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Autore: Zomi    16/06/2012    6 recensioni
Ansimo preso dal panico.
Mi piego in due, accovacciandomi a terra e puntando i palmi delle mani al legno del castello di prua per non cadere, mentre fisso perso il vuoto.
No, è troppo presto, non sono ancora pronto...
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nico Robin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ARE YOU READY?
 

 

Ansimo preso dal panico.
Mi piego in due, accovacciandomi a terra e puntando i palmi delle mani al legno del castello di prua per non cadere, mentre fisso perso il vuoto.
No, è troppo presto, non sono ancora pronto.
-Su, calmati…-
Una mano mi è posata sulla schiena, e leggere pacche cercano di tranquillizzarmi.
-Andrà tutto bene… su forza… respira con calma…-
Tento di ascoltarlo, di respirare piano, ma ho il battito accelerato e sono in iper ventilazione.
-Per la miseria, Rufy!!!!- Zoro mi prende per il colletto della camicia e mi alza a forza da terra, scuotendomi nell’aria –Un po’ di contegno!!!-
Mi molla un paio di ceffoni, facendomi un gran male. Il mio viso gommoso oscilla per le sberle, scuotendosi come se fosse un fazzoletto di stoffa mosso dal vento.
-Va meglio?- alza gli occhi al cielo il mio migliore amico.
-Non so…- mugugno, ancora sollevato in aria dalle sue mani, mentre mi poso il palmo della mia mano su una guancia arrossata -… sta accadendo davvero?- gli domando, sperando che sia tutto un sogno.
-E bhè… che ti aspettavi? Che questo giorno non arrivasse mai?- ghigna divertito.
-Io non sono ancora pronto!!!- sbotto, liberandomi dalla sua presa e saltando sul pavimento legnoso –No, no, no e ancora no!!! Non ho ancora finito di leggere tutti i libri che Robin mi ha dato a riguardo… non ho nemmeno scritto a Garp, ne a Danan o a Shanks di tutto questo… e poi non ho la più pallida idea da che parte iniziare…-
Mi metto le mani tra i capelli, lasciando che il mio adorato cappello di paglia mi scivoli sulla schiena, mentre digrigno i denti preso dal panico.
Zoro, ghignando e quasi prendendomi in giro, mi si avvicina, posando una mano sulla mia spalla.
-Nessuno è mai pronto, quando questo giorno arriva… te lo assicuro…-
Alzo lo sguardo su di lui, sospirando pesantemente.
-Non so come comportarmi…- sospirai, sedendomi a gambe incrociate sul pavimento.
Mi ero nascosto lì non appena Robin, Chopper e Nami si erano catapultati sotto coperta, tentando di non far notare a nessun il mio improvviso attacco di paura. Ma il mio miglior amico, mio fratello Zoro, l’aveva percepito nell’aria che avevo bisogno del suo aiuto, ed era subito venuto a cercarmi.
A braccia incrociate, si addossa al balconcino di sicurezza del castello, sghignazzandomi vicino. Non capisco che ci trovi tanto di divertente. È una situazione critica questa, mica bazzecole!!!!
-Sta calmo… forza dai…- mi spintona con la punta del piede, ma non riesco a reagire, perso come sono nei miei pensieri, e lo lascio punzecchiarmi senza reagire.
Lo sento sbuffare, grattandosi il capo verde in cerca di una buona soluzione. Poi schiocca le dita, inginocchiandosi vicino a me e ghignando.
-Allora dai… inspira… espira… inspira… espira…- ripete, invitandomi a eseguire la respirazione forzata con un movimento della mano.
-Hai sbagliato persona…- alzo un sopracciglio.
-E dai!!!! Se funziona per lei, aiuterà anche te, no? Dai: inspira, espira…-
Ok, proviamoci. Tanto che ho da perdere?!?
Prendo un bel respiro profondo, allargando in modo esponenziale il torace e aspirando tutta l’aria che c’è nei paraggi.
-Ok, trattieni… e ora, espira…- ordina Zoro.
