Mi è sempre stata amica, la
notte.
L’ho sempre adorata, perché io vivevo la
notte. Tra bar, discoteche, strade, auto, musica, alcol, droga,fumo, io
vivevo.
Per me, era quella la
vita.
Sfrenata, spericolata, e credevo di essere
forte, di non aver paura di nulla, di essere una Dea, di essere
invincibile.
Oggi sto qui.
È una notte diversa da tutte quelle che ho
vissuto. Stesa sulla sabbia accanto a un fuoco spento, a quattro legnetti
bruciati, a un ragazzo con la chitarra che dorme con la testa posata sui miei
fianchi spigolosi e Dio solo sa come fa a stare comodo, a una ragazza che
sebbene sia estate ha il sacco a pelo tirato fin sopra il naso, e ancora a un
altro ragazzo che dorme a pancia in sotto.
Questa notte è diversa. Non c’è niente di
ciò che ha caratterizzato tutte le altre.
C’è una luna che brilla alta nel cielo,
tonda, piena, una soffice meringa che potrei afferrare tra le dita se solo lo
volessi, col suo alone magico che si stende come una pennellata d’argento sul
blu pervinca del cielo, illuminato, stanotte più che mai, dalle stelle, che
osservano, silenziose, tutto ciò che sta sotto di loro, con la luce lievemente
tremolante, quasi come stessero ridendo.
Socchiudo gli occhi. L’odore salmastro del
mare è immensamente buono alle mie narici, decisamente meglio di quello del
fumo. Il suono delle onde che pian piano si infrangono sulla costa invece mi
ricorda un vecchio carillon della nonna. Non so perché. Mi riviene in mentre
quella musica tanto bella e triste,
e quella ballerina con il tutù azzurro, su una gamba sola, che roteava in
continuazione. Non ho sonno, stanotte.
Ripenso solo a com’è cominciato tutto
quanto.
-Kate. Kate.
KATEEEE!-
Ho aperto di scatto la porta del bagno,
ancora in accappatoio. Detesto essere disturbata mentre stò in bagno. Ma mia
sorella urlava talmente forte che non ho potuto nemmeno ignorarla. Se ne stava
lì, in piedi sulla porta, con quella sua aria vagamente compiaciuta, gli odiosi
ricci biondi raccolti in due codini, gli occhi azzurri scocciati, annoiati, e il
telefono teso verso di me.
-Ti vogliono al telefono>> ha detto,
,mollandomi il cordless.
Li per li, ho pensato che ha 14 anni io non
ero così pallosa e scalmanata. Al contrario, ero calma e tranquilla, un
angioletti coi miei bei capelli neri e gli occhi fin troppo scuri, sempre messa
in qualche angolo a fare l’asociale.
Ora che ne ho 18 di anni, posso ben dire
che le cose sono decisamente cambiate. L’artefice del mio cambiamento credo sia
stata Mariah.
È arrivata come un ciclone nella mia vita,
quando avevo sedici anni. Si è trasferita nella mia scuola e, fin dal primo
giorno, ha attratto l’attenzione di tutti. Ho subito desiderato esserle amica.
Lei all’inizio mi considerava poco, poi abbiamo imparato a parlare. E poi mi ha
plasmata a suo piacimento, correggendo quelli che secondo lei erano i miei
difetti, portandomi a feste da capogiro, dandomi una vita sociale insomma. E ora
quasi quasi la odio, perché è vanesia, incredibilmente superficiale. Ma in fondo
le voglio un mondo di bene. Molto in fondo. Decisamente in fondo.
Spannai con la mano lo specchio, mentre con
l’altra presi il telefono. Ed era proprio lei, come tutti i sabato sera. Guardai
l’orologio. Le sette. Puntualissima, come sempre.
-Tesoro! Stasera c’è una festa al Royal
Plaza. Ci vieni vero?>> la sua voce squillante, fin troppo allegra, mi
trapassò le orecchie da parte a parte. Il Royal Plaza è
-Mmmh…non lo so.>> risposi,
guardandomi allo specchio. Storsi appena il naso, spostando la frangia tinta di
biondo su un lato della fronte, osservando i miei capelli indecentemente corti
incasinati, sul punto di asciugarsi da soli, a temperatura
ambente.
