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Autore: Winged    12/06/2012    2 recensioni
«Che state combinando?» tuonò la voce della signora Walburga Black, appena entrata nella cucina.
«Disegniamo.» rispose Sirius.
Fatemi sapere cosa ne pensate ^^
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Black, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Left-Haded


1965

«Dobbiamo collele ancola pel molto?» chiese Regulus col fiato corto, sedendosi a gambe incrociate sull’erba del giardino della casa dei Black.

«Si dice correre, Reg. Cambiamo gioco?» propose Sirius, anche lui stanco. Correvano dalla mattina, quando Kreacher, l’Elfo Domestico dei Black, li aveva buttati giù dal letto sotto l’ordine della sua adorata padrona.

«Io vollei disegnale.» disse il secondogenito della nobile famiglia Purosangue. Il bambino aveva quattro anni, un bel faccino incorniciato da capelli nerissimi e gli occhi di un grigio scuro. Il fratello, di un anno più grande, gli somigliava molto tranne per la sfumatura degl’occhi: un grigio ghiaccio, tendente all’azzurro.

«Andiamo a disegnare, allora.» disse Sirius, aiutando il fratellino a tirarsi su.

In breve raggiunsero il tavole della cucina deserta. Regulus si arrampicò su una sedia fino a potersi mettere in ginocchio su di essa.

Sirius arrivò poco dopo con delle pergamene un po’ stropicciate che aveva recuperato nell’ufficio di suo padre, due piume e dell’inchiostro.

Si mise sulla sedia accanto al fratello e, sorridente, impugnò la piuma.

Regulus cercò di imitarlo cacciando la lingua, impegnato. Sbuffò.

«È diffisile. Tu cosa di-segni?» domandò prima di sbuffare di nuovo, rendendosi conto che dalla sua piuma era colato un po’ di inchiostro sulla pergamena, finendo per macchiarla.

«Un cane. Tu cosa disegni?» rispose Sirius, tutto concentrato sul suo lavoro.

«Me, te, mamma e papà. Ma non sono capase.» si lamentò Regulus, scuotendo la piuma come a volerla colpevolizzare del suo disagio. Il risultato fu una serie di schizzi di inchiostro su tutto il foglio e parte del tavolo e di suoi stessi vestiti. Sirius alzò gli occhi al cielo ed accorse in suo aiuto.

Prese la manina del fratello e intinse la piuma nel calamaio, fece cadere un po’ dell’inchiostro preso e poi gli mostro come fare.

«È diveltente.» ridacchiò Regulus osservando i movimenti che Sirius faceva fare alla sua mano. Gli stava facendo disegnare dei cerchi.

«Hai capito come si fa?» domandò il primogenito dei Black.

«Sì. Adesso lo faccio da solo. Gualda.» Sirius lasciò la mano del fratellino e quest’ultimo continuò a fare dei cerchi e a guardarli tutto contento. Sorrise e tornò anche lui a disegnare.

«Che state combinando?» tuonò la voce della signora Walburga Black, appena entrata nella cucina.

«Disegniamo.» rispose Sirius.

Walburga si avvicinò ai due figli a passo di carica, guardò le loro mani e poi i loro sguardi che si erano appena alzati ad incrociare il suo.

Afferrò il polso del suo primogenito e lo guardò in cagnesco, senza prestare attenzione al suo gemito di dolore per lo scatto improvviso né, tantomeno, allo sguardo di paura che l’alto suo figlio le stava lanciando.

«Che modo è, questo, di tenere una piuma?» gridò.

Sirius sgranò gli occhi. Che le prendeva? Forse non doveva prendere quelle piume? Oppure aveva preso dei fogli che servivano a suo padre per lavorare? No. Doveva essere qualcos’altro. Di fogli ne avevano tanti e anche di piume. Allora qual’era il problema?

«E lo hai fatto fare pure a tuo fratello!» gridò ancora mettendo giù il braccio di Sirius con uno strattone e togliendo la piuma da mano all’altro figlio.

«Mamma, Silius mi ha insegnato a fale i celchi. Gualda.» provò a dire Regulus, tirando su la sua pergamena e mostrando alla madre il suo disegno. «Questa sei tu. Ma devo falti ancola i capelli.»  disse sorridendo soddisfatto.

Walburga strinse forte i pugni e guardò Regulus.

