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Autore: Nefthi    17/06/2012    2 recensioni
"Durante quel lasso di tempo Cloud si recò al settore cinque, presso l’indirizzo che gli aveva urlato il tipo.
La strada era delineata da diverse case, presso il numero 14 trovò un rudere da ristrutturare.
Cominciò a piovere, la strada si fece fangosa ed i capelli di Cloud si afflosciarono come nel riflesso."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Barett Wallace, Cloud Strife, Tifa Lockheart, Zack Fair
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: FFVII
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Strani eventi di un deprimente venerdì
 
“Za…ck…Zac…k. Zack…”
“You remembered!”

 
"I'm gonna become a mercenary!
Boring stuff, dangerous stuff, anything for money.
I'm gonna be rich!
So, Cloud? What are YOU gonna do?
Just kidding... I won't leave you hanging like that.
We're friends, right?
Mercenaries, Cloud. That's what you an' me are gonna be.
Understand, Cloud?"


Un ragazzo di circa vent’anni stava seduto nel bar gestito dalla sua amica e beveva il solito caffè della mattina prima di andare in missione. Il suo datore di lavoro ringhiava ordini agli altri tre ragazzi, presto sarebbe toccato a lui ricevere la sua dose.
Avvicinava la tazza alle labbra con quell’irritante flemma che solo Cloud Strife riusciva ad attribuire ad ogni minimo gesto, era una cosa che l’uomo ringhiante gli criticava spesso ma a lui non importava, lui aveva le sue abitudini ed i suoi modi di fare e non li avrebbe cambiati per gli altri. Distolse lo sguardo dalla patetica scenetta mattutina per volgerlo verso la ragazza al bancone: Tifa sorrideva cordiale ad ogni persona chiusa in quel cubicolo definito “bar”, riusciva a gestire contemporaneamente sia i clienti sia la bambina che le girava attorno alle gambe per giocare, senza contare gli avventori o dalla lingua lunga o mezzi sbronzi già alle prime ore del mattino o entrambi che si presentavano al bar per sovrastare le chiacchiere della gente con volgari commenti sul seno della barista, commenti spenti prontamente da Barret –quando era presente- e talvolta anche dallo stesso Cloud quando non era divorato dalla sua apatia. Il settore sette non era un quartiere che brillava per eleganza e raffinatezza, proprio no.
 
Il biondino non poteva fare a meno di chiedersi come la ragazza riuscisse a sopportare tutto ciò… Era bella, intelligente, sapeva combattere, poteva aspirare a molto di più.
Forse semplicemente non sopportava, forse le piaceva e basta, fatto sta che Cloud non avrebbe mai limitato se stesso con quel bar come stava facendo lei, ecco perché faceva il mercenario.
Verrebbe da chiedersi perché quello strano ragazzo si chiudesse proprio in quel cubicolo per prendere il caffè, cubicolo che lui detestava per l’appunto: detestava quel chiacchiericcio, detestava ogni rumore che potesse disturbare la sua flemma; ecco la risposta: quel cubicolo era l’unico posto dove potesse andare, del resto non conosceva nessuno al di fuori di Tifa… Anche lei non aveva un posto dove andare, anche lei non aveva mai conosciuto nessuno al di fuori di Barret da quando era si era stabilita lì, forse per questo si limitava in quel modo.
 