-Eddai, bella! Facciamo le cinque o giù per
di li. Se ci si riesce anche le sette. Di ai tuoi che vieni a dormire da me,
casomai.>>
-Non lo so, Mary. Non sono dell’umore più
gusto per festeggiare>>
-Come mai?Hai il
ciclo?>>
Mi sedetti sulla tazza, infilandomi i
vestiti. Non era quello il
problema. Solo che ero stanca. E non avevo voglia di truccarmi. E di vestirmi. E
di sistemarmi.
-No, niente di simile, solo
che…>>
-Non accetto giustificazioni se non
mediche! Ti passo a prendere alle nove, cena fuori, pizza o giapponese, e poi
discoteca! I biglietti e i documenti li trovo
io>>
E riattaccò.
Sbuffai.
Aveva sempre avuto il vizio di non stare ad
ascoltare. Ma oramai era fatta. Cominciai a sistemarmi davanti allo specchio.
Infilai la maglia larga a righe bianche e nere , i jeans a vita bassa, le All
Star intonate alla maglietta. Misi un paio di orecchini di quelli lunghi , con
una stellina in fondo, una perla nel secondo buco, un cerchietto di metallo sul
piercing, una pallina in quello che ho sotto la bocca , nel lato destro e infine
un brillantino sul naso. Truccai gli occhi con la matita nera, con un tratto
abbastanza pesante e deciso, in maniera che lo scuro si notasse ancora i più.
Passai appena un po’ di rosso sulle labbra , quel tanto che
bastava.
E mi ritenei
pronta.
-Dove vai stasera?>> Domandò mio
padre, senza staccare gli occhi dal giornale. A tempo è abituato alle mie
uscite.
-Royal
Plaza>>
Mia madre si voltò, tenendo la pentola per
il manico e facendola ondeggiare.
-Il Royal Plaza? Lo sai che non voglio che
vai laggiù.>> Aggrottò le sopracciglia. Vidi una ruchetta sottile
attraversarle la tempia sinistra, e gli angoli della bocca piegati appena verso
il basso.
Mia madre si stava
arrabbiando.
-Suvvia, Ma… non c’è ragione i
preoccuparsi.>>
Lei sospirò, voltandosi di nuovo verso le
padelle.
-Alle cinque a casa. Non
oltre>>
-Dormo da
Mariah>>
Mia madre sbatté la pentola sul fornello,
rabbiosa.
-Sempre da Mariah! Sempre fuori! Non stai
mai a casa! Ma possibile che tu debba comportarti così?>> Mentre parlava,
si spostò dai fornelli al lavandino, pulendo le mani con scatti
nervosi.
-Possibilissimo, mamma. Se non mi diverto a
diciotto anni, quando mai mi diverto?>>
Non mi
rispose.
Il citofono interruppe il silenzio
imbarazzante che era calato nella cucina.
Scesi subito di sotto, tirandomi con un
gesto nervoso il cappotto sopra le spalle.
-TESORAAA!>>
Sobbalzai. In macchina c’erano anche
Caroline e Davies. C’era già il fumo, e Mariah aveva dei tacchi pericolosamente
alti per guidare. In pizzeria, da Mario’s and Friends , facemmo fin troppo
casino, così che quando uscimmo fuori il proprietario tirò un sospiro di immenso
sollievo.
Filammo dritti dritti al
Royal.
Ovviamente, dire che c’era casino era
troppo poco. La maggior parte dei presenti, tanto per cominciare, era già
ubriaca. A un certo punto scorsi Mike Halliwell, il secchione della scuola, con
i suoi capelli leccati a mucca e i suoi occhialini, fare lo spogliarello su un
tavolino, con tre o quattro oche bionde che ridevano li a
fianco.
E poi vidi l’Oca Bionda per eccellenza. La
stronza, la bastarda, la puttana, la troia che mi aveva reso difficili tutti gli
anni di scuola, dalle elementari in poi.
Adrienne
Thomas.
Avanzava lentamente tra la folla, i capelli
biondi sciolti, lunghissimi, che ondeggiavano sulle spalle. I suoi occhini
azzurri pieni di falsa innocenza, una maglietta indecentemente stretta che
metteva in mostra ogni singolo poro, la gonna che più che altro sembrava un
fazzolettino di carta. Un paio di calze a rete e i tacchi altissimi, a spillo,
rosa fucsia.
Ci misi un po’ a realizzare che si stava
avvicinando a me. Mariah si era dileguata, e Caroline e Davies probabilmente
avevano fatto un gradito ritorno sui sedili posteriori
dell’auto.
