Amico, sei nella merda.
Da qualche giorno Sebastian non si sentiva in forma come al solito.
Entrò nel suo account dal computer della biblioteca, digitando velocemente i sintomi. Nessuna risultato, e che si fottesse chi diceva che Google aveva una risposta a tutto, non era vero. Ai Warblers non poteva chiedere aiuto, era escluso. Lui era Sebastian Smythe e non aveva punti deboli.
Era rimasta solo un'ultima risorsa. A mali estremi, estremi rimedi: Yahoo Answers.
Merda, non entrava da circa un secolo nel profilo e non ricordava la password. Doveva ragionare in maniera logia. Cosa mai poteva avere scritto nel periodo truzzo della sua vita?
“bimbo styloso” password errata, merda
“HG's lover” password errata, merda
“ILOVEH0USE” password errata, ultimo tentativo, tripla merda
Non poteva essere quello, a meno che... “sebastiananderson” password corretta
Fantastico! Le sue password precedenti, per quanto imbarazzanti, erano innocue, ma “sebastiananderson” era peggio. Era penosa, orribile, così sdolcinata da far quasi credere che avesse dei sentimenti, cosa del tutto errata. Ecco l'ultima traccia di quel periodo in cui era quasi arrivato a pensare di provare qualcosa per quel nano, ma non lo meritava, e lo mostrava anche solo il fatto che avesse preferito Faccia-da-Checca a lui, inaudito!
Comunque per fortuna era passato oltre con le sue forze. Non che Thad non gli avesse offerto consiglio, aiuto, una spalla su cui piangere, ma soffrire in silenzio durante la notte era certamente più onorevole che sfogarsi. E sì che Thad sembrava sinceramente dispiaciuto per lui, ma, se fidarsi è bene, non fidarsi è meglio. Per quello che ne sapeva lui poteva anche essere un infiltrato di Blaine in territorio nemico, e raccontare al so mandante tutte le sue cadute di stile. Brr, che ipotesi tremenda, non voleva neanche pensarci, meglio soli che male accompagnati (da Thad).
Con due click modificò la password, mentre sovrappensiero si mordicchiava la guancia per trovarne una decente. Le sue mani composero “thadsmythe”. Ma che cazzo aveva scritto? Che pensieri del cazzo stavano frullando nella sua testa? Alla fine optò per qualcosa di meno sgamoso, compose “iamfinnickodair” con un ticchettio della tastiera e premette il tasto invio con forza.
Entrò nell'account, pronto a scrivere la domanda che, forse, avrebbe posto fine alle sue angosce. Merda! Non aveva abbastanza punti per fare una domanda!
A quanto pare la sorte non era a suo favore neanche questa volta. Maledetto Hunger Games, era una droga. Solo due risposte.
Trovò facilmente la prima bimbaminkia da sbeffeggiare. Al suo papiro su quanto fosse bella e irraggiungibile Giustina Biberon e quanto lei soffrisse per il fatto che lui, pardon, lei, non l'avrebbe mai notata, rispose con un “impiccati, per favore”, diventando subito rosso. Non era il caso, dopo gli ultimi avvenimenti, lo corresse quindi in un gentile “datti fuoco”, almeno non si sarebbe sentito in colpa. Avanti il prossimo!
Eccolo, un povero sfigato che si diceva eccitato dai punti interrogativi. Dopo avergliene piazzati circa un centinaio, tutti vicini, senza neanche dare un'occhiata alla barra spaziatrice, gli scrisse anche “Guardati un porno, oppure mandami un messaggio privato”. Lui era Sebastian Smythe, il difensore dei deboli, e non si sarebbe mai tirato indietro dall'aiutare se c'era una donzella/o in difficoltà.
Perfetto, cliccò su “crea una domanda”e iniziò a scrivere l'elenco dei sintomi, facendo mente locale:
-
- deficit di concentrazione
-
- giocherellare nervosamente con l'uniforme
-
- mani che tremano
-
- elicotteri nello stomaco
-
- respiro affannoso
-
- palpitazioni
1.
