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Autore: Flame XIII    14/06/2012    5 recensioni
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash, Crack Pairing
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Afrodite sarebbe invidiosa della sua bellezza

Afrodite sarebbe invidiosa della sua bellezza.

‹‹ Ho detto di no, brutto caprone! Smettila di insistere così tanto. ››, risoluta. Ferma. Impassibile.

‹‹ Per tutte le saette di Zeus! Smettila di fare la bambina una volta per tutte. Herc mi ha chiesto di prendere il suo posto ed è quello che farò! ››

Phil pestava gli zoccoli sul pavimento di marmo bianco mentre faceva avanti ed indietro per la stanza sfarzosa.

Iniziava ad irritarmi.

‹‹ E quando ti parlo saresti pregata di degnarmi d'attenzione! ››, per istinto portai le braccia saldamente piantate sotto il seno e voltai lo sguardo da un'altra parte.

Il suo corpo tozzo stava vibrando leggermente per la rabbia contenuta, avrei scommesso i miei sandali che il suo viso in quel momento dovesse essere color porpora.

Poteva sbraitare quanto gli pareva, non mi sarei mossa da quella poltrona.

‹‹ Ma per chi mi avete preso?! Non sono la tua balia! Non è colpa mia se il tuo ragazzo ha un affaruccio come quello di salvare Atene dalla comparsa delle Arpie! Stasera c'è quello stramaledettissimo incontro con i regni vicini e dato che lui non può essere presente ci dobbiamo andare noi. NOI. E' chiaro dolcezza? Perciò vestiti che siamo in ritardo! ››

“La salvaguardia dei regni”! Puah! Sai quanto può fregarmene di una stupida festa piena di sofisticati gentiluomini rinchiusi nei loro panciotti facendo ipocriti sorrisi con la puzza sotto il naso.

Non mi interessava nulla dell'etichetta, da quale forchetta iniziare a mangiare, da come camminare, quando era il momento adeguato per ridere appena mettendo la mano dinnanzi alla bocca, da come dovevo starnutire.

Non me n’era mai importato.

L'unica cosa che mi importava era Mega-Fusto, solo lui. Avevo scelto lui. Avevo scelto la vita di palazzo per stare con lui, lo avevo messo in cima a tutto ma la cosa sembrava essere a senso unico.

Non che lui non ci avesse provato, avevo visto i suoi sforzi, il suo impegnarsi ma ogni volta che andavamo al teatro o mi portava a fare una passeggiata in giardino, le Parche sembravano avere tutt'altri programmi per noi.

Un nuovo mostro cercava di distruggere la Grecia sempre nei momenti meno opportuni.

Il mondo era in pericolo e subito il grande Ercole andava in suo soccorso, ed io ad aspettare ed aspettare ed aspettare... ma aspettare poi non era più sufficiente, ti sfiniva e capivi che l'amore alle volte non era tutto.

C’è bisogno di coltivarlo e farlo crescere insieme, quello duraturo è fatto da due e non da un'unica persona.

‹‹ Uomini, siete tutti uguali. ››, mi alzai dalla poltrona rivestita in vellutino rosso e mi incamminai verso il bagno. Non mi voltai nemmeno a capire cosa bofonchiava Filottete quando svoltai la colonna a sinistra per introdurmi nell'imboccatura dello stretto corridoio che portava alla stanza prima della camera da letto.

Quel sontuoso palazzo era troppo per una come me, una semplice ragazza che proveniva da un piccolo borgo non desiderava tutto questo sfarzo eccessivo, non che dispiacesse, ma essere circondati costantemente da belle statue, pesanti tende e quadri antichi non era una delle mie aspettative più grandi della vita.

Ero nata per essere libera ma per amore mi sono fatta rinchiudere in una gabbia d'oro.

Presi la spazzola di crine e iniziai a pettinare i capelli bruni; dovevo ancora rifarmi la coda, tra qualche ora avrei dovuto essere radiosa e sfoggiare il sorriso più smagliante che possedevo per essere accompagnata da un satiro.

Provai a stirare le labbra davanti allo specchio ma mi sentii ridicola, rinunciai subito.

Quella sera si prospettava assai deludente. 

 

Il castello del principe Eric era completamente differente dai palazzi che si ergevano sulle nostre terre.

Le torri erano alte, sembravano voler squarciare il manto della notte, magari l'Olimpo era a qualche metro di distanza dalla cima più appuntita...

