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Autore: Selenite    15/06/2012    20 recensioni
Mahel è un'allegra ragazza di 16 anni, il cui nome le è stato dato dalla madre, una scrittrice di libri per ragazzi, prendendo ispirazione da un personaggio delle sue stesse storie. Nonostante Mahel odi il suo nome, si ritroverà nell'universo delle fiabe di sua madre, per aiutare il co-protagonista Lagharta alla salvezza del mondo. Sembra una storia fantasy come le altre, ma non lo è... Perchè Lagharta non è un eroe come tutti gli altri. E odia Mahel dal più profondo del suo cuore.
Ho messo rating piuttosto alto, in quanto ci sarà la presenza di alcune scene abbastanza crude. Ringrazio in anticipo per la cortesia che chiunque vorrà riservarmi nel leggere ^^
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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CAPITOLO 28
Promessa per la vita


Voleva raggiungerlo. Voleva salvarlo. Salvare tutti. Non voleva rimanere di nuovo sola.
“Lagharta...” pensò tristemente, senza avere neanche la possibilità di piangere “Vattene...scappa...” ma non poteva parlare.
Le manine di Saluss al contatto con quel vetro freddo e spesso non riuscivano a raggiungere le sue. E lei pregava che tutto andasse bene.
-Mi dispiace...- sussurrò a fior di labbra, trattenendo dentro di sé la rabbia per quella situazione -Mi dispiace tanto...-
Chiuse gli occhi per un attimo. E tutto divenne buio.

-Non ti preoccupare...- disse una voce gentile, alle sue orecchie -Andrà tutto bene-
Quella voce era così dolce, così calorosa, che Mahel annuì e sorrise.
E poi chiuse gli occhi, sentendo come una mano carezzarle i capelli.

-Tirala immediatamente fuori di lì- sibilò tra i denti Pixel, imponendo le mani davanti a sé -Giuro che questa volta non ti lascerò umiliare qualcuno che non c'entra niente-
-Oh-oh-oh...che paura che mi fai...- sbottò il signore del Tempio, facendo brillare lo scettro tra le sue mani -Ricordi che senza questo non puoi fare niente?- sorrise maligno.
Pixel restituì il sorriso, facendo allo stesso tempo scomparire quello dalle labbra del signore del Tempio -Lo credi...?-
Lagharta guardò la scena davanti ai suoi occhi e non ebbe neanche la forza di agire.

Tutto divenne buio. Come se la magia che impregnasse il Tempio fosse sparita.
Un enorme cerchio alchemico ai piedi di Pixel iniziò a brillare dei colori dell'iride, illuminando la stanza così intensamente che i presenti furono costretti a chiudere gli occhi. La staffa del Signore del Tempio si ruppe tra le sue mani e dalla gola di Pixel fuoriuscì una risata primitiva e spaventosa -Non mettermi alla prova, Irihe...-

Era spaventoso. Proprio come ricordava.
Eppure non aveva mai suscitato in lui una sensazione di pericolo così forte come in quel momento. Neanche quando aveva preso la sua sposa in ostaggio, neanche quando l'aveva imprigionata per sempre. Aveva semplicemente messo sul volto quella maschera di dolore perenne e di colpevolezza che lo faceva sentire un dio.
Ma lui non era un dio. Non era neanche lontanamente paragonabile all'essere che aveva davanti agli occhi in quel momento, la cui magia era propria della sua specie.
Lui era solamente un povero, ribellatosi alla Dea, che aveva rubato il simbolo del potere al padrone del Tempio. Non era niente altro.
Eppure per quella ragazzina orrenda e sgraziata stava dando fondo alle sue forze.

Ma era davvero solo per quella ragazzina, che per lui non valeva niente...?

-Sei pazzo, Pixel? Questa ragazzina non è niente, non vale niente per te. Hai distrutto il tuo bastone per lei, cosa credi di fare?-
Lagharta guardò verso Pixel, non stupendosi più di tanto che alla fine Mahel avesse visto più lungo di qualsiasi altro e prima di qualsiasi altro -Sei tu il signore del Tempio, Pixel?-
Il mago si voltò verso di lui, i suoi occhi ambra accesi di rabbia -Non credi siano cose di cui parlare dopo aver salvato la divina, eletto di Saluss?-
Lagharta annuì e tirò fuori la spada -Dentro piccola. Ora-
La fatina guardò un'ultima volta verso il sorriso spento di Mahel, incosciente dentro la prigione di cristallo e annuì -Salviamo Mahel-
Era arrivato il momento di agire -Mandiamo quel bastardo sulla Luna a suon di calci in culo, va bene Pixel?-
Una risata piena, spontanea e libera. Finalmente -Con piacere-