Deficit
di concentrazione
Era
arrivato il fatidico giorno dell'esame finale di “Difesa
contro le
Arti Oscure” no, seriamente, mica erano a Hogwarts, di
“Scienze
Naturali” e Sebastian si sentiva pronto. Ovviamente non aveva
ripassato, era da perdenti, suonava anche male, e doveva andare allo
“Scandals”, dove, con ogni probabilità,
si sarebbe ripassato un
ragazzo niente male. Quando era tornato in stanza, erano circa le tre
di notte, aveva trovato Thad che si ammazzava sui libri. Nulla di
tutto questo, lui confidava nel suo sex-appeal e nel fatto che le
rispose gli sarebbero arrivate dall'alto, da Superman, forse.
Ad
ogni buon conto si era posizionato strategicamente dietro a Trent,
solo qualche ricatto, et voilà, compito fatto e A
conquistata. Nella
fila centrale c'erano solo lui e Flint, fece scorrere lo sguardo
dietro, vedendo che nei banchi più lontani la Niff e Richard
trafficavano con l'I-Phone. Sicuro si stavano passando tutte le
rispose. Non valeva manco la pena di provare a chiedere: quei tre lo
odiavano. Passò alla prima fila, di solito terra di nessuno,
quel
giorno stranamente occupata da Trent, Wes e Thad, il trio secchioni.
“Trent.
Psss”
“Che c'è?”
“La domanda
5”
“No.”
“Cosa?!”
“No.”
“Ti devo
ricordare cosa so?”
“No, tanto lo renderemo ufficiale
presto.”
“Tu e Wes siete trombamici, cosa c'è da rendere
ufficiale?”
“Stiamo insieme, Sebastian”
Il suddetto
Sebastian fece un'occhiata di disgusto che non passò
inosservata a
Thad che gli rivolse uno sguardo interrogativo. In risposta il
ragazzo unì il pollice e l'indice della mano destra,
formando un
cerchio in cui fece passare più volte l'indice della
sinistra, per
poi indicare l'asiatico e Trent-Palla-di-Lardo. Thad aveva alzato le
spalle e sibilato “Cazzi loro”, perverso il ragazzo.
Porca
miseria, si era bruciato Wes e Trent in una botta sola, Thad era la
sua ultima, nonché unica, speranza, tanto valeva
buttarsi.
“Thadduccio
caro, la domanda 5”
Nessun segno di resa da parte del Thadduccio
caro: continuava a mangiucchiare il cappuccio della penna con
ostinazione.
“Dai, Thadduccio, per favore”
Nulla di nulla,
ora aveva iniziato a dondolarsi leggermente con la sedia.
“Non
butterò mai più la tua roba nel
giardino”
“Eri tu,
maledetto.” soffiò minacciosamente, poi
ritornò alla sua
posizione iniziale.
“Ehm, il vento, in realtà. Dai, ti
prego”
Thad Harwood ascoltava impassibile le sue preghiere
mentre succhiava l'estremità della penna.
“Farò qualunque cosa
tu voglia”
Ora ticchettava con il piede sul banco, creando uno
strano ritmo.
“Fallo per un amico in difficoltà. La tua
coscienza rimarrebbe pura e innocente come un bambino di tre anni
quale sei”
Thad, che all'inizio si stava quasi per lasciare
convincere, continuava ad ignorarlo. Si passava le mani dietro al
collo, accarezzandosi la nuca.
“E va bene. E' la C”
“Cosa?”
“La
C!”
“Non ti sento!”
“Comprati un cornetto
acustico!”
“Forse i signori Harwood e Smythe vogliono
metterci a parte della loro conversazione?”