In un soffio tremendo, butto fuori tutta l’aria, sputacchiando qua e là tante goccioline di saliva, mentre la lingua pernacchia sbattendo contro le mie labbra.
Zoro si ripulisce il viso da qualche mia goccia di saliva, chiudendo gli occhi disgustato dal contatto umido della mia bava.
-Cosa non si fa per la famiglia…- mugugna, sbattendo la mano nell’aria per asciugarla dalla mia bava -… comunque, come va, ora? Meglio?-
-Mi sento un pochino a corto d’aria…- ansimo, battendomi un pugno sullo sterno.
-Bhè, riproviamo allora… inspira…-
Altro bel respiro profondo, inghiottendo tutta l’aria che c’è sulla Sunny, costringendo le vele a incurvarsi verso la prua, risucchiate dai miei polmoni.
-E ora esp…-
-Oh eccoti qui Rufy!!!!- Nami appare da dietro la scalinata che collega il ponte al castello di prua dove mi sono nascosto, facendomi prendere un gran colpo per la sua apparizione improvvisa. Perdo la concentrazione, e butto fuori tutto l’ossigeno in un’enorme pernacchia, sputacchiando e soffiando ovunque. È come se un tornado di vento e saliva bagnasse la Sunny.
La mia sorellina, occhi stretti per il ribrezzo del mio gesto, e labbra serrate in una smorfia di disgusto, è ferma e immobile all’inizio delle scale, reggendosi con le unghie conficcate nel legno del corrimano, vicino al balcone del terrazzo che da sul ponte.
Lentamente, alza una mano sul viso, asciugandoselo dalla mia bava che l’ha investita in pieno. Con occhi infuocati e furiosi, carbonizza me e Zoro.
Tremiamo entrambi, ben sapendo che una dolorosa e funesta punizione ci attende.
-Tu…- sibila indicando Zoro con lo sguardo -… è stata un’idea tua, vero?-
-Ehm… dipende…- risponde ambiguamente lui.
-È di certo tua l’idea stupida e malsana di far fare, a un idiota come Rufy, la respirazione forzata, ne sono certa!!!- urla inferocita la mia navigatrice.
Ma uffa!!! Perché sono sempre io, l’idiota?!?
-Solo un deficiente come te, potrebbe pensare che una tecnica per aiutare il parto possa andare bene anche per calmare un attacco di panico!!!!- il suo strillo e accompagnato da un pugno tempestoso sul cranio di Zoro, che si accascia a terra, senza poter ribattere alla sorella.
Nami mugugna un non so che del tipo “Uomini idioti e senza cervello”, prima di afferrami decisa per un gomito e trascinarmi giù per le scale del castello.
-Ahia!!! Nami!!!- grido, saltellando con il fondo schiena per tutti gli scalini, ma lei nemmeno mi ascolta e, veloce come una furia, mi trascina sul ponte della nave.
Bhè, almeno ora l’erba attutisce il mio trascinamento.
-Ha bisogno di te…- afferma seria la mia sorellina, avanzando con passo deciso verso sotto coperta.
La guardo mordendomi un labbro, mentre il mio braccio si allunga come un elastico.
-Nami…- sussurro appena -… e se non sarò bravo?-
Si frema proprio davanti alla porta che collega il ponte con il resto degli alloggi, stringendomi sempre per il gomito. Si volta verso di me, fissandomi dall’alto in basso come se ne avessi combinata una delle mie, ma poi mi sorride dolcemente e si abbassa fino a potermi guadare dritta negli occhi.
Mi accarezza piano il capo, sorridendo intenerita dalla mia espressione mogia e dubbiosa.
-Rufy…- ride serena -… nemmeno lei sa se sarà o meno brava… lo scoprirete insieme…-
Sospiro, incrociando le braccia al petto e tamburellando i piedi tra loro.
-Lei è più brava di me… finché c’è da scherzare e giocare, ok, non mi serve sapere niente… ma per il resto?!?- alzo lo sguardo su quello di cioccolata che mi sorride -… non ho nemmeno aperto un libro di quelli che gli ho chiesto per prepararmi… non so niente!!!!-
-Rufy non è mica un test questo… stai solo diventando padre…-
Rabbrividisco di paura a quel nome.
