Fanfic su artisti musicali > Placebo
Segui la storia  |       
Autore: nainai    03/01/2007    6 recensioni
C’era un tempo in cui maghi e cavalieri affrontavano il male a dorso di possenti draghi e…Accidenti! Ho di nuovo sbagliato pagina! Scusate, ricominciamo. Cosa succederebbe se Matthew Bellamy perdesse la voce proprio nel bel mezzo di una tournee e decidesse di rivolgersi all’unico essere vivente sulla faccia della terra cui non è il caso di chiedere mai aiuto? Beh…mettiamola così…tutto comincia da qui. Era una notte buia e tempestosa…
Genere: Commedia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Premessa doverosa dell’autrice.
 

ATTENZIONE!!!!
La storia che segue è assolutamente priva di qualsiasi attinenza con la realtà dei due gruppi musicali ivi malamente impiegati. Ci tengo tra l’altro a dire che detti gruppi godono della mia stima e del mio affetto sinceri e pertanto mi dico orgogliosamente loro fan.
Tutto ciò premesso (come usiamo dire noi altri avvocati), appartengo a quella categoria di persone che ritengono non esista a questo mondo alcunché che sia “sacro” ed “inviolabile”, per cui non ci si possa fare sopra una sana e grassa risata ristoratrice.
Bene! Tutti coloro che la pensano come me, sono approdati nel posto giusto per questa sana e grassa risata.
Tutti coloro che pensano che Muse e Placebo siano divinità intoccabili, sono pregati di interrompere qui la lettura ed evitare di intasare recensioni e mail personale di commenti su quanto sono troppo fighi, belli ed intelligenti i componenti delle due band per descriverli così.
Io, il Sig. Molko ed il Sig. Bellamy non ci conosciamo – insolitamente non siamo mai stati presentati – ed è assolutamente chiaro ed assodato che quelli qui descritti non sono loro più di quanto io sia l’incarnazione di Cleopatra nel nostro tempo.
 
Se siete arrivati già fin qui e non mi avete ancora sputato in un occhio…Wow! Meglio di quanto pensassi…
 
Ringraziamenti iniziali prima di partire:
 
a Giglio Lockart: la mia dolcissima sorellina che è madre quasi quanto me di questa vaccat…ssssssssstoria. E che quindi esigo se ne assuma pubblicamente la responsabilità
 
a Music Addicted: che con la sua Try something new mi ha decisamente rovinata ed ha prodotto questo risultato. Assumitene anche tu la responsabilità!!!!  >_<
 
ai Placebo ed i Muse…Più che altro perché spero così di evitarmi ritorsioni legali se mai dovessero imparare l’italiano e leggere la vacc…sssssssstoria.
 
Detto fatto, buona lettura, gente! ^_-


Follie di una mattina di Mezzo Inverno
ovvero
“Gli effetti e le controindicazioni dell’abuso di latte nella cultura moderna”

