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Autore: remsaverem    03/01/2007    1 recensioni
Nicholas D. Wolfood: la sua infanzia con Chapele e uno strano incontro
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Cuori di pietra

Cuori di pietra


"I can't say that I love Jesus
that would be a hollow claim
He did make some observations
And I'm quoting them today
-Judge not lest ye be judged-.
What a beautiful refrain.

(New test leper)*


Evergreen

-Resta qui, io vado a cercare una camera- e lo mollò nella calca di persone che affollavano il locale. Il ragazzino si guardò intorno : giocatori incalliti al tavolo di poker, bevitori stazionari al bancone del bar.
-Hey piccolo - qualcuno gli si avvicinò - che ci fai qui solo ?- Era ubriaco.
Il bimbo non rispose.
-Non sono affari suoi- sibilò Chapel toccandosi il capello e conducendo via Nicholas.
Erano a Everegreen.
La città di Chapel.
Chapel diceva di avere ancora qualche conto in sospeso da regolare.
Sdraiato sul letto, gli occhi spalancati, Nicholas fissava il buio. Ormai era già un mese che erano in viaggio. Fino ad allora Chapel non gli aveva chiesto niente di più che una pacata obbedienza.
A volta alloggiavano in una locanda come quella di Evergreen, altre volte invece trascorrevano la notte all'aperto. Chapel si curava sempre che ci fosse un bel fuocherello acceso.
Il suo vero nome non lo conosceva e non gli importava.
Durante i loro spostamenti Chapel gli raccontava delle storie.
Era un bravo narratore.
Un narratore che non si aspettava che il suo pubblico esplodesse in grida di gioia quando terminava di raccontare.
In tutto quel tempo però, Nicholas non aveva ancora scoperto chi fosse in realtà quell'uomo che, così "generosamente", come aveva detto lo sceriffo della città, si era offerto di prendersi cura di lui, dopo l'accaduto.
Gli era stato al fianco per un mese e l'uomo col cappello e l'enorme croce sulle spalle non aveva mai avuto uno scatto d'ira. Mai un cedimento.Anche se costantemente provocato dai loschi figuri che sempre gli ronzavano intorno.
Anzi, alle volte bastava un semplice sguardo di quegli occhietti piccoli ,dietro le spesse lenti degli occhiali, per mettere a tacere gli animi più focosi.
"Pecorelle smarrite" amava definirli Chapel.
Nicholas pensava che Chapel si fosse comportato così per tutto quel tempo per dimostrargli qualcosa…ma cosa?
Lì, a Evergreen, Nicholas lo sentiva, i nodi sarebbero venuti al pettine.

Chapel sistemò una mezza dozzina di bottiglie di bourbon a una distanza di venti metri.
-Tieni, spara- e gli diede in mano una pistola d'argento.
Al tocco dell'arma fu come se fosse stato punto da un serpente. Nicholas lasciò cadere la pistola.
Si aspettava che Chapel lo punisse per questo.
Suo padre lo faceva per molto meno.
Chapel invece si limitò a raccogliere l'arma .
Le diede una ripulita.
-Non sei ancora pronto vero ?- esclamò con le sue piccole labbra sottili- Posso aspettare-.
Il bimbo non rispose.
Certo, non c'era nulla di male a sparare a delle bottiglie, ma, non appena sentito il tocco freddo del calcio della pistola nelle sue mani, non aveva potuto fare a meno di pensare a "quel giorno".
Chapel per il momento portava pazienza, ma quanto sarebbe durato ? E cosa voleva da lui in ultimo, quell'uomo ?
Nicholas non lo sapeva, ma era certo che qualcosa stava per accadere. Era nell'aria.
E, con ogni probabilità, come da sempre accadeva, sarebbe stato lui a farne le spese.
Non ci poteva fare nulla. "Quando sarò grande" si ripeteva "Quando sarò grande, impedirò che accadano certe cose". Era questo pensiero a sostenerlo.

