Un piccolo imprevisto
Blaine sentiva che
c’era qualcosa di
diverso. Kurt aveva qualcosa di diverso.
C’erano dei giorni in cui tutto era tranquillo, e la giornata
procedeva come da
routine: si svegliava sempre poco prima di suo marito,
perché Kurt era un vero
pigrone, e preparava la colazione per entrambi. Uscivano alla stessa
ora e,
dopo essersi augurati rispettivamente buona giornata, uno prendeva la
metro e
l’altro l’autobus per il loro rispettivi lavori.
Blaine, nonostante avesse solo
ventotto anni, insegnava ad una delle più prestigiose scuole
di Arte e
Spettacolo di New York, mentre Kurt faceva parte di una compagnia
teatrale di
Broadway molto famosa.
Suo marito rientrava prima e preparava uno dei suoi pranzi dietetici e
salutari
(per bilanciare le colazioni di Blaine ricche di zuccheri), stavano
insieme
tutto il pomeriggio, e poi uscivano di nuovo per i rispettivi lavori.
Cenavano
insieme e trascorrevano il dopocena all’insegna di effusioni
e carezze.
Ma da un po’ di tempo, c’erano giornate in cui
questo meraviglioso equilibrio
si spezzava, in qualche modo.
Tutto era iniziato quando Blaine un giorno si era svegliato e,tastando
la parte
di letto accanto a lui in cerca di suo marito, e era rimasto davvero
sorpreso di
non trovarlo.
Così era andato in giro per casa alla ricerca di suo marito,
e lo vide
prepararsi come una furia, quasi che temesse di arrivare in ritardo se
usciva
di casa più tardi delle sette del mattino. Cosa abbastanza
strana considerando
che il teatro non era molto lontano e che iniziavano a lavorare verso
le dieci.
Ancora intontito dal sonno, Blaine provò a chiedere
spiegazioni, e Kurt alzando
la voce di qualche ottava (chiaro segno che stesse mentendo) balbettò
qualche scusa, per poi uscire di corsa
dimenticandosi di augurargli buona giornata.
Essendo ancora molto intontito dal sonno, Blaine sorvolò su
quello strano
comportamento e si preparò con calma, come ogni mattina.
Più strano fu però, arrivare a casa per pranzo e
non sentire l’odore
inconsistente di tofu nell’aria. E quando Blaine
andò in cucina non trovò la
meravigliosa visione del suo compagno intento a cucinare qualcosa, ma
solo un
bigliettino sul tavolo che diceva “scusa
amore devo correre al lavoro, ordina qualcosa al Takeaway qui sotto.
Buon
pranzo. Ti amo, Kurt”.
E anche quello era strano visto che Kurt odiava quel Takeaway,
perché secondo
lui anche i muri del locale trasudavano dell’enorme
quantità di grasso che
contenevano i loro cibi.
Ma Blaine si disse che non c’era nulla di male in tutto
ciò e che ogni giornata
non poteva sempre essere uguale alle altre. probabilmente Rachel era
impazzita
dal nervoso per il nuovo spettacolo e stava tormentando Kurt.
Quella sera cenarono insieme, e Blaine pensò che le cose
stessero tornando al
loro posto, ma subito dopo Kurt andò a letto dichiarando di
essere stanco
morto, e privando Blaine della gioia delle loro coccole ed effusioni
romantiche.
Fu una giornata particolare a casa Anderson-Hummel, e purtroppo per
Blaine ne
susseguirono altre con frequenza.
Che cosa accadeva a
suo marito?
Questo era
l’interrogativo che
tormentava Blaine da giorni. Più volte aveva tentato di
affrontare l’argomento,
ma Kurt era sempre riuscito a sviarlo e distrarre il marito dai suoi
propositi.
Così Blaine, dopo circa due mesi che questa farsa andava
avanti, era ancora ad
un punto morto. Ne aveva parlato con Sebastian, che aveva proposto
subito la
drastica possibilità che lo tradisse con qualcuno. Ma Blaine
si fidava di Kurt,
e sapeva benissimo che non avrebbe mai fatto qualcosa del genere.
