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Autore: artemide88    12/06/2012    21 recensioni
Isabella Swan ha iniziato a lavorare presso la sede newyorkese di una multinazionale. il suo capo? Edward Cullen, ovviamente. non si sopportano ma lei ha bisogno di un lavoro e lui di una segretaria. e poi c'è una promessa da mantenere...buona lettura!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
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cap 24 Ciao!! Visto che è l'epilogo non vi ho fatto aspettare troppo.
Avevo in mente questa scena sin dal primo capitolo e spero di averla resa come l'avevo pensata.
Ditemi voi se rende bene l'idea....BUONA LETTURA!!



EPILOGO


Il plin dell’ascensore annunciò l’arrivo di una persona e dalle porte scorrevoli, uscì una ragazza. La giovane si guardava attorno chiedendosi se fosse capitata nel posto giusto.

Il lungo corridoio, che si concludeva con una porta in vetro smerigliato, sembrava un ingresso costruito appositamente per intimidire e mettere in soggezione il povero malcapitato. Afferrò la valigetta un attimo prima che questa toccasse terra. Deglutì a disagio e si sistemò meglio gli occhiali sul naso per darsi tono e contegno.

La povera pianta disidratata nell’angolo era l’unico elemento tetro dell’ambiente, ma era la prospettiva quella che contata. E l’unica cosa che la ragazza vedeva nella suo campo visivo era la porta di vetro smerigliato che la metteva parecchio a disagio.

Si guardò attorno, insicura, e pregando che quella della reception non le avesse tirato un brutto scherzo mandandola chissà dove. La tizia preposta all’accoglienza era tutto tranne accogliente. Forse lo avrebbe detto al suo nuovo capo. Forse.

Per il momento si accontentò di percorre il corridoio con la tremarella alle gambe e fissando solo la porta in fondo, il suo obbiettivo.

TOC

La ragazza interruppe il suo percorso, guardando dietro la scrivania che credeva vuota.

Dal tavolo prima era arrivato un colpo secco, il contenuto del portapenne era sussultato e una voce femminile diede libero sfogo al proprio dolore.

La ragazza fu felice che la donna che stava riemergendo massaggiandosi la testa fosse lì e si fosse palesata anche se con una testata al legno della scrivania. Non era stata mandata in un posto completamente deserto, un’anima pia a cui chiedere informazioni c’era. Si avvicinò a lei con un gran sorriso.

“scusa non volevo farti spaventare e picchiare la testa.” Disse la giovane credendosi la causa della capocciata.

“oh non ti preoccupare. L’angolo della moquette si è scollato e si incastra nelle ruote di questa maledetta sedia girevole. Ogni volta devo chinarmi per disincastrarla...Sarà così da un anno, se non di più ma mi dimentico sempre di chiamare la manutenzione. Ti serve qualcosa?”

“sì sto cercando l’ufficio di E. Cullen.” disse leggendo il post-it giallo incollato sulle dita. Isabella trattenne una risata. Anche a lei il suo primo giorno di lavoro era stato consegnato un biglietto simile, al piano terra dovevano avere una passione per i nomi puntati e per i foglietti gialli.

“e chi lo cerca?”

La giovane non era preparata a incontrare una segretaria. Le avevano detto che avrebbe incontrato direttamente il signor E. Cullen. La giovane si riprese, non poteva fare brutta figura nella sua prima ora in quel tempio sacro. La sicurezza non era una delle sue doti principali, ma cavolo! Era riuscita a varcare la soglia della Guns n’ Cullen, qualcosa doveva pur voler dire!
La donna non attesa la risposta della giovane e si alzò dalla sedia, mettendo in mostra il suo bel pancione di quasi sette mesi.

“mmm, capisco. Tu devi essere la mia sostituta.”

“la tua sostituta?” la ragazza stava per chiedere quali mansioni dove svolgere quando un ennesimo plin annunciò l’arrivo di un altro visitatore.

“merda...” Isabella si lasciò sfuggire un’imprecazione sottovoce non proprio fine, poi riprese il suo migliore sorriso ad uso e consumo di un Edward decisamente imbufalito.

“Isabella Marie Swan!”

“ecco il grande capo signorina...”

“Kate Lancaster. Piacere.” Le due donne fecero solo in tempo a stringersi la mano che Edward si mise tra di loro con uno sguardo assassino ignorando completamente la giovane Kate.

“dovresti essere a casa, non in ufficio.”

“un secondo solo Edward.” Alzò la cornetta del telefono che squillava e rispose con tono professionale. “qui ufficio di Edward Cullen. Sono Isabella, con chi ho il piacere di...” Edward si era sporto oltre il tavolo e aveva interrotto la chiamata.

“ma sei impazzito?” Isabella gli sventolò sotto il naso la cornetta prima di sbatterla sul telefono. Era decimante arrabbiata e presto gli animi si sarebbero riscaldati ancora di più.

“tu sei impazzita non io!”

