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Autore: Demsmuffin    17/06/2012    5 recensioni
I personaggi di questa storia non esistono né nei libri, né nel film. Sono inventati da me.
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Non mi sento nervosa. La mia vita sarebbe potuta finire nel bagno di sangue, davanti la Cornucopia, quindi tra pochi minuti, ma dovevo riuscire a non farmi prendere dal panico e a combattere fino all’ultimo.
Io non ero un’altra pedina dei loro stupidi giochi.
Nessuno dei tributi lo era stato, né lo sono quest’anno, né lo saranno in futuro.
Loro possono anche non rispettare la nostra libertà, possono toglierci tutto quello che vogliono, ma quello che non sanno è che in realtà, ognuno di noi trova il modo di essere libero, chi più chi meno.
Genere: Avventura, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I got something they don’t.

 

Erano passati sei lunghissimi giorni dalla mietitura. Sei giorni da quando Effie Trinket aveva estratto un biglietto con sopra il mio nome. Sei giorni da quando avevo dovuto sopportare di vedere tutti i volti distrutti delle persone del mio distretto mentre salivo sul palco allestito per l’occasione. Mi avevano addestrato come un cagnolino. “Fai questo” “fai quest’altro” “schiena dritta” “sii simpatica” “Cercati degli alleati” e io ho dovuto per forza eseguire ogni ordine. Perché loro, il mio stilista, il mio mentore, erano molto più preparati di me.
Adesso Frankie, il mio stilista, mi stava mettendo la tuta che tutti noi tributi dovevamo indossare per il gioco.

“Hai un ultimo consiglio?” Mi lascio sfuggire mentre Frankie mi chiude la cerniera dell’orrenda tuta nera.
Lui solleva le spalle, senza dire nulla. Non aveva mai detto molte parole. Non che mi importasse qualcosa, ma magari un sorriso poteva farmelo, visto che, probabilmente, non ci saremo più rivisti.
Trenta secondi.
Una voce esce dall’alto e io sollevo la testa. Trenta secondi e sarei scesa nell’arena. Frankie sospira, mentre io mi avvio verso il tubo che mi avrebbe portata su.
Mentre cammino, sento una forte presa al polso e mi giro. Il mio stilista mi guarda dritto negli occhi, abbracciandomi.
Venti secondi.
Spiazzata da quel gesto, accenno un sorriso, non sapendo se le parole fossero sufficienti per dirgli che nonostante tutto, mi ero affezionata a lui e ai suoi abiti sfavillanti.
Dieci secondi.
Trilla ancora la voce. Non mi sento nervosa. La mia vita sarebbe potuta finire nel bagno di sangue, davanti la Cornucopia, quindi tra pochi minuti, ma dovevo riuscire a non farmi prendere dal panico e a combattere fino all’ultimo.
Io non ero un’altra pedina dei loro stupidi giochi.
Nessuno dei tributi lo era stato, né lo sono quest’anno, né lo saranno in futuro.
Loro possono anche non rispettare la nostra libertà, possono toglierci tutto quello che vogliono, ma quello che non sanno è che in realtà, ognuno di noi trova il modo di essere libero, chi più chi meno.
Mi avviai ancora verso il tubo, entrandoci.
Cinque secondi.
“Rimani viva.” Mima con le labbra Frankie.
Annuisco come se non lo sapessi. Rimanere vivi era lo scopo di tutti.
Altrimenti perché nell’arena tutti volevano uccidere tutti? Per restare vivi.
Perché si mostravano simpatici o letali davanti le telecamere? Per restare vivi.
Perché costruivano false amicizie? Per restare vivi.
Il tubo inizia a salire e io mi ritrovo a sperare di avere abbastanza sponsor. Mi ritrovo sulla pedana senza accorgermene. L’improvvisa luce mi porta a strizzare gli occhi. Per fortuna quelli si abituano subito. Mi guardo attorno. Gli altri tributi fissano la Cornucopia, sicuramente ognuno ha già la loro strategia. Tutti tranne me.  
