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Autore: cris21    16/06/2012    3 recensioni
Soffen: la notte senza sogno.
Anno 2011. Sogno e realtà, l’uno il contrario dell’altra. Da sempre numerose teorie hanno tentato di spiegare e definire il ruolo del sogno nella vita degli esseri viventi e per farlo l'hanno contrapposto alla realtà.
Ciò che scienziati e psicologi non sanno però, è l’esistenza di una terza possibilità: la non realtà dello stato Soffen.
Cosa è avvenuto nella vita di Thomas Mallow quela mattina del 13 Maggio? Un equilibrio rotto non tornerà mai al suo stato iniziale, l’impulso del cambiamento e la necessità di conoscenza spingeranno Thomas verso una nuova consapevolezza.
Thomas, David, Jay e Noah, una sola realtà. Ma in un mondo dove realtà e non realtà sono complementari, coesistono e si regolano a vicenda, cos’è reale e cosa non reale? Esiste una sottile linea rossa in grado di dividere le due cose?
Tutti siamo in grado di sognare ma pochi possono decidere di non farlo.
Genere: Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno dopo il sogno

Ricordo vividamente il momento in cui capii di non stare sognando, sulle mie spalle la consapevolezza che tutto ciò in cui avevo creduto sarebbe cambiato definitivamente con un semplice movimento di palpebre. La paura di una fine, l’incertezza di tanti inizi, il giorno in cui mi resi conto di riuscire a muovermi tra vite diverse sospeso tra realtà e non realtà.

Ero appena tornato da un concerto degli Arrows of Love in un locale di Brick Lane a Londra, con l’umidità attaccata sulle braccia e il peso dello Jura sulla testa mi avvicinai al letto e precipitai sulle lenzuola verdi. L’orologio digitale sul mio comodino segnava in rosso le 2.22, una mano sugli occhi e tutto ebbe inizio.

Una sinfonia proveniente da un pianoforte entrò nelle mie orecchie solleticandomi i timpani, mi svegliai e spostai le dita che mi coprivano il volto, cercai di alzarmi consapevole di portare con me ancora il peso della serata, ma con stupore il mio corpo non sembrava barcollare. Mi svegliai completamente tirandomi su dal materasso e focalizzai la mia attenzione verso il suono che proveniva da una porta. Mi mossi per andare incontro a quella melodia ma inciampai su di un baule, d’istinto girai su me stesso ma non riconobbi la mia stanza, le lenzuola erano arancioni e le mie chitarre sparite. Pensai di sognare, uno di quei sogni dove è facile confondersi tra realtà e qualcos’altro, scambiare il falso dal vero. Con questa idea mi avvicinai alla porta e l’aprii . La luce del mattino illuminava tutte le stanze dell’abitazione ed un’enorme scalinata in granito mi condusse alla fonte della musica. Una bambina bionda di circa quindici anni suonava un pianoforte a coda in una stanza abbastanza spaziosa e ben soleggiata. Appena si accorse della mia presenza si bloccò e mi guardò, poi la sua concentrazione tornò sui tasti e disse:

“Buongiorno David, hai dormite bene?” Con una dizione pulita che non mi apparteneva, le risposi:

“Ho dormito divinamente Annabelle, come non succedeva da tempo”.

David? Annabelle? Come conoscevo quei nomi non riuscivo a spiegarmelo. I miei genitori mi avevano chiamato Thomas, come mio nonno che a settanta anni, una mattina di nove anni fa, uscì di casa per comprare il pane e non tornò mai più.

“Lo zio è uscito per delle commissioni, adesso ti lascio il pianoforte per i tuoi esercizi quotidiani”. Le parole della ragazza mi confusero ulteriormente ma senza darlo a notare mi diressi verso lo strumento e con fluidità le mie dita percepirono una consapevolezza inattesa, una capacità mai esplorata. David si sentiva a suo agio su quei tasti e Thomas sembrava seguirne il passo.

Improvvisamente un uomo, zio Adam, entrò da una porta secondaria con un cartone di latte in una mano e dei quotidiani nell’altra, chiamandoci entrambi per fare colazione.

Al seguito di Adam un cucciolo di cane scodinzolava con un osso in bocca, lo chiamai con il nome di Bernie. Il meticcio mi si avvicinò, lasciò l’osso momentaneamente e mi saltò addosso, lo accarezzai pietrificato fino a quando non tornò a giocare con il suo pasto. Io, Thomas, avevo paura dei cani ma il mio terrore si dissolse nei gesti di David e di Bernie.

La sensazione che stavo provando era strana, inusuale, la mia mente non riusciva a tendere quel filo che generalmente veniva posto tra sogno e realtà, ero David o Thomas? O tutti e due? Pianoforte o chitarra?

Lo zio ci richiamò in cucina, mi mossi verso uno sportello e presi una tazza e versai al suo interno dei cereali al cioccolato seguiti dal latte. Mi sedetti e presi un cucchiaio con la mano destra iniziando a mangiare. Annabelle mi osservava stupita e mi disse:

“Non sapevo fossi in grado di usare la mano destra con tale disinvoltura”.

Nuovamente non riuscivo a capire, fissai le mie mani e provai a prendere il cucchiaio con l’altra mano, stessa forza, stessa decisione, stessa precisione, David era mancino.