“poteva essere una cosa importante.” Bella decise che aveva ragione. Ignorando ancora una volta il suo compagno chiamò lo Starbucks da cui era solita ordinare la colazione al suo capo. Stava appunto ordinando il caffè, il muffin e una tazza di tè per sé, accarezzandosi il ventre gonfio, quando Edward fece la sua contromossa.

“perfetto, se la metti così, io chiamo tuo padre.” Isabella sbiancò per un solo secondo. Charlie era stato decisamente troppo euforico e troppo eccitato per l’arrivo del nipotino. Immaginava un’intera squadra di calcetto. Decisamente troppo, troppo eccitato per i gusti della figlia. Per trattenere il suo spirito di nonno felice, aveva accettato con sollievo l’idea di Edward di fargli dirigere la sede di Seattle. Dopotutto era pur sempre Charles Menton.

Isabella completò il suo ordine con incredibile no calanche e prese anche lei il suo cellulare.

“e io chiamo tua sorella.” Alice Cullen era sempre pronta a strigliare il fratello se avesse fatto qualcosa che dispiaceva alla sua nuova cognata. Lei sì che era sempre dalla sua parte, anche quando Isabella faceva di testa sua. Forse perché per ora Alice voleva tenere nascosta la sua relazione con un capitano dei marine e l’unica a conoscenza della storia appena iniziata era proprio la quasi cognata.

Ciò che seguì le dichiarazioni di alleanza fu un vero inferno. La povera Kate Lancaster che assisteva ignorata, incredula e sbalordita al litigio, non sapeva più cosa pensare. Credé di essere nel bel mezzo a una battaglia.
O a un litigio tra innamorati.

Beh, lettore, noi sappiamo che era la seconda opzione. Erano passati alcuni anni da quel giorno sulla spiaggia dove si erano dichiarati, ma Edward e Isabella non erano cambiati molto.

Lei lavorava al reparto di Ricerca e Sviluppo, aiutava Edward a trovare una segretaria all’incirca ogni sei mesi (più o meno abbandonavano tutte per l’esaurimento nervoso che il signor E. Cullen provocava loro. Edward aveva standard molto alti e sotto sotto voleva ancora Bella al suo fianco) ed era incinta.

Lui era sempre il temutissimo Squalo Cullen, lavorava come un pazzo ed era sempre più innamorato.

“tutto ciò con cambia le cose, Bella! Tu non dovresti essere qui.”

“sto solo rispettando le tue condizioni. Ti sto aiutando a trovare una nuova segretaria!” Isabella indicò la ragazza rimasta silenziosa spettatrice di quel quadretto.

“scusate...” per la prima volta Kate tentò d i intervenire, ma Edward l’anticipò.

“me la cavo benissimo da solo.”

“oh, si vede.” Ribatté lei ironica. “La tua programmazione settimanale è uno schifo.” Bella alzò teatralmente un lato dell’agenda per poi farla sonoramente ricadere sul legno. “se non facevi scappare l’ennesima assistente che ti avevo trovato, non saremmo qui!”

“tu non capisci che devi riposare?!” il signor Cullen si stava per mettere le mani nei capelli. Isabella era diventata decisamente più testarda da quando era in dolce attesa.

“sto mantenendo la mia parte di condizioni, ricordi? Devo aiutarti a trovare la persona adatta. Non è colpa mia se tu le fai scappare tutte! Se lei sarà adatta...”

“scusate!” Kate era stanca che parlassero come se lei non fosse presente.

“che c’è?” entrambi si voltarono urlando contro Kate che indietreggiò di un passo. Isabella si sedette sulla sedia mentre Edward prese elegantemente posto sulla scrivania, una gamba a penzoloni e l’altra a terra, le braccia incrociate. Dedicarono tutta la loro attenzione alla malcapitata.

“io non sono qui per il posto di segretaria.” Sussurrò la signorina Lancaster.

Edward e Isabella si guardarono sorpresi.

“ecco...” Kate estrasse una lettera dalla valigetta che aveva con sé. “è del professore Dywer e...”

“ma certo! Devo avere anche da qualche parte il suo curriculum.” Bella batté la mano sulla scrivania e si alzò, sgridandosi mentalmente per essersi dimenticata il nome della sua futura apprendista. “Edward ti accontento e me ne vado. Lei invece venga con me, le faccio vedere dove lavorerà.”

“ehi, ferma!” Edward non era stato avvisato che Philip Dywer, divenuto insegnante al MIT di Boston, aveva preso accordi con la nipote perché i suoi studenti più brillanti facessero un periodo di stage presso la Guns n’ Cullen dopo la laurea. “accompagnala e poi affidala a Roger. Tu vai a casa. Non costringermi a toglierti il badge o a dire alla sorveglianza che non ti facciano più entrare.”

Isabella schiumava dalla rabbia. Sapeva che tutti facevano quello che Edward voleva, solo lei gli poteva tenere testa. Stava per ribattere quando l’ascensore si aprì di nuovo. Sembrava che il tempo quel giorno fosse scandito dal suo plin.