-Ciaooo>> mi disse, sovrastando la
musica. Dal suo sguardo, capii al volo che era venuta a gufare per qualcosa.
Strinsi i pugni, sfoderando il mio migliore sorriso
falso.
-Ciao>> risposi, un filino
acida.
-Hai visto Dennis Parker? Sai, stasera
usciamo insieme…>>
Ecco che voleva. D’improvviso, mi vennero
le lacrime agli occhi. Dennis era il mio migliore amico, prima che arrivasse
Mariah. Poi ci eravamo allontanati, ma io gli volevo comunque un mondo di bene.
Quando venni a sapere che diceva che ero una troia fallita, ci rimasi malissimo,
e mi resi conto che mi piaceva. Semplicemente, voltai le spalle a Adrienne,
dirigendomi verso il bancone.
-Si?>>chiese il
barista.
-Vodka a
fragola.>>
Lui mi osservò, ma non disse nulla.
Semplicemente, mi diede la mia ordinazione.
Inutile dire che un quarto d’ora e tre
ordinazioni dopo ero ubriaca fradicia. All’improvviso, mi sembrava che tutto
quel caos fosse stranamente distorto. Tutta quela gente urlava troppo, la musca
mi rimbombava nel cervello, martellante, asfissiante,
nauseante…
Corsi verso il
bagno.
Aprì la porta di scatto. Spalancai la porta
del primo box, e inaspettatamente, trovai una cosa che non mi sarei mai
aspettata. Seduto sulla tazza, con dei blue jeans strappati sulle ginocchia e
una felpa dei Red Hot Chili Peppers, c’era un ragazzo coi capelli neri e gli
occhi di uno strabiliante azzurro, intento a suonare una
chitarra.
-Non è il bagno delle femmine
questo?>> domandai, osservandolo storto.
-Si, ma è più
tranquillo>>
-Aaaah…>>
Corsi negli altri box. Erano tutti
occupati. Il ragazzo capì al volo e, molto gentilmente , si
alzò.
Io caddi sulle ginocchia e mi appoggiai con
le mani al bordo della tazza, e presi a vomitare.
Con mia grande sorpresa, lui mi tenne la
testa, piuttosto tranquillamente. Sembrava piuttosto pratico a dir la verità.
Quando ebbi finito,mi tirò su per la vita e mi fece aggrappare al
lavandino.
-Oplà>> disse <
Sembrava piuttosto tranquillo, Riprese la
chitarra e la mise in spalla. Mi osservò per tutto il tempo, e, quando ebbi
finito, sorrise.
-Allora, come
va?>>
-Meglio>> dissi, non particolarmente
loquace
-Io sono Christian. Chris è meglio>>
Mi tese la mano. Lo osservai dubbiosa un attimo, poi gli porse la
mano.
-Katerhine. Kate è meglio>> dissi,
stringendo vigorosamente la mano. Lui sorrise di nuovo, e potei notare che aveva
una fosetta sulla guancia sinistra.
-Bene, allora Kate…Che facevi
qui?>>
-Ah…stavo con alcuni amici…ma mi hanno
abbandonata, e poi è venuta quella proietta bastarda a dirmi che aveva un
appuntamento con quello che mi piaceva.>> Mi sorpresi per quanto avevo
saputo essere spigliata. -E tu, invece?>> disse, cercando di far finta che
fosse una conversazione normale.
-Cercavo la filosofia nelle mattonelle di
un bagno con la mia chitarra, Roxy>>
Decisamente, la conversazione NON era
normale.
-Roxy…si chiama così la tua
ragazza?>>
-Ragazza? Non ne ho una purtroppo…sono
stato scaricato mesi fa.>>
-Oh, mi
dispiace.>>
-Capita>>
Il tipo era stranuccio, effettivamente. Era
tutto allegro e pimpante, piuttosto tranquillo, per nulla preoccupato del fatto
che si trovava nel bagno delle donne con una in preda a un dopo sbronza
pazzesco. Seduto sul lavandino con un paio di 501 d’ultimo stile e delle All
Star rosse ai piedi. Mitico.
