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Autore: Ariana_Silente    17/06/2012    1 recensioni
"Sono le nostre scelte a dire chi siamo, molto più delle nostre capacità."
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Harry Potter
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
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Non fraintendetemi.
Nutro comunque rancori nei confronti di Harry da quando Sirius è morto "perchè Harry maturasse" (?!?!), però mi rendo conto che ha fatto scelte estreme nonché estremamente mature per un ragazzo di diciassette anni, che ha passato quello che lui ha passato.
Perciò mi sono chiesta cosa si prova alla "fine" di tutto. Non si può mica dire, "ehy, che bello, ho fatto fuori Voldemort, ora volto pagina." e iniziare da capo. Temo sia stato più complesso, poi mentre scrivevo mi è venuta in mente la scena di quando sono comparsi Lily, James, Sirus e Remus... e mi sono tornate in mente una serie di frasi di Silente, ah Silente! Eqqquindi è venuta fuori questa fanifiction.
E' pensata poco tempo dopo la battaglia ad Hogwarts, cioè, la seconda guerra magica è tecnicamente conclusa, ma non direi che siamo già in piena "pace", non sapevo quali dei due contesti scegliere e per non sbagliare li ho messi entrambi^^.
Basta, mi sono rotta. Ho già scritto fin troppo.
Buona lettura 
 

***






 



Sei tornato.

 

 

 

Era ancora buio...
La casa era silenziosa, il respiro placido della sua ragazza accanto a lui era profondo e regolare.
La luce della luna creava una tonalità perlacea, che donava un'aurea di mistero agli oggetti e si rifletteva sullo specchio della stanza.
Non c'erano rumori al di là della porta, tutta la Tana era avvolta nel sonno, e lui era lì per l'ennesima volta a considerare quanto fosse irreale tutto quel silenzio, quella quiete, quel buio.

Era sveglio per l'ennesima notte.

Sbuffò cercando di non far rumore e si alzò a sedere, tenendo il volto fra le mani. Le dita a sfiorare le ferite non ancora guarite, segno superficiale di ben più profonde lacerazioni.

Quel silenzio...

“Non avere pietà per i morti, abbia pietà per i vivi. E soprattutto per quelli che vivono senza amore.”

 

Nel momento esatto in cui le sue labbra avevano sfiorato il boccino, pronunciando quella maledetta frase, era lui che stava andando da loro... li aveva visti, erano con lui.

Tutti lì, con lui... per lui.

“Le persone che ci hanno amato non ci lasciano mai veramente.”

Sua mamma, poco più alta di lui, splendenti capelli rossi e quei meravigliosi occhi verdi che sorrideva.
Un sorriso dolce e sincero, per lui.
Soltanto suo.
Lo sguardo orgoglioso di suo padre, luccicante di sollievo e felicità, i capelli scompigliati e gli occhiali come i suoi... erano davvero uguali, veramente, a parte gli occhi.

Quante volte gliel'avevano ripetuto? Alla lunga era diventato fastidioso sentirselo ripetere...

Eppure ora aveva un significato diverso... ora che lo vedeva.

Entrambi lo stavano guardando, lo stavano studiando, ma non gli parve come se dovessero cercare qualcosa, come se dovessero valutarlo.
Per la prima volta si sentì osservato da chi voleva solo accertarsi che stesse bene, che fosse tutto intero, studiando sì, quanto era diverso, quanto era cambiato, cresciuto... ma senza fare paragoni, come se fosse la constatazione di un momento, come quando ci si rende conto di quanto tempo sia trascorso per una parola detta all'improvviso, una foto ritrovata per caso...
Sirius, era accanto ai suoi genitori, il sorriso smagliante e scanzonato di chi ha tutto ciò che desidera nella vita. Gli sorrideva anche lui a suo agio finalmente accanto ai suoi migliori amici, alla sua famiglia. Gli rivolse un cenno del capo, ma rimase in silenzio, non voleva rubargli la scena.
Il suo sguardo passò al professor Lupin, un giovane Remus. Aveva i capelli meno brizzolati, il volto meno gravato dalle rughe e meno stanco di quello che ricordava, ma i suoi occhi erano profondi e cupi, comprensivi. Si guardarono per un attimo condividendo quella profonda stima e affetto che li aveva uniti e che non vacillava ora, nonostante la sua morte, nonostante la profonda consapevolezza di quanto fosse difficile vivere come orfani.
Nessuno parlò ancora e il ragazzo riportò lo sguardo ai suoi genitori, non erano molto più grandi di lui quando avevano deciso di sacrificarsi... avevano preferito la morte per garantirgli la vita ancora una volta.

Era stato in quel momento che la sua volontà aveva vacillato, non era più stato in grado per pochi attimi di capire dove iniziava la morte e dove finiva la vita, o viceversa... che differenza faceva?

“Non devi farlo per forza.”

Non lo doveva fare, se non voleva... era finita, stava per morire? Ma cos'era che voleva veramente?
Anche con i Dissennatori c'era stato un momento in cui non aveva voluto difendersi dal loro malefico potere...

  

“Abbi pietà per i vivi, Harry, non per i morti. E soprattutto per quelli che vivono senza amore.”  

 

 

«Harry.» lui si riscosse e si osservò allo specchio.

Non ricordava di essersi alzato, ma si scoprì in piedi a guardare il suo riflesso semibuio, una mano a sfiorare la cicatrice. E poco sopra la sua spalla, vide il viso concentrato di Ginny, i capelli rossi che scendevano mossi fino alle spalle.
Non ricordava di aver fatto rumore, ricordava anzi il suo respiro profondo.

«Non puoi passare la vita a biasimarti.» si guardarono attraverso lo specchio.
«L'ho pensato. Di andare avanti.» mormorò al buio, lasciandosi avvolgere con piacere dalle braccia e dall'aroma del corpo della ragazza.
«Ma sei tornato.» e la dolcezza di quelle parole, sussurrate all'orecchio a mezza voce, per quella volta, misero a tacere i suoi tormenti.

 

Sono le nostre scelte a dire chi siamo, molto più delle nostre capacità.”

  
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