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Autore: makeDreamlast    18/06/2012    1 recensioni
Mi chiamo Monica, ho vent'anni, lavoro, sono ancora giovane ma mi sento già un po' adulta per l'età che ho.
Ah, non sono fan di Justin Bieber.
Ma a volte il ricordo di certe persone che abbiamo amato in una parte della nostra vita ci porta a fare cose che mai ci saremmo aspettati di fare.
Solo per il piacere di rivivere il passato, solo per il piacere di immaginarsi come sarebbe potuta andare se...
L'unica cosa vera di questa storia?
Questa descrizione.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ok, non è proprio nulla di che.
E' solo un modo per aprire la mia mente e dar libero sfogo alla mia immaginazione
che ultimamente è alquanto... Ossessiva?
In quanto non-fan di Justin Bieber, non sono riuscita a fare di meglio e mi scuso per questo.
Volevo solamente cambiare un po', in primis,
e poi far capire che non ho nulla contro le Beliebers (si scrive così, vero?)
Quindi se leggerete qualcosa di "offensivo", è scritto solo per ironia.
E' solo che la One Shot è dedicata ad una fan di Justin
e volevo farle capire che, nonostante tutto, le voglio ancora bene. Ecco, l'ho detto.
Le voglio ancora bene.
Premesso questo, vi auguro una buona lettura!


***


-Monyyyy!!! Vieni subito qui!-

Ed eccomi qua, io sono Monica. Adoro il mio nome! Ho vent'anni, lavoro come apprendista estetista, sono giovane ma vorrei già una famiglia tutta mia, un marito da amare e due o tre bambini da crescere.

-Cosa c'è, Liçia?-

E lei è Liçia, una ragazzina di quattordici anni, in pieno sviluppo ormonale, alta quanto me, con dei bei capelli castani. E' la figlia di mia cognata, quindi la nipote del mio fidanzato. E' un po' come una sorella in realtà, le ho insegnato a truccarsi, le ho insegnato a sistemarsi i capelli in svariate acconciature e qualche volta le decoro le unghie. Per questo vorrei che mi chiamasse zia. Zia Monica, non suona male, no?

Comunque, Liçia stava al pc nella stanza di suo zio, cioè anche la mia, dato che da un anno e mezzo mi ero trasferita a casa dei suoi genitori. Appena lei mi aveva chiamata, io l'avevo raggiunta mettendomi dietro di lei per vedere meglio lo schermo del computer.

-Guarda! C'è Justin Bieber a Milano!- Tirò il viso all'indietro per guardarmi da sotto con un mega sorriso sulle labbra.

-Dai, davvero? Quando?-

-Il 29 luglio! Ci andiamo vero?-

-Che? E chi?-

-Tu ed io?-

-Scherzi? E tua mamma che ha detto?-

Liçia tornò ad una postazione decente, voltandosi poi verso di me per guardarmi meglio.

-Ha detto che con te ci posso andare!-

-E tuo zio? Lo sai che è il nostro terzo anniversario il 29!-

-Ma lui lavora, poi non penso che dica di no, potete festeggiare il 30! Dai zia, ti prego!- Mi aveva fatto gli occhioni dolci, non resistevo mai agli occhi dolci. No aspetta! Mi aveva chiamata... Zia? Come facevo a dirle di no?

-Dai, va bene. Solo io e te?-

-No, viene anche la Lisa!-

-Tre donzelle da sole a Milano?-

-E... Sua sorella?-

-Così va meglio! I biglietti li avete presi?-

-Loro si, domani andiamo e ne prendiamo due per noi?-

-Noi chi? Perché due?-

-Uno per me e uno per te, no?-

-Che? No no, io non entro! Ti accompagno, ti fai il concerto, io mi faccio un giro poi ti vengo a prendere e ti porto a casa!-

-No! Dai non puoi lasciarmi da sola e poi hai detto che "Never say never" ti piace!-

-Alt, ho detto che mi piaciucchia e che è canticchiabile! Non mi va di venere a vedere un bambinetto che canta per delle ragazzine in pieno sviluppo ormonale!- Le diedi un buffetto sul naso per farle capire che scherzavo.