-Bè,
Kit…>>
-Kate>>
-Non ti piace Kit? A me sa più
carino>>
-Fai come
vuoi>>
-Insomma, Kit, che ne dici di uscire di qui
e farci un giretto? Magari recupero anche il mio dannatissimo migliore
amico…>>
Il fatto che avesse un migliore amico non
mi rassicurò per niente. Chi mi diceva di non essere di non essere la vittima
designata di un maniaco psicopatico?
Ma il mio buonsenso era andato a nanna da
un pezzo. Sorrisi e accettai.
Quando vidi il migliore amico, subito mi
passò ogni dubbio. Il ragazzo era gay. Ma gay di quelli
dichiarati.
All’inizio non ci feci caso, ma quando
Chris agguantò per il braccio quella che sembrava un appariscente biondona con
una camicetta rosa e delle orecchie da coniglio, e sotto fortunatamente dei
jeans normali, mi venne quasi da ridere per aver sospettato. Tony, o meglio
Tonina dette Nina, s girò di colpo.
-Ma ciao Tesoruccio! Mon Cherie, chi è
questo bocconcino che vi portiamo accanto? È davvero…>> Mi prese per mano,
facendomi fare una piroetta -Uau!>> esclamò soddisfatto alla fine. Mi
scappò da ridere.
-Un consiglio, bambolina…il qui presente
Chris è molto imbranato. Quindi tesoro per certe cose dovrai prendere
l’iniziativa tu, non o se mi spiego>>
-Nina, falla finita>> disse Chris,
mentre un vago rossore gi tingeva le guance.
-Ma certo, Mon Trésor! Basta
chiedere!>> Disse Nina , dandogli una pacchetta affettuosa sulle
spalle.
-Nina, raccatta la roba, usciamo. Ci
facciamo un giro stasera>>
-Itinerario?>> Chiese Nina, ballando
frenetico. O frenetica, come preferite.
-Crash e Nothing
Of Particular>>
-Oh, si Tesoro! Puoi
contarci!>>
Non mi etti neppure pena di cercare Mariah.
Per una volta, avremmo vissuto avventure separate.
E a me stava bene
così.
-SO WHAT YOU
SAID, LYLAAAA…>>
In macchina, avevamo gli Oasis a palla.
Cantavamo tutti e tre, a squarciagola, Lyla. Avevo scoperto che Chris e Nina
erano fantastici. In una lunga conversazione su noi stessi durata tre minuti,
uno per uno, avevo scoperto che Chris studiava musica e grafica pubblicitaria in
contemporanea, mentre Nina conduceva una doppia vita: studente di grafica
pubblicitaria il giorno, cabarettista gay la notte.
Entrambi adoravano il rock, l’hard rock e
il punk, e non disegnavano il metal.
Così, mentre cantavamo Lyla a squarciagola,
mi sentivo immensamente ubriaca. Non solo mi ero liberata di Mariah, ma anche di
Adrienne e di Dennis, e tutto in una sola sera! Così ora ci dirigevamo al Crash.
Il Crash è il Crash. Non esistono altre parole per descriverlo. E quello dove
vivi in mezzo alle luci, al bianco e al nero, dove tutto va a scatti, dove c’è
casino e basta.
Se i miei avessero saputo, sicuramente mi
avrebbero tenuta segregata a casa. Perché il Crash è un Rave selvaggio,
assolutamente fantastico. E io stavo per finire in mezzo a quel
Rave.
Posai le scarpe sul cruscotto di Nancy, la
macchina di Nina. Quei due tizi avevano la strampalata abitudine di dare i nomi
ai loro oggetti.
La canzone finì, e ci mettemmo tutti e tre
a ridere come matti.
<
Uscii dall’auto con un saltello, come se
fossi matta, e subito scoppiai a ridere. Il buttafuori del Crash ci lanciò una
rapida occhiata e ci fece entrare.
La cosa fantastica del Crash è che è un
edificio pieno di specchi, su tutti i lati, sul soffitto e persino per terra.
Con le luci stroboscopiche, vedi tutto a scatti, alzi la testa e ti vedi, giri
di lato e ti vedi, abbassi lo sguardo e ti vedi. È da diventare matti, ma piace
un sacco.
Io, Chris e Nina avanzammo al centro della
pista, e attaccammo a ballare come forsennati.
Inaspettatamente, mi trovai a strusciarmi
contro Chris, sentendo come una piccola scossa, una vibrazione sottile tutte le
volte che ci sfioravamo. Lui mi guardava e
sorrideva.
Nina invece aveva già rimorchiato., e
ballava con un parruccone rosso poco distante da
noi.