Era spaventato. Era disarmato. E solo.
Non poteva neanche sperare di vincere contro il Signore del Tempio e l'Eletto di Saluss. Non insieme. Non pieni dei loro poteri.
Cosa avrebbe dovuto fare?
La consapevolezza della sua unica fonte di forza lo fece sorridere, tranquillo, come se niente più importasse al mondo di quel momento di puro controllo.
-Benissimo. Fatevi sotto...- disse compiendo un passo veloce verso la prigione di Mahel, posandovi sopra la mano -Voi provate a colpirmi e questa ragazza muore. Scegliete voi-
E di nuovo quella consapevolezza sugli occhi di Pixel. Che portò la sua rabbia a perdersi davanti a quegli occhi disposti a tutto. E si arrese.

-Pixel...che...che sta dicendo?- chiese Lagharta, tremando per la sorpresa -Se lui spezza quel cristallo...Mahel muore?-
Pixel abbassò ogni aura ostile, ogni difesa. E gli occhi sul pavimento, delusi di sé stesso, furono più espletivi di qualsiasi chiarimento vocale.
-Non è possibile...- esalò Lagharta, lasciandosi scivolare Mahel dalle mani -Io l'ho portata qua a...morire? Era questa la prova di cui parlava Vie...?-
-Mi…dispiace…- sussurrò Pixel, sentendosi impotente come anni prima, quando la sua Principessa era stata racchiusa da quel cristallo e lui non aveva potuto niente per salvarla.
Di nuovo, la superiorità di quell'incantesimo stupì Pixel di non potere niente.
-Hai paura...non è vero?- disse Irihe meschino, con quella stessa tonalità con cui gli aveva tolto la sua sposa tempo addietro -Di nuovo, ho vinto...- aggiunse tronfio, mentre Pixel abbassava la testa schiacciato dal senso di colpa.
-Mi dispiace, eletto di Saluss. Mi dispiace...divina Mahel...-

Quando ormai pareva tutto finito, l'avventura giunta al termine, due voci melodiose riempirono la stanza ed il cuore del mago e del guerriero che stavano aspettando un miracolo.

Adesso...dovrete solo avere fiducia nel cuore di questa fanciulla, che tutto può.
Dovrete sperare e pregare...perchè Vie ascolterà le vostre preghiere.
Non abbiate paura...ma seguite le nostre indicazioni.
Pixel, dolce amore mio...distruggi i cristalli miei e di Mahel.
Liberaci”

E fu come sentire il cuore andare in mille pezzi.
Voleva morire. Abbandonarlo nella solitudine più nera, per andarsene in luoghi migliori e più sicuri insieme a quella ragazza che possedeva l'abilità di cambiare il mondo.
Lagharta, al suo fianco, sospirò di sollievo -Non pensavo che avrei mai potuto pensare che esistesse una parsona più stupida di Mahel...- ridacchiò lui.
Pixel lo guardò torvo, non riucendo a capire le parole di quel giovane, dal cui volto ormai era scomparso ogni dolore e qualsiasi indecisione -Che stai dicendo...?-
-Che cosa sto dicendo? Cosa stai facendo tu, piuttosto. Non hai sentito tua moglie? Vuole che la uccidi- sbottò Lagharta divertito.
Ma prima che la frenesia del sollievo potesse invaderlo, due fasci di luce somiglianti a braccia giganti lo afferrarono per il collo e lo sollevarono, mentre gli occhi di Pixel si coloravano di sfumature bluastre per l'odio che sentiva.
-Tu, inutile essere umano!- sibilò la voce semi-meccacina di Pixel, incalzato e posseduto dal suo stesso odio -Non ucciderò mai la ragazza che ha guardato su di me con occhi misericordiosi e la donna che amo!- sputò cattivo, mentre il volto del guerriero rimaneva perfettamente incorniciato da quell'espressione di beffa che il mago non capiva.
-Sei proprio un'idiota, Pixel- fu l'unica cosa che Lagharta riuscì a dire, prima di tagliare le braccia magiche di Pixel con l'aura rosata della pietra vitale di Saluss.
Fu un lampo.
Si avvicinò a lui con un balzo talmente veloce e perfetto, che non ci fu bisogno neanche di concentrarsi sullo spostamento d'aria, perché non ci fu. Pixel si ritrovò schiena a schiena con il guerriero, la lama della spada Saluss alla gola, vibrante di risentimento.
-Se tocchi di nuovo il mio padrone con le tue mani, la tua magia o altro, ti picchio in testa- rise la fatina, cercando di calmare con la sua aura l'irrequietezza del mago -Adesso calmati e pensa...a cosa ha detto la tua sposa. E a cosa lei stessa è!-
Pian piano che la rabbia spariva, che il suo dolore riaffiorava, una nuova consapevolezza -Tu...tu sai cos'è Velleda...?- sospirò Pixel al guerriero, gli occhi sgranati dalla sorpresa.
-Si- rispose lui, sorridendo, lasciando calare la lama di Saluss di pochi centimetri -E adesso dobbiamo avere fiducia in loro. Io credo in Mahel. Tu credi nella tua sposa...?-
Pixel chiuse gli occhi. E una nuova luce inondò la stanza.