«Va bene, Regulus. Ma la piuma si tiene con questa mano qui.» disse tirando su la manina destra del bambino e mostrandogliela.

Sirius guardò la sua piuma nella mano opposta a quella indicata dalla madre. Perché la teneva lì, lui? Sentì le lacrime pizzicargli gli occhi e le guance imporporarsi. Mise giù la piuma e scese dalla sedia.

«Sirius?» lo chiamò sua madre, burbera, poco prima che lui facesse in tempo a raggiungere la porta ed andar via.

«Sì?» rispose.

«Non ti azzardare mai più a prendere una puma con la mano sinistra. Sono stata chiara?»

«Sì, mamma.»

 

 1971

Quando la campanella suonò, tutti gli studenti si spicciarono a prendere le loro cose per raggiungere il prima possibile la Sala Grande.

«Che noia. Oggi pomeriggio dovremo fare un altro tema per Trasfigurazione. Come se non fosse bastato quello che abbiamo consegnato oggi.» si lamentò James, prendendo i suoi libri.

«Già.» concordò Sirius.

«Signor Black?» lo chiamò la professoressa McGranitt. Lui la guardò confuso. «Vorrei parlarti un attimo, se non ti dispiace. Potter, puoi incamminarti verso la Sala Grande: Black ti raggiungere a breve.» disse.

«Hem… Va bene. A dopo, Sirius.» disse all’amico, prima di correre via.

Sirius tornò a guardare la professoressa.

«Cosa ho fatto?» chiese con tono scocciato. Minerva prese un grosso respiro, già infastidita dall’atteggiamento del suo allievo.

«Vorrei mostrarti una cosa.» la donna si spostò alla cattedra e tirò fuori dal cassetto alcune pergamene. Sirius le si avvicinò e osservò attento ogni suo movimento.

«Ormai sono tre mesi che la scuola è cominciata. Ho notato che fai fatica a scrivere, sbaglio?» gli chiese ponendo davanti ai suoi occhi uno dei suoi temi.

«No. Sono capace ad esprimermi e non ho problemi di questo tipo.» tagliò corto rileggendo le prime righe del suo tema.

«Non parlo del modo di esprimersi, signor Black.»

«Allora credo di non aver capito a cosa si riferisce, professoressa.»

Minerva prese un altro foglio di pergamena  e lo mise accanto al tema poi prese una piuma e dell’inchiostro e li porse a Sirius.

«Potresti scrivere “non devo essere irrispettoso”, per piacere?»

«Potrei rifiutarmi?» tentò Sirius, sorridendole. La professoressa scosse la testa e lasciò che il bambino davanti ai suoi occhi scrivesse quella semplice frase.

«Fatto.» disse Sirius.

Minerva sorrise. «Adesso scrivi la stessa frase con la mano sinistra, se non ti dispiace.»

A  Sirius si gelò il sangue. Quant’era passato da quando sua madre lo aveva sgridato per quella stessa ragione? O meglio, per il motivo opposto, se così si può intendere. Ricordava perfettamente quando ci fosse rimasto male, come si fosse sentito sempre sbagliato, per sua mamma.

Respirò profondamente ed impugnò la piuma con la mano sinistra sentendo quasi un sollievo.

Scrisse la frase senza problemi e poi si trovò ad osservare entrambe le scritte.

Stesse parole. Stesso autore, ma completamente diverse.

«Sai, Sirius, saper scrivere con la mano sinistra non significa essere stupidi. Pensa che alcune ricerche Babbane hanno dimostrato che coloro che usano la mano sinistra sono più… svegli, per così dire.» sorrise.

Sirius tornò a guardare le due frasi.

Se doveva essere l’eccezione dei Black, allora poteva esserla tranquillamente a tutti gli effetti.

Ricambiò il sorriso della professoressa. «Posso andare?» chiese poi, più educato del solito.

«Certo.» rispose Minerva per poi iniziare a scrivere qualcosa sul registro.

Sirius si avviò alla porta e gli sembrò di aver avuto un flash. Si voltò a guardare la sua insegnante di Trasfigurazione. Sinistra. Stava scrivendo con la sinistra.

Anche la professoressa lo guardò e poi diede una breve occhiata alla piuma nella sua mano.

«Arrivederci, professoressa.» salutò Sirius prima di uscire dall’aula tutto giulivo.

 

 

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