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Autore: Selene Silver    18/06/2012    1 recensioni
(Nonsense) C'è puzza di ferro e veleno e nessuno di vuoi può muoversi perché le vostre zampette rosa sono incollate per terra.
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The Mousetrap.

Odora di ferro e veleno, e sembra l'odore di quei fiori che non avevi mai potuto comprare perch'erano tossici per i tuoi gatti.
Odora di veleno e polvere, come quei vecchi scantinati in cui i bambini hanno troppa paura per entrare. Ma arriva sempre il momento della prova di coraggio, in cui stringono le dita piccole e tremanti attorno alle torce elettriche e scendono in quelle cantine, puzza di muffa e adrenalina, e si dicono che non c'è niente di cui aver paura mentre le ombre incombono minacciose.

“Non c'è niente di cui aver paura.”

Non capita tutti i giorni di fare la fine del topo. Puoi aspettartelo con terrore, ma sarà sempre in un giorno sereno. Un giorno come tutti gli altri, in cui ti alzi e metti su il tè e svegli i bambini e prepari loro la colazione e li mandi a scuola con un bacio. In cui versi i croccantini di Dart nel misurino perché sta diventando troppo grasso e riempi fino all'orlo la ciotola di Dee, che è sempre stata piccola e magra. In cui vai a lavorare in bicicletta e sembra che vada tutto bene perché l'estate sta arrivando e giorni belli come questi sono proprio dietro l'angolo e mentre li vivi ti sembra che tutto rimarrà perfetto, come bambole da collezione sotto una campana di vetro.
Finché non cammini sulla colla fresca e le sbarre di una gabbia ti piombano addosso. Finché non capisci di essere tornata nel tuo incubo di bambina, la torcia stretta fra le dita tremanti e la lampadina che sfrigola, puzza di muffa e adrenalina. Finché non fai la fine del topo.

Dentro la gabbia è buio, ma si sente il raspare di minuscoli artigli e respiri affannosi di polmoni troppo piccoli che lavorano troppo velocemente. Vedi scintillii di occhi simili alle perline del braccialetto di tua figlia e non capisci cosa sta succedendo, perché sei lì, come ci sei arrivata. Il tuo corpo è mutato, è piccolo e basso e fragile, lo realizzi subito, fragile, come la scritta sugli scatoloni in cui si tengono i bicchieri durante un trasloco.
E anche i tuoi polmoni troppo piccoli iniziano a lavorare troppo velocemente, come quelli dei tuoi compagni di prigionia. C'è puzza di ferro e veleno e nessuno di vuoi può muoversi perché le vostre zampette rosa sono incollate per terra.
C'è un telo sulla gabbia, per coprire questo spettacolo pietoso che dovete essere, come a dire che non meritate la luce del sole, che comunque non la rivedrete mai più.
Ci sono patetici squittii in questo buio che non avrà mai più luce, ed improvvisamente li capisci, improvvisamente sai cosa stanno dicendo perché è quello che vorresti dire anche tu; perché ci fanno questo?, devo andarmene da qui, devo tornare a casa, devo tornare dai miei figli – e poi ti rendi conto che non sono neanche parole, è solo un pianto disperato, continuo.

Il primo gatto che hai mai posseduto, ricordi, l'avevi chiesto ai tuoi genitori perché avevi paura dei topi. Ma ora, guardando quegli occhi che scintillano nell'oscurità - sono madri, padri, vivono anche loro - capisci che ci sono cose molto peggiori di cui aver paura.

  
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