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Autore: Madcap    02/01/2007    5 recensioni
-E tu…- fece la donna, squadrando l’elfo con quel suo tipico sorriso furfantesco e affascinante, soppesando con la destra il trofeo sottratto -…acconsenti ad ogni sua richiesta, in ogni momento, Dalamar?- -E’ il mio Shalafi, Kitiara, e…- disse lui con naturalezza, allungando un braccio in muta richiesta di aver restituito il maltolto. *** Kitiara provoca Dalamar, in un "incontro clandestino" alla Torre dell'Alta Stregoneria.
Genere: Generale, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’ora del Tè

L’ora del Tè

 

-Dalamar, potresti portarmi dell’acqua calda?-

 

L’elfo scuro sollevò lo sguardo e lo puntò nella direzione da cui era sopraggiunta la voce, un po’ rauca, bassa e gentile.

La donna che stava davanti a lui abbassò il calice che stringeva in mano e battè un paio di volte le palpebre, apparentemente turbata.

-Chi accidenti…?- cominciò con voce incredula, posando il calice colmo di un liquido scuro sul tavolo che le stava alla destra, per poi passare una mano tra i riccioli corti e neri come la notte.

-Chi vuoi che sia?- rispose seccato l’elfo, imitando il primo gesto della donna e dirigendosi verso una finestra sulla cui mensola si trovava una brocca.

-Ma… la voce…- continuò la donna, disorientata, movendosi con il leggero tintinnio della spada da cui mai si separava contro l’armatura di scaglie di drago azzurro –non può essere lui- concluse, come se stesse rivelando all’elfo la somma di due più due.

-E dire che sei sua sorella- commentò lui con un sorrisetto sarcastico, per poi afferrare la brocca.

-Sorellastra- lo corresse acida, strappandogli il contenitore dalle lunghe dita da mago. Apparentemente sorpreso, Dalamar lasciò ricadere le braccia lungo il corpo.

-E tu…- fece la donna, squadrando l’elfo con quel suo tipico sorriso furfantesco e affascinante, soppesando con la destra il trofeo sottratto -…acconsenti ad ogni sua richiesta, in ogni momento, Dalamar?-

-E’ il mio Shalafi, Kitiara, e…- disse lui con naturalezza, allungando un braccio in muta richiesta di aver restituito il maltolto.

-…e poi ti piace fargli da cagnolino. E dire che non sei così facile da domare, in altre…- si avvicinò a lui, fino a posare le labbra sul suo collo per poi accostarle all’orecchio puntuto dell’elfo scuro -… situazioni-

Questa volta la donna sembrava essere andata oltre. Rigido, il mago si scostò da lei evitando il suo sguardo carico di lussuria, per poi dirigersi verso l’uscita della stanza. La signora dei draghi lo osservò, vincitrice ancora una volta, posando la brocca a lato dei due calici che ancora rimanevano sul tavolo. Ma proprio mentre tra il lieve sussurro della sua morbida veste di velluto nero incedeva il mago, deciso a porre fine alla conversazione, si fermò di scatto, come pensando a qualcosa. Indugiò sulla porta. Quindi si voltò, squadrando la donna con una cupa luce negli occhi obliqui.

-Se anche tu avessi provato il tocco delle sue dita… non staresti lì ad offendermi ed umiliarmi gratuitamente- la voce dell’elfo era adesso solo un sussurro basso, tetro, a tratti nervoso come le dita bianche e simili a ragni che ora si muovevano verso il davanti della veste nera.

-Oh, ti prego- fece Kitiara, sbuffando per poi riprendere in mano il calice di vino elfica –non fai che mostrare quelle disgustose cicatrici come un trofeo-

Dalamar abbassò la mano e strinse gli occhi scuri, lasciando nascere sulle labbra perfettamente disegnate un sorriso quieto.

-Continua, prego- disse, in tono amabile, cercando di respingere quelle parole arcane che ora gli venivano alla mente. Perché scagliare un maleficio per qualcosa di così piccolo, e tipico della natura umana di quella donna, come una provocazione?

 

-Dalamar…? L’acqua calda-

 

Questa volta la voce era stata interrotta da un secco colpo di tosse, e sebbene ancora calma, vi si poteva notare una nota d’urgenza. Dalamar si diresse deciso verso il tavolo. Kitiara si gettò su una delle poltrone vicine al fuoco, esalando un teatrale sospiro.

-Sei noioso, elfo scuro- pronunciò, quindi fece per portare alle labbra il calice. Ma fu fermata da dita agili, rapide e forti. Si ritrovò il volto avvenente del mago a pochissima distanza.

-E tuttavia continui ad amarmi così spesso- lo sussurrò con lieve sarcasmo ed avvicinando il volto così tanto da lasciare che le sue labbra sfiorassero quelle vermiglie della donna. Lei le piegò in un vago sorriso, prima di tentare un bacio passionale, venendo respinta da un identico sorriso ironico.

-Per cui, evita di umiliarmi, o ti contraddirai- Dalamar riprese quindi in mano la brocca, e si diresse ancora una volta verso l’uscita della piccola stanza.

Furiosa, Kitiara balzò in piedi e con un sinistro bagliore degli occhi freddi e scuri, afferrò il polso dell’elfo.

-Non ci provare mai più, reietto-

Aveva toccato il nervo scoperto, e lo sapeva. Non aveva paura di provocarlo come non aveva paura della sua magia.

-Consiglierei la stessa cosa, traditrice- e divincolandosi dalla presa della donna, soffocando il desiderio di scaraventarla sul pavimento con cupo desiderio, posò infine la mano mancina sulla maniglia della porta.

Soddisfatta dalla reazione, Kitiara bevve un sorso di vino senza perdere di vista l’amante.

 

-Dalamar!-

 

Per la terza volta, la voce aveva perso la sua nota di pazienza, e adesso suonava rotta e contornata da numerosi colpi di tosse. La signora dei draghi sospirò.

-Và, Dalamar. Non puoi far tardare mio fratello all’ora del tè, lo sai bene-

L’elfo fece una risatina sarcastica appena accennata. Kitiara strabuzzò gli occhi. E così non voleva più rispondere alle sue provocazioni? Maledetto elfo scuro!

-Oh!- esclamò quindi in tono da grande attrice –perdonami se vi ho tenuti separati così a lungo! Che sciocca… come ho fatto a non pensare che voi due siete sempre chiusi in questa torre, al buio, da soli…- sensualità pura, quella che usciva dalle vermiglie e femminili labbra appena piegate a formare un sorriso e che raggiungeva vellutata puntute orecchie d’elfo.

E ancora lui non rispondeva alcunché.

-Non avrò interrotto i vostri giochetti?-

-Hai colto nel segno, Kitiara-

E se ne andò, chiudendo la porta alle sue spalle, con un sorriso soddisfatto e lo sguardo divertito, in cui brillava un segreto guizzo di vittoria.

 

Dentro la piccola stanza, Kitiara aveva perso il sorriso, e i suoi occhi scrutavano vacui dinanzi a sé, spalancati e colmi di orrore. Posò il calice sul tavolo e scosse i corti riccioli, come se stesse cercando di allontanare dalla mente pensieri assolutamente terrificanti.

 

 

  
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