Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: Sakura Kurotsuki    15/06/2012    2 recensioni
Salve, questa è la prima Fanfiction che pubblico e sono parecchio emozionata.
In questa One-Shot ho provato ad immaginare le sensazioni e i sentimenti di Madara quando "decide" di vendere Sasuke a Kabuto che, non solo è l'ultimo rimasto del suo clan, ma è anche molto simile a suo fratello Izuna.
I sentimenti di uno stratega enigmatico e glaciale, mentre guarda il rimasuglio di quella che una volta era la sua stirpe, racchiuso nel corpo di un sedicenne.
Questo testo non è a scopo di lucro e i personaggi non mi appartengono.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sasuke Uchiha, Tobi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

"Nii-san..."

"Cosa c'è otouto, lo sai che sono occupato"

Mio fratello sa che non deve disturbarmi quando sono alle prese con i preparativi per le missioni, eppure eccolo lì sulla porta della mia camera, venuto a infastidirmi con chissà quale richiesta da bambinetto di cinque anni.

"Nii-san... I miei occhi sono strani" esordisce.

A quelle parole mi immobilizzo come un segugio che ha fiutato la sua preda.

"Che cosa hai detto!?" in un attimo gli sono davanti e lui si ritrae intimidito. Non è abituato a tante attenzioni da parte mia: non che io non gli voglia bene, è solo che essendo uno degli elementi più in vista del clan Uchiha ho determinate responsabilità, nonostante i miei soli dieci anni di vita, e non passo molto tempo con lui. Izuna infatti, a differenza di me, non ha ancora mostrato nessuna particolare abilità o un'attitudine per qualcosa.

Almeno fino ad ora: con due dita gli alzo piano il viso e lo metto in modo tale che la luce del sole mattutino lo investa, per essere sicuro di aver visto bene.

Il mio fratellino di cinque anni aveva sviluppato lo Sharingan con tutti e tre i Tomoe in una volta sola.

 

 

"Che iella... Questa volta ce l'avevo quasi fatta..." rantola mio fratello a terra, ansimante.

"Come no, ci vorranno almeno altri mille anni prima che tu possa battermi, Izuna!" lo prendo in giro con affetto.

In verità ha ragione lui: stava davvero per atterrarmi, ma poi io avevo sfoderato la mia Tecnica Superiore della Moltiplicazione Lignea del Corpo e lo avevo messo k.o.

A quindici anni il mio otouto aveva quasi battuto il suo aniki ventunenne.

I suoi tratti somatici ricordano molto i miei, io e mio fratello siamo molto simili.

"Torniamo a casa" propongo.

"Adesso? Dai ancora un po'!" protesta lui.

"Guarda che non devi mica strafare, che poi di notte ti vengono i crampi e devo venire io".

Si arrabbia sempre quando lo tratto da poppante, infatti arrossisce. "Non è vero" protesta col broncio, guardando da un'altra parte. In realtà so benissimo che in fondo gli piace che io gli riservi tante piccole attenzioni, come quella di accoglierlo in camera mia quando ha gli incubi.

"Ma certo che no.... Vogliamo andare?"

"Hai vinto" si arrende.

"Ovviamente"

 

"Nii-san, è vero che scoppierà la guerra?"

"Chi te l'ha detto?"

"Ne parlano tutti"

Siamo nella foresta, al termine di un'altra giornata di qualche anno dopo, al riparo sotto un albero perchè sta piovendo a dirotto. Ci siamo allenati tutto il giorno.

"Non ti devi preoccupare, otouto" gli dico, evasivo.

"Ma secondo te è vero?" insiste lui.

Un lampo illumina il cielo e anche il volto preoccupato di Izuna.

Un tuono si infrange sulla Terra.

"No". Ovviamente sì....

 

 

"Hai finito?"

"Sì"

Izuna ha il volto macchiato di sangue, in mano ha un kunai anch'esso insanguinato. Alza il viso verso di me e i nostri sguardi si incontrano: al chiaro di luna, sui cadaveri dei nostri migliori amici, i nostri Mangekyou Sharingan brillano di un bagliore omicida.

 

 

Sono steso nel mio futon con gli occhi chiusi, ad ascoltare i miei battiti cardiaci, innaturalmente accelerati dalla malattia che mi sta divorando.

Siamo in periodo di guerra, io sono il capoclan degli Uchiha e sono bloccato qui. Meno male che c'è Izuna che fa le mie veci mentre non ci sono.

