(La canzone da cui la One Shot è stata ispirata è "The promise" di Tracy Chapman, che potete ascoltare cliccando sul titolo)
Mi presento: sono l’inventrice delle parole.
Lavoro nel prestigioso Circo(lo) dei Sentimenti con un contratto a tempo indeterminato, in attesa di poterne aprire uno tutto mio dove poter fare l’equilibrista di sogni.
Quando ho iniziato, a soli 13 anni, credevo di essere la più brava domatrice di cuori in circolazione: una perfetta simulatrice di diffidenza, la regina degli illusionisti del cuore, l’equilibrista più stabile al mondo.
Evidentemente sbagliavo.
Il giorno del mio primo spettacolo la folla applaudiva come mai aveva fatto, entusiasta dell’arrivo di una nuova artista.
Dietro le quinte l’odore pungente della pece si mischiava a quello dolce e nauseabondo delle funi alle quali di lì a poco avrei assicurato i miei piedi, e gli assistenti di scena controllavano scrupolosamente che sull’estremità del capannone fosse tutto ben fissato, per evitare che queste cedessero sotto il mio peso.
Un boato dal pubblico : era arrivato il mio momento.
Occhi chiusi, lacrimanti.
Un repentino movimento a destra.
Braccia in alto a salutare il pubblico.
Presa sicura sulle funi.
Il fruscio degli abiti di scena, che danzavano con me nella finita eternità di quel sogno.
In lontananza il piato di un bambino, forse.
L’aria fresca sul viso.
L’ onnipotenza data da quelle funi così spesse e sicure che sembravano avvolgermi nel più passionale degli abbracci come madri amorevoli, compagne di vita, amanti.
Amanti gelose….
….gelose e traditrici.
Un boato del pubblico.
Il duro legno contro la schiena.
Il sapore del sangue sulla lingua.
Respiro corto ed affannato.
Vociare confuso.
Urla terrorizzate.
Una lacrima silenziosa persa tra i capelli.
Il capo riverso a terra.
Silenzio.
E’ così che sono diventata una lanciatrice di parole.
Le funi del sogno, quelle che mi regalavano squarci di volo, che mi inebriavano di vita, corrispondevano il mio amore e mi facevano sentire unica al mondo m avevano tradita, lasciandomi preda del duro ed assassino legno, troppo terreno, troppo stabile, troppo prevedibile perchè io potessi avere la meglio.
Ma le forze non mi sono venute meno: sono gli spettacoli semplici quelli che rimangono più impressi, le persone più dirette che influenzano la nostra vita in maniera permanente, gli amori non corrisposti che innescano maggiormente la voglia i cambiamento.
E quelle funi, pur amandomi, non erano innamorate di me.
Così ho deciso di cambiare, e invece di mettere su un ridicolo spettacolo di equilibrismo o abilità nel lancio di nuovo, ho deciso di fare delle parole il mio unico strumento e di scaraventarle con forza contro la corrente avversa di un sipario ormai in chiusura per permettere allo spettacolo di proseguire.
Ho imparato che la gente gradisce più il lancio delle parole che quello dei coltelli: credo che sia perchè le parole a volte riescono a lacerare con più facilità rispetto alle lame, soprattutto se chi le lancia è consapevole di voler ferire.
Quasi a conferma di ciò il “metodo delle parole” (così l’hanno chiamato) è diventato usatissimo in tutte le realtà sociali, perfino negli asili nido, dove ai bambini piace scaraventare parole per il semplice gusto di vedere come suonano pronunciate dalla loro voce e divertirsi un po’ con i propri coetanei in un linguaggio comprensibile solo a loro, che mai verrà decifrato e che rappresenta la chiave d’accesso al segreto mondo della primissima infanzia.
Dopo aver inventato le parole, averle messe insieme per formare frasi, averle lanciate dappertutto e dopo aver insegnato al mondo come fare ad usarle, mi sento di dire che mai, se potessi tornare indietro le inventerei di nuovo.
Le parole sono pericolose, forse di più delle funi assassine del paradiso, perchè sono strettamente condizionate dai sentimenti.
A volte vengono fuori spontanee, e allora si assiste allo spettacolo più bello che Amore possa mettere in scena; ma è possibile anche, che a volte Amore, stanco di scaraventare parole, si metta a dormire e lasci che esse rimangano ad annidarsi nel cuore degli uomini.
Le parole non sono fatte per rimanere ferme, devono sempre viaggiare, venire usate, ripetute, cambiate, inventate: guai a lasciarle troppo nel cuore, perchè marcirebbero e finirebbero per uccidere. L'hanno già fatto.
Tutto quello che mi sento di dire agli uomini è:
Parlate, rivelate, condividete, puntualizzate. Lanciate le vostre parole come se il mondo fosse un gigantesco pianoforte, e ognuna di esse, una volta lanciata potesse contribuire alla stesura della sinfonia della vostra vita.
Amate, amate senza riserve e supportatevi con le parole.
Cantate, cantatele queste parola, fino a che la voce non vi mancherà, urlando i vostri pensieri alla luce della sera.
Scaraventate parole sulla superficie del cielo nelle sere d’estate, finchè esso non sarà trapuntato delle stelle dei vostri sentimenti.
Perchè le parole non sono fatte per stare nel cuore, anzi, lo atrofizzano e si nutrono del sangue delle vostre emozioni. Siate voi invece a nutrirvi di parole, e rendete questo, il più bello spettacolo che Il Circo della Vita abbia mai messo in scena.
L’Inventrice delle Parole