Era Bello
A volte le ritrova quelle leggere sfumature del loro rapporto che lo fa
sciogliere in un sorriso probabilmente leggermente malinconico. Lo percepisce
ancora il tocco di Louis sul suo fianco che si fa più insistente mentre lo
abbraccia durante un video da dedicare ai fans, si
accorge ancora di come Louis tenti di infilare il naso nei suoi capelli quando
lo intercetta sul palco, nota ancora lo sguardo speranzoso ma discreto di Louis
che aspetta un bacio ogni volta che finiscono per scherzare più vivacemente.
Ma Harry sapeva che sarebbe andata a finire così, e nonostante temesse come la
morte una situazione del genere, non può fare altro che stare a guardare,
guardare la vita che è come era destinata a dover essere, guardare colui che
per te è il mondo allontanarsi di mezzo passo ogni giorno, riavvicinarsi per un
abbraccio, un sussurro, un tocco distratto, poi salutare con lo sguardo e
rendersi consapevole che il passato non torna, che le discussioni non possono
continuare a trasformarsi in scherzi infantili, che le lacrime non sono più
solo di gioia.
Gli lancia uno sguardo mentre si sistema le bretelle prima di un intervista, e
lo trova serio. Lo trova adulto, nonostante il suo continuo affermare di non
voler mai crescere; i lineamenti del volto, quelli dei muscoli delle braccia, i
capelli pettinati di lato e poi all’insù, le consapevolezze: tutto è cresciuto.
E ad Harry manca mortalmente Xfactor. Scoppiava di
inquietante felicità. E ci nuotava come un bambino in quella felicità, e rideva
molto di più, e piangeva molto di meno, e aveva il cuore che poteva cedere da
un momento all’altro, e l’adrenalina che correva nelle vene, e la tenerezza che
gli brillava negli occhi, e l’innocenza tra le labbra pronta ad essere violata.
Come innocente era il continuo solleticarsi su un divano, o sul letto di Harry,
o durante pranzo e cena. Quel continuo stuzzicarsi, quell’affetto genuino che
li legava dalla prima volta che avevano posato lo sguardo l’uno sull’altro,
quella voglia di aversi sempre tra le mani, di ridere e far ridere, di trovare
la serenità in un paio di occhi e una risata buffa.
Harry lo ricorda come fosse ieri il pomeriggio in cui aveva fatto una
battutaccia sul cappello di Louis, e quello l’aveva inseguito ridendo, finendo
senza neanche accorgersene a solleticare lo stomaco di Harry sul suo stesso
letto intimandogli di ritirare quello che aveva detto. E Harry che balbettava
invece altri insulti ben più innocenti, e si divincolava col respiro soffocato
dal solletico, le braccia che andavano per conto loro e tentava in tutti i modi
di allontanare Louis, già agganciato al suo busto con gambe e piedi.
« Ripetilo.
Vediamo se ne sei capace anche in queste condizioni. » aveva detto Louis, schivando le braccia di Harry che si muovevano veloci come tentacoli e continuando imperterrito a martoriargli di solletico lo stomaco.
« Porti…i cappelli… » Harry aveva riso per qualche secondo con una voce che s’avvicinava più a un miagolio.
« …a forma di preservativo…perchè… »
« Prova a ripeterlo! »
e ormai Louis cercava più che altro di bloccargli
quelle braccia impazzite.
« Perchè sei una testa di cazzo! » ed era una
battutta così scontata che non era riuscita a fermarli, e avevano seguitato a ridacchiare come bambini, a tentare di prevalere l’uno sull’altro, a fare facce e voci buffe.
Poi era arrivato
il momento in cui Louis era riuscito a prendere entrambe le braccia di Harry e a bloccargliele
sul capo, e quest’ultimo si
lasciava andare a un
« Ti prego! » lamentoso.
E continuava a divincolarsi,
anche quando Louis s’era ormai bloccato a fargli la radiografia del volto sorridente.