Fu allora che la
vidi.
Adrienne.
Maledetta. Mi aveva seguito! Ballava
appiccicata a Dennis. Così istintivamente mi strinsi ancora di più a Chris. Lui,
non so come , percepì la mia inquietudine.
-C’è qualcosa che non va?>> Mi urlò
nell’orecchio
-Si! Il bastardo e la
stronza!>>
Lui si voltò per individuarli. Non appena
capì chi erano, storse il naso.
-A me lei non piace. Sembra una bambola in
misura ingrandita>> Sorrisi. Chris mi aveva subito fatta sentire
meglio.
-Sai che quando ero piccolo giocavo con
-Perché mi stai raccontando tutto
questo?>> Lo interruppi.
-Perché pensavo ti servisse a non farti
pensare a quei due.>>
-Funziona.
Continua>>
-…insomma, le ricomprai alla Barbona. Non
voleva darmele quella vecchioccia, le piacevano tanto. Gli dovetti dare dei
soldi e , non ci crederai, le feci le treccine. Fu davvero una strana
esperienza>>
Scoppiai a
ridere.
Chris sorrise a sua volta Purtroppo lo
sguardo mi cadde su Dennis e Adrienne che si stavano staccando la faccia a
morsi. Lei mi lanciò un occhiatina.
-Chris, io però non ce la faccio. Vado un
attimo in bagno>>
Mi separai da lui.
Per la seconda volta in una serata, mi
ritrovai in un bagno a pulirmi la faccia. Scrutando il mio riflesso allo
specchio, mi accorsi di avere un aspetto pessimo: il mascara aveva completamente
sbavato assieme alla matita, il rossetto non esisteva più, e i capelli erano
tutti scombinati. Mi diedi un ritocco al volo ma, proprio quando stavo per
uscir, mi accorsi che qualcuno stava piangendo. Evidentemente, il Qualcuno aveva
cercato di trattenere i singhiozzi fino a quel momento, ma l’ultimo le era
fuggito. Bussai alla porta dell’ultimo Box.
-Va tutto bene?>> Domandai. Per un
attimo, mi ritrovai a pensare che la mia vita era destinata a svolgersi nei
bagni delle discoteche.
-No!>> Rispose la
voce
-Ascolta, se sei ubriaca ti do una
mano…>>
-Non è
quello!>>
-Aprimi la porta, vediamo come posso
aiutarti…>>
La ragazza aprì la
porta.
Quasi mi prese un colpo. Non era una tipa
da Rave, quella li. Non era da festa selvaggia.. Aveva un viso decisamente
giovane, ma troppo giovane: mi sembrava poco più grande di mia
sorella.
Portava una maglietta rosa e una gonna in
tinta, i capelli negati in una coda alta con un nastro sempre rosa,e un paio di
ballerine.
-Oh…>>Dissi. Lei morse il labbro
inferiore,colpevole.
-Hai degli abiti con cui cambiarmi?>>
Disse, tirando su con il naso.
-No, non credo. Ma quanti anni hai? E
perché sei vestita tutta elegante?>>
-15. Non pensavo di venire a un Rave.
Credevo che saremmo andati a una festicciola alla Modern Hall. E invece quel
bastardo di Mark mi ha portata qui! Ah, piacere, sono
Lucy.>>
Strinsi la mano a Lucy, ancora visibilmente
scioccata. Poi mi venne in mente un’idea.
-Lucy, forse posso aiutarti. Ho un amico…o
un amica…si, insomma, e gay, dovrebbe avere degli abiti di ricambio, anche se
credo che ci entrerai due volte>>
lei si illuminò in volto,
immensamente contenta.
-Davvero?! Wow! Posso venire con te e il
tuo amico?>>
-Non lo so, Lucy.>> Il mio senso
della responsabilità mi doveva aver abbandonato del tutto. Doveva essersene
volato via, lontano da tutto e tutti. Io che offrivo a una ragazzina di quindici
anni di girare per la città di notte con me, un chitarrista quasi del tutto
fuori e un gay?
Evidentemente, stavo diventando
mata.
-e tua madre?>> Le
domandai.
-Sa che sto a dormire a un’amica>>
“Questa l’ho già risentita…” Pensai tra me
e me.
-Va bene. Usciamo di qui. Però prima levati
quel affare dalla testa, per favore>> Disse. Lei tolse il fiocco,
lasciando scivolare i capelli giù per le spalle.
