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Autore: Rosie_    13/06/2012    4 recensioni
In anni che la conosceva, lei non aveva mai dimenticato un appuntamento, semmai accadeva il contrario.
E, tantomeno, era mai rimasta a dormire fino a così tardi!
Fu questo motivo che convinse Ron, più di ogni altra cosa, che ci fosse qualcosa che non quadrava.
Che le fosse successo qualcosa?
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Famiglia Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Il botto secco di una lampada caduta a terra accolse il suo arrivo

Il botto secco di una lampada caduta a terra accolse il suo arrivo.

Aveva detto decine di volte ad Hermione di non cambiare la postazione degli oggetti così spesso, evitandogli in questo modo di distruggerle mezzo appartamento ogni volta che si Smaterializzava.

Lei gli riprometteva sempre di farlo, ma poi finiva comunque per fare ciò che le pareva, non riuscendo a resistere all’acquisto di una candela di conchiglie e di un carillon con l’acqua, o di un vaso dipinto a mano, o di un portaoggetti di legno.

La vittima di quella mattina era una lampada fatta di vetro colorato, probabilmente.

Il “probabilmente” era dovuto al fatto che della lampada, dopo il suo arrivo, non rimanevano che dei cocci dai colori sgargianti.

Trattenendo un’imprecazione, Ron tirò fuori la bacchetta dalla tasca posteriore del pantalone, borbottando uno scocciato “Reparo”.

In pochi secondi, la lampada parve riprendere la sua forma originaria.

Senza molta delicatezza, staccò la spina elettrica del delicato oggetto e lo depositò sul mobile basso dall’altra parte della parete, invece che rimetterlo nella rischiosa posizione in cui l’aveva evidentemente collocato Hermione.

“Come si può piazzare una lampada su un tavolino in mezzo alla stanza? E’ un attentato, miseriaccia!”

Massaggiandosi il ginocchio con cui aveva urtato il tavolino accanto al divano, Ron fu circondato da un’inconsueta aurea di… silenzio.

Solitamente, quando accadevano cose del genere, il botto che accompagnava la Materializzazione di Ron era accompagnato  a sua volta dai prevedibili improperi di Hermione, che lo accusavano, talvolta bonariamente, talvolta meno, della sua poca delicatezza, in ogni ambito.

Ma quella mattina, i finti rimproveri di Hermione sembrarono non arrivare.

- Hermione? - provò a chiamarla, uscendo dal salotto e percorrendo lo stretto corridoio dell’appartamento londinese dei genitori di Hermione.

Lo avevano acquistato parecchi anni prima, sperando di fare un buon investimento e con il pensiero futuro che magari, un giorno, sarebbe potuto essere stato utile alla loro figlia per gli studi universitari.

Negli anni, le cose si erano evolute… sebbene la strada che Hermione aveva scelto si discostasse leggermente dalla classica carriera universitaria che conduceva la gran parte dei ragazzi inglesi, quell’appartamento si era dimostrato ugualmente utile, in quanto le permetteva di raggiungere il Ministero più facilmente, senza dover correre continuamente il rischio di Smaterializzarsi ed essere vista.

Buttò un’occhiata nel bagno, la cui porta era aperta, ma di Hermione non c’era traccia.

Lo stesso in cucina, dove addirittura le persiane erano ancora semi abbassate e non parevano esserci neanche i segni della colazione.

Certo, questo non era un dato indicativo, considerato che Hermione lasciava sempre tutto ordinatamente pulito; al contrario di ciò che accadeva nell’appartamento che lui divideva con George a Diagon Alley, dove nessuno si stupiva se le tazze della colazione restavano a stagnare nel lavello per almeno un paio di giorni.

Dopo la Guerra, infatti, Ron aveva aiutato George con il negozio di scherzi.

Era stata dura: all’inizio George era titubante all’idea di riprendere l’attività, non voleva sentir proprio parlare di un’eventuale riapertura.

Ma con il tempo, una volta compreso che la riapertura non sarebbe stato un tradimento nei confronti di Fred, ma piuttosto un segno di rispetto e di onore per ciò che insieme avevano creato, George si era deciso a fare il grande passo, accettando con gratitudine l’aiuto di Ron, con sollievo e gioia di tutta la famiglia.

Nei primi tempi, la situazione era stata più complessa di quanto preventivato all’inizio. Ovviamente, Ron non aveva con quel genere di pozioni, soluzioni e idee la stessa dimestichezza che aveva avuto Fred, ma George aveva imparato ad apprezzare e ad essere estremamente grato al fratello per quello che stava facendo per lui, sebbene non fosse nella sua natura.

Era stato proprio per quest’ultimo motivo che dopo un annetto circa dalla riapertura, George aveva insistito affinché Ron provasse il test di ammissione al corso di Auror.