Avanti Ronnie, inventati qualcosa alla svelta.
Guardo il paesaggio. E’ tutto pieno di rocce. In lontananza, sembra che però si estenda un bosco. Ma intorno la Cornucopia ci sono solo pietre. Per fortuna, sono agile. I secondi stanno per scadere. Quando si sente il via che fa iniziare i giochi, io comincio a correre verso uno zaino dall’aria invitante. Accanto c’é un coltello. Li devo prendere e poi correre via.
Le ore spese a correre con il mio migliore amico, Ronald,  erano servite a qualcosa.
Mi blocco quando vedo volare il tributo del distretto 8 davanti ai miei occhi. Un coltello gli era stato conficcato in pieno petto. Non ho il tempo per impressionarmi, devo andare via da lì. I Tributi favoriti stanno puntando su di me.
Sono vicina al mio zaino e al mio coltello.  La ragazza del distretto 2 ha in mano una lancia, l’arma che sa usare meglio, e la punta contro di me. Presa dalla paura, corro più forte. Mi abbasso velocemente, prendo il mio zaino, ho appena il tempo di prendere il coltello e scappo via.
Le rocce diminuiscono man mano che mi allontano. Nella Cornucopia erano tante, ma piccole e arrotondate, oso dire innocue. Se fossi inciampata, al massimo avrei potuto graffiarmi. Adesso invece le pietre erano poche, ma appuntite. Avrei potuto sbattere la testa e morire banalmente così. Salto su una pietra, poi su un’altra, e infine mi fermo un attimo a guardare il bosco che si estende davanti ai miei occhi.
Non sono brava a stare nei boschi. Li detesto. Ma se devo vivere, tanto vale sopportarli.
Avanzo ancora un po’ quando realizzo di essere ormai lontana dalla Cornucopia e probabilmente i tributi favoriti, hanno deciso di riservarmi per un secondo momento. Un colpo di cannone mi fa sobbalzare.
Il cannone. E’ questo a farti capire che un tributo è morto.
Due colpi. Tre colpi. Ne conto nove e il mio cuore fa un tuffo.
Nove tributi morti. Eravamo in ventiquattro.
Ora gli strateghi ne avranno abbastanza per oggi. Di sicuro si daranno da fare domani. Non possono lasciare un giorno senza che muoia qualcuno, altrimenti le persone cominciano ad annoiarsi.
Sospiro e mi siedo dietro un albero. Poso lo zaino per terra e prima di controllarlo, sistemo il coltello che mi ha graffiato, quando l’ho preso, nella cintura della tuta.
Apro lo zaino e spero vivamente che ci sia qualcosa di utile.
Prendo il primo oggetto.
Fiammiferi. Inutili, non avrei acceso un fuoco, era una condanna a morte. Forse potevo fare prendere fuoco qualcuno. La ragazza del distretto 2, magari. Quella che aveva cercato di uccidermi con la lancia. No, no. Non devo pensare così. Così faccio solo il loro gioco e io non devo.
Prendo il secondo oggetto. Una scatola con dei cerotti. Mi sarebbero serviti per il graffio. Contenta, apro la confezione, ma tutto quello che trovo è niente. E’ una scatola con dei cerotti vuota. Stronzi. Infuriata la getto a terra.
Prendo il terzo oggetto. Una coperta. Almeno quella mi sarebbe potuta servire. La notte, contro il freddo.
Trovo poi una calamita, una matita e una torcia. Cose che non servono a nulla.
Di sicuro ho scelto lo zaino più inutile di tutti.
Il mio stomaco comincia a brontolare e io non so proprio come procurarmi del cibo.
Dovranno pur esserci dei frutti, qui. Ma li so distinguere da quelli velenosi?
Sento dei passi dietro di me e istintivamente balzo in aria, con il coltello pronto all’attacco.
Ma vedo Hannah, la ragazza della mia stessa età del distretto 10. L’unica che davvero mi sta simpatica.