E così un dubbio s’insinuò nella sua
mente. Forse Kurt si era stancato di lui?
Forse era stufo di quella solita routine di tutti i giorni? Forse non
lo amava
più?
Il dubbio lo logorava, e i comportamenti strani dell’altro
non lo aiutavano di
certo a tranquillizzarsi.
Così un
giorno decise che non poteva
più andare così.
-Kurt fermati un attimo- chiese a suo marito, prima che uscisse per
andare a
lavoro. Blaine aveva capito che per affrontare il discorso doveva
prendere Kurt
in una di quelle giornate “normali”, se voleva
avere successo.
-amore, arriveremo in ritardo- gli disse dolcemente, con una piccola
nota di
rimprovero.
-non ci vorrà molto, vieni siediti con me- gli disse,
prendendolo per mano e
facendolo sedere sul divano accanto a lui. Era abbastanza nervoso, e
non sapeva
come sarebbe riuscito ad affrontare il discorso.
-Dobbiamo parlare- sentenziò poi, guardandolo seriamente.
Kurt diventò nervoso
iniziando a capire il perché di quella piccola
“riunione”.
-io.. credo che potremmo parlarne anche dopo, si sta facendo tardi!-
esclamò
con voce acuta, tentando di alzarsi. Ma Blaine lo prese per il polso,
costringendolo a fermarsi.
-non so neanche da dove cominciare…- mormorò il
riccio con tono affranto.
Kurt non disse nulla, ma piantò i suoi occhi azzurri sulla
figura di suo
marito, attendendo terrorizzato che parlasse.
-credo che dovresti fare in fretta, soffrirei molto di meno sai?-
mormorò alla
fine Blaine, senza guardarlo negli occhi.
-fare… che cosa?- chiese Kurt, confuso. Di che stava
parlando Blaine?
-lasciarmi no? A me sta bene…. Cioè no che non mi
sta bene visto che non riesco
a sopportare una cosa del genere, ma tu…- ma non
riuscì a continuare la frase
per reprimere un singhiozzo.
Kurt vedendo suo marito distrutto davanti a lui in quel modo, si
sentì davvero
male, e lo prese immediatamente tra le sue braccia.
-no no no! Blaine io non potrei mai lasciarti ok? Io ti amo
più di me stesso,
sei mio marito, l’amore della mia vita! Ti ricordi cosa ti
dicesti al liceo?
Sei tu l’uomo con cui voglio trascorrere la mia vita, e da
allora nulla è
cambiato!- gli disse tenendolo stretto tra le sue braccia.
E blaine si lasciò cadere in un pianto liberatorio.
-ti prego Blaine non fare così, mi distrugge vederti in
questo stato… come hai
potuto anche solo pensare che volessi privarmi della mia gioia
più grande?-
mormorò Kurt, accarezzandogli i ricci con una mano.
-ma tu.. eri così distante da un po’ di
tempo… ti comportavi in modo strano. Ho
pensato che ti fossi stancato di me- rispose, tenendo la testa poggiata
sulla
sua spalla.
E Kurt capì che cosa aveva combinato, e si sentì
un po’ stupido a non
avergliene parlato un po’ prima.
-vieni con me Blaine, c’è una cosa che devo farti
vedere- mormorò Kurt facendolo
alzare piano dal divano. Prese le chiavi di casa, e senza mollargli mai
la
mano, lo condusse fuori.
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-Kurt,
perché siamo qui?- domandò
Blaine un po’ confuso.
-ti ricordi la
scatola piena di miei
vecchi giocattoli che papà mi aveva spedito?- gli rispose
aprendo la porta
dell’orfanotrofio.
-certo che me la ricordo, dentro c’era anche un pupazzo di
Harry Potter! E
allora?-
-bhè questo è l’orfanotrofio a cui
avevo donato tutti i miei vecchi giocattoli.