E dopo vari ripensamenti, dopo essersi effettivamente convinto che George avesse davvero ripreso in mano non solo le redini del negozio, ma della sua stessa vita, Ron si era convinto a tentare la strada che ormai aveva in mente da anni, ricevendo il massimo supporto da Harry e, soprattutto, da Hermione, che lo aveva aiutato per la preparazione teorica al test, con la stessa devozione e sicurezza che metteva in ogni cosa che faceva.

Nonostante questi cambiamenti, Ron era rimasto a vivere nell’appartamento di George. Inizialmente, questa scelta era stata fatta per comodità: tra i vari incantesimi di protezione che erano rimasti attivi dalla fine della Guerra, era necessario fare un  bel tratto a piedi per potersi Smaterializzare dalla Tana. Ecco perché i due Weasley avevano trovato molto più conveniente stabilirsi a Diagon Alley.

E anche quando Ron, pochi mesi prima, aveva smesso di lavorare ai Tiri Vispi ed aveva iniziato il corso di preparazione al Ministero, era comunque rimasto a vivere là.

Certo, l’intenzione di trovarsi un posto suo era sempre viva e presente nella sua mente, ma purtroppo la frenesia e i cambiamenti degli ultimi mesi non gli avevano permesso di mettere in pratica la ricerca di un appartamento.

Così, i due Weasley avevano proseguito nella loro allegra e disordinata convivenza… spesso, interveniva Hermione che, con qualche sbuffo e qualche colpo di bacchetta, riusciva a ripristinare un apparente ordine in quello che, di primo impatto, poteva sembrare una sorta di caos primordiale.

Colpi di bacchetta che, ultimamente, venivano spesso sferrati da una sempre più presente Angelina Johnson, che, dopo un’iniziale resistenza da parte di George era riuscita a farsi accettare come figura stabile nella sua vita. E sebbene George fosse restio nell’ammetterlo, tutti i Weasley sapevano bene che Angelina rappresentava per lui molto più di un’amica che gli era stata accanto in un momento di bisogno.

I suoi pensieri furono interrotti da un’un inquietante “soffiare” proveniente dal basso; non si stupì troppo quando un isterico Grattastinchi gli si strusciò contro la gamba, in modo più minaccioso che affettuoso.

Nonostante non si potessero ancora definire “amici”, negli ultimi anni Ron era stato inevitabilmente costretto a tentare un approccio pacifico con il gatto di Hermione, su richiesta esplicita di Hermione e implicita della sua stessa pelle, che dopo ogni visita ad Hermione risultava essere sempre più dilaniata.

E così, quando Ron aveva finalmente smesso di prenderlo a calci, Grattastinchi aveva cessato di sfregiarlo.

Quando Ron aveva cominciato a posarlo a terra più delicatamente, invece che farlo volare dal divano con una spinta, Grattastinchi non aveva più tentato di azzannargli i polpacci.

Ma quella mattina non si curò del gatto.

Proseguì lungo il corridoio, mentre un presentimento negativo gli si insinuava nella mente.

Fissò per alcuni secondi l’unica porta chiusa rimasta da controllare.

La stanza da letto.

Scosse la testa, mentre un senso di preoccupazione gli saliva in gola.

Guardò l’orologio, scostando la camicia di jeans che aveva deciso di indossare quella mattina e che Hermione odiava, perché riteneva che lo facesse sembrare troppo trasandato.

Erano passate da poco le undici e mezza.

No, non era in anticipo. A quell’ora Hermione sarebbe dovuta essere già sveglia…

Ogni domenica mattina lui la passava a prendere e poi si Smaterializzavano insieme per andare a pranzo alla Tana o a casa Granger.

Ed Hermione era sempre pronta con largo anticipo…

In anni che la conosceva, lei non aveva mai dimenticato un appuntamento, semmai accadeva il contrario.

E, tantomeno, era mai rimasta a dormire fino a così tardi!

Fu questo motivo che convinse Ron, più di ogni altra cosa, che ci fosse qualcosa che non quadrava.

Che le fosse successo qualcosa?

Si morse le labbra e, con uno scatto felino, piombò sulla porta della stanza da letto, spalancandola.

 

 

 

Mi sembra quasi di poter leggere a lettere cubitali la domanda che campeggia nella vostra mente: “Che è sta roba?”

Ebbene, vi spiego. Si tratta di una long che racconta una scena che mi è venuta in mente in un momento assolutamente impensabile (come sempre).

 

Dunque… come avrete capito, dal momento in cui la porta si aprirà, la storia prenderà una determinata piega. Come ho detto, è una long, ma non credo ci saranno più di quattro o cinque capitoli.

 

Rosie_

 

  
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