Solo quando s’era reso conto che
sopra di sè tutto sembrava immobile, Harry aveva aperto gli occhi fino
ad allora tenuti chiusi nella risata,
e aveva trovato quelli di Louis che vagavano sulla sua fronte, sul suo
naso, sulle sue labbra, con un sorriso che esprimeva tenerezza
sul volto. Anche Harry aveva rinunciato a ridere per qualche secondo, e in quel lasso di tempo, come nei più banali film d’amore per adolescenti, Louis s’era piegato su di lui, badando a tener ferme le braccia, e Harry
s’era sollevato leggermente col collo, ed entrambi ridevano
in quel bacio durato pochi istanti. E quando Louis s’era sollevato, avrebbe voluto fare una
battuta come « Ecco, adesso
m’hai appena baciato il cazzo. », ma trovava che tornare
a giocare e a ridere fino ad avere i muscoli della bocca
e del corpo indolenziti,
quasi quel bacio fosse routine, fosse più da loro.
Quando Louis se n’era poi andato con un ghigno sul volto
e la scarpa di Harry in una
mano, quello coi capelli ricci aveva
sospirato forte, fissato il
soffito, e portato una mano all’altezza
del cuore, perchè lo sentiva
chiaramente venir fuori dal
petto.
Era stato veloce, ma aveva anche richiesto tempo. Già il giorno dopo s’erano ritrovati
in bagno insieme, avevano finito per scherzare come al solito, poi Louis stava per uscire, ma prima di farlo era tornato da Harry e gli aveva lasciato
un bacio sul lato della bocca. Di nuovo, il cuore di Harry sembrava non essere capace di reggere quell’euforia che gli scorreva nelle
vene.
La sera dopo ancora, Louis aveva fatto un agguato a Harry che stava per addormentarsi, e il suo letto era
tornato ad essere un parco giochi. Almeno
finchè entrambi non avevano deciso di smetterla di comportarsi come se
non ci fosse nulla, ed avevano unito di nuovo le labbra. Questa volta però nessuno dei due aveva avuto voglia di staccarsi, ed erano
rimasti con le bocche incollate e immobili finchè non s’erano sentiti a corto di respiro. Quando avevano aperto la bocca tremante per approfondire il bacio, entrambi avevano trattenuto una risata, quasi fosse particolarmente curioso sentire la consistenza della lingua della persona che avresti considerato
volentieri il tuo nuovo migliore amico. Avevano lasciato scontrare più volte i denti, perchè sembrava
non riuscissero a rimanere seri, e Harry spingeva verso di sè il capo di Louis avvolgendolo
con le braccia lunghe, poi riusciva a sfilargli il cappello, e Louis urlava un « Come osi! »
e tornava a solleticarlo. Era un piacere vederlo ridere a crepapelle.
E andavano avanti così, prendendo il tutto alla leggera, limitandosi ai baci sulla guancia quando
sapevano di essere ripresi da telecamere, approfondendo quei baci quando si ritrovavano da soli, la maggior
parte delle volte in bagno o a letto.
Stare a letto con Louis sembrava ad Harry la cosa più naturale del mondo,
e Louis quasi non vedeva l’ora
che facesse notte per potersi infilare sotto quelle lenzuola e ridere con l’amico dei vestiti che indossava Horan
quel giorno o della trappola
tesa a Payne – riempirgli
il letto di cucchiai. Non mentiva a se stesso, e ammetteva di voler sentire su di sè quelle labbra ancora una volta. E quando riusciva ad averle, ne voleva ancora subito dopo, poi ancora,
e sembrava non fosse in grado
di smettere. Come anche il contatto
fisico. Harry toccava il braccio di Louis, poi s’aggrappava e non lo mollava, e se era costretto a farlo sentiva la mano stringere aria, stringere il vuoto, e il cuore tornava a battere normalmente.
Fuori dal letto lo cercavano entrambi,
quel contatto fisico. Anche
solo un pollice che sfiora una mano,
il palmo che accarezza le dita, la pressione su un fianco durante un abbraccio, il calore e il profumo del collo
contro il naso, il tocco morbido dei capelli mossi. E solo loro sapevano che dietro
quei contatti innocenti si celava qualcosa di grande, e forse ancora non volevano rendersi conto che quel qualcosa andava ben oltre il semplice affetto, oltre il bene che si vogliono due amici. Era sempre
stato qualcosa di più
grande, anche più di loro, anche più del panino che
si divorava Niall a mezzanotte, anche più dell’ingenuità
di Liam, anche più dell’ego di Zayn.
