Red Frozen Souls
Capitolo I
Daydream
Da una storia come
questa ci si aspetterebbe un inizio del tipo ‘era
una notte buia e tempestosa ...’, ma non
è così.
La nostra vicenda
ha
inizio in una
splendida giornata di
giugno , il cielo limpido e il sole che preannuncia un'estate
meravigliosa.
Viktoria aprì i suoi meravigliosi occhi blu, svegliata da un
impertinente
raggio di sole mattutino.
Decise che forse
era ora
di alzarsi: erano le nove, e il suo primo corso sarebbe cominciato non
più di
un'ora più tardi. Si alzò, dunque, distendendo i
muscoli , accorgendosi, ormai
tardi , del fatto che la sua compagna di stanza aveva lasciato la porta
aperta,
lasciandola così in balìa degli sguardi
indiscreti dei passanti, che lanciavano
occhiatine indiscrete alle sue mutandine color lavanda e alla forma
perfetta
dei suoi seni scoperti.
Indispettita,
corse
verso la porta per chiuderla a chiave, non che le importasse molto del
giudizio
degli altri, ben consapevole della perfezione delle sue forme. Sembrava
che
fosse più irritata dalla strafottenza della sua collega che dalle
risatine nervose e imbarazzate
degli spettatori.
Lentamente si
diresse
verso il bagno, diede un'occhiata ai segni sulla schiena e con una
smorfia
cominciò a lavarsi e a prepararsi per la giornata. Poco
dopo, uscì dalla stanza
ritrovandosi nel corridoio del campus inondato dal sole estivo. Solo
allora si
rese conto del fatto che era in ritardo e si affrettò a
raggiungere a grandi
passi l'aula dove il docente aveva già cominciato il suo
monologo sulla storia
europea concentrandosi sulle leggende caratteristiche del nord del
continente.
Quando
sentì la porta
dell'aula aprirsi interruppe la spiegazione per rivolgere una delle sue
prediche,
che tanto amava dedicare agli studenti ritardatari, ma quando si
girò, non fece
in tempo ad aprir bocca che si trovò costretto a
richiuderla: era sta
abbastanza abile da non farsi beccare.
Sconcertato
riprese la
spiegazione, mentre la rossa ringraziava il cielo di non essere stata
scoperta. Mentre i
minuti passavano
pigri, Viky faceva oscillare lo sguardo dal blocco degli appunti alla
finestra,
dalla quale riusciva a vedere i giardini dell'edificio splendidamente
curati. Desiderò
essere lì, all'ombra di uno di quegli alberi, magari con uno
dei suoi libri
preferiti, rigorosamente di Stephen King. La fantasia
cominciò a spiccare il
volo: gli alberi nella mente della ragazza si colorarono di un rosso
autunnale,
le foglie cominciarono a cadere come gocce di pioggia; lei, seduta
comodamente
sul prato, indossava un vestito di un tessuto bianco finissimo e
dolcemente
decorato con sottili disegni argentati. I lunghi capelli rossi le
ricadevano
dolcemente sulla schiena scoperta solamente in parte
e un fievole raggio di luce accarezzava ogni
suo boccolo conferendole un'aria angelica. Tra le mani teneva un libro
antico e
pesante , aprendolo fuoriuscirono un'infinità di piume nere;
l'ultima a toccare
il terreno venne ripresa da un cavaliere dagli occhi smeraldini ...
“La
lezione è
finita!” annunciò
il professore e Viktoria
venne strappata bruscamente dal suo sogno ad occhi aperti e riportata
tristemente alla realtà che per lei si faceva sempre
più opprimente e
insoddisfacente. Quello era uno dei motivi per il quale amava leggere
romanzi
di fantasia: era un buon modo per sfuggire alla quotidianità
e la noia.
Nel dirigersi
verso la mensa venne raggiunta da Emilie , la sua compagna di stanza ,
che le
diede una pacca sulla spalla per attirare la sua attenzione. La rossa
le regalò
un'occhiataccia, ma Emilie conosceva già la ragione di
quell'espressione.
“Oh, ma
dai
Carotina! Non sarai ancora arrabbiata per stamattina?! mi sono solo
distratta.
Capita” disse con un sorrisetto malizioso in volto.
