso mi voltai a guardarlo, girando il viso di 45 gradi. Il sorriso che aleggiava sulle sue labbra era raro, era uno di quelli per i quali avresti pagato oro, un sorriso che agli altri avrebbe potuto sembrare il più sereno, e che per me significava solo una cosa. Cattive notizie.

«Ti credevo morto.»

«Sorpresa, allora. Non lo sono, ma risparmia le lacrime per far posto alla gioia, tra poco me ne vado.»

Quelle parole mi colsero impreparato, come una secchiata d’acqua gelida in pieno inverno. Cosa significavano, cosa intendeva? Aggrottai le sopracciglia, fingendo indifferenza e curvando le labbra in un qualcosa che doveva assomigliare ad un sorriso, con scarsi risultavi ovviamente. “Tra poco me ne vado”. Quella frase continuava ad aleggiare nella mia mente, rimbombando con forza sempre maggiore, come un suono così acuto da divenire insopportabile. Non poteva andarsene, lasciare Mystic Falls, lasciare me. Troppe volte il pensiero di andare via aveva sfiorato la mia mente, ma avevo sempre trovato un motivo per rimanere, che fosse stato reale o infondato. Uno di quei motivi era la mia famiglia, l’unica che mi rimaneva, ovvero lui, e per quanto fosse arduo da ammettere, sarei stato perso senza di lui. Era colpa sua se ero divenuto un vampiro contro la mia volontà, era colpa sua se avevo quel carattere con cui mi ritrovavo da anni, scontroso e violento, era a causa sua che avevo ritrovato una parte della mia umanità. In ogni aspetto che visualizzassi della mia vita, vi trovavo sempre una parte di lui, era come un parassita. Ma se fossi stato davvero stato intenzionato ad andarmene.. l’avrei fatto già da tempo, senza esitazioni, ed una delle principali qualità che mi caratterizzavano era la determinazione. Eppure.. non vi ero riuscito. Stefan era lì, ed era lì che dovevo restare. Altrove sarei stato perso, senza un riferimento, senza qualcuno che mi ricordasse cosa significava amare o semplicemente provare dei sentimenti.

«e dove vorresti andare, di grazia? Sei scampato alla morte per poco, a quanto pare, vuoi ricadere tra le sue braccia come un fesso?»

All along
I tried to pretend it didn’t matter
If I was alone
Deep down I know
If you were gone
For even a day I wouldn’t know which way to turn
Coz I’m lost without you.
I know it gets hard sometimes
But I could never
Leave your side
No matter what I say

Stefan scrollò le spalle con indifferenza, abbandonando il sentiero stretto e ciottoloso per sedersi accanto a me, con lo sguardo rivolto all’orizzonte dove il confine tra cielo e lago diveniva una cosa sola, confondendosi nell’oscurità. Il suo silenzio era assordante in quel frangente, e mai come quella volta mi aveva inquietato. Non si scompose di un millimetro, continuando a far vagare i suoi occhi cerulei e verdognoli oltre l’orizzonte. “Cosa vuoi dirmi, fratello?” mormorai in mente, corrugando le sopracciglia in un gesto disperato. Perché voleva andarsene? Aveva di nuovo Elena, aveva me.. aveva riavuto la sua vita, cosa lo aveva spinto a prendere quella decisione? Quando sembrò essersi accorto del senso della mia domanda, si passò la lingua sulle labbra, voltandosi verso di me e degnandomi finalmente della sua attenzione.

«Sai Damon, non credevo ti avrebbe sconvolto così a tal punto questa notizia. Ma non rimarrò qui.. non voglio nuocere ad altre persone. Questa volta ho avuto prova della furia omicida di Klaus, vivendo sulla mia pelle cosa significhi uccidere. E’ diverso da ciò che fai tu, è diverso di ciò che facevo io. E’.. »

Un sospiro abbandonò le sue labbra, come se si stesse sforzando a trovare le parole adatte per descrivere cosa si provava.

«Come una droga che corrode il tuo cervello, ma non riesci a liberartene, perché senza ne sei perso. Danneggi te stesso, danneggi chi ti circonda. E’ pericoloso. Adesso capisci perché non posso restare? »

Un sorriso amaro, uno sguardo sincere e poi il silenzio. Gli occhi sinceri di mio fratello osservavano i miei, che in quel momento altro non erano se non un paio di pupille vitree e assenti. Mille emozioni si scatenarono dentro il mio cuore, riaprendo ancora le ferite che invano tentavano di richiudersi. Gioia, dolore, tristezza, rabbia, incomprensione, confusione. Perché, continuava a ripetermi il mio subconscio, sempre con più intensità, perché doveva andarsene? Eppure, per quanto mi sforzassi la voce non aveva alcuna intenzione di abbandonare la mia gola. Il silenzio più totale ci avvolse, e si potettero udire solo i grilli che cantavano solitari la loro storia.


