Libri > Fiabe
Ricorda la storia  |      
Autore: Silver Pard    13/06/2012    2 recensioni
C’era una volta un tempo in cui a vincere era il lupo.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nota:Che ore sono, signor Lupo?” è un gioco per bambini molto simile a “Un, due, tre, stella!”
Per quanto riguarda il titolo: “lupo cattivo” in inglese è “big bad wolf.”



Big Bad ~ Il Lupo Cattivo






C’era una volta

Il Lupo si rammenta ancora di una volta in cui il cacciatore non arrivava, in cui Cappuccetto Rosso gli scivolava in gola che ancora contorceva e dimenava le braccia e le gambe come anguille per unirsi alla sua nonnina. Non attraversava più il suo bosco.

C’era una volta

Il Lupo ricorda di quando ha schiacciato il cranio di un porcellino tra le fauci potenti in mezzo alle balle sparpagliate di fieno, ricorda le strilla stridule di un altro porcellino a cui ha squarciato il ventre, gli arti che si strappavano e sbattevano contro i pezzi di legno rotti -sbufferò e soffierò- ricorda di essersi leccato il sangue dal muso e di aver mostrato il suo sorriso dalle zanne bianche e la lingua rossa. Ne lasciava uno vivo. Un avvertimento, una morale, un riconoscimento dei limiti.

C’era una volta

I bambini giocavano nei boschi, in cerca del Lupo. Levavano cori in suo onore con finta spavalderia, gridando Chi ha paura del Lupo Cattivo? La loro paura era dolce e si addensava nell’aria, e il Lupo attendeva paziente, paziente, accrescendo la sua forza sul proprio nome finché la loro prudenza e la loro prontezza a scappare non si tramutavano in sicurezza, finché non diventavano sfrontati, sciocchi.

-il Lupo Cattivo, il Lupo Cattivo?-

La carne dei bambini è tenera, succulenta e dolce.

C’era una volta

C’era stata una volta in cui una voce melliflua e quattro zampe infarinate avevano ingannato i capretti, e aveva depredato la casa, rovesciando tavoli e spalancando armadi in preda a una gioia famelica, trovandoli e divorandoli tutti e sette, senza lasciarne neanche uno in vita a belare a sua madre della loro stoltezza.

C’era una volta

Giocava con la volpe per divertimento. Talvolta la furbizia della volpe aveva la meglio, altre volte le sue zanne, la sua velocità, e l’abilità di ostentare i suoi denti radi in un sorriso senza guizzi di falsità portavano la volpe alla morte.

C’era una volta

Era il signore del Bosco, una volta. I suoi denti erano i più forti e le sue gambe erano svelte, e all’epoca erano questi i criteri che contavano. Gli esseri umani dovevano ancora imbattersi nel Bosco, nel suo signore e nei suoi anfratti oscuri e segreti, e i pochi che ne avevano l’ardire incontravano poco dopo i suoi denti aguzzi. Nessuno lo attraversava senza che lui lo sapesse e desse il suo tacito consenso.

Li lasciava passare quando camminavano come se quella fosse casa loro, quando cacciavano solo ciò di cui avevano bisogno e non prendevano altro. Dopotutto, in quei casi erano solo animali come gli altri.

Si moltiplicavano più in fretta dei conigli, e puzzavano dieci volte peggio e facevano dieci volte più rumore, ed erano facile preda della rabbia, al punto da dimenticare le leggi delle zanne e degli artigli. Per un periodo glielo perdonò – in fondo, se fosse stato costretto lui a sorvegliare cuccioli inermi per anni, probabilmente sarebbe stato anche lui sulla difensiva.

Scoprirono il Bosco e portarono con sé i loro re, le loro regine e le loro idiozie, conquistarono i suoi alberi approfittando della sua pietà per i loro arti pallidi e glabri e per i loro deboli denti bianchi. Lo ripagarono della sua pietà col fuoco e le spade, inchiodando le teste dei suoi fratelli alle pareti e intessendo pellicce dal pelo della sua stirpe. I racconti abbandonarono la Foresta. Le storie non narravano più dei luoghi selvaggi, della natura, ma dei cambiamenti che l’uomo poteva apportare a questi. I racconti si spostarono attorno a chi veniva cacciato, non più attorno al cacciatore.

C’era una volta

L’uomo scrive le storie. È per questo che il Lupo ha sentito il filo dell’ascia più spesso di quanto non abbia assaggiato la carne umana. Ora i maiali corrono troppo veloci, quando un tempo gli sarebbe bastato un solo salto per atterrarli. I suoi giochi con la volpe da astuti diventano omicidi, e la volpe, dalla cugina del cane che è, sembra sempre portarlo dal contadino con le sue reti, pistole e pugnali. Sembra che gli svuotino sempre la pancia, ultimamente, per riempirla di pietre e poi ricucirla. Resta a lungo accanto al letto del fiume, luogo a cui i lupi non appartengono comunemente, ma lui è il Lupo e hanno bisogno di lui per temerlo, per sentirsi superiori a lui, e non è mai affogato più del tempo necessario per il respiro che ci vuole per pronunciare ancora “c’era una volta.”

È morto cento volte, benché più veloce, grande, audace, coraggioso. Che i suoi denti siano forti e le sue gambe svelte e che possa buttare giù case soffiando e sbuffando significa molto poco contro le penne e le parole, contro le cose che raccontano la storia.

C’era una volta

Il Lupo è adattabile. Scivola nelle storie quasi inosservato, una sagoma scura qua e là, una guida saggia per un principe idiota, una lezione travestita da menzogne per un ragazzo presuntuoso, una voce sprezzante per i pastori che si rifocillano con un montone. È fiero, e orgoglioso, e sdegnoso -la catena! vuoi dire che non sei libero di correre dove più ti piace?- anche se gli viene lasciato poco margine in ciascuna di queste qualità, costretto a restringersi in uno sciocco, in un buffone, a un soffio da un cane, a idolatrare il miserabile uomo -ranocchia-

-Che ore sono, signor Lupo?-

Si ritrova ad aiutare un principe, forse chiamato Ivan, forse senza nome. Porta Ivan in groppa verso le sue imprese, gli vince una sposa, un cavallo e un uccello, gli restituisce la vita. È la sua voce, la sua presenza dalla pelliccia folta a muovere la storia.

Un bambino grida al lupo, e poi ancora e ancora, e lui obbedisce alla chiamata, e arriva e banchetta. Non lo riportano in vita.

-il LupoCattivo-

Vivere è vivere.

-Chi ha paura del Lupo Cattivo?-

Oramai tutti hanno smesso.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Fiabe / Vai alla pagina dell'autore: Silver Pard