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Autore: _FraVi    15/06/2012    2 recensioni
Shannon è felice, dice.. ma sono passati tre anni da quel maledetto giorno in Costance lo chiamò per dirgli che sua moglie ha avuto un brutto incidente.. Come Jared riuscì ad aiutarlo?
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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antoL490 la donna che mi ha dato l'ispirazione per la one shot che state leggendo..
lo so che l'altro giorno ho pubblicati il capitolo della long, ma quello successivo è in fase di scrittura..
intanto leggete questo..
ah sì.. l'ispirazione: ho rischiato di venir investita dal pullman che portava a campo marte..
e quando l'ho raccontata alla donna citata sopra lei mi ha detto *e a shannon come lo diciamo?*
e puff.. ecco che è nata questa one shot..
in realtà avrei dovuta scriverla a marzo.. ma ups, qualcuno ha dimenticato di salvarla..
ok, vi lascio leggere altrimenti è più lunga l'introduzione della one shot..
vi voglio bene tutti!

POLVERE DENTRO ME

-Grazie-
Si volta verso di me, non capendo quello che voglio dire.
-Spiegati!-
Mi alzo dal divano sul quale siamo seduto. Salgo in camera e mi dirigo verso l’armadio dove tengo quello stra maledetto articolo di giornale. Lo prendo tra le mani e riguardo quella foto: sento gli occhi che cominciano a bruciarmi così mi siedo sul letto non distogliendo la foto dal suo viso.
I capelli rossi, gli occhi azzurri e il sorriso che illuminava la mia giornata.
Jared mi raggiunge vedendomi non tornare in salotto.
-Fratellone che succede?-
Non rispondo e non alzo nemmeno lo sguardo da quella foto, non ci riesco.
Si avvicina e si siede accanto a me.
-Shannon, fratellone!-
Mi avvolge tra le sue braccia quasi come se fossero una coperta.
Una lacrima scende lungo la mia guancia e cade sulla foto.
-Tre anni che mi ha lasciato, tre anni che se n’è andata-
Finalmente sposto lo sguardo verso lo sguardo di mio fratelli: due occhi azzurri che mi fissano.
-Manca anche a me, sai?-
Tiro su con il naso e poi ritorno a farmi abbracciare da lui.
-Papà! Papà dove sei?-
Asciugo in fretta le lacrime prima che Hope arrivi in camera e mi trovi in queste condizioni.
-Tesoro dimmi tutto-
Si avvicina e la faccio sedere sulle mie gambe.
Hope, la mia bambina di cinque anni, la bambina avuta da Francesca, mia moglie che ora non c’è più, sparita.
Ricordo ancora il giorno quando mi chiamarono dicendo che aveva avuto un incidente: una moto si era schiantata contro la sua auto mentre andava a prendere la bambina da mia madre.
Ero in giro con mio fratello e Tomo, quella sera avevamo un concerto dalle parti di Long Beach quando un ambulanza sfrecciò davanti a noi. Dieci secondi e mi chiamarono: in quell’ambulanza c’era lei. All’ospedale non è mai arrivata, è morta durante il tragitto. Quella mattina avevamo litigato per chi dovesse accompagnare la bambina da mia madre, non l’avevo salutata come dovevo, non le avevo dati un bacio, un bacio che sicuramente le avrebbe portato fortuna e che non l’avrebbe uccisa.
Dio ha voluto punirmi, quello stesso Dio che avevo conosciuto grazie a lei e alla bambina che mi aveva dato. Ora non so nemmeno se crederci più, non so nemmeno se ci avessi ceduto davvero in Dio o se era solo illusione.
-Papà, ma sei triste?-
-No tesoro. Pensavo alla mamma-
Le accarezzo i capelli come lei faceva con me.
Mio fratello mi guarda: non capisce cosa vuol dire perdere una moglie e avere una bambina piccola da accudire. Sua moglie è ancora viva e ora è in cucina con mia madre a cucinare. Dopo la morte di Francesca mi sono trasferito da mia madre, è lei che mi aiuta con la piccola, è lei che la accompagna all’asilo quando io sono a lavoro.
-Perché non vai a cucinare con la nonna, la zia e Berry?-
-Devo proprio?-
Mi guarda con due occhioni dolci: mi ricorda la madre quando la prendevo in giro e lei si divertiva a fare l’offesa.
-Sai piccola, dopo zio Jared ti porta in spiaggia con Berry, va bene?-
-Solo se vieni anche tu!-
-Certo piccola!-
Mi da un bacino sulla guancia e sparisce in cucina con le altre donne della famiglia.
La guardo uscire dalla porta della mia stanza, poi ritorno con lo guardo sulla foto.
-Senti fratellone, voglio chiederti una cosa, posso?-
Ho paura di quello che vuole dire, ma acconsento.
-Tre anni che non scopi? Tre anni che non dormi con una donna se non tua figlia, giusto?-
-Che c’è? Hai qualche problema?-
Sospiro e mi alzo di colpo andando a chiudermi in bagno.
Chiudo gli occhi stringendo a me quella foto, la voglio sentire ancora mia, voglio che mi scaldi almeno per un’ultima volta.
Occhi chiusi e ricomincio a ricordare.
 