-Io esco, devo vedere una persona. Tu resta qui e non uscire.- Chapel chiuse a chiave la porta e si diresse al suo appuntamento.
Nicholas sgusciò fuori dalla finestra. Camminò sul cornicione e poi saltò agilmente a terra.
Voleva sapere.
Chapel raggiunse una locanda e salì al primo piano.
Si fermò davanti a una porta. Bussò. Nessuno rispose. Qualcuno aprì la porta.
-Era da tanto che non ci vedevamo- esclamò Chapel sistemando in un angolo l'enorme croce di legno che si portava sempre dietro.
-Vedo che non hai cambiato il tuo look- rispose l'uomo seduto al tavolino.
La stanza era piuttosto spoglia.
-Neanche tu- rispose Chapel di rimando.
-Allora, qual è il motivo per cui hai chiesto così urgentemente un colloquio ?- Chapel sapeva che quell'uomo non amava spostarsi inutilmente.
-Volevo solo comunicarti di persona che ho fatto un nuovo acquisto- cominciò Chapel.
-Non sarà come quello dell'altra volta ?- domandò l'uomo affondando il cucchiaio nel dolce che gli era stato portato poco prima.- quant'è durato ? Tre mesi o forse meno, vero ?-
-No no- fece subito Chapel- questo è diverso. E' un regalino dello sceriffo di XXX , una piccola ricompensa per un lavoretto che ho fatto per lui.-
-Li conosco i tuoi lavoretti Chapel- replicò l'uomo continuando a mangiare svogliatamente il dolce.- dimmi, cos'ha di speciale questo tuo nuovo acquisto ?-
-Ha sette anni- rispose Chapel.
-Troppo vecchio non credi ?- commentò tagliente l'uomo.
-Lasciami finire, non ti ho forse detto che è speciale ?!- insistè Chapel.
-L'avevi detto anche l'altra volta e tu sai bene com'è andata a finire.- disse l'uomo senza la minima increspatura di emozione nella voce.
Una piccola croce di legno nei pressi di George town.
-No questo …questo preparati, questo bambino ha già fatto un lavoretto- Chapel sembrava non aver colto l'allusione di prima.
-Come ?- l'uomo si fece leggermente più interessato.
-Diciamo che ha mandato a fare un viaggetto all'obitorio un uomo che non doveva essergli molto simpatico- Chapel sperava di attirare la sua attenzione .
-E con ciò ?- l'uomo non era per nulla impressionato.
-Si da il caso che quell'uomo fosse suo padre. Io ho intenzione di..-
-Taci !!- esclamò l'uomo alzandosi e andando ad aprire la porta. - Entra pure, da quanto tempo sei lì ?- domandò rivolto a Nicholas.
Nicholas taceva.
-Non ti risponderà. Non parla.- aggiunse Chapel. "Ma cosa lo dico a fare?" pensò "lui lo sa benissimo, lui sapeva già tutto ..eppure mi ha lasciato parlare…perché?"
L'uomo con il lungo cappotto bianco guardò meglio il ragazzino che sosteneva il suo sguardo senza il minimo accenno di paura.
L'uomo non lo sapeva, ma Nicholas aveva paura di una sola persona. Una persona che adesso giaceva nel cimitero di XXX.
Gli uomini dallo sguardo di ghiaccio, come quello dell'individuo che gli stava di fronte non gli facevano né caldo né freddo.
"Eppure dovresti avere paura di me"
Nicholas strabuzzò gli occhi. Da dove proveniva quella voce ?
"Sai piccolo, bisogna avere paura di qualcosa. Tutti ne hanno e tu non sei da meno. Ora credi di esserti sbarazzato della tua paura, ma tornerai ad averne. Te l'assicuro."
Ma chi era ? Poi Nicholas capì. Era l'uomo che gli stava di fronte che, senza pronunciare una sola sillaba, gli diceva tutto ciò.
"Non cercare di opporti, tanto sarebbe inutile, ho superato barriere ben più forti di quelle erette da uno stupido ragazzino umano. Quindi ascoltami bene. IO SO TUTTO".
Nicholas trasalì.
"Sì" continuò la voce dello strano individuo dagli occhi gialli " Io so ogni cosa. Ogni tuo minimo pensiero, ogni tuo più piccolo ricordo."
Un brivido percorse la schiena di Nicholas.
" Io so tutto e so anche perché non parli o meglio, perché ti rifiuti di parlare. No, non ti preoccupare, non lo dirò a nessuno " La voce tacque, poi riprese " E comunque, forse questa volta Chapel non si sbaglia".
Nicholas non capì quella frase. L'uomo posò una mano sulla testa del bambino.
-A presto Chapel- e se ne andò.
"Cosa voleva dire quell'uomo con quell'ultima frase ?"si domandava Nicholas trotterellando accanto a Chapel per i vicoli bui della cittadina. Da quando l'uomo vestito di bianco se n'era andato, Chapel non gli aveva più rivolto la parola.
Nicholas era abituato ai suoi lunghi monologhi solitari e temeva che ce l'avesse con lui per averlo seguito, per avergli disobbedito.
Ma Chapel era preso da tutt'altri pensieri.
Si stupiva sempre della facilità con cui quell'uomo entrava e usciva dalla mente delle persone . Col tempo aveva imparato a temere questa sua capacità…Tuttavia, non voleva che l'uomo incontrasse il bambino in quel momento. Era ancora troppo presto. Il ragazzo non era ancora pronto. Doveva cominciare l'addestramento al più presto.