Sento dei passi avvicinarsi. E chi altri può essere se non....

"Izuna..." dico con fatica. "Cosa fai qui? Torna dal clan..."

"Non ci attaccano nii-san, non ci attaccano..." risponde la sua voce, da un punto imprecisato sopra di me.

Ma come fa ad essere così tranquillo, dico io!?

Non faccio in tempo ad esprimere questo pensiero ad alta voce perchè una fitta dolorosa mi parte dagli occhi e mi attraversa tutto il corpo. Emetto un gemito, ma mi verrebbe da urlare tanto da rovesciare la tenda.

Ansimo per lo sforzo, sempre tenendo gli occhi serrati: è ironico pensare che tanto chiusi o aperti per loro non fa più alcuna differenza.

Sento una benda fresca e bagnata posarsi sui miei occhi e mentalmente ringrazio Izuna: non ho la forza di parlare.

Sento un rumore lieve alla mia sinistra e capisco che Izuna si è seduto vicino al mio futon per vegliarmi.

"Tu ti sei sempre occupato di me nii-san, quindi questa volta voglio farlo io"

Otouto...

 

 

Mi svegliai di sopprassalto: lo avevo sognato di nuovo.

Non era una novità, certe volte capitava che Izuna venisse a trovarmi nei miei sogni notturni, quando la mia mente era più rilassata e non concentrata su piani e strategie.

Comunque ogni volta mi lasciava un po' spossato, anche se non capivo perchè visto che mi succedeva da più o meno ottant'anni.

Mi alzai dal futon rassegnato, consapevole del fatto che non sarei mai riuscito a riprendere sonno -era sempre così- ed uscìì da covo.

Il sole non era ancora sorto.

Otouto accidenti a te che mi svegli sempre così presto.

Pensai fosse meglio andare a controllare Sasuke; lo avevo operato solo qualche ora prima, ma quello era capace di prendere e andarsene in giro come niente fosse. Avevo messo Zetsu a controllarlo, ma non si sa mai: dopotutto Sasuke è un Uchiha, pensai con un feroce slancio d'orgoglio.

Entrai nella sua camera, dove lo avevo sistemato mentre era ancora sotto anestesia.

L'effetto di quest'ultima era svanito e lui stava dormendo di un sonno naturale, con le bende a fasciargli gli occhi. L'avevo vestito -maledetto me- con uno degli abiti che erano appartenuti a Izuna, un kimono blu scuro con lo stemma degli Uchiha sul retro.

Accidenti, ora che porta le bende questo moccioso somiglia ancora di più a mio fratello.... Ma perchè diavolo devono essere così simili?!

Comunque Sasuke, notai osservandolo, aveva ereditato tutti i tratti distintivi degli Uchiha: la pelle chiarissima, i capelli e gli occhi scuri e anche, pensai con una punta di orgoglio, l'eleganza, l'avvenenza e il magnetismo tipico del nostro clan.

Quando lo vidi la prima volta fu strano per me, un po' perchè assomigliava a Izuna, ma anche perchè non ero abituato ad incontrare un Uchiha così per caso in una foresta: mi ero abituato all'idea che ci fossimo solo io e Itachi.

Sapevo che alla fine Sasuke si sarebbe arreso all'idea del trapianto, anche perchè stava perdendo la vista molto in fretta. Comunque quando me lo disse non potei fare a meno di provare un moto di esultanza: con gli occhi di Itachi sarebbe diventato ancora più forte, avrebbe rasentato la perfezione e allora, con lui al mio fianco, sarei diventato davvero invincibile.

Il mio pro -pro pro pro pro- nipote si girò su un fianco e continuò imperterrito a dormire, ignaro del la mia veglia.

Dopotutto se l'era meritato, no? Nella mia vita ne avevo viste tante, ma un ragazzino di sedici anni che sfidava cinque kage e ne ammazzava uno da solo, era raro a vedersi. Certe volte mi dimenticavo che era solo un bambino un po' cresciuto, da quanto era forte.

"Nii-san..." sussurrò all'improvviso.

Ah perfetto, stava sognando suo fratello. Probabilmente se mi sorprendesse qui a osservarlo in un momento del genere mi incenerirebbe con Amaterasu, pensai, quindi lo lasciai riposare e mi avviai fuori dal covo.