Provai ad usare entrambi le mani per mescolare i cereali e quell’azione mi confermò di essere ambidestro. In silenzio tornai a consumare il mio pasto, Annabelle nel frattempo aveva finito di mangiare e aveva spostato le stoviglie all’interno del lavabo. La seguii con l’intento di imitarne i movimenti ma nel mio cammino non vidi Bernie e per l’ennesima volta inciampai facendo cadere tutto. La tazza andò in frantumi, numerosi frammenti erano schizzati sul pavimento, Annabelle mi sorrise e da uno stanzino prese l’aspirapolvere e iniziò a pulire mentre io mi chinai per raccogliere un coccio grande dal tappeto. Nello stato confusionale nel quale mi trovavo erroneamente strinsi le dita della mano e dei frammenti trafissero il palmo destro. Del sangue iniziò a fluire abbondantemente dal taglio ma nello stesso istante un pendolo scandì l’orario, alzai lo sguardo, le lancette segnavano le 10:20, una forte nausea mi assalì e persi l’equilibrio ritrovato, riaprii gli occhi e al mio fianco la chitarra rispecchiava il candore della luna che entrava dalla finestra. Sorrisi. Era solo un sogno, mi passai le dita sulla fronte per asciugare delle perle di sudore che stavano colando sul cuscino ma mi resi conto che dell’altro liquido caldo mi coprì il viso, un dolore acuto e pungente mi fece chiudere la mano a pugno. Quando trovai il coraggio di riaprirla fui preso da un attacco di panico, tremavo. Era solo un sogno? La mia mano non era d’accordo. Accompagnato dal fragore di un tuono mi alzai e mi diressi in bagno per prendere dei cerotti e del disinfettante per medicare la ferita. Cercai di ricordare se tra un bicchiere e l’altro mi ero ferito nel club ma non ricordavo nulla anche se la mia mente aveva trattenuto ogni particolare del sogno che avevo appena vissuto. Mi sdraiai sul letto ma non riuscii più a prendere sonno, mentre la pioggia batteva forte sul vetro della finestra, delle lame di luce mi trafissero il viso e l’alba riempì la mia stanza. Era sabato e la mia famiglia era fuori per il week end, mi alzai lentamente e dopo aver fatto una doccia scesi in cucina per colazione, mosso da immagini nitide iniziai a mangiare con la mano sinistra, mi bloccai al secondo boccone, ero perfettamente in grado di farlo. Non trovando una spiegazione plausibile a quello che mi stava succedendo decisi di rilassarmi e chiamai Lucas, il mio migliore amico, gli diedi appuntamento in sala giochi per mezzogiorno.

Il tempo trascorse poco per volta, erano solo le dieci e vivevo a pochi metri dal luogo dell’appuntamento con il mio amico. Seduto sul dondolo del portico osservai le mie mani a lungo, ne allungai una sul davanzale della finestra aperta e presi un blocnotes ed una penna lasciati là da mia madre. Non esitai un momento, iniziai a scrivere l testo della mia nuova canzone con la mano sinistra, una calligrafia strana non bloccò i miei movimenti.

Nella sala giochi Lucas era impegnato in una partita a Guitar Hero, attesi la fine del brano prima di andare a salutarlo, una pacca sulla spalla e la mia giornata continuò tranquilla con gli eventi successi in mattinata accantonati da una parte.






Ciao... ho aperto questo account nel 2004, quante cose sono successe da allora...

Adesso lavoro e mi diverto con scrittori più o meno conosciuto e gestisco i social networks per lo scrittore americano Dan Fante, figlio di John Fante, l'autore di Chiedi alla polvere (nel 2008 ho scritto la mia tesi di laurea su di loro).

Su Efp c'è un'altra storia, l'ho ripresa e ci sto lavorando su per pubblicarla! Già... l'avventura iniziata qui non si è mai conclusa e neanche dimenticata.

Che dire su Soffen, la prima cosa che vorrei far presente è che c'è un progetto multimediale dietro questo romanzo, qualcosa di bello che mi ha ricaricato le pile facendomi tornare a scrivere e che vedrà pubblicata la parte scritta su di un paio di siti web a titolo gratuito.

Se l'idea vi piace, vi appassiona o incuriosisce non esitate a scrivermi, recensire e seguirmi qui o su Wattpad ( http://www.wattpad.com/5153833-soffen-la-notte-senza-sogno-introduzione ). Ne succederanno di belle e vorrei coinvolgere tutti i miei lettori in modo interattivo e divertente, ma tempo al tempo!

Per iniziare questa è la pagina facebook di Thomas Mallow https://www.facebook.com/Thomas.Mallow , ho deciso di far parlare il protagonista di questa avventura... sarà lui che vi spiegherà passo dopo passo Soffen è il suo mondo, la non realtà.

Questa storia ha dietro un lavoro preliminare di circa sei mesi, ha una struttura narrativa, è frutto di una ricerca solida e di un confronto continuo con esperti e appassionati di Sogno e Fantascienza, insomma questa storia merita una possibilità.

Per qualunque altra cosa potete scrivermi a lanottesenzasogno@gmail.com

Ciaooo cris21

  
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