-Bra, sbrigati o faremo tardi!-

-Si lo so. Due minuti e sono pronta!-

La ragazza dai capelli blu saltellava su un piede solo dalla sua camera al bagno nel tentativo di infilarsi le scarpe mentre Pan la aspettava in soggiorno comodamente seduta sul divano.

Gli anni della guerra erano ormai finiti e le due giovani discendenti della stirpe Sayan si comportavano come tutte le ventenni della città: andavano all'università, uscivano con gli amici, si divertivano come era giusto.

Bra arrivò in salone -La borsa, la borsa, LA BORSA!!! Devo averla lasciata in camera...Pan, ti giuro che tra un minuto usciamo.-

-Per me puoi impiegarci anche un'altra mezz'ora ma questa volta non credo che quei tuoi occhioni azzurri saranno sufficienti a farti perdonare dagli altri.-

Dietro di lei, seduto al tavolo della cucina, il presidente della C.C. non riuscì a trattenere una risata sommessa mentre si godeva lo spettacolo della follia di sua sorella distraendosi dal computer sul quale stava revisionando alcuni documenti.

Pan si voltò verso di lui -Non c'è niente da ridere sai! Anche oggi faremo tardi, come al solito-

-Scusa ma vedendo mia sorella in questo stato non riesco a trattenermi-

Represse la risata e cercò di cambiare discorso.

-Allora, che programmi avete stasera?-

-Usciamo con alcuni ragazzi. Credo andremo in centro in qualche locale.-

Gli occhi azzurri dell'uomo vennero attraversati da un'ombra al pensiero che la giovane che ora le mostrava le spalle potesse uscire con un ragazzo che non era lui. 

Pan si voltò verso di lui, incrociando le braccia sulla spalliera del divano e poggiandovi la testa.

-Tu invece non hai programmi? E' sabato sera, non esci con qualcuno? O magari qualcuna?-

Le parole le morirono sulle labbra. Porre questa domanda fu come pugnalarsi dritta al cuore ma il giovane presidente non vi fece caso.

-Se sei in cerca di scoop dell'ultimo minuto mi spiace deluderti, ma lo scapolo d'oro di Satan City non ha appuntamenti questa sera.-

E come avrebbe potuto averne se lei stava uscendo con qualcun altro.

Il volto della ragazza tornò ad illuminarsi a quella notizia anche se il pensiero che Trunks, ormai uomo maturo, potesse un giorno innamorarsi di una donna della sua età, capace di renderlo felice, non le permise di cancellare dal suo volto quel sorriso amaro.

Bra, ferma da qualche istante sulla soglia del soggiorno aveva assistito a quei cambi di espressione, rammaricandosi della assurda situazione che quei due testardi sayan si ostinavano a creare, negando l'evidenza davanti a chiunque. 

Ma a lei non la davano a bere! Li conosceva entrambi troppo bene per lasciarsi ingannare.

-Pan sono pronta! Usciamo?-

-Sì, andiamo!-

-Mi raccomando, divertitevi ma non mettetevi nei guai!-

-Non preoccuparti fratellone, staremo attente!- ed usci di casa prendendo le chiavi della macchina.

Sulla soglia Trunks aggiunse: -Pan, mi raccomando fate attenzione-

-Non preoccuparti, ormai siamo cresciute per queste raccomandazioni. Non siamo più due bambine.-

-Allora Pan, vuoi muoverti? Se voi due non riuscite proprio a separarvi, la prossima volta uscite insieme, no?-

I due arrossirono visibilmente, a dimostrazione del successo riscosso dalla provocazione di Bra, che soddisfatta si stampò sulla faccia un sorriso a trentadue denti.

-Muoviti Pan, che siamo in ritardo-

-E CHISSA' DI CHI E' LA COLPA!!!!- urlò a squarciagola la mora.

-Trunks, io vado. Ci vediamo.-

Pan si voltò e la mano dell'uomo fermo sulla porta scivolò sulla sua, accarezzandola, in un gesto ovviamente intenzionale, che tuttavia, nel precario equilibrio del rapporto che li legava era catalogato come contatto puramente casuale.

E di questi contatti casuali ultimamente ce ne erano stati tanti: uno sfiorarsi delle dita mentre ci si passa una bottiglia, una mano che si sofferma più a lungo del dovuto sulla schiena dell'altro nel chiedere permesso, una carezza alla nuca nel passare dietro la sedia o il divano dove l’altro è seduto, le braccia che si strofinano uno contro l'altro mentre si guarda un film in salone.

Erano gesti che entrambi cercavano e al tempo stesso rifuggivano perché percepire la pelle dell'altro a contatto con la propria, sentendo il bisogno di andare oltre e sapendo che questo non sarà mai possibile, era dolorosamente bello.

Pan scese le scale dell'ingresso montando sul sedile del passeggero. Non si voltò ma comprese che lo sguardo di Trunks era puntato sulla macchina che si allontanava.