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Autore: Merope Molly Lestrange    15/06/2012    6 recensioni
Veronica non sa cosa può causare una lattina. Scoprirà che non tutto vien per nuocere e che alle lattine bisognerebbe fare un monumento.
Tra amori ed amicizie adolescenziali ecco l'ennesima storia di un'autrice in erba.
Vabbè... se volete leggere qualche cavolata entrate pure u.u
Buona lettura.
Genere: Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo


Il terminal era pieno di gente come al solito. Qualche nuvola solcava il cielo primaverile, mentre due ragazze parlottavano sottovoce in modo che nessuno oltre loro potesse sentirle. Discutevano di un ragazzo quando proprio esso, staccandosi dal suo gruppo di amici, si avvicinò a loro. Era un ragazzo moro con i capelli piuttosto lunghi e semplici occhi castani. Indossava la maglietta del suo gruppo metal preferito e dei larghi jeans su convers rosse.

"Me la butti ?" chiese ad una delle due ragazze porgendo una lattina vuota.

Senza aspettare che essa rispondesse, con sguardo eloquente e senza una parola, porse la lattina allla ragazza accanto, dalle ciocche rosse.

Veronica rimase immobile senza capire il significato di quel gesto. Solo qualche settimana prima lui aveva detto di non voler avere niente a che fare con lei e di conseguenza l'aveva evitata fino ad allora. Veronica aveva una cotta per Giulio da secoli e non le era ancora passata.

"Sta davvero considerando me ? Non è possibile"

Prima che l'amica reagisse (e ci sarebbero voluti secoli) la compagna afferrò la lattina ed il ragazzo si allontanò per ritornare dai suoi compagni.

Veronica si riprese e si voltò verso l'amica che le mise in mano la lattina "Tieni e buttala, lui voleva darla a te"

" E perchè ?" chiese lei.

"Perchè non gli andava di buttarla" rispose Simona con nonchalance.

" Ma come ? Per chi mi ha presa ?! Perchè dovrei fare una cosa del genere ? La prossima volta che lo vedo gli dico chiaro e tondo che la lattina se la butta da solo la prossima volta." sbottò la ragazza, indignata.

" Fa come vuoi" le disse Simona giocherellando con il laccetto della giacca.

Improvvisamente Veronica fece dietro front e mollando l'amica andò a cercare quel ragazzo, ma esso si era allontanato con gli amici e non lo trovò. Mentre tornava dalla sua compagna, furiosa, quasi non si accorse che stava per andare a sbattere contro il suo amico, Marco.

Veronica era scossa dall'accaduto, era arrabbiata. Certo, volevo che Giulio le rivolgesse la parola, ma non in quel modo, che poi neanche aveva parlato con lei.

Ricordava qualche mese prima, la prima volta che aveva trovato il coraggio di rivorgergli la parola, quando mentre erano al terminal gli aveva detto " Bella la maglia" Alludendo al gruppo metal stampato sulla T-shirt, la stessa che indossava quel giorno della lattina. I due non avevano mai avuto una vera e propria conversazione, o perlomeno Giulio non le aveva mai rivolto la parola, al massimo qualche grugnito di assenso e saranno stati massino due in tutto l'anno scolastico. Non avendo al momento altri con cui sfogarsi raccontò ciò che era appena accaduto ad Antonio. Un ragazzo ordinario dai capelli quasi fino alle spalle e che non si separava mai da suo berretto bianco.

"L'ha fatto per prenderti in giro, non ci pensare più di tanto" rispose lui per consolarla. Peccato che non funzionò perchè se Veronica prima era arrabbiata non era nulla in confronto a ciò che era dopo l'affermazione dell'amico.

"Va bene, ora devo andare da Simona, ci vediamo"

Lasciò l'amico e raggiunse la compagna quando Giulio e la sua comitiva apparvero poco lontano.

Simona le mise in mano la lattina e le sussurrò a mezza voce "Lanciagliela addosso".

Veronica voleva farlo con tutta se stessa, ma non se la sentì e quando gli fu vicino gli disse" La prossima volta la lattina te la butti da solo"

Lui sorrise e con la mano alzò il pollice per dirle"Ok", ma nulla era Ok !

Non gli mise neanche in mano la lattina e se ne andò. Buttò la lattina a terra pochi metri più in là quando nessuno dei suoi compagni poteva vederla. Sospirò e voltò il capo sperando che l'amica l'avesse seguita.

