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Autore: Darik    17/06/2012    0 recensioni
Una minaccia cresce dall'interno, strane forze e motivi particolari si muovono nell'ombra, e i buoni dovranno affidarsi a chi non immaginano.
Genere: Avventura, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Apparenze'
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5° Capitolo

Il meccanismo principale della torre AM era stato infine installato al centro di un’alta colonna in metallo, a sua volta agganciata a potenti generatori elettrici.

Sulla cima della colonna c’era un’enorme antenna parabolica, mentre sotto il pezzo AM c’erano due capsule di dimensioni umane.

La grande caverna, che ospitava il tutto, era in molti punti ricoperta da grossi cavi neri, gli uomini incappucciati andavano e venivano, controllavano e disponevano congegni in ogni punto.

Su una terrazza scavata dentro una parete rocciosa, arrivò Eva Ushiromiya.

Una malsana euforia la dominava.

“Ci siamo! Ci siamo! Non sto più nella pelle! I preparativi sono ultimati?”, domandò ai suoi servi.

“Sì, mia signora”, rispose uno di loro.

Eva prese a saltare come una bambina.

“Yeah! Il grande momento è arrivato! Oggi una nuova divinità nascerà in questo mondo!”

Poi si fermò a riflettere: perché avrebbe dovuto accontentarsi di quel mondo soltanto?

Una volta adempiuto il suo compito, sarebbe diventata una strega dell’Aevum, e sotto la guida di Lambda Delta avrebbe creato decine, centinaia, migliaia di mondi, dove ogni suo capriccio sarebbe diventato realtà!

La stessa Lambda Delta sarebbe stata sicuramente felice di insegnare ogni cosa a un’allieva così dotata, che da semplice umana aveva saputo seguire tutti i suoi consigli e regole, ingannando Maria e allo stesso tempo riuscendo a non ricorrere alla bambina per compiere l’operazione in un colpo solo. Altrimenti avrebbe rischiato di togliere tutto il divertimento.

Sempre come premio per una simile allieva, non ci sarebbe andata troppo pesante con i debiti accumulati da Eva per le sue richieste d’aiuto.

Sì, l’ultima dei figli di Kinzo se lo meritava quel potere, e già pregustava il momento in cui avrebbe ricreato all’infinità la sua famiglia, si sarebbe fatta servire da loro, li avrebbe massacrati per sfogarsi, avrebbe punito Maria per tutte le volte che l’aveva costretta a essere affettuosa con lei, avrebbe disossato Chiyo che osava non essere d’accordo con lei. Invece quel Negi Springfield poteva pure mandarlo all’inferno: era stato facile per i suoi incappucciati catturarlo in Giappone, era troppo abbattuto per fare veramente resistenza, e ora, con la stessa facilità, si sarebbe sbarazzata di lui. E chissà quante altre avrebbe fatto.

Le possibilità erano davvero infinite, la sua mente neanche riusciva a calcolarle tutte.

Scoppiò a ridere, una risata sguaiata, cadde a terra in ginocchio tenendosi la pancia con le mani.

“Quasi quasi muoio… sono troppo contenta!!!”

La cosa andò avanti per diversi minuti e finalmente si ricordò che il passo finale per il trionfo doveva ancora essere compiuto.

Rimettendosi in piedi, ordinò: “Portate qui quelle mocciose, Konoe e Kagurazaka, e chiamate anche Maria. Mi serve per far tornare normale la ragazzina”. Oltre a questo pensò: “E poi, siccome è stata lei a rendere possibile la creazione di questa macchina, mi sembra giusto farla assistere. Un ultimo spettacolo”.

La voglia di ridere ritornò, e a fatica si trattenne, mentre alcuni incappucciati andarono a eseguire l’ordine.

Poco dopo uno di quegli uomini arrivò con Konoka sulle spalle, ancora svenuta. Altri due trasportavano la statua di metallo che un tempo era stata Asuna Kagurazaka.

Apparve anche Maria, che corse verso la zia insieme a Sakutaro.

“Zia! Zia!”, la chiamò.

In meno di un attimo, i due bambini, che erano sul fondo della grotta, scomparvero per poi riapparire di botto proprio affianco a Eva.

La donna rimase un po’ sorpresa. “Ehm, cosa c’è, tesoro?”

Maria la abbracciò. “Zia, ho avuto tanta paura. Prima sono arrivate due signorine cattive, hanno fatto del male a Sakutaro!”

Eva si abbassò e guardò negli occhi la nipote. “Che cosa?! E chi erano?”

“Dicevano di chiamarsi Evangeline e Chachamaru”.

“Quelle due… non è possibile!”

