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Autore: Miyuri_96    16/06/2012    0 recensioni
Il primo incontro tra Abbie e Clark non è uno dei più normali e dei migliori. Dopo un terremoto che sveglia il ragazzo prima del solito orario, vede una forte luce provenire da un bosco non lontano da casa sua. Decide così di andare a controllare e, dopo essere arrivato in quel punto, trova una ragazza senza vestiti, sporca di terra e ricoperta di foglie, come se si fosse schiantata sul terreno. Clark nota che non è ferita e, dopo averla portata a casa ed averla svegliata, gli fa varie domande. Lì nota che la ragazza non ricorda nulla della sua vita, manco il nome, così il ragazzo decide di chiamarla Abbie, come una sua lontana cugina, e la convincerà a comportarsi come tale non rivelando inizialmente la verità ai suoi amici. Clark, oltre ad essere incuriosito da tutta questa storia, è molto affascinato dalla sua bellezza, anche perché è sicuro di non aver mai visto una ragazza bella come lei. Ignaro di tutto il ragazzo gli da alloggio, dei vestiti e la nutre, ma non sa ancora cosa lo aspetta…
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era il 18 Settembre quando successe tutto. L’autunno era ormai alle porte e Clark dormiva avvolto dal suo lenzuolo verde a strisce arancioni con sopra una coperta un po’ più calda rosso porpora. La sua stanza era abbastanza spaziosa, nel comodino accanto al suo letto ci teneva la sveglia, puntata per suonare ogni giorno alle 7:00, e il suo telefonino, col quale la notte mandava sms ai suoi 2 migliori amici prima di addormentarsi. Alla sinistra del suo letto c’era una grande finestra che affacciava su un bosco non lontano da casa sua, invece alla sua sinistra c’erano una scrivania e delle mensole sulle quali il ragazzo teneva i suoi libri e film di avventura e fantascienza, i suoi preferiti. L’arredamento era abbastanza scarso. Le pareti erano rivestite con una carta da parati di colore marrone terra e il pavimento era in legno.

Era ancora presto, quasi le 4:30 del mattino, quando Clark sentì ogni oggetto nella sua stanza tremare, ma non si fece prendere dal panico, tutt’altro, ricordando le procedure di evacuazione insegnategli a scuola, si alzò e si mise sotto la scrivania aspettando che tutto iniziasse a stabilizzarsi per poi uscire di casa. In quel preciso momento vide un lampo di luce attraversare la sua finestra. Incuriosito si alzò e si avvicinò ad essa per vedere meglio. Sembrava come se un meteorite si stesse per schiantare al suolo e, dopo che quella luce raggiunse il terreno, si sentì un botto che fece squillare le orecchie del povero ragazzo incredulo davanti a quel raro ed ignoto evento. Il ragazzo si coprì le orecchie e si inginocchiò di fronte alla finestra, come se in tanti gli stessero urlando da pochi centimetri di distanza. Quando il rumore fu più quiete si alzò e vide quella luce, ormai avvolta dagli alberi, spegnersi in pochi secondi. Clark stava provando varie emozioni: paura, sorpresa, ansia, ma sapeva che, se non fosse uscito a vedere cosa era appena accaduto, avrebbe provato un rimorso gigantesco; così si mise le scarpe, una giacca e prese una torcia uscendo velocemente da casa. Si diresse velocemente in quel preciso punto che, secondo lui, non era molto distante. Dopo esserci arrivato notò tante foglie sparse per terra ma nessuna voragine. Fece qualche passo più avanti, il suo cuore non smetteva di battere, era così eccitato all’idea di trovare una navicella spaziale o, meglio, un alieno in carne ed ossa, fino a quando non imbatté in qualcosa di morbido. Un po’ impaurito fece qualche passo indietro ed illuminò con la torcia il terreno davanti a sé e notò  dei magnifici capelli celesti coperti da delle foglie.

‘Che sia morta?’, pensò il ragazzo un po’ impaurito da tutto quello che gli stesse capitando.

Si avvicinò al corpo e subito dopo notò che era una bellissima ragazza che, sì o no, potesse avere 14 anni. Il suo cuore iniziò a battere ancora più forte mentre la girava verso di sé, in modo da non farle alcun male. Si accorse che era senza vestiti e questo di certo non lo aiutava a calmarsi.

