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Autore: dreamrauhl    18/06/2012    2 recensioni
'Sembrava che entrambi avessimo bisogno l'uno dell'altra per riuscire a capirci, eravamo gli unici in grado di farlo.'
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Finalmente il gran giorno era arrivato.
Mi svegliai sorridente, mi vestii e presi il cartellone che avevo preparato per Justin. C'era scritta la frase di una canzone, un disegno che mi era venuto piuttosto bene e il suo nome in grande accompagnato dalla scritta 'I LOVE YOU'.
Arrivammo in macchina all'entrata dello stadio.
Lily, la mia amica, aveva deciso di accompagnarmi. Eravamo Beliebers entrambe.
All'entrata dello stadio una giovane ragazza raccoglieva i biglietti che poi sarebbero stati estratti a sorte per il m&g. Le parlai non appena entrai, lei mi sorrise. Le dissi che Justin era un punto di riferimento per me e che incontrarlo e ringraziarlo era il mio sogno nel cassetto, sin da quando per la prima volta ascoltai 'One Time'.
Andai avanti, proseguendo fino alle sedie che erano state disposte sul prato per farci sedere. Eravamo vicinissime al palco, tanto che accanto a noi c'era la passerella che gli avrebbe permesso di arrivare fino nel mezzo della folla.
L'avrei visto e ancora non riuscivo a rendermene conto. Non ci credevo, sembrava tutto così irreale, impossibile da farsene una ragione.
Alzai gli occhi, lo stadio era aperto sopra e si poteva vedere il cielo. Era ancora giorno e il sole splendeva, ma sarebbe tramontato a breve.
Mi guardai intorno, migliaia di ragazze con il mio stesso sogno erano lì, pronte a realizzarlo assieme a me.
Mancava circa mezz'ora dall'inizio del concerto, avrebbe dovuto cominciare il m&g. Un urlo si sentì provenire dal pubblico, da quelle ragazze scatenate ed incredule che videro Justin avvicinarsi.
Arrivò davanti a me e si fermò. Mi guardò negli occhi, due occhi color nocciola si stavano completamente fondendo con i miei, marroni anch'essi. Allargò le braccia, mi fiondai letteralmente addosso a lui, abbracciandolo. Le lacrime cominciarono a scendere copiose, gli occhi che bruciavano, i pugni chiusi, le braccia strette in uno di quegli abbracci che non avevo mai dato a nessuno, uno di quegli abbracci che racchiudevano una storia, un amore, un ringraziamento non banale.
Gli diedi il cartellone, lui sorrise con gli occhi lucidi. Mi abbracciò un'altra volta e si allontanò.
Quella sera cantò con una passione che non avevo mai visto, con una presenza sul palco che non aveva mai avuto, elogiando noi Beliebers ad ogni canzone e facendoci stare bene, ma bene per davvero.
All'uscita dallo stadio ricordo di aver udito Kenny parlare di un viaggio a Parigi, la mia città preferita.
Gli occhi brillarono non appena sentii pronunciare il nome di quella città, poco dopo uscii e me ne andai.
Justin era dall'altra parte della strada.
Stranamente non era circondato da fan. Stava guardando gli orari di alcun autobus appesi ai cartelli delle fermate.
Attraversai la strada a passo veloce e mi avvicinai a lui.
Cosa stai cercando?
Gli orari di un autobus per Parigi.
Ma non ti conviene andare in aereo? Se vuoi ti do una mano io a cercarli, comunque.
Sì grazie”, mi disse sorridendo e prendendomi la mano.
Guardammo circa quattro/cinque cartelli senza trovare nulla.
Forse è meglio se cerchiamo su internet!”, accennai.
Ci dirigemmo verso casa mia, mano nella mano.
Salimmo al piano di sopra, accesi il computer e ci sedemmo entrambi sulla sedia girevole della scrivania, io in braccio a lui.
Non trovammo niente, così Justin decise che sarebbe andato in auto. E che avrebbe portato anche me.
Continuammo a parlare, a raccontarci un po' la storia di me e lui.
Avevamo entrambi una vita non molto facile, un “dalle stalle alle stelle” che per lui aveva già visto la realizzazione del sogno in realtà.
Mi faceva sentire speciale, amata.
Mi faceva sentire come la prima, la migliore per lui.
Sembrava che entrambi avessimo bisogno l'uno dell'altra per riuscire a capirci, eravamo gli unici in grado di farlo.
Passammo qualche giorno assieme, forse qualche mese prima che me ne potessi rendere conto.
Ora stavamo assieme, eravamo stati a Parigi ma i dettagli non li ricordo.
Ricordo solo che avevamo passato tutto il tempo del viaggio a parlare, parlare, parlare, a conoscerci.
Ricordo che mi abbracciava spesso, che mi teneva la mano stretta, come per dire “non andartene anche tu”.
Un giorno, mentre eravamo abbracciati sul letto in camera, vidi che non era tranquillo, che qualcosa lo angosciava.
Che succede?”, gli chiesi mentre con una mano gli accarezzavo i capelli.
Solitudine”, rispose.
Ti manca tua mamma
Esatto”, disse con gli occhi lucidi accoccolandosi sul mio petto.
Lo strinsi forte, lo abbracciai come solo il giorno del concerto avevo fatto. Lui mi abbracciò ancora più forte, avvicinandosi più di quanto non lo fosse già.
Passarono alcuni minuti, forse ore.
Eravamo lì, entrambi. Abbracciati, mentre le nostre mani erano intrecciate tra loro.
Mi sentì litigare con mia nonna e mio fratello, quel giorno.
Stavamo urlando, una delle peggiori litigate in assoluto.
Si avvicinò a me, il volto ancora stravolto e l'aria da stronzo che non aveva mai avuto.
Vedo che riesci a farti odiare anche tu.. anche se lentamente”, disse avvicinandosi a me.
Eh già”, dissi girandomi dall'altra parte, dove lui non avrebbe potuto vedermi piangere.
Ero a disagio per quella sua affermazione, sapevo che era tremendamente vero.
Sapevo che avevo pochi amici esattamente per quel motivo, per il mio carattere e ciò che ne conseguiva.
Mi abbracciò da dietro, girandomi verso di lui.
Stavamo piangendo entrambi: lui per sua madre e io per ciò che mi aveva appena detto.
Volevo solo dirti che io per te ci sarò sempre”, dissi stringendolo ancora più forte a me, “io non ti lascio andare.
In quel momento ripensai alla ragazza della biglietteria, era tutto merito suo se ora Justin si trovava lì con me. Sorrisi, sguardo all'aria, pensando a un 'grazie' sperando che lei mi sentisse.

  
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