-Non allontanarti Nicholas, io devo sbrigare una faccenda-
Chapel l'aveva lasciato fuori dalla locanda dove alloggiavano. Il ragazzino udì delle risate provenire da poco lontano. Erano dei bambini come lui che giocavano con una palla. Quando lo notarono smisero di correre attirati dalla novità.
-Hey guardate..- e lo indicarono. Gli si avvicinarono minacciosi.
Nicholas era abituato a quegli sguardi. Erano l'esatta riproduzione di quegli stessi sguardi che tanto spesso aveva visto sui volti dei ragazzi dell'orfanotrofio. Avevano voglia di divertirsi.
Nicholas si guardò intorno. Forse c'era una via d'uscita.
Quando il più grande dei quattro gli fu vicino gli mollò un calcio e cominciò a correre.
Imboccò il primo vicolo che gli si parò davanti tirandosi dietro gli altri ragazzini.
-Prendetelo, prendetelo !!-
Braccato, come sempre.
Passò davanti a una porta e si fermò. Non costava niente provare. Era aperta.
Nicholas si accucciò dietro di essa. Rimase lì e aspettò che l'eco dei passi dei bambini si perdesse in lontananza.
Tirò un sospiro di sollievo. Ma durò poco.
-Piccolo cosa ci fai qui ?- Nicholas si voltò di scatto.
Si aggrappò alla maniglia, ma l'uomo bloccò la porta con un piede. Il bambino corse vero l'altra uscita. Chiusa. Era in trappola.
Arretrò fino a sbattere contro la parete. L'uomo si avvicinava. Flash dell'orfanotrofio gli esplodevano nel cervello..udiva grida, pianti. Si tappò le orecchie per non sentire. L'uomo si avvicinava. Lo agguantò per una spalla e lo gettò a terra.
Non un grido, non una parola.
Aveva giurato che non avrebbe più pianto.
Mai più. Chiuse gli occhi. Nessuno l'avrebbe sentito, come nessuno l'aveva sentito laggiù.
-Nicholas dove sei ?- Chapel lo stava cercando. Era vicinissimo.
Nicholas si liberò della presa dell'uomo e cominciò a tempestare di calci la porta che , poco dopo, si spalancò con un gemito.
Con una sola occhiata Chapel intuì la situazione e spinse Nicholas di lato.
Sparò. L'uomo si accasciò a terra tenendosi una gamba e gemendo.
Nicholas tremava.
-Tieni. - Chapel gli offrì la pistola. - Su forza, sparagli- disse con voce piatta, come se quella fosse la cosa più naturale.
Nicholas fece no con la testa.
-Vuoi che lo rifaccia? Vuoi che capiti a qualcun altro quello che stava per capitare a te?- Nicholas taceva. Guardava ora a Chapel con la pistola in mano ,ora all'uomo a terra sanguinante.
-Rifletti Nicholas- disse piano Chapel- se lo lasci vivere lui non si fermerà. Altri soffriranno per colpa sua e tu non vuoi che accada questo vero?- La voce suadente di Chapel che parlava di uccidere una persona come si parla di una cosa, di un oggetto senza alcun valore.
Sì, era la cosa giusta da fare.
Nicholas prese la pistola.
-Forza Nicholas- lo invitò Chapel.- non puoi sbagliare da questa distanza. L'uomo a terra lo fissava negli occhi.
-Ti prego, ti prego, non sparare, mi dispiace..io non lo farò più..lo giuro..io- Supplicava.
Anche Nicholas ricordava di aver supplicato quella volta.
-Ti prego..-.
Non ci riusciva. Non riusciva a sparare a quell'uomo.
-Avanti Nicholas, spara,- quella voce.- Fallo !!-
Le dita scivolarono sul grilletto.
Non ci riesco, non ci riesco, sentiva queste parole sulle sue labbra, ma dalla sua bocca non usciva nulla.
Chiuse gli occhi e sparò.
Poi gettò la pistola e terra e corse via.
-Stupido, non l'hai ucciso !- sentenziò Chapel afferrandolo per un braccio. -guardalo !!- Nicholas non voleva . -Guardalo !! -tuonò Chapel. L'uomo rantolava sul pavimento. Un rivolo di sangue usciva dalle sue labbra, vomitava sangue…ma era ancora vivo.
"Non volevo " pensò Nicholas. Chapel lo lasciò andare.
Mentre correva udì un altro sparo.