Coz if I wanted to go
I would gone by now but
I really need you near me
To keep my mind off the edge
If I wanted to leave
I would left by now
But you’re the only one that knows me
Better than I know myself.

«come al solito scappi, sei un codardo.»

Riuscii a proferire solo quelle parole, con voce incrinata, prima di tornare nel mio silenzio. Un altro sospiro abbandonò le sue labbra, mentre abbassava il capo e poggiava la fronte contro le sue mani che erano appoggiate alle sue ginocchia.

«sì Damon, sono un codardo, ma ho la decenza di ammetterlo, qualità che non hai mai avuto. Chi è il codardo qui, oltre a me? Chi, rimanendo sempre qui non ha il coraggio di affrontare gli altri? »

Pura verità. Quelle parole mi colpirono con forza maggiore delle precedenti, costringendomi a stringere gli occhi e contrarre il viso in una smorfia contrita causa del dolore che s’insinuò nel mio petto, all’altezza del cuore. Sapevo che la maschera stava per creparsi, e che a breve sarebbe caduta in pezzi mostrando quanto la mia anima in realtà stesse soffrendo. Non avevo mai avuto il coraggio di affrontare gli altri, aveva ragione. Non avevo mai avuto il coraggio di affrontare lui. Troppi silenzi prolungati, troppe verità non dette, troppe incomprensioni. La nostra fratellanza si era ridotta a nient’altro che quello, e la cosa faceva più male di quanto avessi potuto immaginare. Mi voltai a guardarlo, scuotendo appena il capo affranto.

«Non puoi andartene, non puoi lasciare Elena da sola, non puoi lasciare me.. »

Ormai avevo perso il controllo del mio cuore e della mia mente, e le parole che fuoriuscivano dalle mie labbra erano come un fiume in pieno che ormai non poteva più essere fermato. E ad ogni parola detta conseguiva un peso in meno sul mio cuore, che alleggeriva quel macigno che pesava su di esso, comprimendolo. Ancora una volta, Stefan sorrise, ma quel sorriso fu diverso dagli altri, fu un sorriso che ebbe il potere di farmi gelare il sangue nelle vene.

«e perché non posso lasciarti? Perché altrimenti non avresti nessuno al tuo fianco da torturare? Elena non è abbastanza, il concetto egoistico di vita che hai prefissato nella tua mente è ben diverso dal mio Damon, e per quanto ti affatichi accettarlo, è così. Sei un egoista, un manipolatore, e tale rimarrai. Sei una macchina della distruzione senza un cuore e senza una coscienza. Ma non devi prendertela, sei fatto così, hai voluto che fosse così. Eccoti il ben servito Damon, vivi la tua immoralità come meglio credi.»

Dopo quelle parole, senza darmi il tempo di ribattere, si alzò dal prato, scomparendo nel buio alla stessa velocità con la quale vi aveva fatto il suo arrivo. Rimasi ancora una volta da solo, non avendo ancora una volta capito un cazzo. Un istante dopo un urlo di sconforto si espanse nell’aria, ed io caddi in ginocchio sul prato esausto, strappando quei fili d’erba che poco prima danzavano armoniosi. “Sei un egoista, un manipolatore, e tale rimarrai.” Come aveva potuto giudicarmi ancora, senza ascoltare ciò che avevo da dirgli? Mai come in quel momento maledissi il mio carattere chiuso e scostante, privo di sentimenti. Era quella la causa di tutto, e a quanto pare lo era anche la conseguenza: dolore perenne. La camera vuota e gelida che era il mio cuore non veniva riempita da troppo tempo di sentimenti che non fossero rabbia e frustrazione. Quella solitudine mi aveva portato alla follia, all’incapacità di espressione, per ottenere cosa? Ancora una volta e solo solitudine. Le parole di Stefan furono vere in parte, perché io ero egoista, ero destinato a rimanere solo. Senza un amico, senza un amore, senza un fratello. Ancora una volta chi amavo mi aveva abbandonato, e quella volta per sempre, ne fui certo. Mentre il vento ritornava a soffiare più freddo e crudele di prima,  i miei pensieri si rincorsero ancora un’ultima volta, annodandosi nel mio cuore nella futile speranza di riempirlo in qualche modo.

Eri mio fratello Stefan.. eri la mia famiglia, tutto ciò che mi rimaneva.. eri l’unico capace di comprendere il mio dolore, di domarlo e trasformarlo in altro. Eri l’unico che mi conosceva meglio di quanto io conoscessi me stesso.”

 

  
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