Un cerchio alchemico rosso sanguigno, una formula di morte, risuonavano insieme alle pareti magiche del Tempio.
Tutto si fermò, incatenando il tempo. Irihe capì, nonostante tutto, che da lì a poco la situazione si sarebbe piegata in suo sfavore. E cerco di vincere anche nella perdita.
Una mano toccò il vetro sottile della prigione di Mahel, cercando di farla crollare a terra. Ma Lagharta era già accanto a lui, la spada pienamente puntata contro quello stesso vetro. Prima che questo potesse crollare a terra, la spada lo aveva già distrutto in migliaia di pezzi, rompendo la prigione e la prigioniera, ormai perduta.
Irihe, stupefatto da quel gesto irresponsabile e senza senso, provò a scappare verso la prigione di Velleda.
Ma anche qui la formula di Pixel fu più veloce.
Sembrava prendere forma, mentre tortuosamente si insinuava atteverso il labirinto di roccie e arrivava sino a Velleda. Sembrò durare ore interminabili, nonostante passarono solamente pochi secondi. Pixel chiuse gli occhi, pregando Vie di perdonarlo per i suoi errori in quegli anni.
Il suo cerchio alchemico perfetto si chiuse attorno alla prigione di Velleda, distruggendola.
In un attimo, tutto cadde nel silenzio. L'acqua prese a bagnare i pavimenti del Tempio, mentre Irihe rideva sadico credendo di aver comunque vinto di una soddisfazione magra: la distruzione di una ragazza che ai suoi occhi non aveva alcun valore e della sposa del vero padrone del Tempio, prigioniera ormai da anni.
-Ho vinto!-

Un ruggito, che riportò Pixel alla realtà.
Non era successo niente.
Aveva avuto fiducia, ma l'aveva persa, per sempre. Velleda, la sua sposa, e Mahel, la divina seguace di Vie, erano scomparse. Intrappolate nell'oblio del senza tempo, in una dimensione non raggiungibile da nessuno, neanche dalla stessa Vie.
Si inginocchiò a terra, condiungendo le mani a preghiera. E fece l'ultima cosa che Velleda gli aveva detto: pregò.
Insieme a lui Lagharta e Saluss, uscita dalla spada.
Irihe intanto rideva, grottesco e disgustoso, per aver distrutto due fanciulle innocenti per un puro capriccio di potere.
-Stolti!- ruggì -Avete perso l'unica persona che avrebbe potuto aiutarvi ad andarvene da qua. Io solo adesso posseggo la facoltà di lasciarvi andare. Non potete più sfuggirmi, perchè posso usare questo incantesimo anche senza bastone. Siete in mio potere. Siete morti, ormai!-

E anche se pregava non sentiva il sollievo che avrebbe dovuto coglierlo.
Velleda aveva fatto una promessa che non avrebbe mantenuto.
-Addio...- sussurrò distrutto dal rimorso, per un gesto che aveva sempre temuto a compiere -Addio, mia Principessa...-
-Smettila...- sussurrò piano Lagharta, sorridendo -Non devi credere che sia tutto finito. Questa, ci scommetto, è stata gran parte idea di Mahel. Vuole fare qualcosa di teatrale- ridacchiò lui -Te lo ripeto, Pixel. Io credo in Mahel. E tu? Quanto credi nella tua sposa?-
Pixel lo guardò, pensanso agli occhi dolci della sua amata. E sorrise.
-L'ho amata per secoli. Darei me stesso per lei. Mi fido di lei-
E accadde.

