Il botto secco di una lampada caduta a terra accolse il suo arrivo.
Aveva detto decine di volte ad Hermione di non cambiare la postazione degli
oggetti così spesso, evitandogli in questo modo di distruggerle mezzo
appartamento ogni volta che si Smaterializzava.
Lei gli riprometteva sempre di farlo, ma poi finiva comunque per fare ciò
che le pareva, non riuscendo a resistere all’acquisto di una candela di
conchiglie e di un carillon con l’acqua, o di un vaso dipinto a mano, o di un
portaoggetti di legno.
La vittima di quella mattina era una lampada fatta di vetro colorato,
probabilmente.
Il “probabilmente” era dovuto al fatto che della lampada, dopo il suo
arrivo, non rimanevano che dei cocci dai colori sgargianti.
Trattenendo un’imprecazione, Ron tirò fuori la bacchetta dalla tasca
posteriore del pantalone, borbottando uno scocciato “Reparo”.
In pochi secondi, la lampada parve riprendere la sua forma originaria.
Senza molta delicatezza, staccò la spina elettrica del delicato oggetto e
lo depositò sul mobile basso dall’altra parte della parete, invece che
rimetterlo nella rischiosa posizione in cui l’aveva evidentemente collocato
Hermione.
“Come si può piazzare una lampada su un tavolino in mezzo alla stanza? E’
un attentato, miseriaccia!”
Massaggiandosi il ginocchio con cui aveva urtato il tavolino accanto al
divano, Ron fu circondato da un’inconsueta aurea di… silenzio.
Solitamente, quando accadevano cose del genere, il botto che accompagnava
la Materializzazione di Ron era accompagnato
a sua volta dai prevedibili improperi di Hermione, che lo accusavano,
talvolta bonariamente, talvolta meno, della sua poca delicatezza, in ogni
ambito.
Ma quella mattina, i finti rimproveri di Hermione sembrarono non arrivare.
- Hermione? - provò a chiamarla, uscendo dal salotto e percorrendo lo
stretto corridoio dell’appartamento londinese dei genitori di Hermione.
Lo avevano acquistato parecchi anni prima, sperando di fare un buon
investimento e con il pensiero futuro che magari, un giorno, sarebbe potuto
essere stato utile alla loro figlia per gli studi universitari.
Negli anni, le cose si erano evolute… sebbene la strada che Hermione aveva
scelto si discostasse leggermente dalla classica carriera universitaria che
conduceva la gran parte dei ragazzi inglesi, quell’appartamento si era
dimostrato ugualmente utile, in quanto le permetteva di raggiungere il
Ministero più facilmente, senza dover correre continuamente il rischio di
Smaterializzarsi ed essere vista.
Buttò un’occhiata nel bagno, la cui porta era aperta, ma di Hermione non c’era
traccia.
Lo stesso in cucina, dove addirittura le persiane erano ancora semi
abbassate e non parevano esserci neanche i segni della colazione.
Certo, questo non era un dato indicativo, considerato che Hermione lasciava
sempre tutto ordinatamente pulito; al contrario di ciò che accadeva nell’appartamento
che lui divideva con George a Diagon Alley, dove nessuno si stupiva se le tazze
della colazione restavano a stagnare nel lavello per almeno un paio di giorni.
Dopo la Guerra, infatti, Ron aveva aiutato George con il negozio di
scherzi.
Era stata dura: all’inizio George era titubante all’idea di riprendere l’attività,
non voleva sentir proprio parlare di un’eventuale riapertura.
Ma con il tempo, una volta compreso che la riapertura non sarebbe stato un
tradimento nei confronti di Fred, ma piuttosto un segno di rispetto e di onore
per ciò che insieme avevano creato, George si era deciso a fare il grande
passo, accettando con gratitudine l’aiuto di Ron, con sollievo e gioia di tutta
la famiglia.
Nei primi tempi, la situazione era stata più complessa di quanto
preventivato all’inizio. Ovviamente, Ron non aveva con quel genere di pozioni,
soluzioni e idee la stessa dimestichezza che aveva avuto Fred, ma George aveva
imparato ad apprezzare e ad essere estremamente grato al fratello per quello
che stava facendo per lui, sebbene non fosse nella sua natura.
Era stato proprio per quest’ultimo motivo che dopo un annetto circa dalla
riapertura, George aveva insistito affinché Ron provasse il test di ammissione
al corso di Auror.