 
1. Non svegliare il can che dorme…Soprattutto se lo fa con quello stupido orsetto!
 
Era una notte buia e tempestosa.
…No, ok, non lo era.
Solo che volevo iniziare con un po’ di mordente! Volevo dare alla storia un andamento di un certo tipo…un certo sapore…!
…Se capite che intendo.
Va bene, ingrati, in realtà non era manco notte ma mattina!
Mattina presto, sì, ma pur sempre mattina. Il sole era sorto da un po’ per la precisione ed era pallido e smorto, come appropriato per una splendida giornata inglese. Da dietro le tende, che qualcuno doveva aver affrettatamente accostato la sera precedente, filtravano a stento un paio di raggi malaticci che rimbalzavano nella stanza cercando un posto a caso dove agonizzare in tranquillità e finivano per schiantarsi contro il lato dell’enorme letto addossato ad una delle pareti. Ma a parte quello scempio luminoso, che produceva un vago effetto di penombra, il resto era silenzio e pace.
O quasi.
Un respiro lento e regolare si sollevava nell’aria, simile ad un lieve zefiro che spirasse dalle coltri di quello stesso letto. Era un respiro dolce, morbido, come quello che s’immagina debba sfuggire alle labbra socchiuse di principesse addormentate. E la creatura che se ne cibava, del resto, appariva davvero quale una meraviglia fiabesca, se solo ci si fosse avvicinati abbastanza da contemplarne il viso, immoto nel sonno che ne distendeva i tratti bellissimi…Un fanciullo? Un elfo? Doveva per forza appartenere alla stirpe delle fate per possedere una simile grazia…una simile leggiadria, una bellezza così luminosa e pura, così…
Aspettate un secondo, ma quello è un orsacchiotto di peluche?!
Uff…sì…lo è. Addio, slancio poetico!
O.k., riprendiamo dai raggi di luce agonizzanti sul fianco del letto.
Il ragazzo steso sul materasso di dimensioni faraoniche era decisamente bello. Tolto questo niente elfi, né fate, né principesse. Solo lui, che dormiva mezzo nudo a parte la camicia bianca e gli slip neri, il suo orso di peluche, stretto in una mano, e la jaguar, stretta - quasi con la stessa ossessività rivendicatoria riservata all’orso di peluche - nell’altra mano.
È chiaro che se non ci fosse qualcosa da raccontare non saremmo qui oggi. Sarebbe alquanto deprimente fissarci negli occhi tutti quanti per un pò, mentre il tizio dorme ed il suo orso ci scruta con occhietti maligni…
…Perché, vi giuro, quel coso ha uno sguardo inquietante…!
…Brr…!
Dicevo, è chiaro che qualcosa deve essere successo per giustificare lo spreco di tempo e di byte sulla memoria del mio portatile ed infatti…
Il silenzio della stanza fu interrotto dal trillare discreto di un telefono. La voce sottile dell’oggetto, che doveva giacere abbandonato da qualche parte ed il cui suono arrivava ovattato, si fece via via più insistente man mano che i minuti scorrevano, disegnandosi in liquide cifre sul display della sveglia. Un minuto.
Due minuti.
Tre minuti.
Quattro minuti.
Cinque min…
La testa del ragazzo si sollevò di scatto dal letto e lui socchiuse sul mondo due occhi azzurri piuttosto infastiditi. Almeno a giudicare dal broncio che ostentava il visetto da ragazzino e…dai lampi furiosi che saettavano da sotto le palpebre pesanti! Non per questo rinunciò a stritolare pupazzo e chitarra tra le dita, ancora serrate dal sonno intorno alla zampa di uno ed all’asta dell’altra.
-Ma…chi diavolo…è…che rompe…a quest’ora?- sussurrò cattiva una vocetta nasale ed assolutamente sexy, che ben si sposava, col suo tono sottile, con l’aria di pericolo che aleggiava intorno alla figura tutta.
Pupazzo compreso!
Con uno scatto degno di un felino, il ragazzo, abbandonati i due cimeli, si sporse oltre il bordo del letto e recuperò da sotto il medesimo il cordless ancora impegnato nel suo martellante trillare. Premette il pulsante per aprire la comunicazione con una tale foga che s’incastrò nella guarnizione di gomma, ma non vi badò e si portò l’apparecchio all’orecchio ed alla bocca in tempo per sbraitare un “Pronto!” che avrebbe fatto desistere qualunque individuo dotato di spirito di autoconservazione bastevole a non fare inversione di marcia su una corsia autostradale.
Era chiaro che dall’altro lato della cornetta non c’era un simile individuo. Perché chiunque fosse ad aver composto quel numero di telefono, non solo non riattaccò dopo essersi prodigato in umilissime scuse, ma rimase in assoluto silenzio. Fatto salvo il breve ansimare intermittente con cui manifestò la propria presenza.