Abbracciò Maria e intanto rifletté: “Quelle due erano state uccise dal misterioso mostro nero durante il tentativo di Arxelles. A meno che… ma certo! L’atto di compensazione non ancora sfruttato! Davvero furba quella strega! Ma stavolta ha giocato tutte le sue carte”.

Eva si separò da Maria. “Dimmi, cara, che fine hanno fatto quelle signorine cattive?”

“Le ho fatte sparire”, dichiarò duramente Maria. “Le ho dissolte insieme a Chiyo. Anche lei era cattiva!”

“Ben fatto, piccola mia. Hai compiuto una grande opera di giustizia! Ora, completiamo il nostro disegno. Tu non vedi l’ora di riabbracciare la tua mamma, giusto?”

“Sì!”

“Bene, anch’io desidero rivedere la mia famiglia. Per rendere tutto questo possibile, devi solo fare un’ultima cosa per me”.

“Ancora dolore? Mi prometto che sarà l’ultima volta?”

“Ultimissima”.

“Allora, se è per i nostri sogni, lo farò”.

Eva accarezzò la nipote sulla testa. “Brava la mia nipotina. Ora, vedi quella statua di metallo? Falla tornare com’era prima. Inoltre, per favore, falla dormire, perché possiamo fare quello che dobbiamo. Devi capire, per lei noi siamo persone cattive e quindi si rifiuterebbe di aiutarci. Ma io non voglio costringerla con la forza”.

“Va bene”. Lo sguardo di Maria si puntò su Konoka. “E quell’altra ragazza lì?”

“Oh quella persona… non si sente molto bene. Per questo ha preso dei sedativi per dormire. Comunque anche dormendo può svolgere il suo compito”.

“Se vuoi, posso farla stare bene”.

“No, piccola mia. Non mi sognerei mai di chiederti sforzi non necessari. Basta che tu faccia quello che ti ho appena detto”.

Maria si concentrò e in un attimo Asuna tornò normale e priva di sensi, venendo afferrata da due incappucciati prima di cadere a terra.

“Bene, ora mettetele nelle capsule”, ordinò Eva, e tramite delle scalette in metallo gli incappucciati collocarono le due ragazze ai loro posti sulla colonna.

Quando tutto fu a posto, impartì infine l’ordine: “Attivazione!”

L’energia, emettendo un fortissimo ronzio, attraversò i cavi e raggiunse la colonna, che s’illuminò.

Le capsule con Konoka e Asuna brillarono di una luce accecante.

“Perfetto”, pensò Eva estasiata, “perfetto! Asuna Kagurazaka possiede la capacità di annullare la magia, ma è comunque magia, un potenziale immenso. Ora esso viene ampliato al massimo dal potere di Konoka Konoe, e poi è convogliato nella tecnologia creata da Maria, che lo trasforma in energia naturale e la utilizza per alimentarsi. Adesso ha abbastanza energia da toccare tutto il mondo! Lambda Delta sarà soddisfatta, voleva una cosa divertente perché difficile, e così è stato”.

L’energia raggiunse il pezzo Am, che s’illuminò, seguito subito dopo dall’antenna: il soffitto della grotta si aprì, mostrando il cielo, dall’antenna partì un raggio di colore azzurro, che attraversò il cielo, per poi sparire in una sorta di buco sospeso a mezz’aria.

“SI! In questo momento il raggio viene convogliato verso il mondo normale, e una volta lì, si espanderà a cerchi concentrici sull’intero globo!”, esultò Eva.

“Zia, scusa, ma questo come ci aiuterà a riavere le nostre famiglie?”, domandò Maria.

“Non preoccuparti, cara. Lascia fare tutto a me”.

Dopo alcuni minuti il raggio si esaurì, ed Eva, pur fremendo, ordinò ai suoi di controllare su magic net il flusso di notizie.

Essi tirarono fuori dei portatili e controllarono la rete web del mondo magico.

Trascorsi altri minuti, uno di loro riferì: “Padrona, ha funzionato. Tutti i siti e i vari social network si stanno intasando di messaggi che dicono in sostanza la stessa cosa: ogni tipo di potere magico è scomparso”.

Eva cadde all’indietro, Maria e Sakutaro tentarono di sostenerla, ma era troppo pesante per loro e finì comunque col sedere per terra.

“Zia! Ti senti bene?”

“Ce l’ho fatta! Ce l’ho fatta!”, mormorò con le lacrime agli occhi.

Si rialzò e gridò al cielo: “Lambda Delta, hai visto! Tutto si è compiuto alfine!”

Dal nulla, preceduta da uno stormo di farfalle d’oro, apparve una bella bambina dai capelli biondi e con un vestito rosa. La piccola lievitava in aria.