‘Cosa ci fa una ragazza nel bosco e in più tutta nuda?!’, pensò in preda al panico.

La scosse un po’ per vedere se fosse ancora viva, lei mosse il naso, come a voler starnutire e Clark non poté che tirare un sospiro di sollievo. Dopo essersi tolto la giacca ed averla avvolta in essa, si caricò la sconosciuta sulla spalla e si diresse un po’ a fatica, per via del peso della ragazza, verso casa. Quando arrivò si diresse verso il bagno e la fece sedere a terra appoggiandola al muro.

‘E’ tutta ricoperta di foglie e terra, vorrei proprio sapere che le è successo’, Clark non riusciva a darsi pace. Voleva sapere a tutti i costi cosa fosse successo a quella fanciulla e se in qualche modo potesse c’entrare con quella luce accecante che vide durante il terremoto.

Il ragazzo non si preoccupò di fare troppo rumore o altro visto che viveva da solo, a causa della morte dei suoi genitori.
Cercò di svegliare la ragazza, scuotendola e bagnandogli il volto con dell’acqua. Quando aprì gli occhi e Clark la guardò non riuscì a frenare l’immaginazione: gli tornò in mente quella luce abbagliante che vide e subito dopo pensò al cielo stellato che tanto amava guardare ed esplorare. La ragazza, ancora scossa e inconsapevole di ciò che fosse successo, si guardò intorno e dopo iniziò a fissare Clark. Il ragazzo non sapeva cosa dire, non aveva mai visto una ragazza con cotanta bellezza.

“I-Io mi chiamo.. Clark.. Clark Collins.”, disse il ragazzo avvicinando la mano alla ragazza.

Lei non disse una parola e guardò la mano del ragazzo quasi come se non capisse quel gesto e non sapesse cosa fare. Clark ritirò la mano e aprì subito l’acqua che pian piano riempì la vasca da bagno.

“S-Sarai infreddolita visto che hai dormito nel bosco, dovresti farti un bel bagno caldo, anche perché sei ricoperta di foglie e terra.”, disse un po’ nervoso e la guardò.

La ragazza continuava a fissarlo con quegli occhi privi di emozioni. Clark non sapeva cosa fare, come doveva comportarsi e che doveva dirle, semplicemente chiuse l’acqua e l’aiutò ad alzarsi.

“Ora.. Dovresti toglierti la giacca ed immergerti, vuoi che ti dia una mano?”, Clark non sapeva più cosa pensare.

“Faccio da sola.”, disse la ragazza guardando la vasca.

“U-Uh?”, Clark non sapeva cosa dire di fronte a quelle semplici parole.

“Posso lavarmi da sola, grazie del tuo aiuto.”, la ragazza si tolse la giacca lasciandola cadere per terra e immerse un piede nell’acqua tiepida, quando mise anche l’altro si sedette appoggiando la schiena al bordo della vasca e chiuse gli occhi rilassandosi e facendo scivolare il suo corpo sempre più sott’acqua.

‘Non è che affoga, vero?’, questi erano i pensieri di Clark alla vista di quella ragazza che lui definì ‘stramba’.

“A-Allora io.. Vado in camera mia. Chiamami se avessi bisogno di qualcosa.”

La ragazza fece un cenno con la testa e sorrise. Clark non poté che compiacersi di ciò e uscì dal bagno. Arrivato in camera si sedette sul letto e, guardando la sveglia, si accorse che erano le 5:15 del mattino. Era davvero esausto, avrebbe voluto coricarsi e ricominciare a dormire, ma sapeva di non poter lasciare quella ragazza da sola per casa sua così andò in cucina e gli preparò un sandwich con prosciutto e formaggio. Appoggiò la sua schiena al muro e si guardò in giro. Al centro della stanza c’era un tavolo con 3 sedie, guardandolo gli tornò in mente un episodio di tanti anni fa, quando fece colazione con i suoi genitori. Quei ricordi, anche se pieni di amore e gioia, lo fecero sentire solo e diventò triste. In quel preciso istante entrò la ragazza, la quale era avvolta da un telo bagno di colore blu che contrastava la lucentezza dei suoi capelli celesti, senza più la presenza di foglie o terra. Si avvicinò al ragazzo e lo guardò negli occhi.