Thad, color
peperone, stava zitto. Ovviamente toccava sempre a lui salvare la
situazione, Sebastian indossò uno dei suoi sorrisi migliori
“Professoressa Lewis, mi scusi, volevo solo sapere che ore
fossero.” La Lewis, per nulla convinta, lasciò
perdere, ma più
che altro perché aveva il ciclo e litigare con quel
teppistello non
le avrebbe migliorato l'umore, si sarebbe vendicata con i
voti.
Sebastian passò il resto delle due ore osservando un
moscone che sbatteva ripetutamente sul vetro dell'aula, negli ultimi
dieci secondi mise delle X a caso.
Litigare con quella testa di
rapa di Thad lo aveva fatto andare in cattivo umore, e non era
riuscito a rispondere neanche ad una domanda. Era ufficiale, quel
ragazzino era un coglione, e lo odiava.
2. Giocherellare
nervosamente con l'uniforme
Dentro
la sala si era riunito il consiglio dei Warblers, mentre fuori dalla
porta erano rimasti lui, Thad e la Niff (che ormai consideravano
tutti una sola persona, dato che era impossibile trovarli separati).
Wes e gli altri “anziani” stavano decidendo il
numero per le
Regionali. Ognuno aveva diverse aspettative: la Niff pregava per un
duetto alla “Candels”, patetico e tristissimo, Thad
per un numero
di gruppo di Lady GaGa, pessimo, e Sebastian, che domande!, per un
assolo che lo valorizzasse al massimo, mettendo in ombra tutti gli
altri Warblers.
Quei due continuavano a parlottare fra loro,
tenendosi le mani. Mentre Thad osservava prima la Niff, poi
Sebastian, a disagio. Sebastian, del canto suo, non era affatto
agitato, per nulla, davvero. Beh, forse un pochino.
Nick stava nel
pieno di una crisi emotiva, con tanto di Jeff che tentava inutilmente
di consolarlo e asciugare le sue lacrime con i polpastrelli delle
dita, Thad passeggiava su e giù per il corridoio,
così velocemente
che non avrebbe avuto bisogno della sua ora di cyclette quotidiana.
Lo stavano facendo impazzire.
Ecco, si sentiva uno di quegli
psicopatici in Criminal Minds, con i tic nervosi: aggiustava i
polsini della camicia, scioglieva e rifaceva il nodo della cravatta,
controllava l'orlo dei pantaloni, lucidava la punta delle scarpe fino
a potercisi specchiare sopra, sbottonava la giacca, per poi
abbottonarla, male, per giunta.
Dei rumori preannunciarono
l'uscita dei Warblers, per primo emerse Wes, che si era
autoproclamato capo di quel piccolo regno, poi David e gli
altri.
“Allora, ragazzi. La canzone sarà Glad you
came” già
la Niff iniziava a fare una smorfia di disappunto: non si intonava
affatto alla loro visione di duetto romantico “cantata da
Sebastian.” lo disse quasi controvoglia, ma era abbastanza
chiaro
che era uno dei talenti più in vista del club e, da quando
Blaine se
ne era andato, cercava disperatamente qualcuno che potesse
sostituirlo.
Sebastian saltò in piedi, con espressione estatica,
mentre Jeff lo guardava con odio, Nick continuava a piangere e Thad,
boh, non se lo filava nessuno, tranne Sebastian che lo fissava.
Poi
la Niff se ne era andata, e Thad gli aveva fatto le sue
congratulazioni (meritate).
Vedere Thad che si umiliava
complimentandosi con lui rese Seb quasi più gongolante che
aver
ottenuto quell'assolo.
3. Mani
che tremano
Tra
le sue innumerevoli abilità, Sebastian Smythe, oltre ad
essere
pericolosamente sexy, annoverava anche quella di saper suonare
discretamente il pianoforte, ma non ne aveva mai parlato a nessuno
dei Warblers. Mica voleva finire come quel povero Brad, sfruttato da
quelli senza cuore del Glee!
