Seta strappata
Charles
Brandon camminava spesso di notte. Adorava passeggiare negli stretti corridoi
quando la corte dormiva tranquilla. All'alba, la vita riprendeva accanto alle
continue esigenze del Re che ogni suddito provava ad appagare. Egli non era giusto
per stare al fianco di Henry e provava già da qualche mese a prendere le
distanze da quel covo di serpi.
Troppo
presto sentiva l'esigenza carnale di possedere una donna, un'inutile pezzo di
carne che serviva solamente per i suoi scopi e per questo suo punto di vista
così drastico spesso si era scontrato con il Re: lui veniva legato e soggiogato
dalla bellezza femminile tanto che almeno una volta ancora faceva visita alla
stessa dama.
Non
ricordava con quante e quali era stato, ma per la sua giovinezza non si sarebbe
aspettato di meglio.
Preferiva
l'oscurità al giorno perché, fra quelle anguste rientranze di pietra grezza e
granito, poteva scorgervi i peccati commessi dai loro precedenti occupanti.
Segreti mai detti ma sempre saputi, celati da quell'ombra di mistero che non
era mai abbastanza spessa da essere impenetrabile, lo conducevano ad un
semplice ghigno di sfida: non erano state frenate molte lingue sul suo stile di
vita, tanto che avevano preso il brutto vizio di chiamarlo il Duca mai
innamorato.
Charles
non dava ascolto alle dicerie che giravano a corte, anzi si era sempre
ribellato a parlare di proposito e negativamente di una persona non presente e
una volta era entrato in una disputa difendendo lo stesso onore del Re.
Cercava
di seguire il solo volere di Henry e di compiacere le donne che lo attiravano
al loro seno.
†
Charles
Brandon volse il capo verso il Re per vederlo baciare la sua nuova Regina: Anne
Boleyn lo estasiava con i suoi occhi grigi come la luna.
La
sorella di Henry sedeva accanto a lui e in quel momento, testimone anch'essa
della medesima scena, grugnì rumorosamente e si buttò a capofitto sul calice
d'oro colmo di vino.
«
Lady Margaret, non mi sembra il comportamento adatto da tenere per la sorella
del Re » sussurrò con voce gentile ma determinata.
«
La tua opinione non mi interessa né mi tocca in alcun modo » rispose in tono
secco la ragazza, facendo scomparire fra le labbra carnose rosse un chicco
d'uva. Sembrando rinvigorita, si volse verso di lui. « Brandon hai fatto nuove
vittime a corte? Oppure stai diventando troppo vecchio? ».
Charles
sorrise apertamente. « Non sono discorsi che dovrebbero interessare colei che
non ha ancora ceduto al mio fascino » alzò un sopracciglio in modo provocante.
« Ho compiuto appena i miei ventun'anni e mi considero nel fiore degli anni ».
Il
banchetto, la musica, tutti i sudditi e il loro vociare estenuante non li
disturbavano nessuno dei due, e continuavano a guardarsi come se fossero sempre
stati soli.
Un'altro
acino di uva scomparve fra le labbra di Margaret Tudor in modo così innocente e
sensuale al tempo stesso che Charles dovette spostare lo sguardo per non
arrossire.
«
A corte si dice che non vi è uomo che non vi ammiri ».
Lo
sguardo di lei parve rattristarsi un poco, per poi tornare quello duro e
schietto di sempre.
«
Soffro di quella stupida malattia che molti chiamano il fascino dell'amica e
purtroppo ricevo solamente ammirazione e nulla più ».
Vennero
interrotti dalla mano austera del Re che incitava i suoi invitati a calmarsi e
li richiamava all'ascolto.
«
Miei sudditi » esordì, chinando gentilmente il capo verso la sua Regina e
facendola alzare insieme a lui. « Il giorno della fine del mio matrimonio con
Catherine è vicino e vorrei festeggiare stasera per colei che prenderà il suo posto
» alzò così il calice e fece brindare tutta la sala.
Marge
non seguì il gesto di tutti gli stupidi sudditi e venne sicuramente vista dal
severo sguardo del fratello.
«
Finga almeno di essere felice e serena di questo evento, Mia Signora » la
riprese per la seconda volta la voce amichevole di Brandon.
«
Preferisco essere la degna sorella del Re d'Inghilterra ed essere ricordata per
la mia sincerità e non per aver chinato il capo ad una dama tanto bella quanto
scaltra ».
Quelle
parole forti e dure arrivarono alle orecchie di molti nobili che desinavano
accanto a loro e li trovò a sorridere e ad annuire: avrebbero certamente
seguito il suo gesto se non fossero stati impauriti dalla famosa collera del
Re.