Angela Weber stava accompagnando un giovane e riccio biondino ridacchiando e chiacchierando. Sembrava esserci del feeling tra i due.

“oh, signor Cullen...” Angela arrossì vistosamente mentre Edward la guardava sconcertato. “lui...lui è...”
“signor Cullen, è un piacere conoscerla. Ben Cheney.” Il giovane tese la mano e tolse d’impiccio l’avvocatessa. “mi aveva fissato un appuntamento per il posto come suo assistente questa mattina. La signorina Weber è stata così gentile da mostrarmi la strada.” Sorrise in direzione della signorina, sempre più imbarazzata.

“bene,”trillò Bella con eccessiva gioia per spezzare l’odioso silenzio creatosi. “signor Cheney le auguro buon lavoro e tenga duro, mi raccomando. Edward fa in modo che non si licenzi tra una settimana e torna a casa presto. Kate, Angela, voi scendete con me?”

Isabella prese la via dell’ascensore ma poco prima che vi entrasse, Edward la fermò.

“ti amo pazza sconsiderata.” Le sussurrò in orecchio, sapeva che lei odiava le sue esternazioni sentimentali, ma in quel momento doveva dirglielo, soprattutto dopo l’acceso scambio di opinioni.

“minaccia ancora di chiamare mio padre e dormi sul divano.” Gli rispose lei, tirandolo per la cravatta. Era il suo modo per dirgli ti amo.

“e tu vai a casa.” Isabella scosse la testa. Non si arrendeva proprio...

Si lasciarono con un sorriso.

Nell’ascensore, Bella spiegò brevemente alla nuova ragazza cosa avrebbe dovuto fare. In poche parole sarebbe dovuta essere la sua assistente. Suo nonno aveva pensato di mandargliela prima del previsto, un aiuto per la gravidanza. Anche lui era decisamente esaltato perché diventava bisnonno.

Lasciò la giovane a firmare il contratto con Garrett, l’apprendista di Angela. Invece lei si dedicò a interrogare quella che era diventata dal lontano giorno della spa, una cara amica. L’avvocatesse aveva lasciato Eric Yorkie, quello della contabilità che faceva il filo a Bella, il lunedì dopo, al rientro a New York, esattamente come predetto dallo Squalo.

“che è successo con il giovane signor Cheney?”

“niente. Alla reception il suo nome non risultava, quindi l’ho salvato. Sono degli incompetenti.”

“intendevo in ascensore, Angela.” Ribatté Bella con un sorrisetto malizioso.

L’altra negò qualsiasi cosa sempre arrossendo, ma poi chiese se andava troppo contro le regole aver accettato un drink da Ben.

“in teoria quando l’ho accettato lui non era ancora l’assistente del capo...” si difese. “solo un drink di ringraziamento...”

“se il grande capo Edward vi crea del problemi mettendo in mezzo politiche aziendali e regole di comportamento, tu vieni da me e dimmelo. Poi sì che dorme sul divano. Lui le ha infrante tutte.”

Isabella Swan, ragazza arrivata con un grande sogno a New York, aveva scoperto ingombranti verità sul suo passato ma aveva trovato anche qualcosa di ben più prezioso. Era restia ad ammettere i suoi sentimenti, ma al suo compagno non interessava molto perché lei sapeva dimostrargli ogni giorno la portata del suo amore.

Apparve dal nulla Edward con una tazza di Starbuks in mano.

Isabella lo vide e gioì, le aveva portato il suo tè. Prima che lui raggiungesse le due donne, lei si mise una mano sulla pancia e sorrise all’amica.

“ci sposiamo.”


FINE




p.s dell'autrice (che in questo momento non è del tutto in sè, vista la parolina che c'è lì sopra): ebbene siamo giunti alla fine di questa storia.

Dopo 23 capitoli, un prologo, un epilogo e 85 pagine word, Love Shoting si chiude qui.

Non ci sarà un seguito. Mi sembra che la storia sia bella conclusa in questo modo (e io sono una frana con i sequel ù_ù)

Tornerò a pubblicare storie a settembre (credo. a meno che ci sia l'occasione per qualche one shot), prendendomi questa estate di pausa. Forse continuerò il seguito di Io, a Beverly Hills oppure ne nascerà una nuova in onore della seconda parte di Breaking Dawn oppure che ne so...una storia totalmente ooc e au come piace a me, condita con un pizzico di storia...

Per ora posso solo dire un immenso
GRAZIE a tutti voi che mi avete sostenuto nonostante i tempi biblici di aggiornamento.
GRAZIE per gli 86 PREFERITI
GRAZIE per i 314 SEGUITI
GRAZIE per i 26 RICORDATI
GRAZIE per le quasi 300 recensioni.
un GRAZIE speciale  a sweet_ebe che sempre consiglia e sopporta.

A presto, Sara.
   
 
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