‹‹ Dolcezza, cerca di essere tollerabile almeno per la prima mezz'ora, dopo sarò troppo ubriaco e sarai libera di lagnarti quanto ti pare e piace, d'accordo? Chissà dove avranno messo i vini buoni...››, ormai Phil era immerso in tutt'altri pensieri.

Lo lasciai perdere, mi concentrai invece sull'odore salmastro che proveniva dall'oceano Atlantico, le onde si muovevano pigramente mentre raggiungevano la costa per abbandonarla mollemente e disperdersi nuovamente tra acque meno spumose.

Il vento afoso di quella sera sospirava leggero, alzando minuscoli granelli scuri di sabbia che filtravano tra i miei sandali nonostante avessimo preso il sentiero ciottolato per raggiungere il palazzo candido e illuminato.

Il satiro aumentò il suo rozzo trotterellare, forse si era accorto che la festa aveva preso il via anche senza i rappresentanti della Grecia.

‹‹ Sbrigati Megara, non ho voglia di farmi soffiare le cortigiane dagli altri invitati! ››

Strinsi i denti dall'irritazione e un sorrisetto isterico si formò sul mio viso, non eravamo ancora entrati e già avevo voglia di tornare a casa.

‹‹ Sicuro, ruba cuori. ››, mi limitai a dire, varcando la grande arcata che conduceva alla sala d'onore.

Il nostro arrivo fu preceduto da una musica soffusa di violoncelli e flauti dolci, la stanza si trovava in una zona bassa rispetto all'intera struttura del palazzo, forse per sfruttare maggiormente gli spazi concessi.

Volti su volti si mischiavano fra colori, etnie, e bellezze di vario genere, ogni invitato sembrava poter raccontare la propria storia solo osservandolo negli occhi, erano tutti così particolari che si perdevano con facilità insieme ai visi di tutti gli altri.

Sommersi. Dispersi. Stupendamente anonimi.

Deglutii con fatica, ero una mosca bianca all'interno di quel luogo. Non avevo nulla da dire su di me. Ero solo stata trovata per puro caso e portata lì. Cosa ci stavo a fare? Era Mega-Fusto il viso che doveva rappresentarci tutti, ed invece? C'ero solo io con un vecchio caprone che si leccava le labbra per aver intravisto il sontuoso banchetto che era stato preparato.

Stavamo per raggiungere le scale lucidate da scendere per mischiarci in mezzo agli altri quando un ragazzo vestito di tutto punto si mosse verso di noi dal muro cui era appoggiato. Avvicinò Phil che ci presentò con doverosa cura e il ragazzo, impugnando la tromba in ottone che aveva in mano la portò alle labbra soffiando con tutta l'aria che aveva nei polmoni, distruggendo il delicato chiacchiericcio e le dolci melodie che si erano create di sotto.

‹‹ Mr Filottete e Miss Megara, da Tebe.››

Gli sguardi di tutti si puntarono su di noi, non c'era disprezzo, forse disappunto da parte di qualcheduno per essere stato interrotto su qualche aneddoto interessante.

Sentii l'imbarazzo di Phil diffondersi esattamente come il mio; se ci fosse stato Ercole a quest'ora mi avrebbe presa per mano e condotto tra gli altri ospiti con un sorriso caloroso, scusandosi per il ritardo con il suo consueto tono caldo... ma lui non c'era.

Trovando la mia solita sfacciataggine, portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio e con naturalezza discesi ogni singolo scalino seguita dai pesanti zoccoli del mio accompagnatore.

Un giovane uomo si fece strada verso di noi, indossava un vestito bianco come la spuma del mare che ci circondava, gli occhi blu risaltavano sul suo viso chiaro, incorniciato da folti capelli corvini, allargò le braccia in un caloroso saluto.

‹‹ Siate benvenuti nel mio regno, miei graditi ospiti. ››, il bambolone impomatato confermò ogni mio sospetto, doveva essere il principe Eric.

‹‹ Grazie per il suo gentile invito, vostra altezza. Sono dispiaciuto nel dovervi informare che Herc-…Ercole non potrà essere presente questa sera e che ciò lo angustiava particolarmente. ››.

Osservai Phil parlare esattamente come un essere civile. Allora anche lui possedeva un’educazione!

Dov’era finito il caprone rozzo e saccente che conoscevo?