Hannah fa due passi indietro, sbarrando gli occhi, io decido di abbassare la guardia. Lei non mi avrebbe tradito, mi fido dei suoi capelli biondi e dei suoi occhi verde smeraldo.
Aveva di certo attirato molti sponsor per la sua bellezza. Ed era anche lei che, durante questa settimana, aveva cercato di avvicinarmi.
“Non volevo farti spaventare, Ronnie.” Squilla lei con la sua voce simpatica. E ride pure. Sa che mi fido di lei. E io so che lei si fida di me.
Per qualche motivo è così. E’ intesa, la nostra. La conosco perché è la stessa che ho con il mio migliore amico. Sicuramente mi starà guardando a casa sua attraverso il suo televisore vecchio e consumato.
Accenno anche io una risata e noto che sanguina dal braccio.
“Che ti è successo?” Le chiedo preoccupata.
Hannah abbassa lo sguardo sulla sua ferita, ma scuote la testa.
“La ragazza del distretto 2 ha cercato di uccidermi. Per fortuna, la sua lancia mi ha solo sfiorata.” Accenna un sorriso “Non sa che sono molto più veloce delle sue armi.”
Si sfila uno zaino dalla spalla e lo posa a terra. Deve aver preso quello che stava accanto al mio, perché lo ricordo.
“Ha cercato di uccidere anche me.” Sospiro indignata. A quanto pare, era abbastanza spietata, quella lì.
“Bè, adesso è una questione personale.” Ridacchia lei.
Come fa a ridere in questo modo, come se non fossimo nell’arena, come se non dovessimo morire?
“Cosa c’è lì dentro?” Le indico lo zaino e lei sbuffa.
“Cose stupide. Una boraccia senza acqua, un accendino senza gas e un sacco di altre cianfrusaglie. Mi sa che ho preso lo zaino più inutile.”
Rido. E’ la stessa cosa che dico del mio. Quanto meno io avevo trovato una coperta.
Hannah fa una smorfia e guarda il suo braccio.
“Fa male?” Mi avvicino a lei e le tolgo la mano dalla ferita. Sanguina parecchio, però.
“Solo quando muovo il braccio.” Hannah non ha il tempo di finire la frase, che un piccolo paracadute scende e si posa sulla sua mano.
“Sponsor.. Di già?” Commento sbigottita.
Perché mi sorprendo tanto? Lo sapevo che aveva miliardi di sponsor. Un bel faccino è preferibile tenerlo, piuttosto che lasciarlo morire. A lei non avrebbero torto un capello. Avrebbero fatto di tutto per farla vincere. Ma non credo che lei lo sappia.
“Devo essere simpatica.” Ridacchia ancora e apre la scatola. Dentro c’è una pomata verde, dall’aspetto non proprio rassicurante. Hannah però se le mette sulla ferita, sbuffando. “La tuta è già rovinata.”
E’ ferita e pensa alla tuta? Ma ricordo poi che lei è famosa proprio perché vuole avere sempre un aspetto impeccabile. Potrebbe sembrare superficiale, ma è tutto tranne questo. Vuole apparire sempre bella perché secondo lei le persone vedono troppe facce sciupate.
Ragionamento giustificabile, secondo me. Sorrido, poi salto in aria ancora, perché sento un colpo di cannone.
“Dieci.” Faccio colta di sorpresa. Pensavo che per oggi non dovessero morire più persone.
“Sono i 73° Hunger Games, Ronnie. Ormai dovresti saperlo che i più deboli muoiono tutti il primo giorno.”
Annuisco. Aveva ragione. Non dovevo stupirmi. Quell’anno di persone deboli ce ne erano parecchie.
“Comunque, dobbiamo trovare dell’acqua.” Commento io, per cambiare discorso. Non volevo pensare ai tributi deboli. Perché io mi sento così. Mi sento debole e non voglio morire subito.