-Non è un bambinetto, ha solo due anni in meno di te!-

-Appunto, è più piccolo di me e quindi è un bambinetto!-

-Uffa va bene, perderò anche questa occasione di vederlo dal vivo!-

In effetti mi dispiacque un po' per averla fatta andare troppo per le lunghe, speravo che mi dicesse qualcos'altro per farle capire che ero felice di accompagnarla. Capii che non aveva altro da dire, quindi le chiesi -Allora, dov'è questo concerto?-

-Al Datch Forum di Assago.-

Il Datch Forum di Assago.

Avrei dato qualsiasi cosa per tornare lì, in quel posto dove cinque anni prima i miei idoli mi avevano fatta emozionare, ballare e piangere. Volevo davvero toglierle la gioia di quando, tra altri cinque anni, avrebbe ricordato il Datch Forum e Justin Bieber? No, la sua felicità veniva prima dei miei gusti musicali, sarebbe stata anche un'ottima occasione di tornare indietro nel tempo.

Così acconsentii ad accompagnarla anche dentro e lei, con un urlo, si alzò e mi abbracciò.


*


Ricordo ancora i suoi occhi appena strinse tra le mani quel biglietto giallo, erano grandi e lucidi. Sapevo che il suo cuore, in quel momento, stava battendo all'impazzata, sapevo che aveva caldo e che avrebbe voluto gridare a tutti quanto era felice. Lo sapevo perchè anche a me era successo, cinque anni prima.

E come cinque anni prima, in quel momento, quel 29 luglio, mi ritrovavo in macchina a percorrere quella strada verso il Forum di Assago. Solo che stavo guidando io.

Quasi mi sentii mancare quando, voltatami per caso verso sinistra, vidi quella gigante struttura fatta a cupola, blu, con l'enorme scritta "Datch Forum". Il cuore saltò un battito, come se il concerto fosse stato dei miei idoli. In realtà, stavo solo rivivendo quelle emozioni attraverso gli occhi di mia nipote.

Svoltai per uscire dall'autostrada, pochi metri dopo compariva già il cartello di Assago.

-Siamo arrivate, vero?- Mi chiese Liçia mentre entravo nel parcheggio non ancora del tutto pieno.

-Direi proprio di si, ora parcheggio e andiamo a cercare la fila.-

Appena misi i piedi per terra mi sembrò di essere ritornata un po' ragazzina, quando il cuore scalpitava e le gambe tremavano. Credo che per le due amiche fosse la stessa cosa, anzi, senz'altro lo era. Mi seguirono, come se io abitassi lì, sicure che le stavo portando dalla parte giusta. E infatti, dopo pochi istanti ci trovammo di fronte ad un enorme cancellata, quella che io e la mia migliore amica avevamo visto prima di altri solo perché stavamo superando. Non volevo che loro seguissero il nostro esempio, eravamo arrivate a quell'ora e ci toccavano quei posti. Ero cresciuta e avevo capito cosa fosse giusto e cosa fosse sbagliato, superare le ragazze davanti a noi era sbagliato.

-Non c'è molta gente, vero?- Mi chiese Liçia, guardandomi da un lato. Per fortuna le avevo fatte uscire di casa alle sette del mattino.

-No, direi che non c'è molta gente. Dovremmo essere ancora in orario per prendere i nostri numeri.-

-Numeri? Che numeri?-

-Di solito, a concerti grandi come questo, dove ci sono tante persone, dovrebbero esserci dei fan coordinatori, molte volte sono ragazze, che arrivano prima di tutti gli altri e che, a mano a mano che la gente arriva, scrive loro dei numeri sulle mani con un indelebile nero.- Non le guardavo mentre spiegavo, cercavo di capire da che parte dovessimo andare per farci segnare i dorsi delle nostre mani.

-Fantastico!! Ma come fai a sapere queste cose?- Mi chiese l'amica.

-Dimenticate che cinque anni fa sono stata a un concerto dei Tokio Hotel. Ci sono passata un po' prima di voi, credetemi quando vi dico che vorreste tatuarvi quel numero. Ah ecco, dovremmo andare lì.- Come se fossi un'insegnante e loro le mie alunne, le condussi all'inizio della fila dove alcune ragazze se ne stavano sedute in terra sopra a degli asciugamani. Le salutai come se fossero già amiche mie e una di loro si alzò.

