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Autore: furetchen90    17/06/2012    0 recensioni
Una demo di un mio libro scritto
Genere: Dark, Erotico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il bel
Oliviero























Il primo

Glielo insegnò sua madre, il concetto di bellezza.
“Sopr'al tutto,” - gli diceva, mentre passeggiavano lungo i lussureggianti e ben mantenuti giardini della villa del Padre - “bisogna essere belli”
Non poneva attenzione, lui, perché intento a studiare api ronzanti porgentesi su uno dei possibilissimi fiori giardinieri.
Poco importava; avrebbe, ella, accarezzato quella sua manina tozza e la testa di lui sarebbe voltorata per guardarla, mentre proseguivano per il tragitto da percorrere.
Guardandolo a lungo, abbasso, per assicurarsi ch'ascoltasse, continuava.
“Non importa lo stato sociale in cui qualcuno si trova a vivere, che sia di potere o di servitù; la beltà trascende qualunque aspetto in importanza.
Il potere è niente senza bellezza”
Poco comprendeva, ed avrebbe semplicemente, ogni volta ch'ella gl'avrebbe parlato, accennato col capo. Accennare era un buon gesto.
Se la beltà era tanto piacevole, allora sarebbe stato anche lui bello, proprio come voleva sua madre. Sarebbe stata contenta, lei, e il padre sarebbe tornato a casa.
Sua madre tanto gli parlava di simili questioni, e lo lasciava rimestato ogni volta.
Avrebbe guardatala ogni volta in volto, quando si trovava a parlarvici o mangiarvici: le sue erano guance asciutte e il suo naso era aquilino. Avrebbe osservato i suoi occhi stanchi e peciosi. Le studiava la siluetta, e sapeva, lui, ch'ella non era bella.
Successivamente, quando il padre era presente nella magione, ma non nella stessa in cui i due si trovavano.
“La beltà s'osserva, non si tocca. Per abbellirsi, bisogna circondarsi del bello.
Chi può, deve circondarsi del bello e gioirne”
Pensò d'aver abbracciato il concetto, e qualcosa punzecchiò la sua mente innocente.
“Come fa papà con quei ragazzi?”
Un emozione a lui ignota sul volto di lei, un ceffone, la sua guancia dolente carezzata dalla propria mano.
Vide la finestra, le labbra e il volto tutto della madre contorti in rabbia.
Si coprì poi, ella, il volto colla mano.
“No, non come tuo padre"
Lasciò la stanza senza altre parole.
Quando erano a tavola, ella gli avrebbe consigliato di porre attenzione alle gesta del padre a lui innanzi, sebbene egli avrebbe preferito che il padre considerasse anche lui, oltre che quei ragazzi di cui si circondava.
Sarebbe stato a casa più frequentemente, e lui e la mamma sarebbero stati più contenti. E non capiva perché nessuno sarebbe stato contento ad ogni modo.
Avrebbe capito molti anni più in la.

Il primo Glielo insegnò sua madre, il concetto di bellezza. “Sopr'al tutto,” - gli diceva, mentre passeggiavano lungo i lussureggianti e ben mantenuti giardini della villa del Padre - “bisogna essere belli” Non poneva attenzione, lui, perché intento a studiare api ronzanti porgentesi su uno dei possibilissimi fiori giardinieri. Poco importava; avrebbe, ella, accarezzato quella sua manina tozza e la testa di lui sarebbe voltorata per guardarla, mentre proseguivano per il tragitto da percorrere. Guardandolo a lungo, abbasso, per assicurarsi ch'ascoltasse, continuava. “Non importa lo stato sociale in cui qualcuno si trova a vivere, che sia di potere o di servitù; la beltà trascende qualunque aspetto in importanza. Il potere è niente senza bellezza” Poco comprendeva, ed avrebbe semplicemente, ogni volta ch'ella gl'avrebbe parlato, accennato col capo. Accennare era un buon gesto. Se la beltà era tanto piacevole, allora sarebbe stato anche lui bello, proprio come voleva sua madre. Sarebbe stata contenta, lei, e il padre sarebbe tornato a casa. Sua madre tanto gli parlava di simili questioni, e lo lasciava rimestato ogni volta. Avrebbe guardatala ogni volta in volto, quando si trovava a parlarvici o mangiarvici: le sue erano guance asciutte e il suo naso era aquilino. Avrebbe osservato i suoi occhi stanchi e peciosi. Le studiava la siluetta, e sapeva, lui, ch'ella non era bella. Successivamente, quando il padre era presente nella magione, ma non nella stessa in cui i due si trovavano. “La beltà s'osserva, non si tocca. Per abbellirsi, bisogna circondarsi del bello. Chi può, deve circondarsi del bello e gioirne” Pensò d'aver abbracciato il concetto, e qualcosa punzecchiò la sua mente innocente. “Come fa papà con quei ragazzi?” Un emozione a lui ignota sul volto di lei, un ceffone, la sua guancia dolente carezzata dalla propria mano. Vide la finestra, le labbra e il volto tutto della madre contorti in rabbia. Si coprì poi, ella, il volto colla mano. “No, non come tuo padre" Lasciò la stanza senza altre parole. Quando erano a tavola, ella gli avrebbe consigliato di porre attenzione alle gesta del padre a lui innanzi, sebbene egli avrebbe preferito che il padre considerasse anche lui, oltre che quei ragazzi di cui si circondava. Sarebbe stato a casa più frequentemente, e lui e la mamma sarebbero stati più contenti. E non capiva perché nessuno sarebbe stato contento ad ogni modo. Avrebbe capito molti anni più in la.
  
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