‹‹ Oh, non prenderti pena. Posso comprendere quanto possa essere difficile mantenere equilibrio sulle proprie terre, soprattutto per coloro che, come Ercole, rischiano la propria vita nel farlo! ››, la voce calda si zittì per un attimo, notai come i suoi occhi si spostarono da Phil a me, studiandomi con genuina curiosità, ancora non avevo proferito parola.

‹‹ E lei sarebbe? ››, domandò al caprone, continuando a studiare ogni lineamento del mio viso, la cosa mi infastidiva.

‹‹ Lei è la comp-››

‹‹ Sono Megara. Rappresento Tebe e tutto il regno circostante.››, interruppi Phil che si voltò per scoccarmi un’occhiata di intesa. Potevo leggere a chiare lettere come nei suoi pensieri passassero frasi di avvertimento.

‹‹ Megara….proprio un bel nome. Posso darti del tu? Venite. Vi presento gli altri ospiti. ››, senza aggiungere altro ci diede le spalle e iniziò a farsi strada nel grande salone addobbato appositamente per quel grande evento.

Sempre con quel sorriso sulle labbra che lo accompagnava da quando lo avevo visto per la prima volta, Eric ci indicò e – purtroppo – presentò ai più grandi rappresentanti dei regni confinanti.

Dai sovrani dell’esotica Agrabah, la principessa Jasmine e il suo compagno Aladdin, ai rappresentanti della Cina, la giovane eroina Mulan e il generale Shang, vestiti entrambi con degli elegantissimi kimoni che mi fecero sentire molto a disagio con il mio solito abito attillato.  

Passammo in rassegna le storie di ogni Paese presente in quella sala finché Eric si fermò a cercare con gli occhi una persona e quando la individuò, sorrise soddisfatto.

‹‹ Ho il piacere di farvi conoscere qualcuno di davvero speciale. ››, ci informò per poi farci segno di aspettare dov’eravamo.

‹‹ Ariel, mia cara, sono qui. Potresti venire un secondo? ››, una fitta capigliatura fiammeggiante si spostò verso la nostra direzione, sommersa com’era dagli ospiti che l’avevano quasi presa in ostaggio.

Quando si avvicinò umilmente al fianco di Eric mi si bloccò il fiato nei polmoni.

Teneva lo sguardo basso, gli occhi imprigionati sotto le palpebre rosate, non aveva un filo di trucco se non due labbra rosse come il corallo, era silenziosa quasi quanto me e quando ci osservò sentii Filottete trasalire esattamente come avevo fatto io.

Definirla ‘bella’, sarebbe stato riduttivo, era…disarmante.

I suoi occhi, a differenza di quelli del ragazzo che le stava accanto, erano profondi e vivi, estremamente grandi, ti trafiggevano e ti davano l’impressione di affogare in un mare pieno di silenziosa curiosità, di voglia di scoprire ma la cortezza di tacere. Ti spogliava con lo sguardo e ti incantava con tutto il corpo.

Non riuscivo a capire se ero invidiosa di quella bellezza sfolgorante o ne ero spudoratamente incantata.

Indossava un abito lungo, molto chiaro che andava a sfumare in un delizioso verde acqua fin sotto le caviglie, il piccolo seno era fasciato strettamente, quasi come a voler sottolineare l’esilità di quel fisico asciutto.

‹‹ Salve. ››, il suo sguardo si fece dolce mentre il capo si inclinava leggermente da un lato, con le labbra tese in un sorriso affascinante. Io non sarei mai stata capace di possedere tutta quella raffinatezza e femminilità che la caratterizzavano.

Un fischio di apprezzamento mi destò dai miei pensieri, abbassai gli occhi e vidi come Phil stesse per iniziare a sbavare alla vista della giovane ragazza.

Per la vergogna gli pestai pesantemente uno zoccolo ma sembrò non soffrirne come desideravo.

Ariel ed Eric sembrarono non aver fatto caso a quel volgare atteggiamento, la cosa non si poté dire anche di me che sentii la pelle del viso surriscaldarsi.

‹‹ Tesoro, loro sono i rappresentanti di Tebe, Filottete e Mega-››.

‹‹ Megara. Lo so, lo so, li ho notati non appena sono entrati. E' un piacere fare la vostra conoscenza. ››, la mano affusolata di Ariel prese morbidamente la mia mentre mi sorrideva con quelle fossette piene da far morire d'invidia ogni donna presente in sala.