Lo teneva per un'occasione speciale,
per sbatterlo in faccia a Wes, quando questo lo avrebbe accusato di
essere una nullafacente, cosa che accadeva circa sette volte al
giorno, ogni giorno.
Stava tornando dallo Scandals, o, per meglio
dire, da casa di un ragazzo, del quale non riusciva nemmeno a
ricordare il nome, che aveva incontrato allo Scandals. Erano le
cinque di mattina e stava ridacchiando fra sé, ricordando le
parole
che gli aveva detto prima di uscire di casa, sbattendogli la porta in
faccia “Ti chiamo io.” sì, certo, magari
fra duemila anni, o
poco più. E gli aveva lasciato il suo numero sul comodino,
questo
per la versione “ufficiale” che gli aveva rifilato;
quello era il
numero di Wes, e lui gli aveva detto di chiamarsi Wes. Non poteva
perdersi quello spettacolo, dopotutto aveva trovato un modo
fantastico per vendicarsi.
Vagava senza meta per la Dalton, non
valeva la pena di tornare in stanza, Thad manco si era accorto della
sua assenza, ci avrebbe scommesso la sua collezione dei DVD di Harry
Potter, unita alla copia autografata da Suzanne Collins di 'Catching
fire'.
Apriva porte a casaccio, finché ne trovò una che
aveva un
divano bello e che sembrava anche comodo, ottimo posto per
schiacciare il pisolino dopo-sborza-dopo-sesso senza essere
disturbato da nessuno. Entrò nella sala, c'era anche un
pianoforte,
ottimo.
Era
strano, ma gli mancava da morire la sensazione di quei tasti
perfettamente levigati e uguali sotto i polpastrelli, quella
sensazione di essere parte della musica, in un modo differente dal
canto, ma altrettanto bello. Si sedette sullo sgabellino, minuscolo,
probabilmente pensato per un bambino, o per un nano come Blaine, o la
Berry.
Posò con cautela l'indice su un tasto e un suono limpido e
cristallino si diffuse per la stanza.
Corse verso la porta,
chiudendola. Già erano le cinque di mattina e lui non era
rientrato,
magari se evitava di suonare, forse nessuno lo avrebbe ucciso, o
peggio, espulso.
Basta citazioni, si sentiva un nerd, ma gli
salivano da sole alla bocca. Citazioni 3 – Sebastian Smythe
0
Accarezzò tutti i tasti, dal suono più basso, al
più acuto,
poi viceversa. E iniziò a cantare.
I
was thinking about you,
thinking about me
thinking about us,
what
we're gonna be?
Open my eyes.
It was only just a dream
Alle
sue spalle, la porta si era aperta con un rumore impercettibile, e
apparve metà viso di Thad, mentre Sebastian continuava
ignaro, Thad
aveva aperto completamente la porta, e poi richiusa con dolcezza, per
evitare rumori forti. Troppo concentrato e perso nella musica, non lo
aveva neanche notato quando si era avvicinato a lui e il pavimento
aveva scricchiolato leggermente.
If you've ever
loved somebody
put
your hands up.
Thad
alzò le mani e Sebastian fu costretto a vederlo, lasciando
in
sospeso la nota.
“Continua pure, non volevo disturbarti” si
scusò il ragazzo. Dopo un paio di note stentate e
tremolanti,
l'altro rinunciò. “Non mi ricordo come
continua”
“O forse
sei troppo ubriaco, o troppo dell'umore
ho-fatto-sesso”
“Geloso?”
“Assolutamente.”, o meglio,
“Assolutamente no.”
“Perché sei in giro? Sono le cinque di
mattina!”
“Potrei farti esattamente la stessa domanda,
Smythe.”
“Sono stato a casa di un tizio dello Scandals, ora
tocca a te.”