Prima contemplò tutti i presenti, che la guardavano: impassibili gli incappucciati, sorpresi Sakutaro e Maria, incantata Eva.

Lambda Delta cominciò a mangiare delle caramelle colorate che, una alla volta, le apparivano improvvisamente in una mano.

“Allora”, esordì, “vedo che alla fine sei riuscita ad adempiere la tua missione. I miei complimenti”.

“Sì, adesso ti prego, ti scongiuro, il premio, dammelo! Non resisto più!”

“Zia, il premio è quello che vogliamo?”, domandò Maria, venendo ignorata.

“D’accordo. Eva Ushiromiya, con l’autorità concessami dal Senato dell’Eternità, ti dichiaro mia discepola. Sotto la mia guida imparerai a utilizzare la magia delle magie, e sarai prescelta per il titolo di Strega dell’Infinito!”

Gli abiti di Eva cambiarono, anche il suo aspetto: dopo essere stata avvolta da una nuvola di farfalle dorate, ora appariva come una ragazza di appena quindici anni, che indossava un abito lungo di colore nero e soprattutto viola, con una larga gonna. Sulla testa, un berretto ampio e ricamato. Un grande fiocco rosso e una rosa scuro ornavano rispettivamente la gonna e il copricapo

In una mano della neo-strega era apparso uno scettro.

“E’ magnifico!”

“Ora vieni, ti mostrerò la tua nuova casa”.

Eva iniziò a sollevarsi, sotto lo sguardo di Maria.

“Ma zia… e la promessa?”

L’altra le rivolse uno sguardo sprezzante. “Fottiti, mocciosa. Usa il tuo potere per spassartela, fino a quando non sarò diventata così potente da schiacciarti come l’insetto che sei! Ah ah ah!”

Lambda Delta sospirò. “Porta pazienza, Maria. Tua zia ti ha mentito sempre. Tuttavia, posso ripagarti concedendoti… la vendetta!”

“Eh?!”, esclamò stupefatta Eva: osservò negli occhi la sua nuova tutrice, che sfoggiò un sorriso sadico e crudele.

“Tonta, tonta, tontaaaaa!”, canticchiò Lambda Delta. “Ritieniti fortuna: quello che ti farà lei sarà sempre meglio di quello che ti farei io, perché ho perso per causa tua!”

“Che cosa?!”

“Guarda quella Konoka”.

Una forza invisibile tolse Konoka dalla capsula, la portò davanti ad Eva, la ragazzina scomparve in una nuvola di fumo e al suo posto rimase un pezzo di carta bianca.

“Era un famiglio”, spiegò Lambda Delta, che aggiunse: “E questa torre, sembra quella vera, ma è solo un duplicato!”

“Non è possibile! Aveva funzionato!”

“Doppiamente tonta. Era un’illusione creata da qualcuno molto vicino a te, per metterti alla prova. Ora, non farmi perdere altro tempo. Addio!”

La strega dell’Aevum fece una linguaccia, schioccò le dita, in meno di un attimo lei era scomparsa, ed Eva era ritornata alla sua forma umana.

Ritrovandosi sola sulla terrazza, disperata alzò le braccia al cielo. “No, non puoi abbandonarmi! Ho fatto tutto quello che volevi! Perché mi fai questo?”

La donna si accorse che qualcosa nell’aria stava mutando: si girò verso la nipote, che stava immobile, le braccia tese lungo i fianchi, i pugni chiusi con tale forza da diventare bianchi, lo sguardo basso.

“BUGIARDA!!!”

Con gli occhi furiosi e grondanti lacrime, Maria alzò le mani, l’ambiente circostante cambiò, tramutandosi in un groviglio inestricabile di rovi, pieni di spine aguzze e denti.

“No, no Maria! Ti spiegherò tutto!”, esclamò Eva mettendo le braccia in avanti: le mani della donna mutarono in rovi che penetrarono nella sua bocca, negli occhi, nelle orecchie, scavarono in profondità, solcarono i muscoli squarciando la pelle e facendo gridare la vittima, un grido strozzato dai rovi.

“Muori! Muori! MUORI!!”

“Fermati!”, gridò Sakutaro abbracciandola.

“Deve pagare!”, esclamò Maria.

“Certo, ma non così. Ti prego, Maria, non puoi scendere al suo livello. Non vale la pena diventare un’assassina per questa qui. Davvero, fermati”.

Il tempo sembrò cristallizzarsi: “Ma… ma se rinuncio alla vendetta, ora che non posso più riavere la mamma, cosa mi resta?”