Senza volerlo si ritrovò nella chiesetta abbandonata della cittadina.
Perché ? Perché quei ricordi tornavano a tormentarlo ? Credeva di averli cancellati per sempre.
Si sbagliava. Si sbagliava su molte cose.
-Therèse- sussurrò e questa volta non riuscì a trattenere le lacrime.
Era stato testimone della sua morte, avvenuta nell'orfanotrofio di XXX.
Non era stato un incidente. Nicholas lo sapeva. Come non erano un incidente i segni che ancora si portava addosso.
Si massaggiò i polsi. Non poteva nemmeno dire che era successo tutto troppo in fretta, perché era stato presente a ogni attimo della lunga agonia della bambina.
Anche lei era orfana da poco e non sapeva niente della costante umiliazione cui gli adulti sottopongono i ragazzini, solo per il fatto di essere tali. Inermi e indifesi.
Molti dei ragazzi dell'orfanotrofio che ostentavano un'aria da duri durante il giorno, la sera si addormentavano piangendo, talvolta tanto forte che i loro singhiozzi trapassavano le spesse pareti dei dormitori.
Ma si udivano anche altre grida. Erano diverse da quelle causate dalla paura e dalla solitudine.
Erano lamenti più difficilmente percepibili, più soffocati, suoni di angoscia dolorosa, brevi grida rauche che imploravano nel sonno un'impossibile fuga verso la libertà.
E i pianti, erano di quelli che , uditi anche una solo volta, non si cancellavano più dalla memoria.
Quella sera, le grida che Nicholas cercava di non udire erano quelle di Thèrese.
Alla fine non ce la fece più. Scese dal letto a castello e andò a vedere cosa stesse accadendo.
Le urla provenivano da uno degli edifici poco distanti dal dormitorio…era un capannone usato per le provviste, non ci andava mai nessuno salvo il guardiano.
Nicholas si avvicinò. Le grida provenivano da lì, non c'era alcun dubbio.
Nicholas entrò.
Alla debole luce di una lampadina Nicholas riuscì a intravedere due figure.
Therèse era lì e c'era un uomo con lei, il custode forse.
Nicholas guardò la bambina pietoso e con l'impotenza dei bambini che assistono a scene del genere.
-Che ci fai fuori dal letto ?- urlò l'uomo allacciandosi i pantaloni.
Nicholas tentò di fuggire, ma inciampò e l'uomo lo afferrò facilmente.
Impotente, legato mani e piedi lo vide violentare la bambina mentre lui gridava fino a sgolarsi.
Nessuno accorse. Tra le grida udì distintamente l'uomo spezzare il collo alla bambina.
Poi l'uomo se ne andò e lo lasciò lì, con il corpo della bambina accanto. Chiuse a chiave la porta e gettò la chiave.
Due giorni dopo qualcuno buttò giù a spallate la porta.
Da allora non aveva più parlato. Non che fosse mai stato un chiacchierone…e all'inizio infatti nessuno si era stupito del suo silenzio. Lo shock dicevano.
Erano più di due mesi che Nicholas non pronunciava una parola.