Sentii il cuore vibrare nella mia ristretta cassa toracica. Non mi piaceva granché il contatto fisico con le persone, anche se il calore della sua mano infondeva un piacevole torpore in quel salone dalle pareti e i sorrisi freddi.

Lei mi parve l'unica veramente reale in quel posto, in quell'istante, non dava l'impressione di lasciarsi vivere come tutti gli altri.

‹‹ Il piacere è tutto mio...››, sussurrai, cercando di sorriderle di rimando ma sapevo che non era paragonabile al suo.

La mano di Eric poggiò sulla spalla della sua compagna ma c'era qualcosa di strano, il suo sguardo pareva sfiorarla ma scivolava ermetico intorno al suo corpo, come se non riuscisse a raggiungerla.

‹‹ Vi lascio conversare amabilmente, io vado a intrattenere gli altri ospiti. ››, annunciò, prima di separarsi da noi.

La mano di Ariel andò subito in soccorso della sua.

‹‹ Resta ancora un po'. Si stanno divertendo tutti, nessuno scapperà via...››, sorrise, sperando di trattenerlo ma la sua presa non valse a nulla, il palmo di lui si scostò, non in maniera aggressiva ma abbastanza decisa da recarmi fastidio.

‹‹ Cara, devo essere un padrone di casa fino in fondo. Cosa penserebbe di me tuo padre se mi vedesse perder tempo qui, con persone importanti a non essere doverosamente accolte? ››, la seconda frase era quasi un sussurro intimo tra lui e la ragazza.

Gli occhi di lei si fecero tristi, anche se il sorriso forzato voleva mostrare tutto il contrario.

‹‹ E' giusto. Allora ci vediamo più tardi. ››

‹‹ Certo, certo. ››, si sbrigò a dire, voltandosi nuovamente verso di noi per salutarci compostamente e allontanarsi verso la folla.

Il sorriso di lei morì non appena Eric scomparve tra gli invitati.

‹‹... tutto bene? ››, domandai, la mia occhiata era più che eloquente ma non sembrò scomporla. Tutt'altro, non finse, restò con il suo viso abbacchiato mentre si limitò a scusarsi e a sospirare.

‹‹ E' solo un uomo tanto impegnato. Alle volte mi sento un po' trascurata ma è normale, no? Cosa si può pretendere da un sovrano? ››

"A chi lo dici..."

Un grugnito si fece spazio tra di noi.

‹‹ Questa storia mi ricorda qualcosa...››, borbottò Phil, con le fauci piene di qualche leccornia che aveva preso dal tavolo vicino.

Lo sguardo della ragazza sembrò voler investigare ancora più in profondità ma lo scatto della mia mandibola fece rinsavire il caprone che incrociando lo sguardo con il mio si ficcò in bocca tutti gli antipasti che aveva in mano così da non poter rivelare altro in presenza di sconosciuti.

‹‹ Uhm, è meglio che vada in cucina ad avvertire gli chef di portare qualcosa di più sostanzioso. ››

Solo una banale scusa per allontanarsi? Le sue spalle piccole erano irrigidite, come se portasse qualche ingombrante macigno, i suoi capelli fiammeggianti ricadevano sulla schiena come sottili fili di rame.

Il cuore riprese a battere velocemente.

‹‹ Phil, te l'hanno mai detto che sei un idiota? ››

‹‹ Che ho fatto-? ››, brontolò, sputacchiando pezzetti di cibo.

Mi allontanai con passo deciso, avevo bisogno di restare un po' per i fatti miei. L'isolamento totale non mi era mai dispiaciuto, era quando la gente mi toglieva la solitudine senza restare con me a darmi fastidio che preferivo restare a riflettere sui miei pensieri.

Mi appoggiai ad una colonna che si trovava accanto all'impressionante vetrata del castello, il vento sbatteva contro la finestra e interrompeva la melodia dell'orchestra di tanto in tanto. Quel posto mi dava l'impressione di una grossa scatola piena di manichini.

Afferrai un calice pieno di un liquido ambrato, lo portai alle labbra, almeno avrei passato il tempo in maniera differente anziché annoiarmi, impelagandomi in qualche discussione noiosa.

Ebbi appena il tempo di dimezzare il contenuto nel bicchiere che vidi il principe Eric spuntare nuovamente tra gli ospiti, regalava pacche sulle spalle e sorrisi cortesi, usati e riciclati con ogni singolo individuo, mi domandai se non facesse così anche con Ariel...

