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Autore: Alaire94    13/06/2012    1 recensioni
1346.
Una giovane monaca costretta dai genitori a prendere i voti.
2012.
Una restauratrice appassionata del suo lavoro.
Due epoche. Due donne legate dalla stessa malinconia e dal ciliegio in fiore di un monastero.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I

 

Mi avevano istruita fin da bambina; mi portavano in chiesa tutte le domeniche, infilandomi il vestitino più bello che avevo e tutti i giorni dovevo pregare nella piccola cappella del palazzo, con le mani giunte e il capo basso. Il viso malinconico di Cristo in croce mi fissava dall'altare, mi faceva sentire a disagio.

Eppure non protestavo perché la disciplina era un valore importante.

Non protestai neppure quando mi fecero prendere i voti e mi dissero che avrei vissuto la mia vita in un convento.

E, mentre mia sorella maggiore veniva data in sposa a un giovane nobile indossando un vestito bianco di stoffa pregiata, io infilai solo un austero abito nero e un fastidioso velo sulla testa. Attraversai il giardino del convento e piegai una volta per tutte il capo davanti alla Badessa, segnando l'inizio di una vita dedicata alla fede.

Da quel momento la mia esistenza si ridusse a giorni uguali, scanditi da preghiere che ripetevo senza capire appieno.

Il lavoro negli orti mi stremava, i pasti mi riempivano di poche energie e la sera mi coricavo sulla branda di una cella vuota e guardavo il soffitto con occhi spalancati, sentendomi non più importante di una piuma trasportata dal vento. Ero divenuta un guscio vuoto.

Poi, un giorno, qualcosa cambiò...

 

2 marzo 1346.

Sentii il gallo cantare non lontano, il suo verso mi entrò nelle orecchie, facendomi spalancare gli occhi tutto d'un colpo. Il sole non era ancora sorto e fu uno sforzo incredibile sollevarsi dal letto, quando avrei voluto rimanere fra le lenzuola.

Mi guardai nel piccolo specchio consumato: gli occhi color del mare erano spenti, il viso si era fatto più scarno.

Mi accarezzai i capelli con un sospiro: mi piacevano i riccioli biondi, ma ero costretta a raccoglierli, nasconderli sotto il velo nero.

Come tutte le mattine mi vestii lentamente, per poi raggiungere le altre monache in refettorio per bere una tazza di latte appena munto, non prima di aver pronunciato la preghiera del mattino.

Dopodiché ognuna delle sorelle si dedicò al proprio compito: chi aiutava i poveri malati giunti dalla città, chi si dedicava a cucire nuovi vestiti e chi, come me, trascorreva la sua giornata su un fazzoletto di terra, sporcandosi di fango.

Uscii insieme alle altre dalla porta che dava sull'orto; appena la richiusi, l'aria gelida del mattino mi punse il viso, tanto che mi sfregai le braccia per infondermi calore.

Il sole era finalmente spuntato, ma rimaneva celato dietro una coltre di nebbia che aleggiava sui campi coltivati.

Vedevo già in lontananza un aratro trainato dai buoi, segno che anche i contadini si erano già svegliati per il lavoro nei campi.

Afferrai la zappa, riposta in una casupola staccata dalla struttura del convento e, proprio mentre stavo per piantarla nel terreno umido, sentii una voce chiamare il mio nome. Mi voltai, scorgendo la Badessa dirigersi verso di me con quel suo passo caracollante.

Si trattava di una donna dal naso adunco e l'aria severa. La sua voce era simile al verso gracchiante di una cornacchia, tanto che spesso mi irritava anche solo ascoltare le sue preghiere.

- Oggi non è richiesta la tua presenza qui, ti prego di seguirmi - disse, con fare autoritario.

Non mi opposi, né proferii parola, ma mi limitai a seguirla come mi era stato ordinato. D'altronde, per quanto quella donna mi urtasse i nervi, ero stata educata alla completa obbedienza.

Mi ritrovai nuovamente nei corridoi nudi e scarsamente illuminati. Girammo a destra , in un'ala che non avevo ancora esplorato del tutto, salimmo una scaletta mentre la curiosità cresceva ad ogni scalino: mi trovavo finalmente a vivere qualcosa di fuori dall'ordinario, un punto di colore in un dipinto in bianco e nero.

Varcammo la soglia di una porta più grande delle altre. Già intravedevo qualcosa di straordinario al di là e non ne rimasi delusa: vi erano scaffali e scaffali di grossi libri dalla copertina in pelle, il soffitto era affrescato con immagini sacre e le pareti decorate con motivi floreali.

I miei occhi rimasero incantati a quella vista. Mi sentii rinascere; nuova vita scorse nelle mie vene.

- Suor Marietta necessita del tuo aiuto per riordinare i volumi - comunicò la Badessa, in tono piatto.

Prima che potessi anche solo pensare di obiettare, era già svanita dietro la porta.

Mossi qualche passo nella stanza e mi guardai timidamente intorno, finché gli occhi non incontrarono una persona ingobbita su un libro, intenta a ricopiare con una piuma da un altro volume.

Mi avvicinai. Avrei voluto mostrare la mia presenza, ma dalla bocca non uscì alcun suono; rimasi qualche secondo a boccheggiare come un pesce fuor d'acqua.

La donna sollevò finalmente la testa e mi inchiodò da dietro gli occhiali con sguardo sorpreso.

Avevo già visto Suor Marietta: in chiesa pregava con gli occhi stretti, le mani giunte e mi aveva sempre dato l'idea di essere la vera incarnazione della fede. Ne potevo comprendere il motivo: tutto il giorno piegata sulle Sacre Scritture a leggere quelle antiche parole doveva aver rinforzato la sua devozione.