Ma giocare era bello. No, era bello giocare ma sapere di essere più seri che mai. Era
bello soffocare nella morsa di un abbraccio, era bello avvicinare le labbra e scommettere chi dei due
si sarebbe lasciato andare per primo, e ridere perchè entrambi rinunciavano a resistere dopo neanche dieci
secondi, e vendicarsi il
giorno dopo con altri baci nascosti in angoli bui, sotto
le coperte, dietro le
quinte, appena prima della diretta. Un bacio veloce, per augurarsi buona fortuna. E forse avrebbero dovuto fare più attenzione, essere più discreti, perchè chiunque a parte Liam Payne s’era
reso conto che quei due stavano
troppo stretti per essere due buoni amici. E già li ammonivano, consigliavano loro di non stare troppo vicini, di non lasciarsi andare ad effusioni evidenti, di aggiungere una battuta o un « Stavo solo
scherzando. » a qualunque affermazione
ambigua si lasciassero sfuggire.
Ma era bello ugualmente. Era bello da far male. Da ridere per giorni senza mai fermarsi.
Poi è arrivata la fama.
Non è bello cercare lo sguardo di Louis e trovarlo rivolto altrove. Non è bello convivere senza le sue dita che cercano
il punto più sensibile del corpo di Harry da stuzzicare fino a farlo piangere
dal ridere. Non è bello rendersi conto di come il tempo possa appesantire le cose, i ricordi, le persone. Non è bello sciogliersi in pianti quando ci si accorge di non essere più il centro dell’universo di una persona. Non
è più bello guardare la
persona che credi di conoscere meglio di chiunque altro e trovare nei suoi
occhi un estraneo.
Non è bello, e Harry lo ama con la stessa intensità di due anni fa. E Louis
non sa più che espediente trovare per allontanarsi da lui, così da tentare di strapparsi dall’anima quella voglia di sentirlo vicino, di accarezzargli i capelli, di affogare nella sua bocca, di avvertire la sua pelle che brucia di passione,
di macchiarsi dei suoi peccati, di addormentarsi e svegliarsi avvinghiato al suo corpo costantemente nudo.
Harry ci pensa sempre, ci pensa anche adesso, e ha gli occhi fissi sul
cellulare, e automaticamente
scrive un messaggio. Vede che Louis tira fuori il proprio dalla tasca dei pantaloni, legge, poi cerca Harry con lo sguardo, lo
trova, ci si perde come ogni
volta, poi torna a leggere quella dolce e malinconica domanda, quel ‘Mi ami?’ scarno
e semplice che gli lascia la pelle d’oca sulle braccia.
Scrive una risposta, e rimette in tasca il cellulare per poi tornare a fingersi
interessato a una conversazione tra Josh e Niall.
Harry legge : ‘Ti amerò per sempre’,
e pensa a quando glielo diceva scherzando la penultima settimana ad xfactor. Solo che in quel caso, seguiva sempre un bacio che sembrava
solo rafforzare quell’affermazione
detta tra le risate. Adesso invece Louis guarda altrove. E gli fa salire in gola la sensazione sgradevole del vomito. Ma lo stesso trova la forza di rispondere, e scrive ‘Anche io.’, poi si alza e si allontana dalla stanza. Si dice che se Louis non lo segue, la farà finita, in qualche modo. Sorride fra sè al pensiero di essere troppo serio e melodrammatico, ma davvero, non
si sente di poter vivere
con questa pressione sulle spalle, con la costante presenza di Louis a farlo sentire inadeguato,
con le telecamere pronte a riprendere una sua lacrima. Le vuol tenere per sè, le sue lacrime. Anzi, non vuole più versarne. E quando entra in bagno, spera che Zayn
abbia lasciato il proprio rasoio, dato che
poco fa s’è sistemato velocemente
la barba. E’ ancora lì nel lavandino bagnato,
e Harry ne è attratto terribilmente.
Si guarda indietro, aspetta, conta fino a dieci, si mordicchia l’unghia, tira su col naso, lascia che scenda
sul volto la sua ultima lacrima, poi si rende conto che Louis non lo raggiungerà.
‘Non ti muovere dal
bagno, che adesso vengo
da te, amore mio ;)’
un nuovo messaggio illumina
la schermata del cellulare di Harry, abbandonato sul pavimento macchiato
del suo sangue.
Mirokia