Il viso del ragazzo assunse svariate ed interessanti gradazioni di rosso, prima di approdare ad un porporino tendente all’indaco che si addiceva in modo delizioso con i corti capelli bruni ed il pallore niveo della pelle…
-SOTTOSPECIE DI PORCO MANIACO PERVERTITO! NON SO COME HAI FATTO AD AVERE QUESTO NUMERO, MA SAPPI CHE OVUNQUE TU SIA TI TROVERO’ ED ALLORA SARANNO CAZ…
Santo Cielo! Siamo ancora in fascia protetta, acciderboli! Un po’ di educazione!
Non si possono nominare pezzi di anatomia maschile alle otto del mattino! Appena svegli! Davanti ai bambini! Nessuno pensa ai bambini?!
-Brian?
Un attimo di perplessità attraversò lo sguardo azzurro e chetò immediatamente il susseguirsi di insulti, minacce e bestemmie che il ragazzo bruno stava riversando sul proprio interlocutore. Quella voce la conosceva…ma chi era? Pescò a caso nei propri ricordi. Che a quell’ora del mattino erano decisamente provati dalla mancanza di riposo sufficiente ad un cervello umano funzionante. Ed alla fine trovò quello che cercava.
-Dominic?!- sbottò stupito rispondendo alla voce implorante dall’altra parte.
Per capire le ragioni di quel tono lamentoso, però, dobbiamo spostarci un po’.
All’incirca…di qualche centinaio di migliaia di chilometri.
Oltre l’oceano. Negli States.
In un camera di albergo, dove Dominic Howard, batterista della nota formazione musicale “Muse”, era impegnato al telefono in una conversazione intercontinentale e transoceanica con Brian Molko, leader, cantante e – a sentir lui – chitarrista del gruppo rock che risponde al nome di “Placebo”.
-Dom, tessoro, non so in quale parte del globo voi vi troviate adesso, ma hai idea di che ora sia qui in Inghilterra?- domandò suadente quest’ultimo, cui la sveglia prima di un ragionevole e riposante mezzogiorno proprio non andava giù.
-Sì, Brian…ma vedi…Matt voleva telefonarti assolutamente per chiederti una cosa…- spiegò con qualche difficoltà l’altro.
-Ahah.- convenne breve Brian- E perché sono al telefono con te allora?
-Veramente è lui che ti ha chiamato, ma ha avuto un problema.
E nel dire ciò si voltò…molto lentamente.
Beh, eccolo lì il problema. Che si agitava come un forsennato disseminando in giro per la stanza fogli di carta bianchi o scarabocchiati a metà. In una mano brandiva ancora il tozzo pennarello con cui aveva realizzato quegli artistici tentativi scrittori, mentre accompagnava il travolgente balletto con smorfie e suoni più o meno articolati…
Nulla di strano che il povero Dominic avesse perso la consueta aria bonaria e rassicurante che gli era propria.
-Che genere di problema?- s’informò intanto Brian, un po’ preoccupato al ricordo degli ansimi e dei sospiri con cui era iniziata la chiamata.
-Ecco…ad essere onesti, Brian…lui ha…perso la voce.- tentennò il batterista.
Come se avesse pronunciato una formula magica ottenne che il saltellante Matthew infestante la camera smettesse immediatamente di agitarsi e si voltasse nella sua direzione, fissandolo con aria da “cucciolo bastonato”: occhio pallato con effetto stellato/mangoso, accenno di lacrima sull’angolo esterno e labbro tremante modello “nonno ultrasessantenne” o – a scelta – “vergine dinanzi a bruto”.
-Oh, ma questo presupporrebbe che l’abbia mai avuta.- fece notare atono Brian, soffocando uno sbadiglio- Mentre tutti qui sappiamo che non è così.
-Sì, o.k., esulando dalle considerazioni personali sulle sue performance canore…- iniziò Dominic ragionevole.
L’espressione “cucciolo bastonato” fu bruscamente sostituita da quella “biscia incazzata”: occhio assassino, ringhio digrignato di denti e convulso pulsare di vena sulla tempia destra e/o sinistra!
Dom ringraziò la mancanza di voce di Matthew, perché evitava a tutti un’interminabile discussione da incontro al vertice, che avrebbe avuto ad oggetto le “abilità” di chitarrista di Brian, le “capacità canore” di Matt, nonché le “qualità” nascoste delle rispettive madri dei due leader. Queste ultime non esattamente lusinghiere e non necessariamente ripetibili in luoghi pubblici o aperti al pubblico.
Così ignorò il mutamento di espressione del proprio cantante e proseguì senza variare intonazione.
-…immagino che tu non abbia particolari difficoltà a capire come questo sia un problema per noi.
-Sì, certo.- annuì Brian- Ma non capisco perché sono sveglio alle otto del mattino. A parte che per compatirvi, ma quello lo faccio già normalmente.