-Ok. Ora
andiamo>>
Ritrovare Chris e Nina tra la folla non fu
molto facile, ma alla fine riuscii nella mia
impresa.
Chris osservò Lucy un attimo, poi assentì,
tranquillo. Nina, tutta contenta, fece subito le
fusa.
-Oh, Mes Amie! Quante bella gente stasera!
Ma come sono felice, si si!>>
-Nina, rimanda le chicchere a dopo.
Dobbiamo trovare gli abiti.>>
Uscimmo di corsa dal Crash e, anziché
andare al Nothing Of Particolar, infilammo per la 12esima strada, dirigendoci
vero il Bon Bon, rinomato locale Gay.
E li dentro, si scatenò
l’inferno.
-Prendi pure quello che vuoi dal mio
camerino, Tresor!>>
Lucy attaccò a fruzzicare tra le stampelle,
ridacchiando di tanto in tanto, mentre Nina , vanitoso, si specchiava. Cambiò
parrucca e ne mise una di cotonati capelli biondi, che secondo lui…ehm, secondo
lei stava meglio con il trucco. Poi indosso un costume che doveva essere quello
di un improbabile Marylin Monroe.
Lucy, nel frattempo, aveva trovato tre
costumi: uno da maschio, e due da femmina. Erano probabilmente costumi da
cameriere, con il papillon rosso al collo.
-ragazzi, perché non ci esibiamo?>>
Disse ad un tratto Nina, totalmente eccitata.
<
Chris e Lucy ovviamente erano di tutta
altra opinione.
E così mi ritrovai addosso il costume da
cameriera, mentre Nina alias Marylin mi allacciava alla meglio il
fiocchetto.
-Tresor, hai delle gambe fantastiche!
Dovresti metterle in mostra più spesso>> Disse Nina,
truccandomi.
Quindi, ci avvicinammo al
palco.
Mi vergognavo come un cane, a passare sotto
l’occhio di tutti quei travestiti che ci facevano le
fusa.
Quando Madame
Me sentivo troppo esposta sul palco. Per di
più, il balletto che avevamo montato in cinque minuti era indecente. Tuttavia mi
appoggiai al bastone, con un sorriso allegro,e mi calai la tuba sul
viso.
Poi la musica
parti.
Era la stessa usata in Moulin Rouge, The
Diamonds. E parti lentamente, con me, Chrise e lucy che avvicinavamo una gamba
all’altra con quella che doveva essere sensualità. Poi, quando la musica
accelerava, buttavamo via la tuba, agitando bastone , spalle e sedere che
secondo Nina erano una combinazione letale, per poi dare il via a uno
stranissimo movimento di gambe.
Alla fijne, io e Lucy finimmo abbracciate a
Chris, mentre Nina, al centro del palco, concludeva aprendo le braccia nella
cosiddetta posa della vittoria.
E, non ci crederete mai, fu un
successone.
-Ah ah! Siamo stati fantastici!>>
Lucy e Nina saltellavano qua e la con troppo
entusiasmo.
-Si, proprio mitici>> dissi io,
sorridendo.
-O mio Dio>> esclamò ad un certo
punto Nina. Aveva il panico dipinto sul viso. Seguii il suo sguardo, e vidi un
colosso palestrato dirigersi verso di noi. Anche Chris aveva una faccia
preoccupata.
-Ehm…chi è?>> domandò
Lucy
-Il mio
ex>>
L’Ex si avvicinò a noi con un balzo,
seguito da due tremendamente assomiglianti a Liza Minelli.
Capimmo al volo che volevano
picchiarci.
Ora, scene simili di solito le si vedono
solo nei film, o almeno uno crede. Poi, quando all’improvviso ti trovi a correre
dietro a una Marylin Monroe, due tizi vestiti da camerieri, con alle costole un
montone pieno di muscoli e due Liza Minelli appena uscite da Cabaret , ti prende
il panico. Mentre cercavo di non rotolare giù per le scale, con quei maledetti
tacchetti, penavo a tutto questo. Ci infilammo al volo
nell’auto.
-A tutto gas!>> Chris cominciò ad
andare ad una velocità abnorme. Sembrava di essere su uno
shuttle.
-Accelera, Chris, accelera! Ci stanno
dietro!>>
Lucy urlava, totalmente entusiasmata dalla
cosa. All’improvviso però, come da copione, a benzina
finì.
