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Autore: Tsukino Chan    03/01/2007    5 recensioni
Chi non ha mai sognato di incontrare il proprio principe in una notte d'estate? é forse diverso per i draghi? Philia sognava ad occhi aperti. Non sapeva che qualcosa simile ad un sogno stava per verificarsi nella sua giovane vita.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Philia Ul Copt, Xelloss Metallium
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La notte riluceva nel suo manto stellato, avvolgendo teneramente la natura ai suoi piedi

Il solstizio d’estate.

Quando un drago convince un demone a fare il cavaliere.

 

 

La notte riluceva nel suo manto stellato, avvolgendo teneramente la natura ai suoi piedi.

Avvolto da quelle fresche tenebre era anche il castello del re drago, le cui bianche mura nulla erano in confronto allo splendore della luna, i meravigliosi fuochi fatui che illuminavano le stanze era spenti per rispetto verso le lucenti stelle.

I suoi antichi abitanti erano ormai abbracciati ai soffici cuscini dei loro giacigli, protetti da invisibili guardiani sulle mura.

Silenziosamente una figura uscì sul grande terrazzo scoperto che si affacciava al centro dell’edificio.

Indossava un lungo mantello bianco,su cui scivolavano lisci capelli biondi,coperti all’estremità da un buffo cappello a cono. Il medaglione circolare che portava sul petto era il simbolo delle vestali del dio drago.

Lei era una vestale maggiore, ed aveva ricevuto l’incarico di non poca importanza di organizzare la celebrazione del solstizio d’estate, che si sarebbe tenuto il giorno seguente.

In quel momento,terminati i suoi compiti, stava osservando meravigliata il cielo sopra di se, dimentica di tutte le preoccupazioni che l’avevano angosciata nei giorni trascorsi.

Con il naso all’insù, lasciava vagare i suoi pensieri negli spazi della mente, e ben presto gli occhi le si velarono di amarezza.

Doversi occupare di quella celebrazione era un grande onore e l’aveva riempita d’orgoglio,però...

Però significava anche immedesimarsi nel suo ruolo di vestale, rinunciando ad assaporare la bellezza semplice della festa che sarebbe seguita.

Sapeva che nessuno si sarebbe offerto per farle da cavaliere al ballo, tutti sapevano che le vestali vi avrebbero partecipato solo in un secondo momento, ed erano veramente in pochi quelli che accettavano di attendere la propria dama.

Certo avrebbe danzato con alcuni giovani draghi, ma non sarebbe stato lo stesso.

Non vi sarebbe stato nessuno a paragonare i suoi capelli all’oro, a pensare che i suoi occhi fossero due specchi di una notte d’estate, e poggiare delicatamente le proprie labbra sulle sue.

La vestale arrossì senza accorgersene, troppo presa nei suoi rimorsi.

Non vi sarebbe stato il suo principe azzurro.

-Philia! Andiamo a dormire, tanto qui abbiamo finito. Domani bisogna alzarsi presto...-

-Arrivo. Stavo ammirando le stelle.-

La sua compagna la guardò di sottecchi.

-Ancora a fantasticare eh? Il principe azzurro magari?-

Un sorriso nacque sul viso della vestale.

-Che c’è di male? Andiamo, dai.- disse, prima di mettersi a correre verso la sua stanza.

Si, bisogna ammetterlo. Philia aveva un animo romantico, e nel suo cuore non aveva smesso di sognare il suo principe.

 

Una nube nera oscurò la luna.

Philia, sotto le lenzuola rosa confetto osservava il fuoco fatuo rimbalzare contro il soffitto della sua camera.

Nonostante sentisse la fatica della giornata trascorsa pesarle sul corpo, non riusciva ad addormentarsi.

L’affermazione della sua compagna aveva risvegliato un ricordo che continuava a tormentarla.

 

-Philia, senti, non illuderti che domani compaia un bel ragazzo a chiederti di essere la sua dama.-

Lei aveva sbuffato.

-Non mi illudo.-

-Bene. Sai, per me i principi azzurri si trovano solo grazie alla magia. Un ragazzo così può essere solo frutto di un incantesimo...Buonanotte.-

Philia era rimasta a fissare la porta chiusa davanti a se.

