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Autore: EffieSamadhi    12/06/2012    3 recensioni
#082.Coyness.#
I bicchieri tintinnano, il primo sorso tiene entrambi impegnati. Evitare di approfondire il contatto è semplice, basta iniziare a parlare di lavoro e di argomenti comuni come il tempo, l’ultima partita degli Yankees, un nuovo film uscito al cinema… ma a Flack non basta, se ne accorge subito. Angell lo sta trattando come tutti gli altri, come tutti i loro colleghi, probabilmente come tratta tutti gli uomini. Ma lui non vuole essere trattato come gli altri, perché lui non è tutti gli altri.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Don Flack
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Tutte le lacrime vanno baciate via.'
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I Love An Angel(l).

#082. Coyness

 

 

82.Coyness, CSI: New York - Don Flack, Jessica Angell

 

 

Quando Flack alza gli occhi e la vede entrare, il suo cuore perde un battito. Eppure è uguale a sempre: gli stessi jeans, le stesse scarpe, lo stesso giubbotto. La differenza sta sotto il giubbotto: invece della solita camicia azzurra, Angell indossa una maglietta verde, lievemente più scollata di quello che è abituata a portare.

“Non lo sai che non si ordina prima che sia arrivato l’ospite?” lo saluta, restando in piedi accanto al suo tavolo per qualche secondo, con le mani affondate nelle tasche.

“Solo se l’ospite non tarda di quindici minuti senza avvertire.”

Prende posto sul divanetto. “Avrei dovuto avvisarti, scusa. C’è stato un piccolo imprevisto. Ma sono qui, giusto?”

“Giusto.” Indugia con lo sguardo sul giubbotto, chiedendosi perché mai lo tenga ancora addosso, con il caldo che c’è all’interno del bar. “Io… vado a fare rifornimento” aggiunge, indicando il proprio bicchiere. “Che cosa bevi?”

“Quello che bevi tu va benissimo.”

“È una birra.”

“E birra sia.”

Nei successivi due minuti, mentre aspetta che uno dei barman si accorga di lui ed esaudisca le sue richieste, Flack non può fare a meno di sbirciare verso Angell, alla ricerca del dettaglio che, giorni prima, lo ha spinto a baciarla. Non trova una risposta. Sicuramente una risposta c’è, ma è troppo nascosta per essere colta ad un primo sguardo. Eppure una ragione esiste, da qualche parte. Deve esserci un motivo, un dettaglio, un particolare. Gli risulta difficile trovarlo. Lui è detective, la sua logica è quella dell’insieme. Sono quelli della Scientifica – Mac, Danny, Stella – che analizzano i particolari, le singole tessere del puzzle.

Quando torna verso il tavolino, Flack ha bisogno di fermarsi. Angell si è sfilata il giubbotto, e ora i suoi gomiti – i suoi bellissimi gomiti – sono appoggiati sul bordo del tavolino, sostenendola nell’attesa. Quando riprende a muoversi, i primi passi sono incerti, malfermi, quasi destabilizzati dalla visione che gli si stende davanti agli occhi.

“Ecco qui.”

“Grazie. Quanto ti devo?”

“Non scherzare. Che uomo sarei, se non ti offrissi da bere?”

“A cosa brindiamo?”

Flack si stringe nelle spalle. “A una bella serata?”

“A una bella serata, allora.”

I bicchieri tintinnano, il primo sorso tiene entrambi impegnati. Evitare di approfondire il contatto è semplice, basta iniziare a parlare di lavoro e di argomenti comuni come il tempo, l’ultima partita degli Yankees, un nuovo film uscito al cinema… ma a Flack non basta, se ne accorge subito. Angell lo sta trattando come tutti gli altri, come tutti i loro colleghi, probabilmente come tratta tutti gli uomini. Ma lui non vuole essere trattato come gli altri, perché lui non è tutti gli altri. Solo per il fatto di essersi accorto che Angell ha qualcosa di speciale, è già diverso dagli altri. Certo, ora il problema è capire che cosa renda Angell così speciale.

Quando escono nella frizzante aria estiva e lei infila le braccia nelle maniche del giubbotto, senza chiudere la zip, gli occhi di Flack non possono evitare di guardare, ancora una volta, la maglietta verde e il corpo che nasconde. Si sente un pervertito mentre prova ad immaginarla senza quella maglietta – cosa che non gli è mai successa durante il lavoro, quando indossa le sue semplici camicie azzurre. Respira più a fondo, tornando a guardare davanti a sé, poi riporta bruscamente lo sguardo sulla donna che gli cammina a fianco.