-Ciao! Siete arrivate adesso?-

-Esatto, siamo ancora tra quelle che possono prendere i numeri?-

-Certo, abbiamo deciso di arrivare al massimo a mille, se no non possiamo gestirli tutti. Ora siamo al... A che numero siamo?- Si abbassò a guardare una ragazza dietro di lei che le disse -Siamo al 335.-

-Perfetto, puoi scriverlo prima a loro.- Dissi io facendo passare mia nipote. La ragazza scrisse i numeri sulle mani delle tre ragazze, quando per ultima toccò a me con il 339. Seppur non fossi lì per Bieber, era una bella sensazione rivedere ancora una volta quel numero segnato sulla pelle.

Le ringraziammo e tornammo indietro, dove ci aspettavano i nostri posti nella fila fino alle sette di quella sera.

-Scusami, ma alla fine questi numeri a cosa servirebbero?-

-Li mettono perché così se qualcuna ha bisogno di andare via o di andare a mangiare, o comunque di allontanarsi dalla fila, quando torna non perde il suo posto. Credo sia nato dal fatto che alcune ragazze arrivavano in fila anche due, tre giorni prima. Sapete cosa vuol dire perdere tre giorni di fila un'ora prima di entrare? A parer mio, sarebbe meglio morire. Comunque, dovremmo prepararci ad un pomeriggio caldo, quindi è meglio se iniziamo a sistemare asciugamani e acqua.- Mi piegai per stendere i teli e sedermici sopra, ma non mi sfuggì il commento di Lisa a mia nipote.

-Liçia, tua zia è una forza!!-

-Lo so, non sarebbe mia zia se no!-

Sorrisi e senza darlo a vedere, le invitai a sedersi accanto a me.

Era bello rivivere quelle emozioni. Era bello ritrovarsi lì, tra ragazze di un fandom diverso ma pur sempre fan di un cantante. Sapevo quello che tutte loro stavano provando, e anche se mi sarebbe piaciuto mille volte di più che fosse un concerto dei Tokio Hotel, comunque sia non potevo lamentarmi della compagnia. Alla fine, non si differenziavano per nulla dalle ragazze del mio fandom. Le emozioni, le sensazioni, erano pur sempre le stesse.

Erano riunite lì tutte per lui, tutte per lo stesso ragazzo, quel ragazzo che faceva battere i loro giovani cuori, quel ragazzo che le faceva emozionare, quel ragazzo che era capace di farle ridere, piangere e di farle sognare, quel ragazzo che tutte avrebbero voluto abbracciare o baciare anche solo per una volta. Quel ragazzo che, nonostante la lontananza, era un po' l'amore di tutte loro.

Ed io, in quel momento, ero felice di aver accompagnato mia nipote fino a Milano, fino a raggiungere il suo sogno. Ero felice perché lei era felice.

Mancava poco all'ora di pranzo, stavamo decidendo se restare in fila o andare a fare un giro dopo aver mangiato. La fila non si era allungata per nulla, noi eravamo ancora le ultime nonostante fossimo lì da quasi due ore. Il tempo comunque era passato anche abbastanza veloce, tra una chiacchiera e l'altra.

Quando sentimmo la voce della ragazza che ci aveva dato il numero che chiamava l'attenzione di tutte noi, era fuori dalla fila, quasi nel centro.

-Ok ragazze, ho bisogno di un attimo della vostra attenzione. Abbiamo una notizia buona e una notizia cattiva. La notizia buona è che Justin ha chiesto di vedere alcune di noi dopo il concerto.-

Un boato fortissimo si alzò da tutta la fila, ragazzine che urlavano e quasi piangevano con i cuori che battevano come pazzi.