Chapel lo raggiunse. Gli asciugò le lacrime
-Scusami per prima Nicholas, sono stato un po' precipitoso. Sei stato bravo, vieni ti offro da bere.-
Lo condusse nel saloon di Evergreen.
Nicholas non arrivava nemmeno al bancone.
-Uno scotch- ordinò Chapel al barista.
Issò Nicholas su uno sgabello e si concesse un sorrisetto. -Bravo Nicholas. Sei diventato un uomo, tieni. Bevi.-e gli offrì il bicchiere colmo di scotch.
Qualcuno lo raggiunse da dietro.
-Chapel, il direttore vuole vederti-
-Va bene. Nicholas tu rimani qui a goderti la tua ricompensa . Te lo affido vecchio- fece Chapel al barista.- Rispondi di lui con la tua vita, sappilo.-
L'uomo annuì continuando ad asciugare i bicchieri.
Il barista guardò bene il bambino, poi scosse la testa e disse .- No, quell'uomo non me la dà a bere. Tu non sei suo figlio vero piccolo ?-
Nicholas non rispose e continuò a sorseggiare il liquore.
-No, io l'ho riconosciuto. Certo, devo ammettere che è cambiato, ma.. Come ha detto di farsi chiamare ? Chapel ??!! Puah è proprio degno di lui. No piccolo, il suo vero nome non è Chapel, ma questo poco importa.-
Il bambino sembrava non prestargli attenzione.
-Non mi sembri molto sveglio ragazzino- fu il commento dell'uomo.-comunque, non so perché tu stia con Chapel,ma sono sicuro che non c'è nulla di buono. Ne sono certo. Vuoi che ti racconti una storia ?- Non attese la risposta , che non sarebbe mai arrivata.
-Una volta qui a Evergreen avevamo un cappellano. Era una brava persona.
Era lui a tenere in piedi la comunità..non si è mai vista tanta gente andare a messa la domenica come quando c'era lui. I bambini pregavano le loro madri di lasciarli andare al catechismo. Roba da non crederci!!
Comunque, un giorno..- e il tono dell'uomo da scherzoso si fece più serio.- ..la radio aveva dato la notizia dell'evasione di un pericoloso criminale.
Si diceva avesse fatto perdere le proprie tracce nella nostra zona.
Gli uomini erano in ansia e tenevano d'occhio mogli e figli. Il cappellano aveva dovuto assentarsi. Nella città vicina un uomo stava morendo e desiderava l'estrema unzione. Aveva raccomandato alla mogli e alla figlia, ancora piccola, di chiudersi bene in casa. Ed era partito.
Facendola breve al suo ritorno aveva trovato la porta spalancata..
Era entrato..- a questo punto l'oste si domandò se fosse il caso di continuare a narrare l'accaduto, soprattutto considerando la giovane età delle orecchie che lo stavano ascoltando- ma..in fondo è bene che lo sappia, tanto prima o poi lo verrebbe a sapere comunque- borbottò e proseguì- dunque il cappellano entrò in casa e vide l'uomo chino sulla moglie.
Il corpo della bimba era lì vicino…dalla gola usciva un lungo fiotto di sangue.
Il prete corse a prendere il fucile che teneva per sicurezza.
Non aveva mai sparato un colpo in vita sua.
Sparò all'uomo.
Poi si avvicinò al corpo della moglie. Era freddo.
Era morta…e poi nessuno sa com'è andata a finire, quando lo sceriffo irruppe nella stanza, trovò tre cadaveri.
La moglie e la figlia del reverendo erano state orrendamente- il barista decise di non scendere nei dettagli- …del reverendo si persero le tracce. Si dice che si sia avventurato nel deserto in preda al rimorso e lì sia morto. Qualcuno giura di averlo visto di notte sulla tomba della moglie e della figlia..storie da ubriachi.
Io non ci avevo mai creduto, ma eccolo, dopo tanti anni, eccolo ricomparire a Evergreen con un rgazzino. Hey piccolo, quell'uomo non avrà in mente qualche brutto tiro vero?- Nicholas taceva.
Quello che il barista non aveva raccontato lo conoscevano solo due uomini.