"Gliela dovevo lanciare quella lattina ! Simona aveva ragione..." Pensò fuoriosa sbuffando.

"Sai che esistono i cestini per buttare la roba ?" la rimproverò una voce sconosciuta da dietro le spalle. Veronica si voltò lentamente per vedere chi aveva parlato. Era una ragazzo poco più grande di lei e dagli occhiali quadrati ed una camicia azzurra sui Jeans pieni di strappi.

"Scusa eh" gli rispose piuttosto sgarbata.

Il ragazzo la sorpassò e andò a raccogliere la lattina che gettò del cestino proprio accanto alla ragazza.

"Che sforzo enorme allungare il braccio di venti centimetri..." disse lui con sarcasmo.

"Oh sta zitto !"

" Vai in 1°A, giusto ?" le chiese.

" Si, come fai a saperlo ?" domandò Veronica con un minimo di sospetto.

" Passo sempre per la tua classe. Sei l'unica in tutta la scuola con le ciocche rosse. Ti si nota ... se fossi più alta daresti decisamente nell'occhio. A me tocca abbassare la testa per parlarti " disse lui sorridendo.

" Che hai da dire sulla mia altezza ?" sbottò lei dal suo metro e tanta voglia di crescere.

" Niente.... " disse lui appoggiandosi di spalle al muro guardando in alto, lanciandole un' occhiata e con una faccia buffa far finta di non averlo fatto.

"Devo andare altrimenti perderò il pullman. Ciao, se vieni nella mia scuola ci rivedremo" disse spiccia Veronica per liberarsi di lui.

" Che pulman prendi ?"

"L'8"

" Io il 9, peccato... beh vai su, ma... l'otto non partiva alle due ?"

"Beh, si. Perché?"

"L'hai perso da un quarto d'ora, esattamente da sedici minuti." le disse tranquillo leggendo l'ora sul cellulare e trattenendo un sorriso.

Veronica afferò il suo telefono dalla borsa per controllare che il ragazzo dicesse il giusto.

Purtroppo aveva ragione.

Imprecò quasi come una camionista tanto che il ragazzo rimase così a quardarla.

" Che c'é? " chiese lei accortasi di come la stava guardando il ragazzo, ma non ebbe finito di completare la domanda che si rese conto del perché.

"Niente.... come ti chiami ?" le disse divertito.

"Veronica, tu ?"

"Daniele"

"Okay.. ora devo andare altrimenti perdo anche quello delle tre."

" Va bene, ciao. Qualcosa mi dice che riusciresti a perdere anche quello.." la salutò facendole l'occhiolino.

"Neanche mi conosci... che ne sai ?! Ciao... "

Girò sui tacchi e se ne andò. Si sedette su una panchina ed attese che arrivasse il bus delle tre.
Sembrò passare un'eternità, ma finalmente arrivò e quando ritornò a casa sua madre era già andata a lavoro.

"C'è la pasta nel frigo. Riscaldala. Ho già tagliato il pane prendi qualcosa dal frigo."

Sua madre le aveva lasciato un biglietto prima di andarsene. Buttò la cartella a terra e fece cadere insieme il biglietto giallo che la sua genitrice le aveva lasciato.

Aprì il frigo e ne tirò fuori la ciotola di pasta al sugo. Prese una pentola, gettò dentro le poche penne rigate e fece riscaldare.

Poi si sedette a tavola ed iniziò a mangiare. La pasta era gommosa ed il sugo era tutto rappreso tanto che smise di pranzare dopo neanche cinque minuti e dopo aver scoperto che il pane risaliva almeno a tre giorni prima le passò la voglia e si prese una mela dal frigo.

Si mise al Pc per un po' e dopo che Giulio si collegò ,e la sua faccia nell'icona la fece innervosire, si decise a fare i compiti.

Che palle la scuola ...


 

 

*Angolo autrice*

Ecco il prologo di quella che dovrebbe essere una long.

La storia è nata così per passare il tempo.Tecnicamente doveva essere una cosa leggermente diversa, ma è venuto fuori questo.

Spero vi piaccia e... lasciare una recensione non uccide nessuno, eh !
La citazione " un metro e tanta voglia di crescere" non è mia, ma di una mia amica. Scommetto che ci sono un sacco di errori grammaticali....ma vabbè ^^"



Detto questo dedico questa storia alla cara Roxanne Potter ;)

Merope

  
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