Era una visita normale no? Tutti donano giocattoli
all’orfanotrofio. Dopo
averli lasciati alla responsabile di turno
però….- disse camminando in uno dei
corridoi dell’istituto-… c’è
stato un piccolo imprevisto-
-che imprevisto?- domandò confuso, prima che un tornado di
ricci scuri si
avventasse su suo marito. Poteva avere 5 anni, più o meno.
-Kurt!- esclamò il piccolo felice, stringendo forte le gambe
del ragazzo. Kurt
gli accarezzò dolcemente i capelli. –Kyle! Come
stai?-
-benissimo! Ho finito la nostra astronave spaziale! Guarda, ho anche la
tuta da
astronauta!- esclamò il piccolo felice, indicando il vecchio
pigiama che
indossava, con motivi spaziali.
Il piccolo corse in una stanza adiacente, e la coppia si prese un
attimo prima
di seguirlo.
-è lui il tuo imprevisto?- domandò Blaine
sorridendogli.
-è solo che… non lo so. L’ho visto
mentre stavo uscendo, e mi sono avvicinato.
Ti somiglia un po’ sai?- mormorò arrossendo- non
solo per via dei capelli, ma
anche per la vitalità ed allegria. Sembra che le sue energie
non si esauriscano
mai!-
-perché non me ne hai parlato subito?-gli chiese Blaine.
-bhè non ne avevamo mai parlato… come
l’avresti presa se un giorno fossi
rientrato a casa e avessi detto “hey, voglio adottare un
bambino!”?- sbottò
Kurt.
-molto meglio di quanto tu possa immaginare fidati- gli rispose
dolcemente, per
poi entrare nella stanza.
C’erano moltissimi bambini che giocavano in gruppo in quella
stanza, ma si
poteva notare Kyle accanto a una grande scatola di cartone colorata,
che si
divertiva con quelli che erano i vecchi giocattoli di Kurt.
-mi hanno detto che sono i giocattoli che preferisce in assoluto, non
sa che
sono i miei- gli mormorò Kurt con face compiaciuto.
-perché non gioca con gli altri bambini?- gli chiese Blaine
confuso.
-mi ha detto che non si trova bene con gli altri, molti lo prendono in
giro per
le lentiggini- disse Kurt, storcendo la bocca.
-Kurt, Kurt! Vieni guarda, l’ho finita! Adesso possiamo
andare sulla luna!-
esclamò il piccolo Kyle, trascinando l’uomo verso
l’astronave.
-Kyle, ti ricordi del Blaine di cui ti ho parlato?- gli chiese Kurt,
sedendosi
accanto alla “navicella spaziale”, mentre il
piccolo ci entrava dentro.
-certo che me lo ricordo! Parli così tanto di lui!
È il tuo principe- esclamò
il piccolo, facendo venire un piccolo sorriso compiaciuto al diretto
interessato.
-allora te lo presento: Kyle, lui è Blaine-
esclamò Kurt, presentandoli. Kyle
gli sorrise e lo invitò a giocare, e il riccio
accettò con gioia.
Fu una mattinata passata solo a divertirsi col piccolo, e tra storie di
astronauti e viaggi sulla luna, Kurt si chiese chi tra i due riccioluti
fosse
il vero bambino.
-Kyle, posso farti una domanda?- chiese Blaine, dopo aver lanciato un
sorriso
enigmatico a Kurt.
Il piccolo annuì.
-che ne penseresti di avere due papà?- gli chiese
sorridendo, lasciando a bocca
aperta sia lui che il marito.
-due papà? Bhè io ho sempre desiderato un
papà…. Ma averne due sarebbe davvero
forte!- esclamò Kyle felice come non mai.
Angolo pazza:
ecco a voi il primo capitolo! Non mi dilungo molto. volevo chiedervi,
è il caso che la continui? oppure la lascio come oneshot?
perchè per ora è conclusa :/
Che ne pensate di Kurt e Blaine versione genitori? Personalmente li
trovo molto
carini :)
se potete lasciate un piccolo commentino, vi va? Grazie mille comunque
solo per
aver letto!
Baci Miky