La ragazza sorrise se possibile ancora più di prima quando incontrò lo sguardo spento del biondo, lui le fece un cenno con la mano prima di voltarsi verso la vetrata alla sua destra: il settore sette si trovava sotto il piatto il che significava che non era illuminato neanche da un misero raggio di luce naturale, non che la parte restante sopra il piatto di Midgar fosse un granché luminosa, anzi, per colpa dei fumi prodotti dai tanti reattori mako che attorniavano quella città come un muro di cinta era perennemente oscurata da nubi nere e grigie.
Osservava i bambini giocare, le donne dirigersi verso il mercato del settore sei e gli uomini verso la stazione per inaugurare un’altra giornata da buttare in quella compagnia di sanguisughe –come amava definirla Edge-. Secondo quel gruppo di spostati questo sfruttamento doveva terminare per il bene di tutti ma sopratutto del Pianeta in sé, personalmente a Cloud proprio non importava del bene del Pianeta, era più interessato al bene delle sue tasche.
“Soldi per far che?” chiedeva ogni tanto Tifa, francamente non sapeva risponderle, intanto diventare ricco era il suo obiettivo, una volta diventato ricco avrebbe deciso cosa fare, solo allora sarebbe stato facile decidere che direzione dovesse prendere la propria vita perché di fare il mercenario a vita non ne aveva proprio voglia, l’idea gli annoiava tanto da farlo sbadigliare nonostante l’assenza si sonno.
Fra il mucchietto di persone che camminava a destra o a sinistra si distinguevano coloro che fendevano la folla o uscendo dal bar o entrando –molto pochi rispetto al primo gruppo-,  in particolare risaltava tra la gente un uomo alto che stava camminando verso il Seventh Heaven con passo deciso e veloce. Cloud aguzzò la vista per capire se fosse uno dei soliti… no, non lo era, probabilmente non lo aveva mai visto prima, si ricorderebbe di un uomo alto dalla lunga e folta zazzera di capelli neri spinosi ed uno spadone che si intravvedeva dalle spalle larghe… non che fosse propriamente un “armadio” come Barret, anzi era piuttosto snello, ma non era mingherlino come lui.
Il ragazzo, che doveva avere all’incirca vent’anni, entrò: aveva la pelle molto chiara, Cloud notò la divisa da Soldier che quindi spiegava il colore strano degli occhi -blu elettrico non era propriamente un colore “comune”-.
Il nuovo venuto salutò allegramente e nessuno gli prestò attenzione, poi scrutò il tutto con sguardo attento come se stesse cercando qualcuno… Cloud lo osservava da sopra la tazza,
gli occhi celesti fissi sul ragazzo di Soldier, strano che quel particolare indumento non attirò l’attenzione di Barret, probabilmente la filippica di quel deprimente venerdì stava deteriorando piano piano tutti i sensori “anti-Soldier”; neanche Jessie, Wedge e Biggs parvero notare quella nuova presenza molto indesiderata: l’una si torceva le mani guardando verso il basso dispiaciuta, l’altro era preso a scrutare Barret a braccia conserte con aria di sufficienza e sfida ed il terzo… Cloud credeva che Biggs stesse guardando con desiderio il cornetto che la bambina, Marlene, stava addentando serafica aggrappandosi alle gambe del padre con la mano libera.
Il soldato incontrò gli occhi azzurri di Cloud e si illuminò «Ehi spikey!» l’interpellato aggrotto verso il basso le sopracciglia bionde chiedendosi cosa volesse lo strano ragazzo che stava prendendo posto nel suo stesso tavolino sedendosi proprio di fronte a lui.
«Allora qual è la missione di oggi?»
Sbatté le palpebre diverse volte prima di rendersi conto che lo sconosciuto stava veramente parlando con lui «Scusami?»
«Come? Non ricordi? Oggi dovevamo andare in missione insieme! Per questa volta però avresti scelto tu la missione visto che scelgo sempre io e tu ogni volta finisci col lamentarti!» il tono dell’individuo era allegro, quasi euforico, un’allegria immotivata che irritava Cloud che allo stesso tempo non poteva fare a meno di invidiare il calore che a quell’uomo veniva naturale trasmettere; anche Tifa aveva questa capacità, ma Tifa era diversa, lei era sua amica e non sorrideva come lui, in quel modo che tanto rasentava la stupidità.

«Però non capisco perché darmi appuntamento proprio in questo bar, eh!» continuò dopo neanche tre secondi di silenzio «Abitiamo nel settore cinque vicino ad Aer…» il resto della parola venne coperto da un sonoro colpo di tosse di un cliente «e tu scegli proprio un bar –e trovo il nome “bar” per questo posto molto discutibile- che si trova a due settori da casa nostra! Credimi non è stata una passeggiata raggiungerti! Ae…» la voce gli si fece strana e Cloud non riuscì a capire nuovamente la parola, ma tanto non importava «…i…th era preoccupata che mi facessi male! Dovrebbero farla santa quella donna! Nonostante sappia che io sono un ex Soldier si preoccupa comunque!»
“Oh anche lui ex Soldier?” pensò Cloud, solo che proprio non si ricordava di lui.
 