-La brutta notizia...- Continuò la ragazza -...E' che non tutte noi potremmo incontrarlo.- L'entusiamo delle ragazze si affievolì tutto d'un colpo. -Per questo motivo abbiamo sorteggiato, tra 340 ragazze, solo 10 di voi per ragioni di tempo. Ora vi dirò i numeri in ordine cronologico: 20, 57, 98, 103, 124, 162, 245, 263, 298, 339. Potreste venire avanti?-

Mi controllai il dorso della mano, sussultai. Ero io. Esitai. Justin Bieber non lo volevo incontrare. Era anche più piccolo di me, da dire, non potevo nemmeno provarci. E poi cosa gli avrei dovuto dire? -Ciao Justin, non mi piaci, sono fan dei Tokio Hotel ma sono qui per dovere.-? No, non stava bene. Mentre uscivo dalla fila mi venne un lampo di genio, quindi mi trascinai dietro Liçia tirandola per il polso.

-Scusa, io sono il 339 ma siccome non è che abbia tanta voglia di incontrare, ahm, Bieber...- Cercavo le parole giuste per non far capire che non lo sopportavo -...Non è che potrei scambiare numero e farci andare mia nipote che è il 338?-

-Stai scherzando, zia?- Mi sussurrò da dietro.

-Si, credo si possa fare. E' maggiorenne?-

-No, ha quattordici anni.-

-Allora facciamo così, tu senz'altro sarai maggiorenne, quindi puoi farla entrare con te.-

-Davvero?!- Urlò Liçia. La ragazza annuì e lei iniziò a saltare e battere le mani, poi mi abbracciò tra le lacrime. -Grazie zia, grazie davvero!-

-E di cosa? Ti ho portata fin qui e non ti faccio incontrare il tuo amore?!-

Infine, decisero che tutte le ragazze minorenni dovevano per forza essere accompagnate, quindi da dieci salimmo a quindici, forse sedici, ragazze che avrebbero incontrato il loro idolo. Mi dispiacque un po' per le altre, soprattutto per l'amica di Liçia, ma almeno qualche volta la fortuna girava dalla nostra parte.

Passammo il resto del pomeriggio in fila a canticchiare o parlare o a fare qualche gioco. L'euforia del dopo concerto si era leggermente affievolita, ma non per questo del tutto sparita. Liçia non ne voleva saper mezza di uscire dalla fila per andare in bagno, ma io non ce la facevo più, quindi per farla stare tranquilla chiesi alle ragazze davanti a noi di "tenerci il posto" mentre noi quattro ci allontanavamo dieci minuti, anche se poi effettivamente non importava che ce lo tenessero, avevamo i numeri! La convinsi anche a fare una passeggiata, avevo un assoluto bisogno di sgranchirmi le gambe e così potei anche chiamare il mio fidanzato che era contentissimo di sentirci, di sapere che stavamo bene e che di lì a poco avremmo incontrato Bieber. Gli promisi che appena saremmo uscite lo avrei chiamato.

Altre tre ore passarono in fretta, quando finalmente aprirono quei cancelli e la fila iniziò ad avanzare. Il mio cuore, così, non so perché, iniziò a battere. Forse per la semplice emozione di rivedere quel posto, forse per rivivere l'emozione di salire quelle gradinate, ancora una volta. Forse semplicemente per la gioia di rivivere quella giornata. Ancor più battevano i cuori di Liçia e Lisa.

Ci strapparono i biglietti e le due amiche, proprio come me e Giorgia cinque anni prima, iniziarono a correre lungo la piazzetta e poi fin su, dritte fino all'entrata. Il corridoio già buio e poi il tendone nero, quello che quando lo aprii la prima volta mi fece scoppiare a piangere. E fu proprio Liçia ad aprirlo, a mostrare un enorme palco e le gradinate e il parterre con le prime file già occupate. Scendemmo dagli spalti per raggiungere le altre ragazze in sesta fila.

