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Autore: Red Fox    15/06/2012    5 recensioni
cit./ Elisa era sempre stata la sua bimba, il suo gioiello.
Fino a quel momento.

1'000 parole esatte su un legame indivisibile tra un padre e una figlia, che viene spezzato dall'unica persona in grado di farlo: un papà.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Okay, questa è una cosa molto personale. L'ho scritta in un momento piuttosto difficile della mia vita (oggi XD), e non ero sicura di pubblicarlo. Scrivere fa sentire bene me, magari leggerla (se avete i miei stessi problemi) farà sentire meglio voi. Dubito, ma almeno saprete di non essere soli
Dedicata a tutti i ragazzi&ragazze
che hanno genitori separati, in procinto di separasi o simili. Vi voglio bene e vi mando tante coccole :3
Red Fox


 

Perla rara
 

Amare per me
fu tenere il suo respiro nelle braccia
e scoprire che ogni altro rumore si era spento.
{Margaret Mazzantini

 
 
Elisa era sempre stata la sua bimba, il suo gioiello.
L’aveva sempre amata, ed era chiaro a tutti questo sentimento. Era evidente nel momento in cui la bambina inciampava, cadendo, e lui correva a vedere come stava, accarezzandole i capelli; era palese ogni volta che andavano al mare, e lui le teneva la mano mentre la famiglia passeggiava sul lungomare; era lampante quando, appena sceso dall’auto dopo giorni che non si vedevano, il primo sguardo che l’uomo regalava era per lei; ed era ancora più eloquente dal fatto che la difendesse sempre a spada tratta, che le facesse mille complimenti, che si vantasse con gli amici di quanto era brava la sua bimba.
Era sempre stata la sua preferita, Elisa.
Fino a quel momento.
 
 
 
La ragazza non sapeva come fosse successo. Forse era perché la loro situazione economica non era delle migliori, ed essendo abituato ad avere tutto, Piero non aveva retto la tensione. I debiti, i problemi, il lavoro. Probabilmente era sempre stato un uomo debole. Non se n’era mai resa conto, Elisa. Fino a quel momento, aveva sempre creduto che fosse un uomo forte, dalle spalle larghe, capace di mantenere la proprio famiglia. Non aveva mai capito che, dietro di lui a manovrare i fili, c’era la madre. Forse era così che era andata: quando Giorgia aveva iniziato a cedere, sotto il peso di problemi più grandi di lei, Piero aveva vacillato. Sì, perché Giorgia era sempre stata il muro solito a cui l’uomo si appoggiava, da cui Piero dipendeva. E nel momento in cui quel muro aveva iniziato a barcollare, per poi creparsi ed infine cadere, Piero si era ritrovato così: senza più alcun appoggio a cui sostenersi. E cadere era stato fin troppo facile. Perché alzarsi finalmente sulle proprie gambe, tentare incerto a fare alcuni passi da solo, senza che nessuno gli mettesse sotto il culo una sedia, o una bici, o una moto, era troppo difficile per un uomo come lui abituato a vedere la moglie fare tutto al posto suo. A quel punto era tangibile la verità: Piero era un vigliacco.
La separazione con sua madre aveva devastato l’intera famiglia, aveva  sconvolto anche quell’unico angolino di pace che erano riusciti a ricavarsi con sforzi e sacrificio. Non sapeva, Elisa, cosa fosse successo nella loro vita per far arrivare il padre ad affermare una così sconvolgente dichiarazione: non ne posso più di vivere qui, mi sono rotto i coglioni. Me ne vado.
Cos’era accaduto? Perché era successo?
Ma Elisa, nonostante fingesse di non conoscere il motivo, era perfettamente consapevole della verità. La colpa era solo sua.
Quando Elisa si era ammalata, era stata dura. Soprattutto per suo padre, sempre abituato ad avere la vita servita su un piatto d’argento, assuefatto dalla sensazione di tranquillità di ogni cosa che lo circondava, abituato ad avere tutto sotto controllo. Il vedere la sua bimba -il suo gioiello prezioso, la sua perla rara- stare male, lo aveva disorientato. Vedere la figlia piangere lo aveva completamente annientato. All’inizio le era stato vicino –per tenerle la mano, a sussurrarle che tutto si sarebbe risolto-, ma con l’andare avanti dalla malattia, capendo che la situazione sarebbe solo peggiorata, era fuggito. Aveva cercato di sparire, allontanandosi pian piano dalla sua famiglia. Lo aveva fatto impercettibilmente, ma l’aveva fatto. Elisa non se n’era neanche resa conto –giustificandolo, difendendolo, continuando a guardarlo con occhi adoranti-. Il suo papà, il suo eroe. La ragazza aveva voltato le spalle alla realtà, rifiutandosi di credere che il suo papino si stesse allontanando da lei.
Finché non era stato troppo tardi.
Non ti vuole più, non sei più importante, non sei mai stata veramente la sua bimba preziosa. Queste frasi continuavano a vorticarle in testa, a colpirla a tradimento mentre meno se l’aspettava. Elisa si limitava a scrollare la spalle, a sorridere incerta per nascondere come si sentiva veramente. Scuoteva la testa e si diceva che: ‘‘no, non lo farebbe mai. Non a me’’. Tuttavia quelle parole le rimanevano appiccicate addosso, la corrodevano dall’interno, infestavano il suo cuore e vi insidiavano radici profonde. Piero ormai aveva cambiato idea, aveva scelto di cambiare vita –forse troppo disgustato da quella che faceva con la sua famiglia.- Aveva lasciato la figlia indietro, a osservare le sue spalle andarsene. A sperare -pregare-, che si voltasse, anche solo per dirle ‘‘ci vediamo presto’’, o per sorriderle. Per farle capire che non l’avrebbe abbandonata, che non l’avrebbe fatto anche con lei.
Elisa sta ancora aspettando di vederlo tornare.
 