Hannah chiude il paracadute e lo mette dentro il suo zaino. Raccolgo le mie cose e mi impedisco di piangere.
Deve vincere Hannah. Deve vincere perché è l’unica persona che può farcela. E non per gli sponsor, ma perché è in gamba. Ma se io mi alleo con lei, di sicuro arrivo all’ultimo giorno. E a quel punto, io dovrò morire. E Hannah non può farci niente.
Camminiamo verso sud, dove pensiamo possa esserci una risorsa di acqua.
Io non parlo e nemmeno lei.
“Che ti è preso?” Mi chiede scuotendomi per una spalla.
“Dovremmo esserci quasi.” Dico senza risponderle. Non voglio dirle a cosa penso, lo fa sembrare reale e non voglio.
“Ronnie, andiamo, lo sai che puoi dirmi cosa ti tormenta.” Sì che lo so Hannah. Lo so, ma è meglio che sto zitta. Il mio pensiero potrebbe essere la mia condanna ad una morte lenta e dolorosa da parte degli strateghi.
“Ho solo fame.” Sputo lì. Non è una bugia, il mio stomaco brontola davvero.
Hannah si ferma, gli occhi leggermente sbarrati, come quando è in allerta.
“Cosa c’è?” Sussurro.
Sento delle risate venire nella nostra direzione.
Riconosco la voce dei Favoriti e rabbrividisco. Hannah mi prende velocemente la mano e comincia a trascinarmi, correndo.
Lo sapevo che non mi avrebbe lasciata da sola. Mi aveva preso la mano, significava che mi voleva sana e salva. Non ho il tempo di essere felice però, perché devo correre.
Facciamo silenzio mentre corriamo nonostante le numerose foglie ai nostri piedi.
Capisco che i Favoriti ci stanno seguendo, perché li sento correre. Ma non sono veloci come noi. Noi siamo rapide, agili e silenziose come degli animali. Loro sono più lenti, rumorosi, agili sì, ma non abbastanza.
Quelli lì sono ancora vivi perché sono i Favoriti. A quest’ora sarebbero già morti. Meno male che si allenano da quando sono nati.
Intravedo un albero facile da scalare e lo indico ad Hannah. Lei mi indica l’albero accanto. Capisco che vuole arrampicarsi lì mentre io devo salire sull’altro. E così, senza bisogno di altre parole, lo facciamo.
Saliamo velocemente e ci sistemiamo sui rami più alti.
I favoriti arrivano che noi siamo già sistemate e con le armi pronte.
Hannah ha tirato fuori un coltello simile al mio, dall’aria più letale.
Vedo la ragazza del distretto 2 sorridere.
“Non avete scampo.” La sua voce mi mette paura, ma non posso spaventarmi. Senza la sua lancia, non è niente. Devo solo disarmarla, ma come?
Il battito del mio cuore accelera, quando mi ricordo che lei non sbaglia un colpo. Sbaglia solo quando la sua preda si muove troppo velocemente.
E l’ho capito perché ha mancato sia me, che Hannah. Posso schivarla, mi dico mentre lei si prepara a prendere la mira, dritta al mio petto.
“Non ci provare.” Hannah si alza in piedi, nell’albero accanto. Il coltello pronto per essere lanciato.
Avrebbe colpito solo se necessario, la conosco.
“Andiamo, Lucy, finisci l’altra.” Sbotta il ragazzo del suo distretto. Lucy, era questo il suo nome, quindi.
Lei scuote i suoi capelli corvini e sorride amara ad Hannah.
“Andiamo, Han, non voglio farti del male. Io ti voglio come alleata.” Alleata? E allora perché mai aveva cercato di ucciderla con la lancia?  “E se accetti, prometto di non fare male neanche alla tua amica.” 
Hannah mi guarda, quasi dispiaciuta.
“Ti ho già detto di no, Lucy. Non ho bisogno di alleati.” 
Lucy abbassa la lancia. Non capisco il gesto, ma poi sussurra qualcosa agli altri. Qualcosa che né io né Hannah sentiamo.