“Sei triste perché mi trovo qui?”

Clark la guardò un po’ sorpreso e scosse la testa.

“No, no. Tu non sei il problema. Come puoi vedere vivo da solo ed il motivo è perché i miei genitori sono morti, tante volte mi sento.. Solo.”, gli occhi del ragazzo si socchiusero e la sua espressione tornò triste e cupa.

La ragazza gli prese la mano e sorrise. Lui non poté far altro che fissarla e ricambiare il suo sorriso, come se una ventata di gioia gli fosse precipitata addosso facendogli dimenticare perché fosse triste.

“U-Uhm, ti ho preparato un panino.”, lo avvolse in un tovagliolo e glielo diede.

La ragazza lo prese tra le mani e guardò il panino con la stessa espressione che aveva prima in bagno, quella che fece pensare a Clark se veramente sapesse come si facesse quella determinata cosa.

“P-Pensavo.. Avessi fame e te l’ho preparato. Non ti piace?”

“Non è questo, è la prima volta che qualcuno mi prepara un.. Panino.”, la ragazza sorrise e lo morse.

Clark ricambiò di nuovo il suo sorriso, manco a farlo apposta, e continuò a guardarla.Quando lei finì di mangiare si diresse verso la camera da letto e Clark la seguì.

“Posso prestarti dei miei vestiti per ora ma non penso d’avere qualcosa della tua misura.”

La ragazza annuì semplicemente con la testa sedendosi sul letto di lui.

“Uhm, p-posso sapere il tuo nome?”, disse mentre cercava qualche indumento che potesse stargli all’interno del suo armadio.

“Il mio nome? Sinceramente.. Non lo ricordo. Ho un nome?”, rispose lei un po’ confusa.

“Eh? Tutti posseggono un nome, lo danno i propri genitori dopo la nascita del figlio.”

“Io non penso d’aver mai avuto un nome o.. Probabilmente non lo ricordo.”

Clark la fissò per qualche secondo un po’ incredulo davanti alla sua ‘rivelazione’. ‘Come può non avere un nome? Probabilmente nel bosco è caduta e ha perso la memoria. Questa storia si fa sempre più strana!’, pensò il ragazzo dopo aver dato alla ragazza dei vestiti. Si alzò e tolse l’asciugamano vestendosi, i suoi capelli lunghi si muovevano insieme a lei e Clark, guardandoli, non poté che pensare che stessero danzando in aria. Dopo si sedette di nuovo sul letto e toccò il cuscino dove Clark era solito poggiare la testa per dormire.

“Questo è il mio letto, se vuoi puoi dormirci.”, gli propose lui.

“Grazie, deve essere davvero comodo. Dormi sempre da solo?”, chiese coricandosi subito dopo ed appoggiando il viso su quel cuscino.

“Bé, quando ero piccolo dormivo con i miei genitori, come tutti i bambini d’altronde, e anche con dei miei cugini, soprattutto con..”, si zittì all’improvviso e la ragazza lo guardò incuriosita.

“Tutto okay?”

“Sì, ma sai.. Ho una cugina che non vedo da molto tempo, si chiama Abbie. Visto che non ricordi né il tuo nome né nulla puoi fare finta d’essere lei.”, Clark era proprio entusiasta della sua idea.

“Abbie? Mi piace.”, sorrise di nuovo e Clark la ricambiò.

“Bene! Sono certo che col tempo ti tornerà la memoria, fino a quel momento dovrai fingere di essere mia cugina, non sarà difficile!”

La ragazza annuì e chiuse lentamente gli occhi addormentandosi. Clark la guardò e si gratto la testa un po’ imbarazzato. Le coprì con la coperta e, sistemandogli i capelli, si coricò accanto a lei addormentandosi.

Il mattino dopo i 2 migliori amici di Clark, come ogni mattina, suonarono alla sua porta per andare a scuola insieme. La sveglia aveva suonato ma per il troppo sonno né Clark né Abbie riuscì ad alzarsi da letto e non sentirono nemmeno il campanello. A quel punto i 2 amici, un po’ preoccupati, decisero di andare direttamente in camera del ragazzo passando dalla sua finestra. La casa di Clark era solo di un piano quindi non sarebbe stato difficile farlo. Quando i 2 amici arrivarono videro la sconosciuta e Clark abbracciati che dormivano insieme nel letto del ragazzo.