Dopo aver ucciso l'uomo il reverendo aveva abbracciato il corpo della moglie e della figlia ormai freddi, piangendo, mischiando le sue lacrime al loro sangue. "Signore" gemeva" perché mi hai abbandonato ? "
Era corso nella chiesetta e si era gettato in ginocchio davanti al crocifisso.
Aveva pregato per le anime dei suoi cari e per l'anima del demonio che le aveva uccise…che andasse all'inferno.Poi si era rialzato e con un colpo di mano aveva buttato giù il calice della comunione e tutto quello che gli stava intorno.
Era tutto inutile.
Dio non esisteva, altrimenti come avrebbe potuto permettere che accadesse una cosa simile a lui, che l'aveva sempre servito così facilmente. Ti odio !! Ricordava d'aver gridato.
A quel punto il portone della chiesa si era spalancato e all'interno era penetrata una brezza gelida.
Il reverendo aveva osservato la sagoma disegnata al suolo, quella di un uomo alto e magro.
Aveva alzato gli occhi per vedere a chi appartenesse.
Era un uomo con degli strani occhi gialli, nel suo sguardo non vi era traccia di compassione o di pietà. Il suo cuore era freddo.
"Questo non è un uomo comune" fu il primo pensiero di Chapel.
"Nemmeno tu lo sei " una voce nella sua testa. Era quell'uomo, la voce di quell'uomo era nella sua testa.
"Non temere, non voglio farti del male. Ho letto i tuoi pensieri…so tutto, tutto quello che è successo. Non ti condanno, nemmeno tu dovresti farlo" Chapel lo ascoltava ipnotizzato.
"Ti propongo un patto. Tutto quello che è accaduto qui non conta niente, non è mai esistito.
Il tuo era solo uno stupido sogno da essere umano. Ma ora hai una possibilità rara, offerta a pochi individui. Ti lascio la possibilità di scegliere il tuo futuro.
O seguirmi e comprendere quanto sia fragile e debole la natura umana, quanto sia inutile e privo di senso continuare ad affannarsi per un ideale , oppure restare qui a inveire contro qualcosa che non esiste. Loro arriveranno tra poco. Lascio a te la scelta." E l'uomo col cappotto bianco si era girato per andarsene.
-Aspetta- aveva detto il reverendo -vengo con te-.

Adesso Nicholas capiva molte cose che prima erano confuse.
Capiva ad esempio perché Chapel gli ripetesse sempre di non affezionarsi a nessuno. A lui in particolare, per ché lui, Chapel, non ci avrebbe pensato un momento a sbarazzarsi del piccolo Nicholas se l'avesse ritenuto indispensabile per la sua sopravvivenza.
Adesso Nicholas capiva meglio perché Chapel l'avesse preso con sé. Voleva fare di lui un pistolero. Ora ne era certo. Aveva grandi progetti per lui.
E l'uomo che aveva incontrato al sera prima doveva essere un pezzo grosso, perché Chapel sembrava portargli molto rispetto. Lui, Chapel, che non credeva in niente se non in se stesso.

Quella sera si rimisero in cammino.
Passarono davanti alla chiesetta.
Chapel si accese una sigaretta osservando la costruzione.
Lasciò cadere il mozzicone per terra.
La chiesa prese fuoco.
Rimasero a contemplare lo spettacolo per un po'.
-Andiamocene- mormorò Chapel.
Nicholas lo seguì.

FINE

*canzone dei Rem

  
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