«E’ stata una fortuna trovarla, dico sul serio!» concluso il suo monologo lo sconosciuto si abbandonò lascivo sulla sedia con lo stesso sorriso e Cloud lo guardò ancora più sbigottito «…che? Non capisco, chi se…»
L’uomo non lo ascoltava costringendo Cloud ad interrompersi: si era voltato a guardare con interesse Tifa intenta a fingere di ascoltare Jack che le sputava come al solito i programmi della sua dura giornata da operaio e si illuminò ancora di più per poi voltarsi nuovamente verso Cloud con una scintilla maliziosa nello sguardo «Ora capisco perché mi hai detto di venire qui!» allargò ancora di più quel sorriso sornione «Ti piace quella ragazza! Ecco perché hai scelto questo posto!»
Che cosa? Cloud sentì le guance pizzicare lievemente, stava per ribattere ma venne zittito dall’altro come se non avesse parlato abbastanza «Le hai chiesto il nome? Dai! Conoscendoti sicuramente te ne sei stato qui a guardarla contemplandola! Vai a chiediglielo, poi le sorridi, fai una battuta e le chiedi il numero. Sei carino, dovrebbe funzionare e poi io non sbaglio mai! Il manuale da seduttore di Za…» la voce gli si affievolì, gli divenne stranamente metallica e gutturale per poi tornare squillante due secondi dopo «…F…ir funziona sempre, solo che avendo già una ragazza l’ho dovuto riporre… sarà un piacere riaprirlo per te! Immagina! Io e la mia ragazza e tu e quella pollastra insieme! Noi quattro in giro per il settore otto! E immagina se stringesse amicizia con la mia donna! Quella santa avrebbe proprio bisogno di una migliore amica, sarebbe sola se non ci fossimo io, sua mamma e quel Turk, che non è che si possa definire “amico” ma vabbé.» concluse quel discorso affrettato con una nota dolce nella voce ed uno sguardo fattosi perso lasciandosi quindi sfuggire lo sguardo spalancato di Cloud che non faceva che pensare di avere a che fare con il fuggitivo di chissà quale manicomio, ma almeno finalmente poté parlare «Senti, io non ti conosco e non è che non mi ricorderei di uno come te, perché credimi…» evitò educatamente di dire “molestatore” o epiteti peggiori «uno come te difficilmente si scorda, e non ho neanche idea di cosa tu stia parlando.»
 
Contrariamente a quanto si aspettava quello spalancò gli occhi sì, ma con divertimento per poi mettersi a ridere di gusto «Ok, Cloud, nonostante ti avessi detto che non ti avrei mai abbandonato, per questa volta ti lascerò solo nella missione di conquistare il cuore della giovane pulzella, ma non potevi dirlo prima invece di fare tutto ‘sto giro?»
Cloud si chiese seriamente se fosse vittima di una candid camera. «…seriamente, chi sei?»
Quello spalancò la bocca divertito «Za…c… F…ir» la voce si fece nuovamente strana, sembrava un paragone stupido, ma Cloud pensava seriamente che certe parole venissero da un’altra dimensione «sono il tuo migliore amico!»
«Come scusa? Non ho sentito»
Il tipo rise di nuovo, chiuse gli occhi alzando le mani in segno di resa «Ok, ok, me ne vado, niente missioni per oggi, ma vedi di sceglierne una per domani perché voglio diventare ricco, dobbiamo diventare ricchi e poi dobbiamo decidere che fare.» scostò la sedia e si alzò e prima di voltarsi gli fece l’occhiolino in direzione della barista «Guarda che se più tardi tornando a casa non mi dici che ci hai provato, ti prendo a pugni! Userei il mio manuale, ma sai com’è… Ah! E se non ricordi dove abitiamo, amico, basta che ti rechi al settore cinque, JBrock Street 14, la casa che abbiamo ristrutturato insieme quando siamo arrivati qui.»
 