“Aaaah! Cosa ci fa con Clark quella?!”, gridò Cecilia, la migliore amica di Clark.

“Quella chi? Fammi un po’ vedere..”, aggiunse Chad, il suo migliore amico, che stava aprendo la finestra per vedere meglio cosa stesse succedendo dentro la stanza.

Clark, svegliandosi, si mise seduto e vide i 2 amici fissarlo abbastanza sbalorditi. Il ragazzo, ancora insonnolito, non riuscì a capire subito che stesse succedendo. Chad, con un salto, entrò dentro la stanza e si diresse verso l’amico.

“Clark sei un grande! Sapevo che avresti avuto il coraggio di farlo.”, disse Chad.

“Eh? M-Ma di che parli? Cosa ci fai tu qui? Che volete?”, chiese strofinandosi gli occhi.

Cecilia, rimasta fuori, entrò e si avvicinò a Clark abbastanza furiosa.

“Cosa ci fa quella nel tuo letto?! Perché dormivate abbracciati e perché non sei ancora pronto per andare a scuola?!”, non riuscì proprio a controllare la rabbia.

Clark scosse un po’ la testa, come a ricordare tutto d’un tratto cosa fosse successo e si alzò.

“Ragazzi.. Non è come sembra.. E-Ecco, lei..”

In quel preciso momento la ragazza, denominata ‘Abbie’, si svegliò e si mise seduta sul letto strofinandosi gli occhi e mandandosi i capelli all’indietro.

“Cugino chi sono queste persone?”

“Cosa? C-Cugino?”, Cecilia guardò Clark sorpresa, il quale non poté che sorridere fingendo che tutto fosse a posto.

“S-Sì, lei è mia cugina. Si chiama Abbie, è arrivata ieri notte. Abbiamo passato la notte a parlare e per questo ci siamo addormentati bene. Scusate, non ho sentito la sveglia e il campanello, ero davvero molto stanco.”

Cecilia si sentì davvero una stupida e si sedette sulla sedia di fronte la scrivania commiserando se stessa. Chad, invece, rise di fronte a quell’episodio e porse la mano alla ragazza.

“Piacere di conoscerti, io sono Chad Russell mentre quella ragazza la giù si chiama Cecilia Rouge. Felici di fare la tua conoscenza.”, Chad sorrise alla ragazza che ricambiò subito stringendogli la mano.

“Cecilia dai, smettila.. Non è successo nulla di male.”, disse Clark avvicinandosi a lei e mettendogli una mano sulla spalla.

“E’ che mi.. Dispiace tanto, sono davvero stata una stupida.”

“Non ci pensare, anzi.. Vorrei che diventassi amica di Abbie, gli servirebbe molto in questo momento.”

“Uh? Perché gli ‘servirebbe’? E’ successo qualcosa?”

“Bé, diciamo che è scappata di casa.”, Clark, non sapendo cosa inventarsi, disse questa ulteriore bugia ai 2 amici ignari di tutto e si grattò la testa.

“Oh, bé..”, l’amica si alzò sprizzante di energia, “Conta pure su di me! Non ti deluderò!”

Fortunatamente i 2 ragazzi non erano particolarmente scossi dalla notizia della sua fuga, così Clark le sorrise e, guardando verso Abbie, si accorse di una luce nel cielo identica a quella che vide prima di trovare Abbie nel bosco. Lui e i 2 amici si avvicinarono la finestra e la seguirono con gli occhi finché non si spense in un posto non molto lontano dalla scuola.

“Cosa potrà mai essere?”, chiese Cecilia. “Era così abbagliante, quasi come la luce del sole.”

“Già, vi immaginate che possa essere un meteorite? Che figata!”, aggiunse Chad.

Clark socchiuse gli occhi e rifletté un po’ sull’accaduto. Pensò che questa volta non si sentì nessun botto, a differenza della prima luce caduta e che fosse strano che fosse successa una seconda volta; si voltò verso Abbie, la quale stringeva tranquillamente tra le braccia un cuscino, e gli unici pensieri che in quel momento riempivano la testa del ragazzo erano: chi in realtà fosse, da dove provenisse, cosa gli fosse successo, che segreto nasconde e perché non ricorda nulla della sua vita prima del loro incontro.

  
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