“Non fate le stupide.” Dice il ragazzo del distretto 1. “Siete entrambe troppo intelligenti per rifiutare questa alleanza.”
Sono tentata di scendere dall’albero e accettare. In fondo, io da sola rischio. Io sono agile, loro avrebbero potuto trarre vantaggio dalla mia velocità mettendomi ad inseguire chiunque tentasse di farci del male. Ma solo uno torna indietro. Non sarebbe mai stata vera amicizia. Ma avrebbero potuto farmi vivere qualche giorno in più. Ma importa davvero? Tanto sarei morta comunque.
Hannah continua a guardarmi, mentre capisce che sto per cedere.
“Va bene.” Dice lei. “Alleati.”
I Favoriti sorridono soddisfatti, mentre noi scendiamo. Hannah però non si fida totalmente ed è cauta, mentre scende. Io invece mi fido di più. Però Hannah arriva a terra prima di me. Vedo Lucy che l’abbraccia e le chiede scusa per prima. Sicuramente si riferisce alla ferita. Poi, anche gli altri l’abbracciano. Siamo solo al primo giorno e già succede tutto questo. Sospiro e metto i piedi per terra.
La ragazza del distretto 1 si gira verso di me, scuotendo la testa.
“Non dovevi fidarti così velocemente, Ronnie.” Non ho il tempo di capire. Una lancia mi trafigge lo stomaco a metà. Il dolore lancinante arriva subito.
Non riesco nemmeno a respirare senza che la lancia tagli gli organi all’interno. Mi lascio cadere a terra. Le mie gambe sono deboli. Il mio corpo non riesce a reagire. Ecco ci siamo. Devo morire adesso. E’ finita.
E’ davvero finita.
Vivo ancora abbastanza da sentire l’urlo straziante di Hannah. E le risate soddisfatte dei favoriti.
Vedo Hannah che ficca il coltello dritto al cuore del ragazzo del distretto 3, quello che mi aveva colpito, a quanto posso capire. La mia vista si fa sfocata, il respiro sempre più faticoso e lento. Il mio sangue scorre lentamente, lo sento, nelle vene. Vedo la lancia uscire dalla mia pancia. E voglio fare qualcosa. Voglio toglierla. Provo ad alzare il braccio, ma quello non risponde al mio cervello. Provo a muovere un solo muscolo. Ma nulla.
Mi arrendo.
Scusa mamma, ma non riesco più a muovermi. Scusami Ronald, ma non potrai più correre con me. Scusatemi distretto 12, ma non sono riuscita a vincere. Ho fatto del mio meglio. Ma lo sanno tutti che il mio punto debole è che mi fido troppo. E questo mi è costato la vita.
Respiro lentamente, ancora più lentamente.
Ho combattuto fino all’ultimo. Io non sono una pedina dei loro giochi. Non lo sono neanche adesso che sto per morire.
Vedo Hannah che corre via con gli occhi umidi e seguita dai Favoriti, mentre chiudo gli occhi, per l’ultima volta.






My corner

E' la prima volta che scrivo sugli Hunger Games. Sono appassionata da morire a questa saga e ho deciso di provare a scriverci su. 
I protagonisti non sono Katniss o Peeta o Clove o Cato.
Non appaiono nei libri e nemmeno nel film. Non si fa nemmeno cenno.
Volevo semplicemente pensare che oltre a Katniss, c'era qualcun'altro che la pensava come lei, qualcun'altro come questa Ronnie.
Perdonatemi se fa schifo, l'ho scritta di getto. Mi è venuta in mente e ho voluto postarla, per sapere che ne pensavate. 
Il banner che vedete sopra l'ho fatto io, quindi non copiatelo o altro ;) 
Miley Cyrus è Ronnie, mentre Hannah è Freya Mavor *-*
Aspetto le recensioni, non siate troppo cattivi!
Un bacione, Sarah ♥

   
 
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