Fanfic su artisti musicali > Enrique Iglesias
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Autore: 04_RedRose    12/06/2012    7 recensioni
Fan-fic su Enrique Iglesias, trentasettenne (è l'età vera del cantante) che ha bisogno di "staccare le spina" dalla sua vita per ritrovarsi! Lo aiuterà recarsi nello stato più romantico e misterioso del mondo? Basterà un viaggio in Italia a fargli tornare l'ispirazione e la forza per andare avanti?
Scopritelo ;)
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 L’ANGOLO DELL’AUTRICE
Questa è una fanfiction su quella che reputo una delle voci più calde e sensuali della musica internazionale, Enrique Iglesias. A chi non piacesse il cantante voglio dire questo: leggete lo stesso la storia, come se il protagonista fosse un personaggio qualsiasi, per la trama che, almeno spero, riuscirà a coinvolgervi.
Leggete e commentate, sia per comunicarmi il vostro apprezzamento, sia per consigliarmi cambiamenti!
Ed ora vi lascio al primo capitolo. Buona lettura a tutti!
Un bacio,
Stefania

 
 
 
-Sei sicuro, allora? Sicuro sicurissimo?- Il mio caro amico Andrew mi guarda mentre prendo le ultime cose dalla stanza d’albergo.
- Sì Andy, ho deciso e sono sicuro. Sicuro! Ho bisogno di una pausa dalla mia vita. Sono vicino ai quarant’anni ed ho bisogno di fare un po’ il punto della soluzione! – mi passo una mano tra i capelli scuri scompigliandoli.
- In Italia? Cosa ci vai a fare in Italia? Capisco tornassi in Spagna per ritrovare le tue origini, ma...
Alzo le spalle e gli faccio segno di passarmi i calzini accanto a lui.
-Senti Enrique, capisco l’ansia da quanrant’anni, ma mi sembra un po’ estremo lasciare il tuo mondo, il tuo successo ora, ora che stai registrando il tuo nuovo disco!
-È  proprio per questo che devo andare via adesso! O vado via ora o sono sicuro che perderò tutto.
Abbasso lo sguardo e chiudo la valigia.
-Promettimi almeno che mi terrai informato su TUTTI i possibili sviluppi! E ci teniamo in contatto. Magari potrei anche venire a trovarti...
 -Magari...
Non sono pronto a prendere impegni. È proprio da questo che sto scappando: dagli impagni. Il disco, il tour, le serate, le collaborazioni, e poi le serate e le false amicizie. Ho bisogno di una pausa da tutto e da tutti, non mi riconosco più: non provo più sentimenti, sono insofferente nei confronti di tutto e tutti, sono superficiale. Ho bisogno di ritrovare me stesso prima di poter continuare a stare con gli altri.
Sembre che Andrew riesca a leggere i miei pensieri e le mie preoccupazioni. Mi posa una mano sulla spalla e la stringe. Non ho la forza di guardarlo: lasciare tutto è davvero difficile, ma devo cercare di farmi forza. Trascino la valigia fino alla porta, poi la lascio cadere e corro ad abbracciarlo.
-Mi mancherai- gli sussurro all’orecchio.
-Anche tu, Enrique!- mi risponde.
Ho le lacrime agli occhi quando ci sciogliamo dall’abbraccio. Mi passo la manica sugli occhi ed esco dalla stanza senza girarmi, lasciando il mio migliore amico in mezzo alla camera d’hotel spoglia.
 

***

-Spero sia stato tutto di suo gradimento, signor Iglesias, durande il suo soggiorno qui da noi!
Il propietario dell’hotel mi fa un mezzo inchino e mi guarda sorridendo.
-Sì, sì – risponda sbrigativo mentre firmo le scartoffie davanti a me. Sento il tono seccato della mia voce rieccheggiarmi nelle orecchie. Alzo gli occhi e vedo lo sguardo deluso dell’uomo.
– È stato tutto perfetto, grazie! Perfetto.-  mi affretto ad aggiungere ed un piccolo sorridere si fa spazio sul suo volto.
Esco dall’albergo trascinandomi dietro la valigia, che prontamente l’autista del mio taxi mi prende dalla mano e carica nel portabagagli. Dò un’ultima occhiata alla finestra della mia stanza, poi salgo sul taxi.
-Dove la porto?
- All’aeroporto, grazie – rispondo senza riuscire a distogliere lo sguardo dalle mie mani. Sento le lacrime risalire agli occhi.
 
I can be your hero baby
I can kiss away the pain
I will stand by you forever
You can take my breath away

 
Il tassista alza il volume della radio e la mia voce mi avvolge. Senza che me ne renda conto le mie mani sono strette in una morsa e con le unghia della mano destra martorizzo il palmo della sinistra.
-Può cambiare, per favore? – chiedo con un filo di voce.
- Certamente!
Cambia stazione e la voce di 50 Cent si sostituisce alla mia.
Non mi accorgo neanche del viaggio, della strada che scorre sotto le ruote del taxi, delle case e dei monumenti che sfilano al di là del finestrino oscurato, delle persone che si muovono per le strade ognuna con i suoi sogni ed i suoi impegni. Mi sento come un estraneo, come se io non facessi parte di questa macchina che è il mondo e che funziona perfettamente tutti i giorni senza che io vi prenda parte. Io mi limito a guardare il tutto dall’esterno.
-Siamo arrivati all’aereoporto, signor Iglesias!
La voce del tassista mi risveglia dai miei pensieri. Pago la traversata e salgo sull’aereo alla volta dell’Italia.



Mi ritaglio un ultimo angolino per ricordarvi di commentare! Grazie ;)
  
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