- Il tuo nome è Caterina, se la memoria ancora mi assiste - affermò Marietta lentamente: non pareva abituata a parlare.

- Sono io - confermai.

Marietta mi sorrise, lasciando intravedere un paio di denti cariati.

- Ti chiedo di riordinare quei libri - disse, indicando un'alta pila in un angolo.

Annuii, ben contenta di abbandonare l'orto per quei bei volumi.

Mi misi subito al lavoro: li afferrai uno per uno e li riportai ognuno al proprio posto fra gli scaffali, finalmente col sorriso che mi illuminava il viso.

- Ami i libri? - mi domandò Suor Marietta.

- Quando ancora mi trovavo coi miei genitori leggevo molte opere di scrittori francesi -

- è un piacere notare che condividiamo una passione - commentò la suora, rivolgendole un sorriso che accentuò le rughe sulla fronte.

Si alzò dalla sedia, rivelando la sua corporatura tozza. - Penso di avere qualcosa da mostrarti, se non ne farai parola con la Badessa.

Rimasi qualche secondo sorpresa e, sebbene solitamente cercassi di non contraddire qualcuno, non potei evitare di obiettare. - Non credo che si debba infrangere le regole.

Suor Marietta sorrise leggermente, lasciandomi ancor più stupita. - Certe volte le norme sono fin troppo restrittive.

Ciò mi fece ricredere sulla prima impressione che avevo avuto di lei quando la vedevo pregare così infervorata. Come poteva essere tanto credente e non rispettare l'autorità delle norme imposte dalla Chiesa?

- Ma voi... credete? - si decise a domandare, per dare una risposta al suo dubbio, sebbene le venisse ancor più difficile capire come qualcuno, in particolare una monaca, potesse non avere fede.

Marietta ridacchiò leggermente. - Certo, io credo in Nostro Signore, ma non penso che le regole del convento vengano direttamente dal Cielo, né vedo perché vi si debba sottostare se ciò ci rende infelici.

Riflettei per qualche secondo, cercando di assorbire ciò che aveva appena detto Suor Marietta: era un concetto totalmente nuovo per me che avevo sempre ubbidito senza fiatare, che non avevo nemmeno mai pensato di poter trasgredire le regole.

- Cosa volete dire? - le domandai.

- Prometti che ciò che vedrai non giungerà mai alle orecchie della Badessa?

Annuii: per quanto fosse sbagliato, ero elettrizzata all'idea di venire a conoscenza di un segreto.

Marietta, allora, si avviò fra gli scaffali della biblioteca, facendomi segno di seguirla.

La curiosità mi animava nuovamente e il mondo, che fino a quel momento mi sembrava dipinto con colori spenti, si accese di nuove e vivide tonalità.

Mi portò di fronte a una porticina nascosta dietro un mobile e fece per aprirla, ma io la fermai. - Perché vi fidate di me dopo le domande che vi ho posto? -

- Sei giovane, mia cara, non voglio che questa vita uccida il tuo animo come ha ucciso quello di tante altre. Inoltre sei così sveglia! Vedo dal tuo sguardo che la tua mente non aspetta altro che allargare le proprie vedute... sono certa che quando vedrai, non vorrai rischiare di perdere la nuova scoperta, confessandola alla Badessa -

- Vi do la mia parola, non temete: non lo dirò - affermai ed ero più che certa di ciò: il rispetto per la parola data era un altro valore che mi avevano insegnato fin da bambina, così come il perdono e la fede.

Marietta aprì la porta, rivelando una piccola stanza piena fino al soffitto di grossi libri che, diversamente da quelli in bella vista sugli scaffali, non avevano l'aspetto consunto dei libri antichi.

- Era un ripostiglio un tempo. Ora contiene volumi profani: romanzi cavallereschi, poesia provenzale. Alcuni sono proibiti persino dalla Chiesa stessa e, come puoi comprendere, se la Badessa lo sapesse, sarebbero dati alle fiamme - spiegò mentre mi addentravo nella stanza e ne prendevo in mano qualcuno.

Notai, con non poco stupore, che ognuno recava una copertina diversa dall'originale e la scritta: "Sacra Bibbia".

- Per non destare sospetti - spiegò ancora Marietta.

Mi guardai attorno meravigliata, accorgendomi di non desiderare altro che poter leggere quei libri che tutti, perfino i miei genitori a palazzo, mi avrebbero proibito.

- E' importante avere qualche ora di svago, in cui la mente può viaggiare sulle ali della fantasia e non rimanere circoscritta in un piccolo mondo.

Guardai verso il viso della monaca: gli occhi le brillavano.

- Dunque potrò anche io leggere qualcuno di questi volumi? - domandai, piena d'aspettativa.

- Certo, il mio segreto d'ora in avanti sarà anche il tuo - concluse Marietta prima di tornare al suo lavoro.

Anche io, dopo aver gettato un ultimo sguardo alla stanza, ripresi i miei compiti.

***

Angolo autrice: 

 

la storia è ambientata soprattutto nel Monastero di Sant'Antonio in Polesine (si trova a Ferrara, la mia città) ed esiste veramente, così come il ciliegio di cui si parla. 

Premetto che questa storia è "un esperimento", perché non ho mai scritto nulla di questo genere... partecipa al contest "Fly to the infinite beacause everything is possible" sul forum di efp. 
 
Be' chi passa di qui non esiti ad inserire un commento! 
   
 
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