-Beh, il punto è che tu sai quanto Matt odi far saltare la data di un concerto. Visto che il dottore ha detto che la sua è “afonia da stress” è presumibile che non passi ancora per un po’…
-Oddio, che culo!- scattò d’istinto il cantante.
-Per favore!- lo riprese Dom contrariato- E’ una cosa seria!
-Scusa…
-Dicevo. Dato che per un po’ sarà k.o., Matt ha avuto un’idea.
-…sto già tremando.
-Tremando?- chiese perplesso il batterista.
-Nulla! Non farci caso. Considerazioni mie…- si affrettò a sminuire Brian con un risolino nervoso.
Dom sbuffò senza capire, ma riprese da dove era stato interrotto.
-Voi siete lì senza far nulla, no?
-No!- s’infervorò Brian contrariato- Noi siamo qui a lavorare! Stiamo incidendo il nuovo disco, se sai cosa sia?!- ringhiò stizzito.
-Sì, certo…- acconsentì Dominic scettico, osservandosi le unghie.- Sai, ieri ci siamo sentiti con Stef e mi ha detto che riuscire a trascinarti agli studi di registrazione in questo periodo è particolarmente complicato, visto che continui a svicolare con qualsiasi scusa.
Colto in flagranza il cantante dei Pla esitò.
-Pla?!
Sì, Pla. Diminuitivo di Placebo, hai presente?
-Ma fa schifo!
Senti, se fa schifo lo decido io, non tu. È comodo: Pla. Invece di dover scrivere tutto il nome per esteso. Ed aspetta che trovi un diminuitivo anche per i Muse…
-Ma dai! Che vuoi ridurre lì? Peggio di così non si può scendere!
Allora. Punto numero uno, se parliamo di altezza, tu sei messo davvero male. Punto numero due…non hai alcun diritto di parlare al Narratore Onnisciente! Resta al tuo posto e fai il personaggio!
-Sentimi tu, dolcezza, Io sono il Protagonista. Ed il Protagonista fa il cavolo che gli pare, altrimenti la fanfiction non si scrive!
Ascolta un po’, carino. Tu non sei affatto il protagonista, forse non te ne sei accorto ma ci sono altri personaggi intorno a te che godono della medesima attenzione che hai tu, quindi smetti di rompere o faccio che sei stato liquidato dalla tua band e ti hanno sostituito con Jesse McCartney!
Ooooh!
Risolto questo problema incidentale, riprendiamo da dove eravamo rimasti.
…Colto in flagranza il cantante dei Pla esitò.
-Beh,  ma no! Che c’entra? È solo che ero un po’ stanco in questi giorni,- balbettò rispondendo all’insinuazione del batterista, ma si riprese quasi subito- ma ora sono un leone!- asserì con sicumera.
-Allora, leone, ascolta questa. Verrete in tournee con noi.- spiegò spiccio l’altro.
-Dovecomequando?!- buttò fuori d’un fiato Brian, totalmente basito dalla richiesta.
E Dominic si concesse un luuungo respiro.
-Si tratta di questo, Brian, faremo la tournee insieme: i Muse ed i Placebo. Almeno finché a Matt non tornerà la voce. Suoneremo insieme, pezzi riarrangiati dei due gruppi, e tu canterai.- chiarì.
-Riarrangiati?- borbottò Brian dubbioso- Vuoi dire che devo riscriverveli da capo…!
-Accetti?- insistette Dom ignorando la provocazione.
-Ma scusa, ed il nostro disco?!- sbottò il cantante.
-Ci siamo già informati con un paio di studi qui, quando volete potete iniziare a registrare.- rispose Dominic.
Brian rimase in silenzio un momento, il suo cervellino malefico cominciò a lavorare febbrilmente. Da una parte non aveva nessunissima voglia di interrompere la vacan…serrata sessione di lavoro che stavano conducendo lì in Inghilterra per volare dall’altro lato del mondo. Ma d'altronde…come dire di “no” ad un caro amico, che gli sarebbe dovuto essere in eterno riconoscente e che avrebbe dovuto, come minimo, ammettere davanti a tutti i propri fan di essergli debitore…Senza contare proprio tutti i fan dei Muse, che finalmente avrebbero potuto sentire qualcuno cantare decentemente quelle lagne impossibili che Matt gli miagolava ogni volta al microfono! Brian non avrebbe potuto fare miracoli, ma un miglioramento seppur minimo ci sarebbe stato…
-Sììì…- biascicò con un sorriso perfido, che, purtroppo per loro, Dominic non vide né intuì nel tono smielato- Si può fare…Ovviamente devo chiederlo a Stef e Steve prima.
-Ovviamente, Brian.- sorrise ugualmente Dom, non dubitando che qualunque opinione quei due avessero anche solo per disperazione alla fine avrebbe coinciso con quella del proprio leader.- Aspettiamo tue nuove, allora.
-Ahah. Ora torno a dormire se Matt non ha nulla in contrario e la smette di fare il maniaco al telefono!- esclamò ancora stizzito il bruno, e riattaccò malamente la comunicazione rigettando il cordless sotto il letto.
  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Placebo / Vai alla pagina dell'autore: nainai