 
 
3 ANNI PRIMA:
-Shannon, fratellone! Guarda che smalto bello!-
Mi avvicino alla vetrina: un tavolo pieno di smalti.
-Sì- dico senza aggiungere altro.
Tomo mi vede strano, e capisce che qualcosa non va.
-Nulla. Solo che questa mattina io e Fra abbiamo litigato per chi avrebbe portato la bambina da mia madre-
-Omone, cosa vuoi che sia? Pure io e Vicky abbiamo litigato. Tuo fratello si è presentato a casa mia e io mi ero scordato che doveva passare per andare alla Virgin. Anzi, ora la chiamo-
-Senti Tomo, non è colpa mia!- perché mio fratello non chiude mai la bocca?
-Ha forse detto questo? No, quindi chiudi quella bocca e entra in questo benedetto negozio e compra tutti gli smalti che vuoi! Io e Tomo ti aspettiamo in quel bar di fronte!-
Che cazzo, è mai possibile che mio fratello deva sempre rompere i coglioni?
Io e Tomo attraversiamo di corsa la strada, visto che sta arrivando un ambulanza a tutta velocità con le sirene accese.
-Non vorrei mai trovarmi dentro lì-
-Oh Shan, su con la vita!- sospiro, sentendo il cuore che perde un battito.
-Fra! Ora la chiamo e le chiedo scusa!-
Prendo il telefono dalla tasca dei pantaloni: troppe chiamate da parte di mia madre. Merda, ho dimenticato di mettere la vibrazione. La chiamo.
“Mamma? Che c’è? Perché stai piangendo?”
Sta singhiozzando.
“Fra! Moto! Incidente”
Continua a ripetere queste parole, una disconnessa dall’altra.
“Mamma? Mamma ti prego, dimmi che mi stai prendendo in giro! Per favore!”
Continua a piangere e non capisce nulla.
“Mamma respira! Per favore”
La sento respirare e tra un respiro e un altro riesce a dirmi che si trova all’ospedale.
-Shan, che succede?-
Alzo lo sguardo: davanti a me mio fratello senza borsa, sicuramente ha litigato la commessa e per ippica non ha preso gli smalti.
-Fra! Mamma ha detto che è in ospedale- riesco a dire senza nemmeno capire cosa stia davvero accadendo accanto a me.
-Che aspetti? Sbrigati!- mi urla dietro Tomo.
Ma tutto attorno a me sembra essersi fermato, e con il mondo pure io mi sono fermato.
 
-Shannon!-
Mia madre mi corre incontro piangendo e io la abbraccio, lasciando uscire pure io le lacrime.
-Dov’è? Devo vederla! Devo dirle che la amo, che mi spiace, che starò più attento a lei e alla bambina..-
Sto urlando, fregandomi di tutto e tutti, fregandomi di essere in ospedale.
-Papà!-
Dietro mia madre c’è la mia piccola Hope. Hope, speranza. Com’è che la speranza non muore mai? Com’è che la speranza continua a vivere dentro di noi sebbene il mondo sta crollando?
Mi inginocchio e abbraccio mia figlia.
-Papà la mamma..- vuole dirmi qualcosa, ma non ne ha il coraggio.
-La mamma ha solo fatto un brutto incidente. Vedrai che tornerà a casa con noi. Stai tranquilla!-
Sto parlando a lei o a me stesso?
-La mamma è morta!-
Bum! Com’è che una bambina di appena due riesca a distruggere ogni minima speranza di vita?
-No tesoro mio!-
Non è possibile! Sta sicuramente scherzando.
-No!- urlo buttando a terra la bimba che piange e va da mia madre.
Urlo parole sconnesse, tiro pugno ai muri facendomi male.
-Shannon basta! Basta ti prego!-
Mio fratello e Tomo, arrivati con me, cercano di fermarmi. Ci riescono solo dopo parecchi minuti, quando mi lascio andare e cado a terra piangendo, distrutto dalla persona che più amavo.
-Shan, andiamo a casa-
Alzo lo sguardo e tra le lacrime vedo Tomo che mi porge la mano. Tiro su con il naso e prendo la sua mano che mi aiuta a rialzarmi.
-Che ne sarà ora di me e di Hope? Chi mi sveglierà al mattino con la colazione a letto? Con chi litigherò prima di andare a dormire? Con chi farò la pace facendo l’amore?-
Tutti i miei dubbi, tutte le mie domande fuoriescono senza essere bloccate da niente. Solo un abbraccio di mia madre riesce a farmi capire che è davvero finita e non c’è nulla da fare.
 
