Storie originali > Storico
Ricorda la storia  |      
Autore: Anle    16/06/2012    0 recensioni
[Bright Star, John Keats/Fanny Brawne]
Ha spesso sognato di addormentarsi sul suo seno.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: L'Ottocento
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
bs

 

Alla Sis.

 

 

 

 

 

 

In my imagination you’re waiting, lying on your side

(but I crumble completely when you cry)

 

 

 

 

Ha spesso sognato di addormentarsi sul suo seno.

La prima volta è stata in maniera inconsapevole mentre alzava lo sguardo per afferrare il piattino e la tazza di tè traballante che Fanny aveva fatto per porgergli. Oltre che della porcellana, John aveva saggiato la consistenza della sua mano, la destra: il dorso era ruvido e la pelle sulle dita era interrotta a tratti da quelli che sembravano graffi. Lei a quel contatto aveva portato dapprima le mani raccolte dietro la schiena, poi sul petto, con i polpastrelli che sfioravano gli orli di pizzo senza voler sottintendere malizia, ma lasciando agli altri – a lui – il poco buon costume di farlo. Quindi si era interrotta e aveva preso a misurare la stanza di qualche passo tutt’attorno. Per poi riprendere a parlare.

 Era arrivata a descrivere le pieghe dei polsi e del colletto quando John si rese conto di essersi perso tutte le sue parole, ma nemmeno un movimento del suo corpo. La signorina Brawne aveva appena finito di prendersi gioco della poesia sua e di Brown che Keats si stava domandando se quelle dita sarebbero state altrettanto docili e gentili fra i suoi capelli.

Tutte le altre volte erano state molto più meditate e sofferte, man a mano che l’insofferenza per la civetteria di lei si tramutava in continuo interesse e timore. Tutte le altre volte, aveva pregato che Fanny non gli richiedesse mai più di danzare, o di permettergli di avvicinarsi a lei. Tutte le altre volte, sperava che lei trovasse un pretesto per lasciargli scorrere casualmente lo sguardo sulle sue nuove creazioni, sulla sua bocca e sulla sua vita.

Ora che sente il suo respiro accarezzargli l’attaccatura dei capelli, la guancia premuta contro i bottoncini del suo vestito e le gambe intorpidite accavallate ad angolo sul letto e l’odore della cera consumata, cerca di cancellare i sensi o di ampliarli fino allo stremo perché si affievolisca il dolore al torace - come se qualcosa stesse tentando di divorargli i polmoni - e il ristagno di ferro nella bocca smetta di raschiargli la gola.

Sono rimasti abbracciati per tutta la notte e la luce dell’alba comincia a filtrare dalle tapparelle tenute accostate.  << Torna presto >> continua a sussurrargli Fanny nell’orecchio, << non tornare prima del tempo, devi rimetterti per bene >>.  E poi a voce più bassa, come se volesse essere sicura che fosse solo lui a sentire, << Portami con te >>. Allora John si limita a stringerle la mano più forte e aspetta che smetta di parlare, coprendole di baci le labbra, le palpebre e la mandibola. Lei ad ogni bacio strizza gli occhi e sente le guance più umide; quindi trattiene il respiro, e di nuovo rimane in silenzio.

Quando John si alza dal letto, Fanny si è assopita. Ha il volto stanco di chi non dorme da giorni e combatte il desiderio di addormentarsi.  Lui non la tocca, né tenta di sfiorarla con lo sguardo per paura che si svegli. Semplicemente, si limita a lasciare la stanza mentre il gatto si intrufola all’interno appena apre la porta. Intanto che scende le scale e fa per uscire, tiene stretta la ciocca di capelli avvolta dentro il fazzoletto nel pugno della mano.

Imbarcarsi è ancora più straziante di quanto avesse pensato. Il suo stato di salute dà nell’occhio, e lui stesso dubita di riuscire ad arrivare alla fine del viaggio e poter anche solo mettere piede a Napoli. Severn è di buona compagnia: non smette un attimo di parlare, forse per intontirlo e anestetizzare il dolore o semplicemente per distrarlo, non sa bene quale delle due. Intanto che si imbarca decide di non pensarci, di non pensare a nulla. Solo: poggia le punte delle dita sulla bocca e immagina che siano callose e affusolate, e il sangue che sente sulla lingua quello delle ferite di un ago da cucito.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

N/A

 

Non credevo avrei mai scomodato il “piccolo” poeta, ma la sfida di qualche mese fa con la Sis (aka Lady Antares Degona Lienan) mi ha fatto fare dietrofront. Così come sul decidere di pubblicarla, giusto per lei. Mi rimane la sensazione che questa storia sappia di paccottiglia, spero non troppo, o almeno tollerabilmente. XD

Whatever, amo lui e questo film. E loro due sono altrettanto strazio da condividere.

Questi i termini della sfida:

 

Fandom: BrightStar

Prompt: Una separazione

Personaggi: John Keats/Fanny Browne

Genere: a scelta

Rating: Nc17 in giù a scelta

WC: minimo 500 parole

Tempo: 45 min

 

 

At least: il titolo è rubato agli Arctic Monkeys e alla loro 505.

 

 

Anle

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

This Web Page Created with PageBreeze Free HTML Editor

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: Anle