Il sole stava sorgendo proprio in quel momento.

Pensavo ancora al mio sogno; quelle immagini erano difficili da rimuovere.

 

"Tu ti sei sempre occupato di me Nii-san, quindi questa volta voglio farlo io"

 

Quello fu l'ultimo dialogo che ebbi con Izuna. Nelle mie orecchie rimbombano ancora le sue urla e i miei occhi sono pieni del suo sangue, ma mio fratello non se n'è andato: continua a vivere e a vedere il mondo in questi occhi, i suoi occhi.

Se questo fosse un giorno come un altro di ottant'anni fa, in un'altra vita, tu staresti per venire a buttarmi giù dal letto:

"Nii-san andiamo a vedere l'alba?"

Ti piace l'alba questa mattina, fratello?

Un rumore alla mia destra mi distolse dai miei pensieri. Zetsu.

"Dov'eri? Ti avevo detto di sorvegliare Sasuke". Quando si trattava di lui non ammettevo scusanti.

"Tanto è ancora bello che addormentato" mi rispose. "Piuttosto, cosa hai deciso di fare riguardo a lui?"

"Nulla. Aspetterò che si faccia vivo e poi vedrò cosa vuole"

"Sarà una bella gatta da pelare" mi fece presente il mio compagno.

"Non lo so. Non si è mai esposto più di tanto, neanche quando era con noi. Però se è addirittura arrivato fin qui ci dev'essere un buon motivo.... L'importante è che nessuno si avvicini a Sasuke".

"Ho capito, vado". Tra compagni ci si intende.

 

 

 

"Iniziamo con i saluti, Tobi? Anzi no, Madara"

Kabuto si trovava sopra il grande scheletro all'entrata del mio covo. Come diavolo aveva fatto quel maledetto a trovare il mio nascondiglio?

"Sei stato bravo a trovare questo posto" gli dissi senza perdere la calma.

"Non dimenticarti che ero anche io un membro di Akatsuki" ribatte.

"Tranquillo, io non dimentico.... Soprattutto i traditori. Tu eri una delle spie di Sasori". Detto questo feci per attaccarlo, ma lui congiunse le mani e fece spuntare dal terreno delle bare.

Anche se sapevo cosa voleva dire, rimasi comunque di stucco: era l'Edo Tensei, il Jutsu Proibito.

Kabuto.... Davvero ti sei spinto a tanto? Perchè?

"Voglio allearmi con te".

Aspetta aspetta, cosa!?

Mi stava mettendo a disposizione degli shinobi riportati in vita con la Resurrezione Impura, precisamente alcuni ex membri dell'Akatsuki, nonchè miei ex compagni quali Itachi, Deidara, Nagato, Kakuzu e il marionettista Sasori.

Era ovvio che non intendesse regalarmeli, ci doveva per forza essere qualcosa sotto:

"Cosa vuoi in cambio?" gli chiesi.

"Sasuke Uchiha"

...

"Cosa stai combinando?"

"Mi serve per degli esperimenti"

Accidenti, sei viscido come il tuo maestro che hai assorbito dentro di te.

"E se rifiutassi?" di certo non ho intenzione di accontentarti così, lurida serpe, ma devi avere un asso nella manica...

Un'altra bara spuntò dal terreno e si spalancò.

Non può essere...

"Eh già, diciamo che non puoi rifiutare" sogghignò.

Maledetto bastardo....

 

 

 

 

 

"Tobi"

Anche se avevo dichiarato già da tempo la mia vera identità al Mondo dei Ninja, i miei compagni si ostinavano a chiamarmi con il mio vecchio nomignolo.

"Cosa c'è adesso, Zetsu?".

Stavo tornando con passo lento al covo; il nascondiglio orientale dell' Akatsuki si ergeva su una costa in un posto dimencitcato da Dio, dove non si udiva mai alcun rumore a parte quello dell'acqua e soprattutto dove nessuno veniva mai a ficcanasare.

Era sera e sarebbe anche potuta essere una bella serata: c'era la luna piena e dall'esterno della struttura si intravedeva solo una luce accesa mentre tutto il resto era immerso nell'oscurità con il sottofondo del rumore dell'acqua che si infrangeva sulla roccia. In un altro momento mi sarei seduto sulla riva a pensare e sarei rimasto lì fino a che non sarebbe arrivata l'alba del giorno dopo.

Ma non in quel momento.