‹‹ Che damerino squallido. ››, consumai tutto d'un fiato la mia bevanda, soffermandomi a studiare qualche strano personaggio spuntare di tanto in tanto nella sala.

Forse quella specie di liquore era un po' troppo forte, un coniglio bianco con il panciotto rincorreva una bambina bionda, pregandola di non correre ma questa non dandogli retta urtò un ragazzino vestito unicamente di verde che stava dialogando con una luminosa lucciola che sembrò risentire di quella interruzione, afferrando in volo una ciocca bionda dei capelli della bambina, scampanellando in modo acceso.

‹‹ Per Zeus, dove diavolo sono finita? ››, sospirai.

 

‹‹ Ma lassù, cosa mai ci sarà?

Imparerei tutto, già lo so...››

 

La mia attenzione fu sviata da quel quadretto che mi si stava creando davanti da una melodia. Non era accompagnata da un'orchestra, era solo una canzone cantata in solitudine, attutita dalle finestre, portata alle mie orecchie dal vento.

Mi voltai e cercai nel buio un volto da poter accostare a quel canto ma la luce della luna era fioca e illuminava a malapena la spiaggia. I miei occhi intercettarono una folta capigliatura e cercando di sopprimere ogni rumore circostante cercai di focalizzarmi solo su quella voce.

 

‹‹ Vedrai anch'io la gente che

Al Sole sempre sta, come vorrei

Essere lì, senza un perché in libertà.

Come vorrei poter uscir fuori dall'acqua...

Che pagherei per stare un po' sdraiata al Sole...? ››

 

La canzone sembrava diventare sempre più triste, una nenia inconsolabile. Mi feci strada verso l'uscita dal castello, per raggiungere quella melodia irresistibile, con un nodo in gola e un peso sul petto, non riuscivo a fermare i miei piedi e quella sagoma nascosta dall'oscurità sembrava davvero molto familiare.

L'istinto era sempre stato un tratto importante del mio carattere. Non avrei lottato contro di lui proprio in quel momento.

Uscita fuori, sentii la canzone farsi sempre più forte fino a rivelare la figura di Ariel rannicchiata sul bagnasciuga, le sue scarpe lasciate scompostamente sulla sabbia più morbida.

 

‹‹ Ma un giorno anch'io, se mai potrò,

Esplorerò la riva lassù,

Fuori dal mar...

Come vorrei... vivere là...››

 

La voce le si ruppe in gola e gli occhi le si velarono di lacrime mentre la mano che aveva teso verso l'oceano, si richiuse saldamente in un pugno che si portò sul petto. Il silenzio intorno a noi era rotto soltanto dai suoi singulti e dalla lontana sinfonia che stavano suonando al castello.

‹‹ Ariel? ››, sussurrai, cercando di non spaventarla mentre mi avvicinavo a lei ma i miei sforzi si rivelarono vani, il suo corpo si contrasse come uno spasmo, cercò di guardarmi per qualche attimo con i suoi occhi arrossati per poi alzarsi in preda alla vergogna e gettarsi verso il mare.

‹‹ Ma che diavolo-?! ››, aveva perso il senno?!

Velocemente mi slacciai i sandali e la inseguii verso il mare aperto, nuotava incredibilmente bene ma era troppo sconvolta per potermi fidare delle sue capacità mentre si allontanava in acque ben più profonde.

Il mare era glaciale e non avrei escluso un probabile assideramento.

‹‹ Ariel...fer-fermati! ››, urlavo mentre cercavo di avvicinarmi a lei evitando di ingerire acqua salata.

Sentendo la mia voce o notando che quella in pericolo alla fine sembravo più io che non lei, si arrestò, tornando indietro più lentamente rispetto all'andamento frenetico con cui era partita.

‹‹ Che cosa avevi intenzione di fare?! ››, sgridarla era l'ultima cosa che mi sarei aspettata di fare ma a quanto pare gli Dei avevano uno strano senso dell'umorismo quella sera.

‹‹...tornarmene a casa. ››

‹‹ A casa?! E avevi intenzione di raggiungerla a nuoto?! Quella è casa tua. Il tuo posto è là! Insieme ad Eric! ››, puntai con l'indice il castello, cercando di rimanere a galla.