†
«
Ho fatto qualche cosa per meritarmi la vostra disapprovazione, sorella mia? ».
Henry
le aveva posto questa domanda e l'avrebbe sicuramente lusingato per questo
guizzo di calma e gli avrebbe risposto con tutta onestà ma tutto ciò era
rovinato da un particolare non
trascurabile.
«
Vorrei poter parlare in modo sincero » cominciò Margaret. « Ma se lo facessi mi
bandireste dal vostro regno finché avrò vita ».
Vide
il Re alzarsi di scatto dalla sua poltrona preferita, messa accanto al camino e
protagonista di molte azioni carnali. « Siete l'unica che può avere il diritto
di parlarmi con la più libera sincerità ».
«
Non riesco a vedere in modo positivo Lady Anne. Non riesco ancora a capire i
suoi interessi e se veramente potrà essere una buona Regina come lo è sempre
stata Cath..».
«
Non voglio più sentire pronunciare il suo nome dentro queste mura! »
l'urlo disperato di Henry la spaventò a tal punto che crollò su una sedia.
«
Il mio pensiero volge al vostro bene e a quello del popolo ».
«
Da grande e potente sovrano quale sono, ho valutato attentamente i rischi che
potrei correre nel legarmi in matrimonio con Lady Anne e ragionandoci con
l'aiuto dei miei più illustri sudditi dediti allo studio delle leggi ho
constatato che non arrecherei alcun tipo di attrito nel mio rapporto con
l'Inghilterra, in quanto tutti mi amano e ameranno anche la mia nuova Regina ».
«
Cercate in qualunque modo di nascondere ai miei occhi e al mio intuito il
vostro amore per quella donna, ma è evidente che ne siete innamorato e che
fareste di tutto per vedere sbocciare il sorriso su quel viso dalla pelle
chiara ».
Henry
rise, passandosi una mano fra i capelli ed andò alla finestra, incrociando le
mani dietro la schiena. « Non è così facile come credi. E non solo per lei sto
compiendo dei sacrifici, ma anche per il bene di questo regno ».
Comprendendolo,
Lady Margaret chinò il capo e le ginocchia in segno di saluto verso il sovrano
e varcò la porta con passi decisi.
†
«
Mi dolgo nel risponderle che il Duca di Suffolk è indisposto e non può
riceverla ».
Maledetto
lui, la dama di corte, chiunque essa sia e gli ormoni di entrambi.
In
un primo momento era accecata dalla rabbia e il motivo era l'incomprensione
verso il volere di suo fratello, tanto influenzato dagli ultimi eventi accaduti
aveva perso la bussola e poteva essere considerato al pari d'uno stolto. Doveva
assolutamente fare affidamento su Brandon per far riportare Henry al suo
normale quoziente intellettivo.
Il
respiro era cominciato a farsi affannato e ben presto il corpetto del suo
elegante vestito blu notte aveva cominciato a stringerle sulle scapole e sul
costato.
Decise,
così, di fare una passeggiata lungo tutto il giardino reale e di inoltrarsi per
qualche miglio nel bosco. Il sole splendeva così intenso che la sua luce calda
s'infiltrava fra le fronde fitte di alberi e il suolo prendeva un colore che
sembrava appena dipinto da Mastro Holbein.
Attorno
a lei regnava il silenzio e chiudendo gli occhi poteva sentire in lontananza
gli echi della rumorosa corte che arrivavano fino a lì. Ma un rumore la fece
scattare e si nascose dietro ad un albero, china a guardare chi poteva essere
il disturbatore della sua quiete e in che modo avrebbe potuto ucciderlo,
vendicando così la sua serenità perduta.
Sfortunatamente,
non era altri che Brandon, con quello sguardo sornione e quel sorriso da
completo ebete, chiari sintomi dell'ottimo compimento di un atto sessuale.
Tenendo
a stento a freno una fragorosa risata, degna della più rozza delle contadine,
provò in qualche modo a muoversi verso di lui ma con scarsi risultati. Una
delle tante radici del suo nascondiglio naturale saltò fuori proprio nel
momento in cui alzava la scarpetta e si trovò con la faccia a terra.
«
Non pensavo le interessasse così tanto la mia vita privata da pedinarmi anche
nel bosco, Mia Signora » disse divertito Charles, mentre le tendeva una mano e
l'aiutava a rialzarsi.
Era
davvero dolce quando arrossiva e le sue dita scorsero per qualche secondo sui
suoi lunghi boccoli castani, fra i quali si era andata ad intrappolare una
foglia.
