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Autore: Albicocca    15/06/2012    8 recensioni
Hola.
Sono tornata, forse per poco, forse per rimanere, chi lo sa.
Comunque sono qui con una nuova "one-shot - flashfic." che non so come definire per quanto fa schifo.
La protagonista è Akane di Inazuma Eleven GO.
Spero vi piaccia. :)
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E ora si trovava in quella situazione. Voleva morire, non poteva più sopportare gli insulti, le risatine e i sorridi sotto i baffi, i sussurri, le prese in giro. Non le sopportava più. Avrebbe portato fine alla sue sofferenze ingerendo una pillola. Più facile di questo non poteva essere.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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I wanna die




“Il cyber bullismo è forse la forma di bullismo più pericolosa, per il semplice fatto che il cyber bullo non si accorge di quello che fa, in un certo senso, lo prende per un semplice scherzo. Il cyber bullismo ti perseguita anche a casa, non solo a scuola o nei luoghi comuni. Per questo è pericoloso. Non ti lascia mai, ti senti in colpa per tutto, quando la colpa non è tua, e ti chiedi cosa hai fatto, e vuoi sparire, morire magari. Ecco cos’è il cyber bullismo.”
 

 
Quante volte sua madre le aveva detto che internet era pericoloso, che i social network lo erano ancora di più e di non fidarsi di sconosciuti? Tante, troppe da contare.
Ma lei non l’aveva ascoltata, lei si era registrata lo stesso su Weblog, un noto social network che ultimamente aveva superato la fama di Facebook. 
E ora si trovava in quella situazione. Voleva morire, non poteva più sopportare gli insulti, le risatine e i sorridi sotto i baffi, i sussurri, le prese in giro. Non le sopportava più. Avrebbe portato fine alla sue sofferenze ingerendo una pillola. Più facile di questo non poteva essere.
Voleva morire e niente le avrebbe fatto cambiare idea.
E tutto quello stava succedendo per un fake, un ragazzo che neanche esisteva. Lei si era illusa, si era fidata. Gli aveva raccontato tutta la sua vita, i suoi problemi e lui l’aveva illusa, facendole credere che era una persona migliore di quelle che la circondavano.
E lei ci era cascata, come una bambina.
E ora voleva solo mettere fine. Non voleva più respirare.
Tutti la odiavano per qualcosa che non aveva fatto e che mai avrebbe fatto. Tutti la odiavano e lei non ne sapeva il motivo.
Ma si odiava anche lei. Si odiava come non mai, credeva che la colpa di tutto quello che fosse successo era sua, solo sua e di nessun’altro.
Guardò per la millesima volta il barattolino di pillole che aveva in mano, prese un respiro profondo e lo aprì.
Era una questione di qualche minuto e le sue sofferenze sarebbero sparite.
Le lacrime le rigavano il volto e solo una parola lei rimbombava nella mente: morte.
Aveva paura, ma lei desiderava morire.
“Non lo fare!”
Akane si voltò con gli occhi vuoti verso la porta del bagno, e tra le lacrime riuscì a scorgere il volto di Aoi.
“C-che ci fai qui?” sussurrò.
Poi Akane si rispose da sola; avrà visto sicuramente il video.
“Ti salvo la vita!” Aoi si avvicinò a lei e prese il barattolino.
“NO. Aoi stanne fuori, non puoi capire!” e si riprese il barattolino.
“Cosa non posso capire? Stai per suicidarti, Akane. Sono una delle tue migliori amiche e non ti lascerò morire per una cazzata che puoi affrontare, no.”
“Non è una cazzata. Hai visto come mi guardano a scuola, non sopporto più quelle occhiate, tutto. E questo è solo  colpa mia…” bisbigliò.
“Non lo è Akane, non lo è. Non puoi rinunciare alla tua vita, è troppo importante.” Aoi si ritrovò a piangere.
“Non per me, Aoi.” E prese una pillola dal barattolino.
La Sorano si asciugò le lacrime e butto per terra tutto il barattolino con le pillole e Akane la guardò; “Io. Non. Ti. Lascerò. Morire.”  
Aoi riprese fiato dopo l’urlo che aveva lanciato e ricominciò a parlare: “Non devi arrenderti così facilmente, Akane, io lo so che sotto sotto sei forte e sei capace di affrontare anche questo. Lo so che non sei debole. Affronta questo come hai affrontato la morte di tuo padre. Tua madre si è ripresa, e anche tu. Perché adesso non puoi farlo? Hai solo quindici anni, Akane, hai una vita davanti e queste sono le difficoltà che devi affrontare in questa società. Sii coraggiosa, ti prego. Alzati e affronta questo.”
Aoi singhiozzò, mentre Akane la guardava con gli occhi vuoti.
“Tu non puoi capire quanto è difficile – iniziò la Yamana -, quelle occhiate, quell’odio insensato, non lo sai. Vuoi solo morire quando ti ridacchiano dietro per qualcosa che tu non hai fatto, per una stupida bugia di qualcuno che forse ti voleva fare solo uno scherzo. Tu non lo sai. Tu non sai quanto voglia morire, non respirare. Mi odio per qualcosa che non ho fatto. E non posso smettere di odiarmi.” Akane sospirò “Sono sola.”
“Non sei sola, cavolo. Ci sono io, ci sono i ragazzi. Non sei sola.”
“Ma io mi sento così.”
“Non dovresti.”
“Voglio morire.”
“No, tu vuoi vivere” sussurrò Aoi.
Akane l’abbracciò e cominciò a piangere finché non svenne.
La porta del bagno si riaprì di scatto e la madre di Akane guardò spaventata la Sorano, mentre i medici entravano e prendevano in braccio Akane per portarla in ospedale.
“Grazie.” sussurrò la madre di Akane tra le lacrime “Grazie davvero.” 




Angolo autrice.
Ah, boh, non so cosa sia questa cosa, ma so per certo che faccia cagare ai piccioni stitici. 
Comunque ho avuto l'idea di scrivere 'sta cosa vedendo 'Cyberbully' con Emily Osment e Kay Panabaker. 
E' un film stupendo e quelle due sono grandi attrici. 
Non so cosa dire, spero solo che vi piaccia. Se non vi piace, pazienza. 
Accetto le critiche, quindi se me ne volte fare, fatemele. uu 
Un bacio, 
Miam xx :)  (alla Peazer. Ma quanto sono simpatica AHAHA.)
   
 
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