E dopo vari ripensamenti, dopo essersi effettivamente convinto che George
avesse davvero ripreso in mano non solo le redini del negozio, ma della sua
stessa vita, Ron si era convinto a tentare la strada che ormai aveva in mente
da anni, ricevendo il massimo supporto da Harry e, soprattutto, da Hermione,
che lo aveva aiutato per la preparazione teorica al test, con la stessa
devozione e sicurezza che metteva in ogni cosa che faceva.
Nonostante questi cambiamenti, Ron era rimasto a vivere nell’appartamento
di George. Inizialmente, questa scelta era stata fatta per comodità: tra i vari
incantesimi di protezione che erano rimasti attivi dalla fine della Guerra, era
necessario fare un bel tratto a piedi
per potersi Smaterializzare dalla Tana. Ecco perché i due Weasley avevano
trovato molto più conveniente stabilirsi a Diagon Alley.
E anche quando Ron, pochi mesi prima, aveva smesso di lavorare ai Tiri
Vispi ed aveva iniziato il corso di preparazione al Ministero, era comunque
rimasto a vivere là.
Certo, l’intenzione di trovarsi un posto suo era sempre viva e presente
nella sua mente, ma purtroppo la frenesia e i cambiamenti degli ultimi mesi non
gli avevano permesso di mettere in pratica la ricerca di un appartamento.
Così, i due Weasley avevano proseguito nella loro allegra e disordinata
convivenza… spesso, interveniva Hermione che, con qualche sbuffo e qualche
colpo di bacchetta, riusciva a ripristinare un apparente ordine in quello che,
di primo impatto, poteva sembrare una sorta di caos primordiale.
Colpi di bacchetta che, ultimamente, venivano spesso sferrati da una sempre
più presente Angelina Johnson, che, dopo un’iniziale resistenza da parte di
George era riuscita a farsi accettare come figura stabile nella sua vita. E
sebbene George fosse restio nell’ammetterlo, tutti i Weasley sapevano bene che
Angelina rappresentava per lui molto più di un’amica che gli era stata accanto
in un momento di bisogno.
I suoi pensieri furono interrotti da un’un inquietante “soffiare”
proveniente dal basso; non si stupì troppo quando un isterico Grattastinchi gli
si strusciò contro la gamba, in modo più minaccioso che affettuoso.
Nonostante non si potessero ancora definire “amici”, negli ultimi anni Ron
era stato inevitabilmente costretto a tentare un approccio pacifico con il
gatto di Hermione, su richiesta esplicita di Hermione e implicita della sua
stessa pelle, che dopo ogni visita ad Hermione risultava essere sempre più
dilaniata.
E così, quando Ron aveva finalmente smesso di prenderlo a calci,
Grattastinchi aveva cessato di sfregiarlo.
Quando Ron aveva cominciato a posarlo a terra più delicatamente, invece che
farlo volare dal divano con una spinta, Grattastinchi non aveva più tentato di
azzannargli i polpacci.
Ma quella mattina non si curò del gatto.
Proseguì lungo il corridoio, mentre un presentimento negativo gli si
insinuava nella mente.
Fissò per alcuni secondi l’unica porta chiusa rimasta da controllare.
La stanza da letto.
Scosse la testa, mentre un senso di preoccupazione gli saliva in gola.
Guardò l’orologio, scostando la camicia di jeans che aveva deciso di
indossare quella mattina e che Hermione odiava, perché riteneva che lo facesse
sembrare troppo trasandato.
Erano passate da poco le undici e mezza.
No, non era in anticipo. A quell’ora Hermione sarebbe dovuta essere già
sveglia…
Ogni domenica mattina lui la passava a prendere e poi si Smaterializzavano
insieme per andare a pranzo alla Tana o a casa Granger.
Ed Hermione era sempre pronta con largo anticipo…
In anni che la conosceva, lei non aveva mai dimenticato un appuntamento,
semmai accadeva il contrario.
E, tantomeno, era mai rimasta a dormire fino a così tardi!
Fu questo motivo che convinse Ron, più di ogni altra cosa, che ci fosse
qualcosa che non quadrava.
Che le fosse successo qualcosa?
Si morse le labbra e, con uno scatto felino, piombò sulla porta della
stanza da letto, spalancandola.
Mi sembra
quasi di poter leggere a lettere cubitali la domanda che campeggia nella vostra
mente: “Che è sta roba?”
Ebbene,
vi spiego. Si tratta di una long che racconta una scena che mi è venuta in
mente in un momento assolutamente impensabile (come sempre).
Dunque…
come avrete capito, dal momento in cui la porta si aprirà, la storia prenderà
una determinata piega. Come ho detto, è una long, ma non credo ci saranno più
di quattro o cinque capitoli.
Rosie_