Alla
Sis.
In my imagination you’re waiting,
lying on your side
(but I crumble completely when you
cry)
Ha
spesso sognato di addormentarsi sul suo seno.
La
prima volta è stata in maniera inconsapevole mentre alzava lo sguardo per
afferrare il piattino e la tazza di tè traballante che Fanny aveva fatto per
porgergli. Oltre che della porcellana, John aveva saggiato la consistenza della
sua mano, la destra: il dorso era ruvido e la pelle sulle dita era interrotta a
tratti da quelli che sembravano graffi. Lei a quel contatto aveva portato
dapprima le mani raccolte dietro la schiena, poi sul petto, con i polpastrelli
che sfioravano gli orli di pizzo senza voler sottintendere malizia, ma lasciando
agli altri – a lui – il poco buon costume di farlo. Quindi si era interrotta e
aveva preso a misurare la stanza di qualche passo tutt’attorno. Per poi
riprendere a parlare.
Era arrivata a descrivere le pieghe dei
polsi e del colletto quando John si rese conto di essersi perso tutte le sue
parole, ma nemmeno un movimento del suo corpo. La signorina Brawne aveva appena
finito di prendersi gioco della poesia sua e di Brown che Keats si stava
domandando se quelle dita sarebbero state altrettanto docili e gentili fra i
suoi capelli.
Tutte
le altre volte erano state molto più meditate e sofferte, man a mano che
l’insofferenza per la civetteria di lei si tramutava in continuo interesse e
timore. Tutte le altre volte, aveva pregato che Fanny non gli richiedesse mai
più di danzare, o di permettergli di avvicinarsi a lei. Tutte le altre volte,
sperava che lei trovasse un pretesto per lasciargli scorrere casualmente lo
sguardo sulle sue nuove creazioni, sulla sua bocca e sulla sua
vita.
Ora
che sente il suo respiro accarezzargli l’attaccatura dei capelli, la guancia
premuta contro i bottoncini del suo vestito e le gambe intorpidite accavallate
ad angolo sul letto e l’odore della cera consumata, cerca di cancellare i sensi
o di ampliarli fino allo stremo perché si affievolisca il dolore al torace -
come se qualcosa stesse tentando di divorargli i polmoni - e il ristagno di
ferro nella bocca smetta di raschiargli la
gola.
Sono
rimasti abbracciati per tutta la notte e la luce dell’alba comincia a filtrare
dalle tapparelle tenute accostate.
<< Torna presto >> continua a sussurrargli Fanny
nell’orecchio, << non tornare prima del tempo, devi rimetterti per bene
>>. E poi a voce più bassa,
come se volesse essere sicura che fosse solo lui a sentire, << Portami con
te >>. Allora John si limita a stringerle la mano più forte e aspetta che
smetta di parlare, coprendole di baci le labbra, le palpebre e la mandibola. Lei
ad ogni bacio strizza gli occhi e sente le guance più umide; quindi trattiene il
respiro, e di nuovo rimane in silenzio.
Quando John si alza dal letto, Fanny si è assopita. Ha il volto stanco di
chi non dorme da giorni e combatte il desiderio di addormentarsi. Lui non la tocca, né tenta di sfiorarla
con lo sguardo per paura che si svegli. Semplicemente, si limita a lasciare la
stanza mentre il gatto si intrufola all’interno appena apre la porta. Intanto
che scende le scale e fa per uscire, tiene stretta la ciocca di capelli avvolta
dentro il fazzoletto nel pugno della mano.
Imbarcarsi è ancora più straziante di quanto avesse pensato. Il suo stato
di salute dà nell’occhio, e lui stesso dubita di riuscire ad arrivare alla fine
del viaggio e poter anche solo mettere piede a Napoli. Severn è di buona
compagnia: non smette un attimo di parlare, forse per intontirlo e anestetizzare
il dolore o semplicemente per distrarlo, non sa bene quale delle due. Intanto
che si imbarca decide di non pensarci, di non pensare a nulla. Solo: poggia le
punte delle dita sulla bocca e immagina che siano callose e affusolate, e il
sangue che sente sulla lingua quello delle ferite di un ago da
cucito.
N/A
Non
credevo avrei mai scomodato il “piccolo” poeta, ma la sfida di qualche mese fa
con la Sis (aka Lady Antares Degona Lienan) mi ha fatto fare dietrofront. Così
come sul decidere di pubblicarla, giusto per lei. Mi rimane la sensazione che
questa storia sappia di paccottiglia, spero non troppo, o almeno
tollerabilmente. XD
Whatever, amo lui e questo film. E loro due sono altrettanto strazio da
condividere.
Questi i termini della sfida:
Fandom: BrightStar
Prompt: Una separazione
Personaggi: John Keats/Fanny Browne
Genere: a scelta
Rating: Nc17 in giù a scelta
WC:
minimo 500 parole
Tempo: 45 min
At
least: il titolo è rubato agli Arctic Monkeys e alla loro 505.
Anle
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