Le due Liza Minelli aprirono la portiera e
fecero scendere Nina. Noi dalla macchina osservavamo
preoccupati.
All’improvviso, cominciarono a cantare Love
Me Baby.
E dall’auto, saltò fuori il montone con un
mazzo di rose rosse, che si inginocchiò ai piedi di Nina e la
scongiurò
-Nina, luce della mia tetra vita,
perdonami!>>Nina rimase decisamente di stucco, come tutti noi del resto.
Li fissammo.
-Oh no, George. Non posso Mi hai tradita. Il mio cuore non potrà
mai sopportare una cosa simile>>
-ti prego,
Nina!>>
Io ero sotto
shock.
Chris
ridacchiava.,
Lucy sembrava stesse seguendo morbosamente
una telenovela.
Fatto stà che Nina salì di nuovo in auto,
totalmente tranquilla, e lasciò George li ad urlare
disperato.
-D chi è il
telefonino?>>
Non avevo voglia di rispondere. Sul display
lampeggiava il nome “Mariah”, che mi rendeva la cosa decisamente
sgradita.
Tuttavia Chris mi incitò a
rispondere.
-Ma sciauuu matta!>> Mariah era
totalmente ubriaca -Sono stata con Cedric… ah ah! Ora schiatterai d’invidia
perché mi sono presa quel bono della Madonna e tu non hai nessuno! Sei sola come
un cane…>> Attaccò a canticchiare al telefono, canzonatoria. In macchina
era sceso il silenzio. Tutti sentivano distintamente le parole di
Mariah.
-Piantala,
Mariah>>
-Ah, si, poi Dennis e Adrienne l’hanno
fatto, lo sai? Erano nel bagno. E tu resti ancora
sola…>>
-Piantala>>
-Mi facevi una pietà quando ti ho vista la
prima volta…ma poi ho deciso che potevo fare di te un ottimo esperimento, lo
sai?E infatti sei molto migliorata…prima eri così
rompiballe…>>
-Piantala ho
detto>>
-Oh, ma perché alzi la voce? E comunque
devi venire a prendermi. Mi hanno fregato l’auto. Io non posso rimanere sul
marciapiede. Non sono una puttana. Non sono mica come
te!>>
-PIANTALA, ho
detto>>
-Uhè, sono io che comando, lo
sai…altrimenti non siamo più amichette>>
-Ammuffisci su quel marciapiede,
troia!>>
-Accosta Chris.
ACCOSTA!>>
Lui eseguì l’ordine. Scesi traballando
dall’auto, sbattei con violenza la portiera e mi avvicinai al cestino della
spazzatura. Ci vomitai dentro. E poi lo presi a calci. Uno, dieci, vento
calci.Fino a quando non mi fece male la caviglia. Allora notai che li vicino
c’era la spiaggia. E mi ci andai a sedere.
Non so quanto sono rimasta li, fatto stà
che a un certo punto, Chris mi si avvicinò, assieme a Nina e
Lucy.
Mi porse un fazzoletto, e mi asciugò gli
occhi.
-Lo sai cosa mi scoccia?>> dissi
all’improvviso-Che ha ragione. Nonostante tutto, ha ragione. Sono un emerita
cretina>>
Lui scosse la testa, e mi bacio prima la
fronte, poi una guancia salata i lacrima, e infine la
bocca.
Fu una bella sensazione, anche se li cerano
Nina e Lucy. Quando ci staccammo, piangevano tutte e
due.
-Tu hai me>> disse Chris -E noi. Ci
conosciamo da una notte eppure guarda già quante cose abbiamo condiviso.>>
Mi abbracciò forte.
-Che carini!>> Disse Lucy. Nina le
diede il fazzoletto per soffiarsi il naso.
Il resto della notte fu fantastico. Facemmo
il bagno nudi , e poi accendemmo il fuoco e cantammo delle canzoni con la
chitarra di Chris.
Apro gli occhi. La luna è sparita. È quasi
giorno.Chris si sveglia non appena sente il mio fianco muoversi. Sorride. Ha i
capelli che sono un disastro. Anche Nina si sveglia, dicendo i avere i
reumatismi. E dopo un po’ anche Lucy.
Ci sorridiamo, tutti è
quattro.
La notte è
finita.
Inizia un nuovo
giorno.
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