Thad sospirò “Mi sono svegliato tipo mezz'ora fa
e non ti trovavo, quindi mi sono preoccupato”
“Oh, povero
Thadduccio, sempre così premuroso nei miei
confronti”
“Scommetto
che se fosse successo a te anche tu ti saresti preoccupato!”
tentava di sbrogliarsi da quella situazione imbarazzante: dialogo con
Sebastian Smythe ubriaco alle cinque di mattina, in una sala isolata
alla Dalton.
“Non ci conterei troppo.”
“Dovresti tornare
in camera e farti una doccia.”
“Me la fai tu?” e mise su un
faccino adorabile, alla Blaine.
“Smettila, Sebastian, sei troppo
ubriaco per dire cose sensate” replicò Thad, dopo
essersi ripreso
da quell'ictus. Se fosse morto a quarant'anni per aneurisma, l'unico
da incolpare sarebbe stato il suo maledetto compagno di stanza. Prese
il ragazzo sotto braccio, e lo trascinò per le scale. Stava
per
iniziare un'altra normalissima giornata alla Dalton.
4.
Elicotteri
nello stomaco
Erano
le otto e tutti gli studenti si erano radunati nella Sala Grande
(Citazioni 4 – Sebastian Smythe 0) che nulla aveva dei magici
banchetti di Hogwarts. Sui tavoli c'erano cartoni di latte, succo di
arancia e cereali. Che colazione gustosa!
Normalmente tutti si
fiondavano su quella roba terrificante, e infatti tutti si buttarono
a capofitto, tutti tranne uno. Va bene che Sebastian era
schizzinoso, ma ormai stava da settimane alla Dalton, e doveva farci
l'abitudine: il cibo faceva schifo, nulla a che vedere con la
Francia, l'Italia o tutti i posti in cui si vantava di aver vissuto*.
Thad
stava davanti a lui e mangiava in silenzio la sua ciotola piena di
cereali.
“Qualcosa non va, Seb?”
“Non ho fame.”
“Mangia
qualcosa, su.”
“No.”
“Sembri un ragazzino di due anni
che fa i capricci”
“Non ho fame, mamma.”
“Si sarà
stancato troppo alla serata “karaoke” allo
Scandals” liquidò
la questione Trent.
“Immagino che abbia fatto cose ben diverse
dal cantare” aggiunse Wes.
Thad sputò tutti i cereali che aveva
in bocca, diventando una versione reale del Cereal Guy dei Meme,
mentre Sebastian lo osservò scioccato per poi iniziare a
ridere
istericamente.
Ora toccava all'altro arrossire, diventò quindi di
un acceso color bordeaux e nel frattempo l'altro Warbler era
precipitato sotto il tavolo per il troppo ridere, e si teneva la
pancia con le mani.
“Sebastian, non fa così tanto ridere la
battuta” gemette Thad mentre tentava di ripulirsi alla
bell'è
meglio con un tovagliolo. L'altro si alzò dal pavimento,
pieno di
polvere. Thad iniziò allora a ridere a sua volta.
“Che succede,
Cereal Guy?” domandò perplesso.
“Sembra che tu abbia fatto un
giro turistico nell'armadio di mia nonna.”
Sebastian
si guardò e brontolò per il disappunto, pulendo
la giaccia dalla
polvere.
“Riesci solo a spalmarla ancora meglio” lo
rimbeccò
Thad.
“Dato che sei così esperto di lavaggi,
perché non
andiamo a cambiarci in camera, poi in lavanderia?”
suggerì
Sebastian.
“Ma io ho fame” si lamentò Thad.
“Oh, ma stai
zitto, io no.”
“Beh, ma io sì”
“E pensi che a me
importi qualcosa?”
“Pessima serata allo Scandals?”
“Tieni
le tue considerazioni per te, piattola.”
“Io rimango qui, fai
come ti pare.” replicò Thad.
“gnè gnè gnè” gli
fece il
verso Sebastian e lo mollò lì.
Thad continuò a fissare il punto
da cui era sparito per una decina di secondi, poi infilò il
cucchiaio in quella brodaglia disgustosa e lo avvicinò alle
labbra.