Ci volevano altre due ore prima che iniziasse il concerto e quindi ogni tanto qualcuno iniziava cori del tipo "Justin! Justin! Justin!" e tutti gli andavano dietro, meno che me ovvio. Il palco era dalla stessa parte dell'altra volta, era grande uguale e assomigliava tantissimo al concerto dei Tokio Hotel del 2007. Sperai che uscissero loro con "Ubers ende der Welt" invece che Bieber con "Never say Never" o chi sa quale altra canzone aveva scelto per iniziare. Mi voltai un po' intorno e dai cartelli capii che mai e poi mai quella sera avrei sentito cantare "Ubers" o "Ich bin nicht ich" o neppure "Durch den Monsun". Tornai alla realtà e guardai l'orologio. Erano le nove in punto e non sapevo cosa mi avesse preso allo stomaco. Comunque sia stavo per ritrovarmi un cantante famoso davanti, era sempre un'emozione, sia che ne fossi fan, sia che non lo fossi.

Le luci si spensero all'improvviso e lo stesso boato di cinque anni prima rimbombò in tutto il palazzetto. Mia nipote era letteralmente impazzita, come lei tutte le ragazze che riuscivo a vedere intorno a me. Lui poi fece la sua entrata e iniziò a cantare una canzone che non avevo mai sentito. In realtà, non ne conoscevo neanche una di canzone. Mi ritrovai a cantare, per quel che ne sapevo, solamente "Baby" e "Never say Never". L'ultima, non so perché, mi fece venire i brividi lungo la schiena.

Ogni tanto, spesso, mi voltavo verso Liçia. A volte notavo il riflesso delle lacrime lungo le sue guance, a volte la vedevo ridere, a volte la vedevo voltarsi verso la sua migliore amica e urlare insieme.

Ah, una cosa importante che ho dimenticato: io ero l'addetta ai video e alle foto. Era una responsabilità che mi ero presa in quanto sapevo che le mie braccia sarebbero rimaste ferme e quindi le foto e i video non sarebbero venuti mossi, al contrario di tutti gli altri che avevo dovuto registrare da sola negli altri concerti in preda ad un attacco di panico. Inguardabili.

Tra una canzone e l'altra, tra pause, cambi d'abiti e di sceneggiature, il concerto giunse al termine. Bieber salutò, ringraziò e lanciò bottigliette e ascugamani, insomma, quello che fanno tutti i cantanti. Uscì e le luci si riaccesero. Liçia era stata intaccata dal trauma post-concerto, quello che viene quando sai che tutto è finito e che dovrai aspettare chi sa quanto altro tempo per rivederlo.

-Non lo rivedrò più, non lo rivedrò più! Ma era bellissimo! Era divino! Era... Era... E' stato... E' stato... Perfetto! No ma cosa dico? Perfetto? Molto più che perfetto! Non lo rivedrò piùùùù!!!- Tirò la testa all'indietro urlando e piangendo, io la presi e la strinsi a me lasciando che si calmasse da sola mentre la folla si smaltiva.

-E chi ha detto che non lo rivedrai più? Tra cinque minuti dobbiamo stare nel suo camerino!- Era una cosa che non dovevo dire.

-IL SUO CAMERINOOOO!!! Tra cinque minuti dobbiamo stare nel suo camerino ed io sono impresentabile!!! Dobbiamo correre, dobbiamo andare, devo vederlo, devo dirgli che lo amo.-

Sembrava fosse uscita da un manicomio e che avesse finito le sue dosi giornaliere di valium. Avrei voluto tirarle uno schiaffo solo per farla tornare alla realtà, ma poi mi resi conto che sarebbe stato inutile. Quindi la presi per il polso e la trascinai lungo tutta la parterre fino a raggiungere il punto di raccolta deciso dalle organizzatrici.

Quando ci fummo tutte, le seguimmo lungo l'entrata del backstage, percorremmo corridoi, attraversammo altre porte e finalmente eccolo lì, il foglio bianco attaccato ad una porta con su scritto "Justin Bieber".

Liçia stava per dire qualcosa ed io, siccome già sapevo cosa stava per chiedere, le evitai una figuraccia e dissi -Si, dietro a questa porta c'è Justin!- Avrei voluto aggiungere "Ora possiamo muoverci? Mi aspettano tre ore di macchina." ma forse era meglio tacere.