Lei se ne accorge. “Che c’è?”

“Hai dimenticato la borsa” risponde prontamente lui.

“Quale borsa?”

“La… la tua, naturalmente.” Cerca di fare mente locale, di ricordare che forma avesse, quale fosse il colore…

“Non avevo la borsa, Flack. Ho tutto con me.” È allora che Flack nota il mazzo di chiavi appese alla cintura. E quando lei scosta un lembo del giubbotto, nota il familiare rigonfiamento del portafogli, la sagoma del cellulare… e si rende conto che a rendere speciale Angell – almeno ai suoi occhi – è quel suo modo di essere diversa. È un detective brillante, superiore a molti altri, ed è diversa da ogni altra donna che abbia mai conosciuto. È sagace, sa farsi rispettare, è riservata, è pratica... ed è incredibilmente modesta.

“Wow. Ti ammiro.”

“Perché? Perché vado in giro soltanto con quello che mi serve? Non è una cosa così eroica.”

“Per me lo è. Insomma, nessuna delle donne che conosco riesce a… condensare il necessario a quel modo. Sul serio, dovrebbero esserci più donne come te.” Se non fosse quasi certo che sia impossibile, Flack direbbe che è imbarazzo quello fiorito sulle guance di Angell. In tutte le altre donne che ha frequentato, abbassare il capo e nascondersi dietro i capelli indicava imbarazzo, disagio, fastidio. Ma la Angell che lavora fianco a fianco con lui, che arresta criminali e non ha paura di niente, non sa nemmeno come si scriva la parola imbarazzo.

All’improvviso, in un punto imprecisato tra il pub e il palazzo dove Angell vive, la verità si srotola davanti agli occhi di Flack come un’antica pergamena. Angell è timida. È questa la sua natura.

Quando risponde per le rime ai colleghi, sta cercando di consolidare la propria immagine di sé.

Quando evita gli inviti della squadra a unirsi a loro per un drink, è soltanto perché non è sicura di poter reggere la messinscena tanto a lungo.

E quando si fermano davanti all’ingresso del suo palazzo, nella luce incerta di un lampione che sta per arrendersi, non gli domanda immediatamente di salire perché non è nella sua natura.

Ma Flack, adesso, capisce cose di lei che prima non riusciva nemmeno a vedere. Senza nemmeno parlarne, Flack ha capito la vera natura di Angell. E se chiedergli di salire da lei significa violentare la sua natura e il suo modo di essere, Flack non è disposto ad accettarlo.

Si stanno scambiando le solite chiacchiere di circostanza, e Flack avverte il nervosismo di Angell. Forse vorrebbe chiedergli di salire, ma non riesce a trovare le parole. E allora Flack – che, al contrario di lei, non è modesto per niente – risolve le cose a modo suo. Scatta avanti e la bacia, senza darle il tempo di fermarlo – come ha già fatto una volta, d’altronde. E mentre la bacia, appoggia la propria mano sotto il suo giubbotto, sul fianco che, poco più di mezz’ora prima, ha immaginato nudo.

Quando la lascia andare, non senza fatica, tutto ciò che riesce a dire è “Buonanotte, Jessica.” E anche se lei lo guarda con aria confusa, senza ben capire il perché di quel bacio improvviso, lui non si prende la briga di tornare indietro a spiegarle le proprie ragioni. La guarda sorridere e oltrepassare il portone, e quando la vede sparire su per le scale, dopo avergli riservato un breve cenno con la mano, infila le mani in tasca e sorride anche lui, trattenendosi dal prendersi a schiaffi. Tutto ciò che voleva era lì, a portata di mano. Eppure, pur di rispettare lei, e quel suo incredibile modo di essere, è disposto a limitarsi a sognare.

 

 [1149 parole.]

 

Note dell’Autrice

Ispirato all’episodio 5x07, “La morte dentro” (è l’episodio in cui Flack scopre che la sorella è un’alcolista; al termine dell’episodio,  inoltre, Flack bacia Angell nel parcheggio),

dovrebbe una specie di seguito, per provare a dare un senso all’inizio della storia tra i due detective.

Ok, fa schifo. Siete liberi di lanciarmi pomodori.

   
 
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