 

Suo padre non c’era, di nuovo. Aveva bisogno di lui, Elisa, stava male. La testa pareva sul punto di spaccarsi, aveva tremende fitte alla pancia e voleva solo urlare quanto le facesse schifo quella situazione. Sua madre era lì, accanto a lei, a tenerle la mano in ospedale. C’era, come sempre. Persino Alessandro era presente, seppur seduto su una sedia a guardare fuori dalla finestra pensando a chissà cosa. A trovarla erano andati tutti: amici, parenti, vicini di casa. Tutti, a vedere come stava. Ad augurarle di rimettersi, a regalarle un sorriso.
Solo suo padre non c’era.
Elisa chiuse gli occhi, facendo un respiro profondo. Avrà avuto un contrattempo, si disse. Magari si è rotto il motore dell’auto, o forse c’è stato un incidente sulla statale. Lentamente, tornò a guardare la madre. Nonostante tutto, la donna le sorrideva. Aveva passato l’Inferno, ma ne era uscita. Lei sì che era forte. Elisa si pentì tremendamente di non averle dimostrato più spesso tutto l’affetto che provava per lei. Come potevi? Vedevi solo tuo padre, mormorò una vocina dentro di lei, tendendole un’imboscata. Fece una smorfia, disgustata. Già, per lei la madre era sempre stata importante, essenziale, ma suo padre… A confronto chiunque pareva fioco, quasi inesistente. Pensa che stupida, commentò, facendo un sorriso amaro.
Non venne, Piero. Non si presentò davanti a lei, scusandosi per il ritardo. Non l’abbracciò forte, mormorandole quel ‘‘come si dice?’’ che lei tanto amava sentire. E avrebbe voluto rispondergli, con tutto il cuore!, quel ‘‘ti voglio bene!’’ squillante, che faceva sorridere suo padre persino con gli occhi. Avrebbe voluto dirglielo, che lo amava.
Ma lui non c’era.
 
 
 
Quando Piero finalmente si presentò, fu insieme a lei. Elisa sentì come una lama affilata attraversarle il petto. Come osava? Come si permetteva a portare lì, in casa sua, quella donna? E tornò da loro non per presentarla -sarebbe stato ingiusto e orribile anche in quel caso-, ma per dire a Giorgia che voleva tenersi anche quell’unica cosa che, forse nell’unico atto che aveva compiuto dimostrando di essere un uomo, aveva lasciato a lei e ai figli: la casa. Ovviamente, Giorgia era partita all’attacco. ‘‘Scusa, ma noi dove dormiamo? Riusciamo a mangiare a stento, con il mio stipendio!’’ No, mamma. La frase che dovevi pronunciare era un’altra: ‘‘Spiegami come cazzo facciamo a vivere, se lasciamo a te anche l’unica cosa che ci resta. Ti senti un vero uomo, Piero? Non lo sei. Esci da quella porta e non tornare mai più.’’ Questo, avrebbe voluto dire Elisa. Avrebbe voluto urlargli contro che era solo un bastardo, che meritava di vivere una vita infelice, che ora la sua perla rara lo odiava. Ma come avrebbe fatto, poi, Elisa? Come, senza più lo sguardo di suo padre a sostenerla?
Zitta, Elisa.
 
 
Suo padre non l’aveva più guardata con quello sguardo, non l’aveva più accarezzata orgoglioso di lei, non l’aveva più tenuta per mano. Ed era stato allora che Elisa aveva capito: ormai non aveva più un padre. Quell’uomo aveva sprecato anche la sua ultima possibilità, aveva scelto deliberatamente che non gli importava più nulla di sua figlia.
Elisa solo a quel punto lo lasciò andare, chiudendo anche l’ultima porta che aveva lasciato socchiusa.
  
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