Padre.
Io padre.
È tutto così assurdo.
Io e Robin stiamo assieme da un paio di anni, da quando sono diventato il Re dei Pirati sconfiggendo Do Flamingo e Barba Nera, e ci amiamo veramente. Siamo una coppia solida e compatta.
Adoro tutto di lei, dai suoi bellissimi occhi azzurri, ai suoi capelli di seta corvina, dal suo animo leggero e saggio, alla sua flebile vena di pazzia nel amarmi. Amo il dolce suono della sua voce, la sua mano che mi accarezza teneramente il capo e il viso, i suoi baci delicati sulle mie labbra e sul mio petto. Amo tutto di lei, e darei la vita pur di vederla felice. Quando mi ha detto che aspettava un bambino, un nostro bambino, è stato come toccare il cielo con un dito. Ho provato la sensazione più bella al mondo, e mi sono sentito l’uomo più forte del Grande Blu, dimenticandomi che lo sono veramente per una frazione di secondo. Ho urlato eccitato, abbracciandola e baciandola su ogni centimetro di pelle che riuscivo a sfiorare, mentre i nostri Nakama gridavano entusiasti con me.
Mi sembrava tutto un sogno, e mi sembra che lo sia tutt’ora.
Fino a pochi minuti fa, eravamo tutti sul ponte della Sunny a goderci questo sole pomeridiano. Stavo pescando con Usop e Franky, e la mia Robin leggeva tranquillamente sdraiata sul suo lettino a pochi metri da me.
Ogni tanto la fissavo, perdendomi a guardarla accarezzare soprapensiero quell’enorme pancione che avevo visto crescere negli ultimi 9 mesi. Con mano leggera, sfiorava la maglia chiara tesa sul suo ventre, mentre leggeva silenziosa il suo libro.
La osservavo rapito, ammaliato dalla tenera bellezza di quella donna matura che mi aveva fatto il più del dono dell’universo, ricambiando il mio amore.
D’un tratto, aveva alzato lo sguardo ceruleo dal libro, volgendolo all’albero maestro, proprio di fronte a lei. Aveva abbozzato un esile sorriso e, accarezzandosi il pancione con entrambe le mani, aveva detto -È ora…-
Subito Nami, che stava bisticciando con Zoro dall’altro lato del ponte, dopo aver sentito quel leggero sussurro, aveva indirizzato il suo sguardo verso di lei, e con un sorriso d’intesa, si era avvicinata in un lampo al suo lettino.
-Sicura?- le aveva chiesto, accarezzandole il ventre.
-Si… si sono rotte…- le aveva risposto, sorridendo entusiasta.
-Che si è rotto?!?- ero saltato giù dalla sponda della nave dove stavo pescando, avvicinandomi a loro due e dirottando l’attenzione di tutti verso di loro.
-Le acque…- mi aveva risposto Chopper, apparendo al fianco della mia Robin e ascoltandone il battito cardiaco sul polso.
-Franky, credo si sia rotto un tubo del bagno…- avevo informato il Boss, non capendo subito a cosa alludeva il mio Nakama dottore.
-Ma no fratello!!!- aveva riso il carpentiere, prendendomi sotto braccio e ridendo felice –Non è un tubo che si è rotto…-
-E allora cosa?- mi ero grattato il capo curioso.
-Rufy…- aveva posato una mano sulla mia spalla Sanji, fumando gioioso una sigaretta -… tuo figlio sta per nascere…-
Ero impallidito, lasciando che il panico prendesse il sopravvento in me e che m’immobilizzasse lì sul ponte, mentre la mia sorellina e Chopper accompagnavano la mia Robin sotto coperta in infermeria.
-Non sono ancora pronto…- sospiro, fissando Nami negli occhi, e riemergendo dal mio ricordo -… non sono pronto per essere padre… non so che devo fare…-
Mi metto le mani tra i capelli, scompigliandoli tutti.