A quelle parole, l'acqua allargatasi sul pavimento iniziò a vibrare. Pixel e Lagharta guardarono il pavimento, aspettandosi che tutto potesse crollare, incavandosi e tornando alla terra, da cui il Tempio era nato.
Irihe, dal canto suo, smise di ridere e osservò.
Un enorme, profondo squarcio si propagò per il pavimento, distruggendo momentaneamente le loro speranze e facendoli sobbalzare: che diamine stava accadendo?
Quindi l'acqua iniziò a brillare di una luce azzurra e cristallina, che si irradiava per le pareti del Tempio, risuonanti a quella specie di magia. Un tuono tremendo, assordante, precedette un botto di luce intensa, che costrinse Irihe a coprirsi gli occhi e Lagharta a pararsi con il piatto della lama, per non accecarsi.
E la voce che ne seguì, venne accolta con gioia e sollievo dal guerriero e dal mago, che sorrise nell'appurare che il guerriero avesse avuto ragione da vendere.

-Irihe...- una voce autorevole ma dolce, che arrivò sinò al falso signore, costringendolo ad arretrare -Sei stato malvagio e avido. Hai voluto troppo e non ti è rimasto in mano niente. Sarai punito per il tuo affronto alla Dea-
-Velleda!- squittì questo, inginocchiandosi a terra con i palmi rivolti verso l'alto -Mi dispiace, davvero! Non avrei voluto che tutto questo arrivasse a questo punto, lo giuro!-
-Menti!- ruggì la voce, avvolta ancora dalla luce abbagliante -Sei uno stolto se pensi che io possa crederti...vigliacco!-
Una freccia d'acqua lo sfiorò appena sulla coscia, e Irihe si lasciò scappare uno strillo isterico, colto da un'improvviso e tremendo terrore -Mia signora, la prego!-
-Non tollero scuse, verme...- aggiunse la voce disgustata, prima che la luce si schiarisse e la lasciasse apparire la proprietaria in tutta la sua bellezza.

Ed era davvero bella.
Galleggiava in aria, sorretta dall'acqua che sembrava le fosse amica. I suoi lineamenti erano delicati, come fossero dipinti. La luce irradiata dall'acqua faceva assumere alla sua pelle soffici sfumature, lasciando anche che i tatuaggi sulla parte sinistra del volto rilucessero. I suoi capelli, ondulati morbidamente, erano di una tonalità di azzurro così bella che sembravano filamente di seta preziosa. Il corpo, perfetto, era coperto da vesti vaporose ma pratiche, ideali per la battaglia.
Era una vera e propria Principessa dell'Acqua.
Tra le braccia, così esili da far sembrare l'azione quasi ridicola, aveva la giovane Mahel. Fradicia, ma dall'espressione decisa, guardava verso Pixel.
-Sapevo che mi nascondevi qualcosa. Ma non credevo questo!- disse quasi in un sussurro, guardando verso Lagharta e sorridendo.
Quando Velleda la lasciò andare, lei si lasciò scivolare a terra, atterrando tra le braccia di Lagharta che in un secondo fu accanto a lei -Anche questo è un piano stupido. E siamo a due. Sei davvero una persona che ama il rischio- la rimproverò dolce lui, mentre Saluss le si avvicinava e le afferrava i capelli, agitata -Pensavamo di aver capito male. Per fortuna è andato tutto bene...-
Mahel annuì -Quando Velleda mi ha spiegato chi era...cos'era...- esitò -Abbiamo pensato che fosse il momento di provare ad usare la sua scorciatoia-

Rideva. Aveva appena rischiato la vita ma rideva.
Ma i suoi occhi erano incatenati a lei, a quella splendida Principessa, che si librava in aria a pochi metri da lui. Libera.
Velleda gli si avvicinò e si posò a terra, aggraziata, e gli sorrise -Mi dispiace...ti ho fatto soffrire così a lungo, che non credo neanche di meritarmi più il tuo amore- disse Velleda, assumendo l'aspetto di una fanciulla comune, che quello di una Principessa. Pixel le sorrise e si inginocchiò davanti a lei, prendendole una ciocca di capelli e baciandoglieli -Shh...mia Principessa. La mia unica e immensa gioia è averti qua, accanto a me. Finalmente così vicina da poterti toccare...- la sua voce era un sussurro.
“Strano vederlo così” pensò Lagharta.
-Ho aspettato a lungo di rivederti...- rispose lei, dolce, cercando di sollevarlo da terra -Mi sei mancato, amore mio...-