Tentò inutilmente di deglutire, e scoprì con
disappunto di non
riuscirci. Ora non aveva fame neanche lui.
5. Respiro affannoso
Tutti
i Warblers correvano nel tracciato di sterrato nel cortile della
Dalton. L'attività fisica era obbligatoria, e c'era una
vastissima
scelta: atletica o boxe. Che passatempo volgare, la boxe, di pro
aveva che potevi picchiare qualcuno senza essere punito, ma era
così... privo di eleganza (?), quindi era stata una
decisione
abbastanza obbligata.
L'unica cosa che consolava Sebastian era
l'incapacità degli altri, soprattutto di Trent. Rotolando
sarebbe
stato più veloce. Ogni volta che gli lanciava un'occhiata
era in
fondo alla fila, rosso e accaldato come se fosse appena uscito da una
sauna,
ma si metteva
sempre a sghignazzare e perdeva posizioni. Lo usava solo come ultima
risorsa in caso di depressione acuta. Che benedizione, quel ragazzo!
Comunque quel giorno si sarebbero allenati per la campestre, e
questo voleva dire UN INTERO CHILOMETRO di corsa, e questo gli faceva
precipitare il morale sotto le Nike firmate che portava. Stava per
avere un infarto, ogni respiro era come una coltellata al cuore,
l'aria fresca gli sembrava acido nei polmoni, i legamenti parevano
fatti di argento vivo, e ed più bagnato che dopo una doccia.
Erano
solo i primi 800 metri.
L'unico
che reggeva il suo passo era sempre il solito Thad, che correva
accanto a lui, almeno finché con un tonfo sbatté
addosso ad un
ostacolo che non aveva notato, e rotolò per terra con dei
gemiti.
Sebastian rallentò l'andatura per godersi meglio lo
spettacolo.
“Harwood, dovresti smettere di guardarmi e vedere
dove cammini!” gli urlò, voltandosi, ma senza
fermarsi. Continuò
a ridacchiare, senza badare molto a dove mettesse i piedi.
Poi la
gamba sinistra inciampò in qualcosa di duro che lo
trascinò per
terra, fra la polvere. Stava ancora tentando di rialzarsi e terminare
quella tortura, mentre Thad gli passò accanto quasi volando,
tanto
era veloce.
“Cosa stavi dicendo, Sebastian? Scusa, non riesco a
sentirti, il rumore della vittoria, sai...”
Questo diede al
ragazzo a terra la forza di ripartire. Iniziò a correre,
ignorando
il dolore lancinante alla caviglia sinistra, ripartì verso
il
traguardo. Non poteva farsi superare in quel modo.
Mancavano gli
ultimi 100 metri. Sebastian correva e tentava di non posare a terra
la caviglia, mentre Thad sembrava sul punto di vomitare anche
l'anima.
“Se
solo la caviglia non mi facesse tanto male...”
“Se solo non
avessi uno stomaco...”
Arrivarono insieme sotto lo striscione,
nonostante gli sforzi che entrambi avessero fatto per vincere.
Sebastian si buttò fra l'erba e Thad si diresse verso il
cestino.
“Ma chi ce l'ha fatto fare?” bisbigliò
dopo aver
vomitato.
“Se mi amputassero la caviglia, probabilmente farebbe
meno male” gemette Seb.
Thad
corse nello spogliatoio. Magnifico, quel cuor di leone scappa appena
c'è un problema, ma che persona gentile. Dopo un minuto
circa ne
uscì sventolando una cassetta bianca con una croce rossa
sopra.
“Crocerossina Thad al rapporto” sorrise lui, mentre
frugava per trovare il ghiaccio.
“Ti manca solo l'uniforme sexy
e sei perfetto” ghignò Sebastian. Thad
sospirò: era mai possibile
che quel ragazzo scherzasse anche, e soprattutto, nelle occasioni
inopportune?
“Va
meglio?” chiese dopo averglielo posato sulla caviglia
gonfia.