“Maria, tutti noi vorremmo poter tornare indietro per evitare gli eventi tragici. Ma hai tutta la vita davanti a te. Non essere così ansiosa di buttarla via, di considerarla indegna. Sei una persona meravigliosa, e saprai trovare sicuramente tante persone che ti vorranno bene. Come il sottoscritto”.

“Però tu… non sei più tu”.

“Se Sakutaro era tuo amico, lo può essere anche Negi Springfield. Fidati di me”.

Il bambino si accorse dello sguardo stupito di Eva, che lo stava guardando dopo essere rimasta immobilizzata in una forma grottesca di donna-rovo.

“Sì!”, le confermò con decisione Negi. “Sono libero dal tuo condizionamento fatto di droghe e ipnosi. Ma nonostante quello che mi hai fatto, non ti odio e ti voglio giudicata dalla giustizia. Inoltre, hai già rovinato abbastanza la vita della povera Maria”.

La bambina guardò intensamente Negi: “Io… io…”

Maria svenne tra le braccia di Negi, istantaneamente tutto tornò come doveva essere, e si ritrovarono in mezzo alla verde e fredda pianura islandese.

Negi adagiò dolcemente per terra la sua coetanea, Eva era vicino a loro, in ginocchio: con gli occhi vacui, appariva distrutta, svuotata, inerme.

“Ma dove siamo?”

Negi, sentendo quella voce, si voltò: “Asuna!”

I suoi amici e alunne erano qualche metro dietro di loro: si guardarono attorno spaesati, ma quando videro Negi, rimasero immobili, Yue e Nodoka si strofinarono pure gli occhi.

Negi si tolse il cappuccio del costume da Sakutaro.

“NEGI!!!”, gridarono insieme e corsero da lui: Asuna, Nodoka, Yue e Ku lo abbracciarono con estrema forza, Kamo cominciò a saltellargli intorno, Asakura, Takamichi, Kotaro, Mana e Kaede sembrarono fare a gara per chi dovesse mettergli una mano sulla spalla o sulla testa, Takane e Sakura erano pure loro contente ma anche confuse.

“Mana, mi sembra che sulla guancia hai una lacrima”, costatò Kaede.

“Zitta, ragazza-volpe. E poi, mi sembra che anche tu abbia delle lacrime”, ribatté la mercenaria.

“No, si tratta di un bruscolo”.

“In entrambi gli occhi e contemporaneamente?”

“Lasciate stare”, disse Asakura commossa, “sapete comunque controllarvi meglio di Kotaro. Guardate che lacrimoni. Possono quasi competere con quelli di Nodoka e Asuna”.

“Non… sniff… è vero”, rispose Kotaro girandosi dall’altra parte.

“Complimenti, ragazzino, hai creato tanti guai, ma alla fine ne sei uscito bene”, commentò Evangeline avvicinandosi insieme a Chachamaru e Chachazero.

“Evangeline?! Chachamaru?!”, esclamarono tutti. “Ma voi… voi eravate…”

“Morte? Idioti, sono o non sono la maga immortale? Dovreste inchinarvi davanti al mio genio: quando, mesi fa, ho percepito la presenza di Arxelles… ehi, mi state ascoltando?!”

Passato quello stupore, tutti si erano riconcentrati su Negi, riempiendolo di baci, pacche amichevoli, abbracci e carezze.

“Lasci stare, padrona. Ogni cosa a suo tempo”, la consolò Chachamaru con un leggero e dolce sorriso.

“Mpf… bah, preferire quel ragazzino al mio racconto. Boh! Comunque, sbrighiamoci a tornare, o il dannato incantesimo di quel maledetto Thousand Master mi farà a pezzi, anche se adesso pare essersi calmato”.

“Va bene”, dichiarò infine Takamichi, “ora che è tutto risolto, chiamiamo il Mahora e lasciamo quest’isola”.

“Che ne facciamo di lei”, domandò Mana indicando Eva.

“La consegneremo alle autorità del mondo magico. Sapranno loro cosa farne”.

Il gruppo quindi, con Chachamaru che teneva Eva in braccio e Chachazero che implorava di poterle almeno cavare un occhio, s’incamminò per cercare una strada asfaltata che li riconducesse alla civiltà.

Mentre camminavano, Evangeline per un attimo pensò che con loro avrebbe dovuto esserci anche un’anziana governante, ma fu una sensazione subito sparita.

Negi invece, tenuto sotto braccio da Asuna e Nodoka, si ricordò di una bambina di nome Maria.

Sapeva che aveva avuto un ruolo fondamentale in quanto era successo.

Si guardò intorno, e non c’era nessuno in più o in meno.

Comunque ebbe la sensazione di non doversi preoccupare, perché tutto andava bene.

 

  
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