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Autore: MadLucy    13/06/2012    1 recensioni
Spalancò la porta, mentre impazienza e nervosismo si dileguavano come nebbia fugace, mentre i nervi dapprima tesi si rilassavano tremando.
Non c'era niente.
Andato, andato, andato. Via. Dove? Qualsiasi posto non fosse quella stanza, al momento, gli sarebbe risultato troppo lontano.
Mello, ma che cazzo hai fatto?!
Matt rimase lì, alla porta. Voleva urlare, di frustrazione e rabbia e dolore. Però gli mancava il fiato.
-Ha fatto tutto da solo.-
-Sei uno stronzo, Near. Uno stronzo.-
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Matt, Near
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Cioccolato alle nocciole.


Appena un metro scarso lo separava dalla maniglia, quando si rese conto che non aveva dubbi su ciò che avrebbe trovato. Inevitabile, riecheggiava una voce lamentosa e sofferente nella sua testa, inevitabile. Eppure, finchè gli occhi di Matt non avessero infranto ogni sua flebile speranza, non ci avrebbe creduto. Non voleva crederci. Il cuore impazzava ansioso, battiti agitati e incalzanti.
Spalancò la porta, mentre impazienza e nervosismo si dileguavano come nebbia fugace, mentre i nervi dapprima tesi si rilassavano tremando.
Impossibile, sibilò quando quella lama affondò nel suo petto. Possibile, invece. Possibile, perchè c'era. O meglio, non c'era niente.
La stanza era vuota. Spoglia, muta, morta. Non parlava più del suo occupante, taceva con silente rassegnazione e malinconia. La prima reazione fu stordimento, una rigida sospensione d'ogni emozione, un annullamento di pensieri e ragioni. La seconda una graduale e sempre più atroce consapevolezza, a farsi largo nella sua testa imbottita d'ovatta e orrore.
Cazzo.
I muri, pallidi e disadorni, erano specchi dei suoi dubbi e terrori più confusi. Sul pavimento nemmeno una chiazza di colore, o un indumento spiegazzato e abbandonato distrattamente, o uno dei suoi quaderni straziati che sputavano le pagine. Solo piastrelle grigiastre, squadrate, così dure e affilate contro i suoi occhi incrinati. Le lenzuola del letto erano piegate e lisciate alla perfezione, il cuscino giaceva imbottito e impeccabile, la trapunta ricadeva simmetrica da ambo i lati. Quel letto ordinato e asettico non poteva appartenere a nessuno.
Lo sguardo di Matt cadde pesantemente sull'armadio. Il compensato nudo e freddo lo fece rabbrividire, spogliato dagli strani appunti e promemoria che il proprietario vi ammassava sopra. Era socchiuso e il ragazzo riuscì ad immaginare Mello sbattere ore prima quella stessa anta, con la violenza rabbiosa che probabilmente aveva provato. Un rumore sordo e cattivo.
La fessura che riusciva ad intravedere era nera, del buio che assaliva gli scaffali smembrati come unico inquilino.
La sedia pieghevole e scomoda contro il muro era sgombra, priva di qualsiasivoglia oggetto. Sul comodino che affiancava il letto rimaneva solo una lampada, con un paralume giallastro, una sveglia ben lucidata e un bicchiere di plastica.
Matt contemplò ancora tutta la camera, sconvolto e inorridito. Non significava più nulla, non sapeva di niente. Era stata violata, derubata, depredata dell'anima del suo possessore. Aveva tralasciato un solo punto, però. Il solo che contasse davvero.
Mello se ne era andato di sua volontà. Aveva preso le poche cose che non volesse dimenticare, cancellato agli occhi del mondo ogni traccia di sè in quella che era stata la sua casa e se ne era andato.
Andato, andato, andato. Via. Dove? Qualsiasi posto non fosse quella stanza, al momento, gli sarebbe risultato troppo lontano.
Mello, ma che cazzo hai fatto?!
Matt rimase lì, alla porta. Voleva urlare, di frustrazione e rabbia e dolore. Però gli mancava il fiato.