Una donna con un cartellino al collo e qualche foglio in mano bussò poi aprì. Le ragazze diedero segni di un inizio di attacco di panico, ma capirono che era meglio tranquillizzarsi per non essere sbattute fuori. A mano a mano entrammo, Liçia mi strinse la mano ed io passai per prima, così che potesse prepararsi meglio al colpo. E difatti, appena fummo dentro, la sentii lanciare un piccolo urlo che trattenne poi in un verso tutto strano. Ancor più strano era ritrovarmi lì, davanti ad un cantante che non mi piaceva. Se ci fossero stati i Tokio Hotel sarei svenuta lì sul posto, ma loro non c'erano, da una parte forse andava anche bene così.

Le ragazze parlavano con Bieber, scattavano foto, alcune registravano anche dei video, ricevevano autografi sui cd o sui poster, lo baciavano, lo abbracciavano, piangevano. Piangevano e ridevano allo stesso tempo. Felici, emozionate, al settimo cielo. E come tutte loro, anche mia nipote passò tra le sue braccia. Si baciarono sulla guancia, lei lo guardò dritto negli occhi e con un sorriso tremante gli disse -Sei bellissimo!-

Io la guardai con aria perplessa, avrei dovuto farle un po' di scuola prima. Hai davanti il tuo idolo e cosa gli dici? Che è bellissimo. Saltagli addosso e digli che lo ami!! Va beh, era anche comprensibile. L'emozione porta a questo. Automaticamente si abbracciarono ed io, già pronta, scattai la foto. Lui poi le autografò un poster (che io le avevo suggerito di portarsi dietro, per sicurezza) e scattai un'altra foto, si baciarono nuovamente per salutarsi ed io di nuovo scattai per immortalarle quel attimo. Ero sicura che non mi avesse vista, tanto era impegnata a sbaciucchiarsi Bieber.

Uscì dalla stanza come se fosse un gambero, camminava all'indietro mentre io la trascinavo fuori con la forza. Sapevo che si stava trattenendo, sapevo che voleva urlare, che voleva dire a tutti quanto fosse felice e quanto si sentisse realizzata. Sapevo che ormai mancava poco e poi sarebbe esplosa, come una bomba.

Uscimmo all'aria aperta e solo allora, finalmente, liberò tutto quello che aveva dentro. Raggiunse la sua migliore amica, le fece vede l'autografo, le raccontò tutto nei minimi dettagli. Mi dispiacque per Lisa, ci teneva, ma vedevo che era felice anche lei per Liçia. Mentre lei si sfogava, chiamai Alex.

-Hey, allora, com'è andata?-

-Una meraviglia! Dopo il concerto ci hanno fatte andare nel camerino di Justin. Non puoi capire Liçia come era contenta!-

-Ci credo! Avete fatto foto?-

-Si, lei ha fatto una foto con lui, le ha fatto un autografo e poi si sono baciati e ho fatto la foto anche a questo, però lei non lo sa, non mi ha vista. Voglio farle una sorpresa, mi aiuti?-

-Che tipo di sorpresa?-

-Non so, o una foto gigante da attaccarle in camera o un puzzle da incorniciare. Ti piace come idea?-

-Si, è strepitoso. E' strepitoso tutto quello che stai facendo per lei, non so in che altro modo ringraziarti. Vederla felice è la cosa più importante per me.-

-Lo so, anche per me è importante renderla felice. Ci siamo divertite tantissimo oggi e sono contenta di aver passato questa esperienza con lei.-

-Sono contento che lei l'abbia passata con te, non c'era persona migliore che potesse accompagnarla.-

-Non so che altro dire, tutto questo mi rende felice. Tanto che vorrei piangere di gioia.-

-Tranquilla, non hai bisogno di dire nient'altro, hai già fatto tantissimo. Ora torna da lei, sono sicuro che avrà bisogno di te. Ti amo!-

-Farei molto di più, se solo ne fossi in grado. Ti amo anche io!-

E senza aggiungere altro, con il cuore che piangeva per la troppa felicità, tornai da mia nipote per sentirmi dire ancora una volta -Grazie mille, zia!-

***

Qui troverai le anticipazioni dei capitoli successivi e delle One Shot in pubblicazione.
Ringrazio Te, lettore, per essere arrivato fin qui e, se lo farai, grazie anche per la tua recensione.
Vostra, Cornelian

 

   
 
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