-Non so nemmeno come ho fatto a mettere in cinta Robin… me lo avete spiegato tutti e non c’ho mai capito niente… come posso essere un bravo padre?!?-
Nami sorride, mentre Zoro e Brook, gli unici rimasti sul ponte e che non sono corsi davanti alla porta dell’infermeria ad aspettare la nascita di mio figlio, si avvicinano a me.
-Rufy…- mi accarezza il viso Nami, mettendomi in testa il mio cappello di paglia -… già facendoti queste domande, vuol dire che lo sei un bravo padre…-
Alzo lo sguardo su di lei.
-Non so che devo fare…- ammetto, sperando che lei possa darmi una risposta.
-Nemmeno Robin se è per quello… ma tutto quello che vi serve per essere dei bravi genitori lo imparerete insieme, crescendo vostro figlio e maturando con lui…-
Zoro e Brook mi aiutano ad alzarmi da terra, mentre Nami mi prende per mano invitandomi a seguirla verso l’infermeria.
-Tutto ciò di cui hai bisogno ora, è lei… e lei ha solo bisogno di te… tutto il resto verrà poi…- mi sorride, spingendomi oltre la porta del piccolo studio di Chopper, mentre tutto il resto della ciurma mi incita ad entrare insieme a lei e a dare il meglio di me.
Deglutisco a fatica, mettendo piede nell’infermeria.
Cigolando, la porta si chiude alle mie spalle, e Nami, veloce e sicura, mi oltrepassa, avvicinandosi a Chopper, che sta armeggiando con alcuni suoi strumenti su di un piccolo tavolino affianco al lettino medico su cui Robin è sdraiata.
Perdo il respiro e inizio ad ansimare.
Lei è lì, bellissima, la maglia chiara che la copre fino alle ginocchia, le gambe leggermente piegate e le mani che circondano protettive il grembo ancora gonfio.
Ha gli occhi fissi sul capo di Chopper e ne segue ogni movimento. Nami le è affianco, e le carezza i capelli sussurrandole di stare calma.
Vedo il suo petto alzarsi e abbassarsi velocemente, preso dal panico e dal dolore, mentre continua a fissare il medico di bordo.
Resto fermo sulla soglia della porta chiusa, non sapendo che fare.
Lei è così bella, nonostante abbia tutti i capelli appiccicati alle tempie per il sudore e che digrigni i denti per il male che prova. Lei è comunque bellissima.
Deglutisco ancora, tentando di trovare il fiato necessario per parlare, per dirle che io ci sono, qui, accanto a lei, che mai la lascerò solo, ma non ci riesco, sono di nuovo paralizzato dalla paura.
Nami alza lo sguardo su di me, e con un’occhiataccia, mi intima di avvicinarmi.
Sussulto e subito corro verso il lettino, afferrando deciso e con forza una mano di Robin.
-Robin, sono qui!!!- le dico subito, tutto d’un fiato, facendola sussultare per la sorpresa.
-Rufy…- mi sorride sospirando, accorgendosi finalmente di me e distogliendo lo sguardo da Chopper.
-Io... io…- non so che dirle.
Vorrei dirle che ho paura, paura di non essere all’altezza di questo nuovo compito, paura di tradire le sue aspettative di uomo, paura di non essere un bravo padre, di non riuscire a rendere felice nostro figlio.
-… io… io… io ti amo…- ansimo, baciandole il dorso della mano imperlata di sudore.
-Ti amo anch’io, mio capitano…- mi sorride.
Ho detto le parole giuste, perché rilassa un po’ la presa attorno al pancione e respira con meno agitazione. Le accarezzo il viso, fissandola sorridendo, mentre continuo a stringerle la mano nella mia. Teniamo lo sguardo fisso ognuno sull’altro, non distogliendolo mai. Ho un disperato bisogno di lei, di sentirla accanto e di poter essere certo che lei ci sia sempre al mio fianco.
Storce le labbra, soffocando una contrazione, stringendo forte la mia mano.