I loro occhi erano un'unica, immensa catena di amore.
Fisicamente diversi, per razza e statura, ma legati da un unico sentimento, genuino e puro, che niente aveva potuto spezzare, nonostante tutto.
Mahel ne era quasi gelosa.
Guardò verso i due e provò quasi la tentazione di voltarsi verso Lagharta, e sproloquiarsi in parole dolci, che però non erano da lei. E sorrise.
-Che hai da sorridere?- chiese Lagharta, notando il volto della ragazza.
-Niente, niente- si affrettò a rispondere lei, prima di accorgersi che Pixel le era accanto e la guardava, grato -Ehm...si?-
-Divina Mahel...la ringrazio- disse umile, inginocchiandosi a lei, e baciandole i capelli -Lei ha fatto ciò che io non ho mai avuto il coraggio di fare: distruggere la prigione della mia sposa. La paura di distruggerla era troppa...non avrei vissuto con il rimorso di averla mandata alla deriva io stesso- sussurrò lui preso alla sprovvista -Non so come ringraziarla...anzi, un modo c'è. Dovete permettermi di ringraziarla-
-No, Pixel, no!- si affrettò a dire lei, accucciandosi in terra e prendendo le mani di Pixel tra le sue, imbarazzata -Sono io che devo ringraziarti. Il tuo amore...la tua devozione per Velleda, le hanno dato il coraggio di procedere a questo piano che più che una soluzione assomigliava ad un suicidio. Non hai bisogno di ringraziarmi-
-No, vi prego- insistette lui, premendo le mani di una semi-divinità come Mahel e sentendosi onorato: neanche a Velleda aveva mai osato tanto -Questo gesto che state compiendo adesso, mi riempie di onore e rispetto. Voi non vedete in me lo sporco uomo dotato di poteri magici...ma l'uomo che ama la sua donna. Come se fosse così semplice-
Mahel tossì, imbarazzata -Beh...nel mio mondo è così semplice...-
-E allora fatemi fare qualcosa che nel mio mondo è altrettando semplice- chiese lui, ancora una volta, voltandosi verso Velleda e chiedendole un tacito permesso.
-Si, Pixel. Avevo pensato anche io alla stessa cosa...- disse in un sussurrò, prima che insieme a lui iniziasse ad intonare un canto in cui alchimia e magia dell'acqua danzavano insieme.

Fu una magia. Ma dopotutto, cosa non vi era di magico a Gaia?

Questa tenue catena di magia pura raggiunse il polso di Mahel. Un filo azzurro, dello stesso colore dei capelli di Velleda, ed uno ambra, dello stesso colore degli occhi di Pixel, si intrecciarono in un bracciale che avvolse il polso della giovane, chiudendosi in una pietra color smeraldo, dello stesso colore degli occhi ormai divini di Mahel.
-Che...splendore. Un regalo? Non dovevate...è magico?- chiese Mahel, un filo di curiosità misto a interesse e felicità: era così bello.
-Una specie- rise Pixel, sorprendendosi di poter apparire così umano.
-Non è possibile...pensavo fosse solo una leggenda...- sussurrò Lagharta, la cui espressione del volto venne imitata perfettamente da Saluss.
Mahel lo guardò e capì che quel bracciale era molto di più.
Guardò Velleda, e Pixel, e Lagharta. E non potè chiarire la confusione di quell'espressione -Cosa c'è che non...va?-
Velleda le si avvicinò e le si inchinò accanto, carezzando con un dito il filo intrecciato d'ambra e di azzurro al suo polso.
-Questa...è una promessa di onore e di servitù. Io e Pixel ci siamo impegnati a proteggere la protettrice di Gaia fino al compimento del suo viaggio. Questa è una promessa. Una promessa che se non manterremo, ci costerà la vita- sussurrò lei, come fosse la cosa più naturale del mondo.
Mahel guardò la Principessa, Pixel, Lagharta e poi Saluss.
La vita di due persone sconosciute, senza che lei sapesse in alcun modo perchè, adesso era incommensurabilmente, indissolubilmente nelle sue mani.


***

Sono tornata. E ho ritrovato il mio ritmo ed il mio obiettivo.
Ho ritrovato la mia forza ed il mio orgoglio.
Finirò Lagharta entro la fine del 2012. Chiunque volesse proseguire, e concludere, questo viaggio con me...sarà ben accetto al mio fianco. E anche al fianco di Lagharta, Mahel e Saluss. Alla salvezza di Gaia.
Mi siete mancati <3
  
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