D'un tratto, mentre il suo sguardo sondava il pavimento, si accorse di qualcosa in un angolo. Di piccolo, quasi insignificante. Si avvicinò, chinandosi.
Era la carta della sua cioccolata. Della cioccolata di Mello. Argentata, strappata su un lato, appena sporca all'interno. Appallottolata e gettata. La accostò al volto: una nota impercettibile di profumo del cioccolato con le nocciole, a lui familiare, s'insinuò nelle sue narici. Un addio tacito, triste ma risoluto.
Mello se ne era andato, la camera non parlava più. Il silenzio urlava domande le cui risposte erano ovvie e impossibili.
Strinse la carta nel palmo, lottando contro la lacrima che minacciava di rigargli la guancia.





Matt bussò, cercando di contenere nel gesto la furia che si agitava dentro di lui. Il rumore si perse atono dietro la porta.
Dopo pochi misurati istanti, si delineò una voce nel silenzio. -Entra, Matt.-
Il ragazzo non si stupì del fatto che la persona all'interno della stanza conoscesse la sua identità, nè che l'avesse esibita con infimo compiacimento. Era insofferente a tali dimostrazioni.
Aprì la porta. Near dormiva in una stanza non dissimile per pulizia ed ordine a quella che aveva precedentemente esaminato. Un solo particolare attirò la sua attenzione, per la sua inquietante eccentricità: ogni mensola, ripiano e superficie era ricoperta fino a traboccare di giocattoli e bambole, dai più grotteschi -con occhi vitrei, ghigni malevoli, tenaglie d'acciaio- ad altri stranamente innocui -modellini d'aerei, treni, automobili. Uno scaffale ospitava un numero incalcolabile di scatole rettangolari, contenenti puzzle che di sicuro aveva saputo risolvere.
Vi era una vasta scrivania, ma il ragazzino era sistemato carponi per terra, dandogli le spalle. Una macchia immacolata, su quel pavimento grigiastro. Matt non riusciva a vedere cosa stava facendo, sembrava molto impegnato.
-Ti stavo aspettando, se vuoi che sia totalmente sincero.- La sua voce, appena arrochita da un'apatia indissolubile, giunse limpida e fastidiosa alle orecchie del ragazzo.
Non stento a crederci, pensò Matt. Notò, effettivamente, che la sedia della scrivania era stata spostata e girata in modo che lui potesse sedercisi. La ignorò.
-Mello se ne è andato definitivamente, non è così?-
Near attese, annoiato, che si rispondesse da solo. Matt serrò uno stuzzicadenti fra le labbra.
-E dove?!-
-Non ne ho proprio idea. Non vedo perchè sei venuto a chiederlo a me.- replicò. Stava giocando a shangai, un mucchio di sottili stecche appuntite giacevano sovrapposte con malgrazia le une sulle altre. I suoi occhi grandi e senza fondo studiavano silenziosi ogni dettaglio. Pareva così preso che Matt si chiese spazientito se lo stesse ascoltando.
-Se non sai perchè sono venuto a chiedertelo, come mai ti aspettavi una mia visita?- ironizzò.
-Ero consapevole che la prima persona su cui avessi voluto sfogare la tua rabbia sarei stato io.- Le pupille d'ossidiana seguivano attente percorsi e linee che solo lui riusciva a visualizzare.
-E sei... consapevole che la colpa è tua?!- lo schernì Matt con una smorfia.
-Si dà il caso che io fossi presente, quando Mello ha preso quella decisione.- precisò Near. -Ma la colpa, Matt, non è di nessuno.- Le sue dita si mossero con agilità e destrezza. Sfilò un bastoncino dal mucchio, senza smuoverlo di un millimetro.
'Fanculo.
-Hai reso la sua vita impossibile.- sibilò Matt. Lo stuzzicadenti scivolò verso l'altro angolo della sua bocca.