Sebastian si lasciò sfuggire un sospiro di
soddisfazione
“Sbaglio o quello era un sospiro da orgasmo?”
“Che
ne sai tu dei miei sospiri da orgasmo?”
“Tiravo ad
indovinare.”
Thad si allontanò dal compagno. Era
scientificamente provato: in presenza di Sebastian faceva il doppio,
o addirittura il triplo, delle figure di merda consentite dalla
legge. Faceva così caldo quel giorno! L'attività
fisica dovrebbe
essere sospesa in giornate del genere!
Prese una borraccia di qualcuno dal bordo del campo e se la verso addosso, fino all'ultima goccia. Assaporava quella sensazione bellissima dell'acqua fresca (beh, in realtà era abbastanza calda, ma rispetto alla sua temperatura corporea era nulla!) sulla pelle, sperava solo che non evaporasse subito.
Con
gocce d'acqua che ci scendevano ancora dai capelli e finivano per
bagnare la maglietta e farla aderire ancora di più al corpo,
si andò
a sedere vicino al suo paziente per aspettare che anche Trent
arrivasse al traguardo.
6. Palpitazioni
Le
Regionali, ecco l'occasione perfetta per sputtanare pubblicamente la
Berry, Blaine e Faccia-da-Checca (che non calcolava abbastanza da
chiamarlo per nome). Tutto era andato secondo i piani: assolo,
canzone sexy, ottima forma fisica, ma non si sentiva ancora
tranquillo. Avevano terminato l'esibizione benissimo, ma qualcosa
ancora non lo convinceva del tutto.
L'idea delle mosse sexy non
era affatto male, doveva rendere questo merito a Wes, ma un conto era
che le facesse lui, aka il Dio del Sesso, un'altra era che le facesse
Palla-di-Lardo, ma Wes questo non lo poteva capire, ovviamente: era
accecato da qualcosa comunemente chiamato “amore”.
Non era
affatto sicuro che fosse venuta una cosa sensuale al punto giusto.
Erano
appena usciti dalle quinte, e aveva il cuore a mille; qualsiasi
attrezzatura medica sarebbe andata in tilt a sentire il suo polso.
Sentiva il sangue pompare nelle vene con una forza impetuosa, e
andava in giro alla cieca nei camerini, fino a ritrovare il suo,
condiviso, ma guarda un po', con Thad. Lo trovò intento a
sciacquarsi la faccia, ma quando si accorse del suo ingresso chiuse
il rubinetto, arrestando immediatamente la corrente.
“Sebastian,
sei stato fantastico! DAVVERO!” e, inaspettatamente lo
abbracciò.
Il suo cuore iniziò a battere ad un ritmo ancora
più
forsennato di prima. Gli sembrava impossibile che non esplodesse
fuori, lasciando l'interno del suo corpo in condizioni giudicate da
tutti i medici irreversibili. Come era possibile che Thad non lo
sentisse?
“Cos'è tutto questa dimostrazione di
affetto?”
“Non
so, scusa. E' solo che aspettiamo da mesi questo momento e ora
finalmente è finito. Mi sento un po'... dispiaciuto. Ma
abbiamo
fatto, cioè, hai fatto del tuo meglio, e sono sicuro che
abbiamo
vinto.” sciolse l'abbraccio e si allontanò da lui,
a disagio.
“Hai
anche qualche dubbio, Harwood?”
Dopo neanche 10 minuti,
trovò una risposta alla sua domanda.
Santasnixx: Amico, sei nella
merda. Sei innamorato, e cotto.
No. era umanamente impossibile. Lui non poteva essere innamorato di Thad Harwood.
Davvero,
io ci ho messo l'anima, in questa ff.
Ringrazio ND_Warlbers518 e Jeffiesbrain, appassionate Thaddaster :3
La canzone è Just a Dream , più precisamente la cover di Sam Tsui e Christina Grimmie (?).