-Un incantesimo...-

Il volto dolce di sua madre le si era affacciato per un attimo nella sua mente, e con esso anche delle parole che aveva sentito tanto,tanto tempo prima.

 

 

La vestale aveva indossato la vestaglia bianca e rosa, e si era diretta verso la biblioteca del palazzo, che fortunatamente era vicina agli alloggi delle sacerdotesse.

La biblioteca era un’immensa sala esagonale,  alle cui pareti erano addossate bellissime librerie dipinte di bianco, e parecchie scaffalature riempite di libri antichi erano cosparse per tutta la stanza.

Vi era anche una piccola camera a cui si accedeva tramite una scala nascosta, dove erano conservati i tomi di magia più importanti, e l’ingresso era limitato ai maghi e alle vestali.

Philia si diresse verso la piccola stanza ed aprì la porta senza difficoltà.

I libri erano illuminati dalla fioca luce del fuoco fatuo della stanza della vestale, che dopo esserle volato attorno per qualche minuto aveva ripreso a rimbalzare contro il soffitto.

- Vuoi star ferma, stupida lampadina?-

Il libro che stava cercando era riposto li, da qualche parte, con una copertina nera bordata di viola.

Quando lo trovò, Philia rimase senza fiato.

Quello che aveva in mano era uno tra i più potenti libri di magia nera, conservato per ironia della sorte in una biblioteca di draghi.

Lo sfogliò lentamente, l’espressione disgustata nel leggere alcune maledizioni che conteneva.

Era ormai arrivata alla fine del libro, ed in cuor suo era sollevata di non aver trovato l’incantesimo di cui le aveva parlato la madre, quando girò l’ultima pagina e lesse ciò che aveva cercato.

Il sollievo non scomparve, ma si trasformò in una leggera euforia che la fece sorridere.

Aveva una possibilità, perché non provare?

Tornò nella sua stanza, stringendo tra le braccia il volume demoniaco.

Legato il fuoco fatuo ad una piccola catenella per impedirgli di muoversi, estrasse dal cassetto della sua scrivania un gessetto rosa, ed iniziò a tracciare un cerchio sul pavimento.

Al suo interno vi inserì un disegno che le era tornato in mente e concluse l’opera con alcuni termini in draconico.

Il suo disegno era simile a quello del libro, ma sapeva che non avrebbe avuto gli stessi effetti, visto che aveva seguito scrupolosamente le indicazioni di sua madre.

Quell’incantesimo serviva originariamente ad evocare un demone assetato di sangue, talmente potente da rivoltarsi anche contro colui che l’aveva evocato.

Poi era passato sotto le grinfie delle donne della famiglia Ul Copt.

La formula era stata cambiata, come le condizioni dell’incantesimo,  anche se serviva sempre per far apparire un essere al cospetto dell’invocatrice.

-ed ora la formula...-

Un’aurea dorata avviluppò la ragazza, che iniziò a recitare le parole tramandate dalla madre.

-Forze sottili io vi invoco!

Aprite per me le porte dell’ignoto...

Che egli dall’umana figura

Accetti il mio invito senza paura

Fa che io sia dama ed ei cavaliere!

Che i suoni del ballo non debba temere.-

La litania fece brillare le linee del simbolo per terra, ed in centro ad esse iniziò a materializzarsi una figura umana.

Philia si trovò di fronte un giovane dai capelli viola tagliati in un caschetto, gli occhi chiusi dal sonno, che indossava un carinissimo pigiama viola con i pulcini e le paperelle gialle.

Incredula sbattè le palpebre e quando riaprì gli occhi vide solamente la sua stanza, illuminata a tratti dal fuoco fatuo liberatosi, e con il pavimento scarabocchiato con il gesso rosa.

-Oh!! Devo essermi lasciata trasportare... Forza Philia, riporta il libro indietro e poi a nanna, che ne hai bisogno!-

 

Xelloss se ne stava seduto a mezz’aria, sul corridoio dei dormitori delle sacerdotesse del dio drago, chiedendosi come mai un attimo prima stava beatamente dormendo nel suo letto alla wolf pack island, ed il momento dopo si era ritrovato nella stanza di un drago in vestaglia da notte bianca e rosa.