La
sentì irrigidirsi spontaneamente e gli lanciò uno sguardo arrabbiato ma
complice allora stesso tempo.
«
Il Re è impazzito » gemette lei.
«
Nulla di nuovo ».
«
La vuole sposare! ».
«
Anche questa notizia è ormai di dominio pubblico, Mia Signora ».
«
Charles ve lo chiedo con tutto il cuore, fermatelo prima che segua il suo
istinto e non la sua testa! ».
Il
conte sembrò raggiante e la dama si preoccupò.
«
Lo farei solamente per essere chiamato un'ultima volta da Vostra Grazia in quel
modo » e fece la riverenza non staccando i suoi occhi da quelli di lei.
«
Prima o poi ti farò ammazzare » e finendo la frase gli girò le spalle e camminò
velocemente verso casa.
†
Non
erano passati nemmeno due giorni e stava assistendo personalmente al matrimonio
di Henry con Lady Anne: i suoi vestiti non erano mai stati così regali, il coro
di voci angeliche che rimbalzavano per tutta la cattedrale non erano mai state
così religiose ed eleganti. Tutto era stato costruito e provato in modo da
creare qualcosa di diverso, qualcosa che avrebbe lasciato stupiti tutti e il
risultato si poteva vedere fra le fila del popolo, che attendeva fuori e
seguiva la messa.
Charles
Brandon restava ritto nel suo posto ad osservare lo sguardo felice e innamorato
di Sua Maestà.
«
Non sono mai stato così felice come in questo giorno » gli confessò il Re una
volta conclusa la cerimonia. Nei suoi occhi vedeva qualcosa che potevano
assomigliare a lacrime, ma il suo più fedele suddito non parlò al riguardo.
«
Prego affinché possiate vivere giorni felici assieme alla Vostra nuova Regina
».
Per
tutto il resto del banchetto non vide Lady Margaret e si preoccupò della sua
assenza. La cominciò a cercare in un primo momento nei posti più comuni, ma poi
si ricordò che non era donna da posti affollati e i suoi passi affrettati lo
condussero nel giardino, illuminato un poco dalla luna.
Ella
era lì, inondata di luce gelida e spettrale, con in mano un fiore bianco che
scoprì essere una margherita strappata dal terreno. I suoi capelli, quella
sera, erano raccolti sulla nuca e il collo era invitante come non lo era mai
stato.
Si
sedette accanto a lei, sfiorandole per un attimo il fianco e sentì quel corpo
che dava l'impressione di essere tanto fragile, rilassarsi sotto la sua mano.
«
Vi avevo chiesto di parlargli » la voce le tremava.
«
Non mi ha voluto ricevere » egli chinò il capo in segno di tacite scuse.
Quando
girò lo sguardo su di lei, la vide piangere sommessamente.
Le
prese istintivamente il mento fra due dita e d'impulso la baciò, sperando di
alleviare anche di poco le sofferenze del giorno.
Ciò
che si aspettava era uno schiaffo sulla guancia che sarebbe bruciato per giorni
e invece la mano delicata di Lady Margaret lo accarezzò vicino all'orecchio.
«
Di più » la sentì balbettare emozionata quando le diede la possibilità di
parlare e capì che quello era il suo tenero modo di pretendere.
❦
“Le
sue mani mi svestirono lentamente e lo sentii trattenere un momento il respiro
quando mi liberò dallo stretto corpetto color miele. Mi fece scivolare la sua
mano sul mio collo, spostandomi i capelli e facendovi sparire la sua bocca.
Chiusi
gli occhi mentre lui mi cercava, nel buio della mia stanza, cercava di prendere
la mia vita esile e di farmi sua.
Teneramente
entrò dentro di me e all'istante un piacere mi prese forte la testa facendomela
esplodere. Passai quasi cattiva le mani su quella schiena che avevo bramato nei
miei sogni più proibiti e segreti, provando a trovarne sopra qualche difetto. I
suoi muscoli si irrigidivano ad intervalli regolari e il suo respiro calmo
quasi mi sbeffeggiava per la mia irruenza da principiante.
Raggiungemmo
il limite insieme e ci stringemmo più forte quando divenne troppo difficile non
gemere.
La
sua voce risuonò nel buio e quasi mi ferì i timpani”.
«
Ti ho sempre amato ».
Cercando
di prendere una pausa dalla ff non ancora ultimata non sono riuscita a
resistere a scriverne un'altra, certamente più corta ma altrettanto
impegnativa!
Ringrazio
tantissimo il mio Adone, maledetto Lui e quegli occhi felini.
Nuwanda