“Ohm, ma
certamente no Emilie!” le rispose sarcastica
“Mostrarmi mezza nuda alle nove
del mattino è una delle mie attività
preferite!”
“Dai, mi
faccio
perdonare e ti offro un gelato al caramello”
annunciò con un'espressione
pentita Emilie.
“Non
basta ! Voglio
anche un pacchetto di sigarette, da venti questa volta!”
“E va
bene, me lo
sono meritato,” ammise con aria colpevole, “ma
guarda che quella roba uccide!”
aggiunse, dopo un attimo di riflessione, preoccupata.
“La vita
uccide,
amica mia” annunciò Viktoria con un'aria mista tra
il divertito ed il triste.
“Già
… e anche il
materiale per il prossimo esame di Pierce. Ma hai visto quanta roba? A
volte
penso che goda a vederci con le occhiaie e i nervi a fior di
pelle.”
Le due
studentesse attraversarono la sala guardandosi intorno in cerca di un
posto.
Quando lo
trovarono, una vota sedute, Emy cominciò a chiedere alla sua
migliore
amica dettagli
sulla notte passata con
notevole curiosità.
“Dai
racconta ! Non
posso credere che Viktoria Miles non abbia niente di interessante da
raccontare
su una notte passata fuori!”
“Ems, ti
assicuro
che non è successo niente di entusiasmante ....direi che
trovo più interessante
i sogni che faccio.”
“Quelli
al paese
mio si chiamano incubi, Carotina.”
“Come ti
pare, io
li trovo più interessanti dei ‘sogni’ di
cui generalmente parli tu.”
“Mmh ...
e allora
quei segni sulla schiena?”
“Mamma
mia, che
impicciona!” disse sorridendo, “me li
sarò fatti da sola mentre dormivo, tutto
qui.”
Le studentesse
consumarono il proprio pasto tra una chiacchiera e l'altra, una volta
finito
furono costrette a dividersi.
La rossa si
diresse verso la biblioteca, mentre Emilie decise di incamminarsi verso
i
giardini. Una volta giunta a destinazione si sedette su di un muretto,
aprendo
un libro di storia antica; cominciò a leggere lentamente , e
dopo poche righe, la
sua attenzione venne catturata da una presenza scura, un uomo alto,
vestito di
nero.
Quello che la
colpì maggiormente furono i suoi meravigliosi occhi
smeraldini; lo vide avvicinarsi
con fare felino e senza accorgersene si perse nel riflesso dei suoi
lunghi
capelli corvini ... poi buio.
Viktoria
tornò
tardi dalla biblioteca: il materiale da studiare per l'esame del
professor
Pierce era davvero notevole e complesso. Aprì la porta e
notò con meraviglia
che la sua compagna di stanza non era ancora rientrata.
Cominciò
a
spogliarsi e a darsi una rinfrescata, quando ebbe finito
notò un particolare
curioso: la collana a forma di chiave di Emilie era sul letto. E la
bionda non
si separava mai dalla sua collana preferita, se non per brevi lassi di
tempo. Era
l'unica cosa che le rimaneva dei suoi genitori, morti otto anni prima
in un
incidente d'auto.
Preoccupata, Vik
decise di uscire a cercare la sua compagna. L'ultima volta che l'aveva
vista si
stava dirigendo verso i giardini: avrebbe cominciato da lì.
Quando
arrivò nel
posto desiderato la rossa non trovò niente, almeno
all'inizio. Emilie di solito
si sedeva sul primo muretto, ma lì c'era un semplice libro
di storia antica al
suo posto.
Angolo dell’autrice
Salve a tutti! Questa è
la mia prima fanfiction, quindi vi chiedo di essere clementi...
(please! T.T) .
Mi rendo conto che questo primo capitolo è un pò
breve, ma del resto è la mia
prima creatura e non mi sono voluta sbilanciare , sapete solite paure
dell'apparire
noiose o prolisse, cose così. Ad ogni modo spero vi piaccia
e che seguirete
anche i prossimi , un bacio !
P.s.: un ringraziamento
speciale alla mia beta *RenoLover* (senza di lei non avrei avuto
speranze di
pubblicare T.T ) e alla mia futura
disegnatrice ufficiale Joyarts!
<3