Hope sta da Tomo e Vicky per qualche settimana, per lo meno lì ci sono Jack e Sarah, si diverte con loro. Io invece no, non ce la faccio a muovermi, non riesco a dormire, mangiare. Chiudo gli occhi quei cinque minuti quando sono distrutto, ma mi risveglio ancora più distrutto. Le immagini di Francesca che si sviluppano nella mia mente: il nostro incontro, la nostra prima volta, la nostra vacanza a Parigi dove ci siamo detti “ti amo”, la nascita di Hope. I sei anni più belli della mia vita ormai buttati in fumo.
In televisione stanno passando un porno e io me lo sto guardando: fa male vedere come si muovono quei corpi quando io ho perso tutto. Sono in mutande, seduto con le gambe aperte sul divano con una bottiglia in mano: sono ubriaco ed eccitato.
Appoggio la bottiglia sul tavolino e alzo il culo per levarmi i boxer. Rido senza senso, rido perché sono ubriaco.
Prendo in mano il mio pene e comincio a masturbarmi, riprendendo in mano la bottiglia e cominciando a bere. Ma ho la nausea, quindi mi alzo e di corsa vado in bagno: vomito anche l’anima senza rendermi davvero conto di quello che sto facendo. Alzo la testa dal cesso e mi lavo il viso e i denti, poi vado in camera a cercare qualche vestito. Sento freddo e ho paura di ammalarmi. Apro l’armadio quando mi accorgo che dietro di me c’è il vaso con le ceneri di Fra.
Ha sempre voluto diventare cenere: diceva che andando sotto terra aveva paura dei vermi che la mangiavano. Mi dimentico dei vestiti, così nudo scendo con il vaso.
-Fra, amore mio- riesco a dire prima di lasciarlo cadere a terra per correre a vomitare un’altra volta.
Un’altra volta ancora vomito l’anima, mi lavo un’altra volta viso e denti e poi esco dal bagno accorgendomi del disastro che ho combinato.
-NO!- urlo inginocchiandomi e piangendo.
Sono piuttosto ubriaco ma riesco a mettere d’accordo cervello e riflessi: devo riuscire a rimettere dentro le ceneri nel vaso. Ma come cazzo faccio che il vaso è rotto? Fanculo.
Beh, non posso tenerla in casa con me; ho deciso: inspirerò le ceneri come se fossero una droga. Dopo tutto Fra era la mia droga. Mi avvicino con il naso e..
-Shannon? Shan! Che cazzo stai facendo?-
Mio fratello arriva e mi toglie da quella che è la mia vita.
-Shannon!-
Comincia a tirarmi schiaffi nel viso.
-Riprenditi fratellone! Torna in te, che cazzo!-
Alzo lo sguardo: Jared è incazzatissimo con me. Riabbasso lo sguardo, deluso da me stesso per aver deluso la persona che mi vuole più bene al mondo.
-Scusa- riesco a dire tra le lacrime.
Lo sento sospirare, poi si inginocchia e mi abbraccia.
-Hei fratellone. Ora ci facciamo una bella doccia e poi dormiamo. Ti va?-
Annuisco senza dire nulla cercando di non piangere. Mi aiuta ad alzarmi e mi porta in doccia.
-Tieni giù quell’affare!-  dice guardando il mio pisello e tenendo in mano il soffione della doccia.  –Non voglio che tu mi salti addosso-
Vedo che accenna a un sorriso: voglio uscire dalla doccia per abbracciarlo ma chiude la porta della doccia facendomi male al naso.
-Jared cazzo!-
-Volevi saltarmi addosso, vero? E comunque non ti ho fatto male!- ride mentre mi massaggio il naso.
-Invece si!- mi lamento.
-Senti Shan, chiudi quella bocca, finisci di lavarti, abbassa quel pisello e vestiti. Vieni a stare da me per un po’, poi vai da mamma che hai più bisogno di lei. Ok? Bene!-
 
 
Jared apre la porta e mi ritrova seduto con la schiena appoggiata alla vasca tra le lacrime. Si siede accanto a me e mi prende la mano. Sposto lo sguardo dalla sua mano ai suoi occhi, poi alle sue labbra. Istintivamente le bacio.
-Shan! Fermati! Ok? Bene- dice sospirando.
-Scusami Jared..-
Appoggio la testa alla sua spalla e in un attimo chiudo gli occhi prendendo sonno.





aaaaaaaaaaallora? eh? eh? eh?
che ne dite?
povero shannolo! vabeh ma tanto so che riuscirà a non fare queste cazzate..
è forte lui!!!!!
Fra :)
  
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