-Non ho nulla da rimproverarmi, e tu lo sai.- Un'altra stecca. La costruzione continuava a rimanere in equilibrio. Non barcollava. 
-Non gli hai nemmeno parlato. Avreste potuto discuterne ed arrivare ad una decisione. Quel ruolo, in fondo, appartiene anche a lui.- ribattè Matt.
-Ha rinunciato.- precisò l'altro. Con un gesto rapido ed efficace, estrasse tre pezzi di legno in una volta. Nessuna incertezza. -Ha fatto tutto da solo.-
Ah, 'fanculo. 'Fanculo.
-Sei uno stronzo, Near. Uno stronzo.- sillabò Matt con freddo sprezzo. -Non perchè hai lasciato che Mello se ne andasse o perchè l'hai surclassato una volta di più, ma perchè non te ne importa assolutamente nulla. Non te ne importa... neanche... adesso.- Lo stuzzicadenti si spezzò e cadde a terra, silenzioso. 
Near sospirò impercettibile. L'ennesima stecca scivolò dal mucchio, lasciandolo immobile. -Hai finito?-
Sentì la porta sbattere nei cardini. Sì, aveva finito.
Era solo un immaturo, quel Matt. Ciò che lo faceva davvero arrabbiare era che Mello l'avesse tenuto all'oscuro della situazione, il suo non era che lo sfogo di un bambino irritato e offeso. I sentimenti rendevano le persone ancora più irragionevoli del solito.
Near non avvertiva alcun senso di colpa. Era stato Mello, negli anni, ad avere sprecato tutte le energie nell'odiarlo e screditarlo. Quel sentimento così forte e travolgente, quel rancore sordo e infondato, era sempre e solo stato a senso unico. Near non odiava Mello, semplicemente perchè non ne aveva motivo; se ora lui voleva mettersi a fare il bambino, che ne affrontasse le conseguenze. Per Near, dove si trovasse o non trovasse non poteva avere meno rilevanza. Sarebbe diventato il nuovo L e avrebbe intrapreso una carriera di investigatore, andava tutto proprio come avrebbe dovuto andare. Era perfetto.
Un giorno avrebbe dovuto, magari, fare i conti con Mello. Non era da escludere. Ma cosa gli importava?
Afferrò una stecca posizionata lateralmente, la estrasse. Ma non aveva osservato bene, a quanto pareva.
Tutti i bastoncini crollarono rovinosamente, con un sibilo feroce, e scivolarono sul pavimento per conto proprio, ormai disgregati in modo irrimediabile. Li avrebbe mai potuti sistemare come prima?
Near soffocò un sorrisetto amaro. -Devo interpretarlo come un segno del destino?- domandò ad alta voce, ascoltando il suono delle sue parole disperdersi nell'aria.
Di una cosa era certo. Mello sarebbe potuto essere un alleato, o almeno l'ennesima pedina orgogliosa e inconsapevole, come mille altre. Oppure, registrò distratto, il suo errore fatale.



































Note dell'Autrice: No. Come coppia, Mello e Matt non mi piacciono. Semplicemente lo trovo difficile, dato che compare in due vignette di manga e quindici secondi di anime. Insomma, poveraccio, potevano farlo durare un pelo di più. Che fine triste.
Comunque mi è venuta in mente questa storiella senza pretese, che sarebbe il momento in cui Matt scopre che Mello se ne è andato (ma dai?!). La sua era proprio una decisione presa d'istinto, quindi ho ipotizzato che non avesse messo al corrente neanche il suo migliore amico. E lui va da Near a fargli la predica. Niente di più. u.u
Però ero troppo divertente immaginare Matt dire a Near "sei uno stronzo", non ce l'ho fatta a non scriverlo. XD Non che io odi Near, anzi, tutt'altro. Era solo che Matt mi è sembrato -per quelle quattro cose che ho potuto cogliere- uno senza peli sulla lingua.
Bene. Grazie per avere letto, spero vi sia piaciuta!
Lucy


  
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