L’individuo si voltò e vedere la spada, la Buster Sword, la propria arma, sulle spalle di quel ragazzo fece mancare il fiato a Cloud che subito cercò con lo sguardo la sua spada e che trovò al solito posto, dove l’aveva lasciata il giorno precedente. «Ehi aspetta! Dove hai preso quella spada? E ripetimi come ti chiami che non ho sentito!» non era proprio da Cloud usare quel tono quasi supplichevole, provò addirittura ad inseguire quell’individuo che uscì velocemente dal locale ma era già sparito alla vista, la folla lo aveva coperto. Cloud fece per cercarlo ma Barret lo richiamò «Ehi tu! Dove credi di andare?! Abbiamo una missione in pentola!»
L’ex soldier ritornò mestamente al suo tavolino ed incollò nuovamente gli occhi alla vetrata… ma qualcosa non andava: vide il riflesso della sua faccia coperto di polvere e sangue ed i capelli normalmente tesi verso l’alto erano afflosciati, come da bagnati. Cloud si alzò di scatto sbarrando gli occhi, il riflesso gli trasmetteva ancora quella immagine, così il mercenario si sfregò il viso con le mani e per poi guardarle stupito: erano bianche. Fece per rialzare gli occhi verso il riflesso ma un tocco delicato alla spalla lo distrasse: era Tifa, lo stava guardando con un’espressione serena che non riusciva a celare del tutto un velo di ansia. Gli chiese se stesse bene.
Cloud guardò il suo riflesso prima di rispondere. Era tornato normale «S-sì…»
«Mh» Tifa annuì e sorrise prima di prendere la tazzina vuota sul tavolino.
«Tifa? Sapresti… Sapresti dirmi chi era il tipo seduto di fronte a me poco fa? Diceva di conoscermi…»
«Tipo seduto di fronte a te?» Tifa gli lanciò un espressione confusa, strinse le labbra e incuneò le sottili sopracciglia verso l’alto «Cloud a dire la verità non mi sono accorta di nulla, non ho visto nessuno sedersi al tuo tavolo, mi dispiace.» poi vedendo l’espressione lievemente delusa dell’amico gli chiese se potesse descriverglielo.  Lo descrisse e Tifa passò piano piano da un’espressione confusa ad un’espressione tetra, il ragazzo non sapeva dire se avesse capito o meno. Negò di conoscerlo, esitando, e poi tornò al suo lavoro, leggermente rigida, e aggiungendo un “non ci pensare”.
 
Pochi  minuti dopo Barret lo affiancò «Allora new comer sei pronto?»
Cloud ci pensò su, poi gli chiese trenta minuti di tempo… ovviamente Barret esplose ma acconsentì davanti  allo sguardo irremovibile del soldato, in fondo avevano bisogno di lui per svolgere la missione.
 
Durante quel lasso di tempo Cloud si recò al settore cinque, presso l’indirizzo che gli aveva urlato il tipo.
La strada era delineata da diverse case, presso il numero 14 trovò un rudere da ristrutturare.
Cominciò a piovere, la strada si fece fangosa ed i capelli di Cloud si afflosciarono come nel riflesso.







Note.
Occhei, chiamatemi sadica ma sognavo da tempo di scrivere qualcosa su quel piccolo tormentato biondino e l'ispirazione è capitata mentre facevo esercizi (inutile dire che le ore di studio si sono ridotte parecchio quel giorno).
L'importante è che ce l'ho fatta e non vedevo l'ora di pubblicarla perché sarebbe la prima senza Seph (tranquilli, non appena levo di mezzo fisica e microbiologia ci torno a quella, ho già tante idee pronte! ^_^).
E niente, questa shot non ha completamente senso, un po' perché beh, un tipo che vede un fantasma credendolo reale non ha senso. Povero Cloud! Avviene tutto nella sua testa e non se ne rende conto! Il tutto è nato quando ho provato ad immaginare la vita dei due se Zack non fosse stato ucciso. Credo che abbiate notato l'assenza del nome Zack, il momento che ho voluto catturare proviene proprio dall'inizio del gioco in cui Cloud neanche sapeva, o meglio, non ricordava l'esistenza del Soldier...
La prima citazione è un piccolo estrapolato dal dialogo di Cloud e Tifa nel Lifestream, la seconda è di Zack (ripensando proprio a quella sua frase mi è venuta in mente questa trip assurda).
Spero che piaccia, francamente io credo di essermici affezionata.
A presto! :*

Ps se ci sono errori non esitate a farli notare, spero sia venuto fuori un buon lavoro e spero che non abbia niente a che vedere con AC o CC. ;)
Ps2 il titolo mi lascia perplessa -non ero di ottimo umore quel giorno- quindi perdonatemi se fa schifo ^^'
  
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