Nami mi offre uno sgabello su cui siderei, posando dietro di me. Piano, mi accarezza la schiena, mentre mi appoggio ala seggiola, e sussurra al mio orecchio: -Parlale… distraila e cerca di farla stare calma…-
-Qualcosa non va…- mi agito subito, sentendo il tono di voce della mia sorellina serio e forzato.
-Il bambino è podalico…- mi spiega, avvicinandosi a Chopper e aiutandolo a preparare qualche aggeggio.
Podalico? Podalico? È che vuol dire? Che ha il mio bambino? Sta male? Soffre? Che cavolo succede?
Respiro a fatica, ansimando e perdendo lo sguardo in giro per l’infermeria, tentando di trovare una risposta.
-Calmo Rufy…- mi stringe la mano Robin, attirando la mai attenzione su di se. I nostri occhi tornano ad incrociarsi e il suo sorriso, calmo e tranquillo, mi rassicura un po’.
-Robin…- le stringo la mano, portandomela alle labbra per baciarla -… che succede?-
-Nostro figlio è un po’ confuso…- sorride celestiale -… vuole nascere prima con i piedi invece che con la testa…-
Annuisco, posando la fronte contro quella umida di sudore di lei, baciandole la punta del naso. Le accarezzo il viso, tentando di calmarla ancora un po’ e di farla respirare più tranquillamente, ma il suo respiro è lo stesso accelerato e agitato.
-Ho paura…- mi sussurra, tremando -… non so se sarò all’altezza…-
Sorrido, baciandola a fior di labbra.
-Ho paura anch’io… non sono mai stato padre, prima d’ora…-
Riesco a strapparle mezzo sorriso. Noto che la mia voce la rilassa, e quindi continuo a parlarle.
-Sai che ho pensato la prima volta che ti ho visto?- le chiedo sorridendo. Lei nega leggermente, scuotendo la chioma corvina.
-la prima volta che ti ho visto, inginocchiata a terra davanti ad un’enorme stele di roccia, con i tuoi bellissimi occhi azzurri sorpresi puntati su di me, ho pensato, nonostante le stessi prendendo a gran forza da Croccodile, che era davvero un peccato che fossi una mia nemica, e che se fossi riuscito ad uscirne vivo da tutta quella storia, ti avrei chiesto di entrare nella mia ciurma… eri troppo bella per rimanere da sola o nella Baroque Work…-
Arrossisce lievemente, sorridendomi.
-E sai…- continuo a parlare, alzandole qualche ciuffo di capelli bagnati dalla fronte -… sei bellissima anche adesso…-
-Sono tutta sudata e con i capelli in disordine…- mormora, cercando di smentirmi.
-Tu sei sempre bella… lo eri la prima volta che ti ho visto, ricoperta di sabbia… lo eri a Enies Lobby, piangendo in cima alla Torre della Giustizia… lo eri sull’Arcipelago Sabaudy, dopo due anni che non ti vedevo… lo eri sporca di sangue e polvere quando ti ho vista correre da me, dopo che avevo sconfitto Barba Nera… lo eri la prima volta che abbaiamo fatto l’amore… lo sei ora… e sono certo che lo sarai anche domani…-
Sorride, calmandosi del tutto, e respirando finalmente con più calma e regolarità.
-Bravissima Robin… respira così…- afferma Chopper, portandosi davanti alle sue gambe piegate e leggermente aperte -… ora il bambino è nella posizione giusta… quando te lo dico, inizia a spingere…-
Lei annuisce, stringendomi forte la mano e fissando i suoi occhi sul suo pancione. Lo carezza con dolcezza, ascoltandone le spinte.
-Siamo pronti?- mi domanda.
La bacio sulle tempie, asciugandole da piccole gocce di sudore, mentre le accarezzo il viso e mi preparo ad aiutarla come meglio posso.
-Si… lo siamo…-
Nami si avvicina a noi, prendendo per le spalle Robin, da dietro, e alzandola un po’. Le accarezza il capo e, con un leggero sorriso e un cenno, la invita a spingere.
Robin annuisce e inizia a digrignare i denti, concentrandosi sul parto.