Stava ronfando di gusto, e se lo ricordava, poi qualcosa di caldo lo aveva avvolto e puff, eccolo li.

Si chiedeva come mai un drago l’avesse evocato, quando il sudetto drago uscì dalla sua stanza e a passo di marcia si dileguò alla fine del corridoio, seguito da un fuoco fatuo che rimbalzava contro le pareti.

Un gocciolone gli scese lungo la tempia.

Visto che quella tipa gli aveva disturbato il sonno, meritava almeno di estinguersi tra numerose sofferenze, si disse Xellos, mentre indirizzava il suo lievitare nella stessa direzione.

Ora che ci pensava la voce che lo aveva invocato aveva detto qualcosa su un ballo.

Che quella femmina di drago fosse così idiota da richiamare un demone del suo livello solo per avere un compagno per il ballo?

Quelle lucertole lui non riusciva a capirle. Si comportavano in modo così insulso... Ma non ci tenevano neppure un po’ a conservare il proprio corpo integro?

Allora si sarebbe divertito ad accontentarne il più possibile...

Un ghigno comparve sul suo volto mentre entrava in una delle tante stanze.

C’erano cinque letti, tutti occupati da delle femmine di drago.

Dalla veste bianca e rossa abbandonata su una sedia, Xelloss suppose fossero delle sacerdotesse di Phyros, il dio drago di fuoco, e non celò la sua espressione divertita.

Erano lì, alla sua mercè, le protette del quarto di Chepied, e lui le avrebbe uccise.

Il fatto divertente era che la colpa di tutte le vittime che avrebbe mietuto sarebbe ricaduta su quella tizia, che lo aveva evocato per uno scopo così scemo.

Nella sua mano comparve il suo fidato bastone, la sfera rossa incastonata alla sua sommità riluceva infernalmente, come a pregustare il vicino spargimento di sangue.

Si avvicinò al primo letto, la cui abitante dormiva profondamente, e magari stava pure sognando.

-Sogni d’oro.- Sussurrò il demone prima di calare la mano sul suo volto.

 

...Accetti il mio invito senza paura

Fa che io sia dama ed ei cavaliere!...

 

Xelloss fu costretto a fermare la calata dell’estinzione draconica a pochi centimetri dal volto della sacerdotessa, bloccato dalle parole dell’invocazione rimbombanti nella sua testa.

Quel drago non lo aveva evocato, lo aveva semplicemente invitato, e lui era comparso subito.

Il peso di quella scoperta gli sembrò come se un macigno gli si fosse appena caduto sul collo.

Purtroppo accettando l’invito aveva accettato anche a comportarsi civilmente, da cavaliere, quindi niente stragi di draghi addormentati, nessuna tortura alla tizia.

Xellos a quel punto porconò in lingue sconosciute.

Un demone era in un certo senso opposto alle streghe per quanto riguardava l’argomento inviti.

Se quelle non potevano entrare in una casa senza essere invitati, loro non si facevano scrupoli, ma se accettavano un invito, dovevano rimanere entro i limiti che venivano detti quando l’invito veniva espresso. Era una delle poche regole che aveva imposto loro la Madre di tutte le cose.

Il pensiero che quel drago non fosse poi così stupido gli affiorò nella mente.

Insomma, era riuscita a portarlo in casa sua e a renderlo innocuo, sicuramente usando un incantesimo di magia nera, o comunque copiandone uno. Non era certo da poco, e non era da tutti poter dire di aver conosciuto un drago del genere.

Xelloss in quel momento decise che un esemplare del genere poteva fornirgli interessanti argomenti di studio.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell’autrice: L’invocazione fa pena. Spero di non doverla richiamare troppo nella storia, ma tutto dipende dalle idee che verranno.

Che dire... Tutti dedicano almeno una storia a qualcuno, no?

Bene, mi voglio aggiungere alla lunga lista dedicando il suddetto racconto breve a tutti i membri del defunto Exa Slayers Forum, in particolare agli affiliati del PEXTA, quel demone e quel drago non possono far atro che starsene assieme.

Grazie per i bei momenti che mi fate passare. ^_^

Buon anno, utenti di EFP, speriamo che sia un anno proficuo.

 

K.f.C.

                                                             Tsukino Chan

                                                               (o Elderly che dir si voglia)

  
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