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Autore: _emanuela    15/06/2012    0 recensioni
Ispirata al romanzo fantasy scritto da Michela Bagini intitolato "Selyria".
ATTENZIONE: LA ONE SHOT CONTIENE SPOILER.
Genere: Drammatico, Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Non avrei mai più rivisto quegli occhi azzurri pieni di dolore e di una pura innocenza. Ed ‎era ‎proprio ‎la ‎sua ‎innocenza che faceva di lei ciò che era. ‎
Nonostante un passato segnato dal lato oscuro, lei conservò la sua luce. ‎
In cuor mio non vi era altro che il nulla. Non ero mai riuscito a capire quanto importante ‎fosse ‎per ‎me. ‎Ero ‎così abituato a tenerla vicino, ad amarla, che non averla più accanto era come una ‎morte ‎lenta.‎
In me ardeva vendetta. Non avrei avuto pietà, nemmeno per la donna per la quale ‎un ‎tempo ‎provavo ‎un ‎sentimento d’amore e che ora era regina degli elfi.‎
Selyria. Fu lei a liberarci, ma fu anche l’artefice della morte di mia sorella. ‎
L’animo generoso di Sole, la portò ad accettare di combattere per il bene. Voleva ‎che ‎il ‎mio ‎volto ‎esprimesse felicità, mostrando un sorriso sincero. Perché ciò avvenisse, doveva ‎riportare ‎la ‎pace nel regno, ‎anche a ‎costo della sua stessa vita. ‎
Se Dana non si fosse ribellata, Sole sarebbe viva. ‎
Desideravo tornare indietro. Avrei preferito continuare a servire il male, a passare i miei giorni ‎in ‎una ‎cella ‎pur ‎di riaverla.‎
Guidato dalla rabbia, mi recai ad Elaida, nel palazzo di Cristallo. ‎
All’esterno somigliava a una grande reggia dalle mura dorate. Ricordava molto la reggia ‎di ‎Versailles. ‎Solo ‎una volta ammirai quell’antica residenza reale, ma lo stupore fu tale da non riuscire ‎a ‎dimenticare. ‎
Entrai nel palazzo. L’interno differiva molto dall’aspetto esterno soprattutto per la diversa ‎scelta ‎di ‎colori. ‎Anche in quest’ultimo, proprio come nella reggia francese, c’era una galleria degli specchi. ‎
Avanzai e ‎mi ‎ritrovai davanti alle scale in ferro battuto. Salii frettolosamente e corsi ‎nella ‎stanza ‎della ‎regina ‎degli Elfi. Era ampia e non molto arredata. Le pareti erano tinte di rosa abbellite da ‎disegni ‎di ‎fiori bianchi.‎
Raggiunsi Selyria e la guardai intensamente. In quei pochi istanti la rabbia si placò e provai un ‎senso ‎di ‎malinconia. La sua pelle diafana, i suoi lunghi capelli, il suo carattere dolce ma forte ‎e ‎determinato. ‎L’amavo ancora, ma il dovere di vendicare mia sorella prese il sopravvento sui ‎miei ‎sentimenti.
Convinsi Selyria a seguirmi avvisandola di un probabile nemico che si trovava nei pressi del ‎bosco. ‎Le ‎dissi ‎di ‎andare a controllare da soli, se eravamo in molti c’era il rischio di essere scoperti. ‎
Quando fummo abbastanza lontani, mi fermai. Estrassi la spada dalla guaina e la ferii a ‎un ‎braccio. ‎Portò ‎una ‎mano sulla ferita e mi chiese il perché di tale gesto, ma non ebbe risposta. ‎
‎-‎ Malak, non voglio lottare contro di te, ti prego fermati. – supplicò.‎
‎ Continuai a sferrare colpi, ma nonostante il suo braccio dolorante, riuscì a scansarli e ad ‎usare ‎i ‎suoi ‎poteri ‎da fata. Nella lotta contro il male era ritornata ad essere metà fata, ciò ‎significava ‎che ‎non ‎possedeva tutte ‎le abilità che aveva acquisito quando era un elfo completo.‎
Ciononostante, non ero molto avvantaggiato. La mia avversaria era molto più potente. Avrei potuto ‎sfruttare ‎la lotta fisica senza armi, ma l’idea di picchiare una donna, mi disgustava. Certo tentare di ‎ucciderla, era ‎molto peggio, ma ero cosciente che lei poteva fronteggiarmi. Forse non desideravo la ‎vendetta, forse stavo ‎solo trovando un pretesto per odiarmi e per raggiungere Sole. Ero troppo vigliacco ‎per farlo da solo.‎
Scappai nel bosco. Non sapevo cosa fare, che tattica utilizzare. ‎
Selyria non si alzò in volo spiegando le sue ali di piume bianche. La vidi attraversare il sentiero dove mi ‎ero ‎nascosto. Cautamente mi avvicinai e prima che lei potesse accorgersi della mia presenza, la spinsi ‎facendola cadere.‎
Non restava altro che dare il colpo finale, quello fatale. Le mie mani strette intorno ‎all’impugnatura, ‎tremavano. Arrivato a quel punto, non potevo né esitare né tornare indietro.
Una lama lacerò le mie carni. Abbassai lo sguardo. Riconobbi la spada del Rizha del Fuoco.‎
Ero stato poco prudente. L'assenza della regina senza che nessuna guardia fosse stata avvertita, ‎aveva fatto ‎scattare l'allarme.
‎-
L’amore che ti nutre tutti i giorni, quello che ti salva. ‎
Quell’amore mi è stato sottratto. Tutto ciò che avevo è scomparso. ‎
Ecco il perché, Selyria.
– abbozzai un sorriso amareggiato.‎
Il dolore era straziante e si espanse per tutto il corpo. Mi accasciai a terra.‎
I miei occhi erano rivolti verso l'alto, fissi a guardare il cielo che d'un tratto divenne cupo, e gocce di pioggia ‎caddero sul mio viso per poi scivolare sul terreno. Non percepii nessuna sensazione di freddo o caldo.‎
Probabilmente, basandomi sullo studio della religione cattolica, qualcuno da lassù era dispiaciuto e piangeva per ‎me. ‎
Era strano come la morte poteva, in poco tempo, cambiarti. Non ero mai stato un ragazzo che tendeva a ‎sdrammatizzare, ma in quel momento mi obbligai a farlo.‎
Allargai le narici e respirai con fatica. L'odore di fiori, foglie e terreno bagnato, era come un profumo rilassante.‎
Raccolsi le poche forze e dissi ai due di andar via. Desideravo restare solo nei miei ultimi istanti di vita. Il Rizha ‎capì e nonostante un’esitazione iniziale da parte di Selyria, riuscì a convincerla.‎
Prima di morire, vidi per un’ultima volta Sole. Era bella e felice. I suoi lineamenti delicati, la sua veste ‎bianca. ‎Sembrava un angelo.‎
La sua mano sfiorò la mia divisa sporca di sangue e poi si poggiò delicatamente sul mio cuore. Ora la ‎mia ‎anima era libera. Avevo finalmente ‎trovato ‎la ‎pace.


  
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