Forse fu il tono della mia voce o più probabilmente quello che dissi ma Ariel si agitò nuovamente.

‹‹ Non è vero! Non è più casa mia! ››

Le afferrai un polso mentre si dimenava sofferente.

‹‹ Tu non sai cosa voglia dire essere un pesce fuor d'acqua! Stare con qualcuno che non ti ama più come un tempo! Tu... tu non lo sai. ››

Assottigliai gli occhi, non mi guardava in faccia, il suo sguardo era puntato sull'invisibile fondale marino, dalle guance continuavano a rotolare perle salate che si ricongiungevano alle acque gelide marine. Ora stava combattendo il suo dolore con la rabbia, si mordeva prepotentemente il labbro inferiore piccolo ma pieno.

‹‹ So cosa vuol dire amare qualcuno e so anche quanto faccia male non essere più la prima scelta. ››, la voce mi divenne roca.

Finalmente vidi riaccendersi il suo sguardo che cercò il mio, stupita dal fatto che un'altra principessa che avrebbe dovuto avere il suo lieto fine condividesse una storia tanto analoga alla sua.

Le scostai dalla fronte una ciocca ramata per poi perdermi sul suo profilo, fino al taglio dolce della sua mascella, mi accostai taciturna a lei, chiudendo gli occhi, per poggiare le mie labbra sulle sue, assaporando la salsedine e che contaminava il suo sapore. Iniziai a sentire un leggero torpore diffondersi per tutto il corpo ma non smisi di far muovere le gambe, cercando di spingermi un poco di più verso il suo corpo che non opponeva resistenza, per l'ennesima volta, colta di sorpresa.

Quando mi scostai, intravidi le sue palpebre tremare per poi rivelare i suoi occhi grandi e vivi.

‹‹ Ti chiedo scusa... io-...non era mia intenzione, ecco. Volevo dirti solo che sarai amata perché è impossibile che qualcuno non riesca ad amare una persona come te. ››

Allungò le braccia sulle mie spalle e si appoggiò al mio corpo quasi fosse un'ancora di salvezza, chiuse gli occhi, in cerca delle mie labbra. Non la respinsi, anzi, l'accolsi come fosse la cosa migliore che quella serata potesse offrirmi. Baciarla era del tutto naturale, come respirare, come sbattere le gambe per sopravvivere.

Presi le sue braccia e le allontanai dalla morsa per stringere le sue mani e indirizzarle verso la battigia. Mi seguì docilmente.

Una figura tozza e incaponita mi chiamava a gran voce dove l'acqua non l'avrebbe raggiunto.

‹‹ Megara! Ti sembra ora di fare un bagno?! Lo sai da quanto tempo è che ti cerco?! ››

‹‹ Ma sta’ zitto, caprone. Mi immagino quanto tempo tu abbia speso a cercare di guardare sotto le gonne delle cameriere. ››, rimbeccai acida. Proprio ora doveva rompermi le uova nel paniere.

Strizzai i capelli dall'acqua in eccesso e con la coda dell'occhio vidi Ariel imitarmi, sorrisi non appena intravidi la sua figura, lei sembrò rattristarsi quando capì che Phil era venuto a prendermi. La festa era finita.

‹‹ Sbrigati! La carrozza ci sta aspettando! ››

‹‹ Arrivo! Quanto baccano per nulla! Ho capito, sto venendo, ti raggiungo, dammi un secondo.››, ringhiai rivolta a lui.

‹‹ Spero per te sia davvero un secondo...››, borbottò per poi rabbonirsi quando incrociò lo sguardo della ragazza ‹‹...signorina. ››, salutò in un goffo inchino mentre trotterellava verso lo spiazzo delle carrozze.

‹‹ Devo andare. ››, dissi a malincuore.

‹‹ Aspetta...non ci rivedremo più? ››

Mi avvicinai a lei e mi inchinai per sganciare la mia cavigliera per riattaccarla al suo polso, lei lo alzò per studiare i piccoli ciondoli dal basso. Sembrava confusa da quel mio piccolo gesto.

‹‹ Così sarò costretta a tornare da te per riprendermelo, no? ››, sorrisi, lei fece altrettanto.

‹‹ Trattalo con cura...››, mormorai salutandola con un leggero bacio sulle labbra.

‹‹ Dunque... a presto. ››

‹‹ Ci puoi giurare. ››, dissi, congedandomi da lei per avviarmi da Phil.

  
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