Ero furente. Non riuscivo a capacitarmi del fatto che un essere insignificante, o almeno che lo era stato fino a quel momento, fosse riuscito a incastrarmi. Io, Madara Uchiha, ero stato messo con le spalle al muro - per giunta da un mio ex sottoposto - e nessuno in più di ottant'anni ci era mai riuscito, a parte Hashirama. Ma come diavolo aveva fatto a trovare quel corpo?!

Ma una notizia ancora peggiore mi distolse dai miei pensieri:

"Sasuke è sparito"

"Cosa vuol dire?" chiesi con la mia solita – e apparente- calma.

"Vuol dire che non si trova" spiegò con altrettanta nonchalance il mio sottoposto.

Ci mancava solo che mi sparisse il moccioso.

"Non ti avevo detto di sorvegliarlo?!" quasi urlai, mandando a farsi benedire il mio autocontrollo.

"L'ho fatto: mi sono sdoppiato e ho lasciato una delle mie copie a controllarlo. Io ero rimasto fuori a sorvegliare l'esterno, visto che non c'è più nessuno che lo fa e quando sono tornato ho visto la mia copia senza vita e il ragazzo non c'era più".

Questa proprio non ci voleva.

Qualcuno l'aveva rapito, forse? Era impossibile che fosse stato Kabuto, avevamo appena stretto un accordo e che senso avrebbe avuto prendersi la briga di incontrarmi, se tanto poteva prendersi Sasuke quando voleva?

No. Poteva essere semplicemente che al mio nipotino fosse venuta voglia di sgranchirsi un po' le gambe e quindi avesse fatto di testa sua come era suo solito fare.

"Andrò a cercarlo".

 

 

Era notte inoltrata ormai, quando individuai il luogo dove si trovava Sasuke. Era così ovvio alla fine, come avevo fatto a non pensarci prima? Il fatto è che ero talmente fuori di me che le mie capacità deduttive erano state offuscate dalla rabbia.

Mi materializzai nella Valle della Fine, proprio sulla mia statua e lì trovai il ragazzo assorto nei suoi pensieri. Era seduto nello stesso punto e nella stessa posizione in cui mi mettevo io quando andavo a riflettere in quel luogo, con una gamba piegata e l'altra stesa.

Non era difficile indovinare a cosa stesse pensando in quel momento; sicuramente i suoi pensieri erano rivolti a Itachi.

Chissà se mi aveva sentito arrivare.

Chissà se era consapevole del fatto che mi trovassi a pochi passi da lui, a cercare di decifrare i suoi pensieri.

Ci fu un lampo e pochi secondi dopo un tuono squarciò il cielo.

Cominciò a piovere, dapprima lievemente, poi sempre più forte.

A quel punto mi ricordai che Sasuke era appena convalescente reduce dall'operazione e che quindi non sarebbe stata tanto una buona idea se fosse rimasto al freddo sotto la pioggia incessante, ora che le sue difese erano così deboli. Meglio evitare il rischio di un eventuale rigetto.

"Sasuke" esordii "Non ti fa bene stare sotto la pioggia nelle tue attuali condizioni. Torniamo al covo".

Lui non disse nulla, si alzò e camminò verso di me, facendosi guidare dalla mia voce.

Quando fu abbastanza vicino gli misi una mano su una spalla per il teletrasporto. Fu strano, nel momento in cui lo toccai avvertii una strana sensazione, come se ci fosse un muro invisibile tra noi.

"Si può sapere come ti sia venuto in mente di andartene in giro da solo?" lo rimproverai una volta tornati al covo, mentre lo accompagnavo verso la sua camera. "Se ti avessero visto non avresti nemmeno potuto combattere, senza i tuoi occhi".

Sasuke non mi rispose: forse era ancora nel suo mondo o forse semplicemente non gliene importava niente di quello che gli stavo dicendo.

Prima di separarci notai che le bende che aveva sugli occhi erano umide, segno che probabilmente aveva pianto.

Più tardi, prima di ritirami nella mia camera e infilarmi nel letto, un pensiero folle, dovuto sicuramente alla stanchezza, mi attraversò la mente.

Izuna, perdonami se puoi.... Ancora una volta.

Poi le palpebre si fecero pesanti e io pregai affinchè trascorressi una notte senza sogni.















Image and video hosting by TinyPic
   
 
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Sakura Kurotsuki