Le stringo forte la mano, fissandola in volto e sorreggendola con piccole carezze sul viso. Gridacchia, soffiando e sbuffando, mentre Nami e Chopper armeggiano per far nascere nostro figlio. Sbuffa pesantemente, stritolando la mia mano fino a farmi lacrimare per il dolore.
-Forza Robin…- la incito, strizzando gli occhi per la sua presa ferrea -… sono qui… siamo pronti…-
Grida con ferocia, chiudendo gli occhi e alzando il viso al soffitto, mentre da l’ultima spinta. Poi silenzio.
Un acuto e perforante pianto riempie l’infermeria, rimbalzando da parte a parte scuotendoci tutti. Con bocca aperta e occhi spalancati, io e Robin fissiamo il piccolo tesserino rosa che Chopper ripulisce da qualche macchietta di sangue, avvolgendolo teneramente in un piccolo lenzuolino bianco, coprendolo.
-È femmina…- si asciuga una lacrima Nami, baciando sulle tempie Robin -… ed è bellissima…-
Chopper si avvicina a noi e posa, con attenzione e cura, quella piccola creatura che sgambetta e strilla tra le braccia della mia Robin, che le accarezza dolcemente la testolina scura di capelli neri e lisci. Sorride con le lacrime agli occhi, alzandola verso di me e mostrandomela.
Deglutisco senza fiato, vedendo per la prima volta nostra figlia.
È davvero bellissima.
Ha gli occhioni azzurri e celestiali della madre, i cappelli lisci e scuri come i miei e i suoi, ma il suo bellissimo sorriso che rivolge a me, smettendo di piangere, è identico al mio: caldo e immenso, che illumina la stanza irradiando un sole potente e senza fine.
-Come la chiamerete?- chiede Chopper, sorridendo felice.
Sobbalzo stupito. E già, non abbiamo pensato a uno straccio di nome.
-Ehm… non so… io…-
-Ace…- afferma sicura Robin, baciando la fronte piccola e rosa della nostra piccola.
-Ace?!? Ma non è da femmina…- mugugno, incrociando le braccia al petto.
-A me piace…- sorride lei, baciandomi a fior di labbra.
-A bhè, allora ok…- annuisco -… ma solo se come secondo nome mettiamo Nico… come te e tua madre…-
Una piccola lacrima scivola giù dagli occhi colmi di felicità di Robin, bagnandole il suo bel sorriso largo e gioioso.
-Si…- annuisce, abbracciando con amore la piccola Nico Ace -… si…-
Mi alzo in piedi entusiasta, gridando di gioia per la nascita di mia figlia, gettando in aria le braccia e facendo ballare le mura dell’infermeria.
Robin sorride teneramente, mentre Nami e Chopper sbraitando orinandomi di smettere altrimenti spavento la piccola.
-Già ha un padre scemo, non spaventiamola ancor di più!!!- mi picchia sulla testa la mai sorellina, appiattendomi al suolo.
-Rufy…- mi chiama robin, mentre mugugnando mi alzo da terra massaggiandomi l’enorme bernoccolo che mi pulsa sul capo -… vuoi tenerla in braccio?-
Sorrido, correndo da lei. Si, sono pronto.
Non ho più paura, tutto il panico si è dissolto, scappando terrorizzato dal pianto di vita di mia figlia, lasciandomi per sempre.
Aiutato da Nami, prendo dalle braccia di Robin la nostra piccola, facendo ben attenzione a non stringerla troppo.
-Ehi…- le sorrido, facendola ridere e muoversi allegra tra le braccia -… ciao!!!-
Ace mi osserva attenta, aprendo al massimo i suoi begli occhioni azzurri come il mare.
Nami sorride e insieme a Chopper ci lascia soli.
-Vado ad ordinare al buzzurro di appendere un bel fiocco rosa vicino al Jolly Roger…- sghignazza, chiudendo al porta dietro di se.
 Piano, mi siedo accanto a Robin, sul lettino medico, e la lascio addossare la testa su una mia spalla. La bacio sulla fronte, con delicatezza, mentre piano sussurro a nostra figlia: -Sei pronta? da oggi inizia la tua avventura più bella: la vita…-

   
 
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