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Autore: Ranerottola    19/06/2012    5 recensioni
"I capelli biondi, gli occhi neri, il fisico robusto anche se palesemente provato dalla guerra, era esattamente come lo ricordavo, anzi, era esattamente come mi ero sforzato di non ricordarlo. "
Un fantasma dal passato ricompare a minare il rapporto tra John e Sherlock.
Affetta/o da Shipping compulsivo, partecipo all'iniziativa del forum « Collection of Starlight, » said Mr Fanfiction Contest.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Nickname su Efp:Ranerottola
Titolo della fanfiction:Fantasmi dall’Afghanistan
Personaggi:John/Sherlock/Nuovo personaggio
Prompt: Fantasmi dall’Afghanistan (proposto da Emme)

Fantasmi dall'Afghanistan

In un piovoso giorno di Marzo, mentre prendevo un tè cercando di ignorare i consueti borbottii annoiati del mio coinquilino, sentimmo suonare il campanello al piano di sotto e, dopo pochi istanti, udimmo dei passi salire le scale. “A quanto pare hai visite.” Dichiarò Sherlock con la solita sicurezza “Non capisco come fai ad essere così certo che sia per me!” Risposi, già rassegnato ad ascoltare una delle sue lezioncine, “Mi sembra ovvio, John: passo deciso, marziale, ma leggermente claudicante chiaramente un ex militare, non ha l’incertezza tipica dei clienti quindi, plausibilmente, si tratta di un commilitone in visita ad un vecchio amico.” Non feci neppure a tempo a pensare a una risposta che bussarono alla porta e il mio amico disse avanti con un sorrisetto odioso sulle labbra.

Mi guardava pensando di trovarmi meravigliato come sempre dai suoi “poteri” deduttivi e, invece, mi vide sbiancare e ripiombare sulla sedia dalla quale mi ero appena alzato. Sherlock balzò in piedi, improvvisamente preoccupato e si precipitò al mio fianco, ignorando totalmente il visitatore che io, d’altro canto, non riuscivo a smettere di fissare. “John! Che succede?” Esclamò sconcertato cercando il mio sguardo. Non riuscivo a rispondere, rischiavo di iperventilare e non potevo distogliere lo sguardo dagli occhi neri che mi fissavano, di rimando, da un volto che non avrei mai pensato di rivedere.

“John” al suono di quella voce tremai come per una scossa elettrica e mi alzai barcollando, ignorando completamente Holmes, per dirigermi con passo malfermo verso la porta. “C- Clayton Nash? Sei davvero tu? Ma … come è possibile?” Sentii distrattamente Sherlock inspirare profondamente e tornare a sedersi nella sua poltrona, ma i miei occhi erano come incapaci di rivolgersi altrove. I capelli biondi, gli occhi neri, il fisico robusto anche se palesemente provato dalla guerra, era esattamente come lo ricordavo, anzi, era esattamente come mi ero sforzato di non ricordarlo.

Quando riuscii a convincermi di non avere le traveggole mi ritrovai seduto in cucina con in mano la mia tazza di tè e con il mio attendente seduto comodamente di fronte a me. Sherlock continuava a fingere di ignorarci, ma sapevo che non perdeva una parola, né un gesto e questo, oltre ad essere inquietante, rischiava di diventare da un momento all’altro molto imbarazzante.

Arrossii come un adolescente, temo, quando Clay mise una mano sulla mia appoggiata sul tavolo e sobbalzai pateticamente quando accennò a quanto gli ero mancato. “Sono rimasto a lungo prigioniero e la squadra mi diede per disperso e, successivamente, per morto in azione. E’ stato davvero un periodo difficile e, da quando sono stato dimesso dall’ospedale, è la prima volta che vengo a Londra. Ho passato un po’ di tempo con le mie sorelle e i nipotini, ma ora è necessario che io vada avanti con la mia vita.” Mi guardò come se si aspettasse che io facessi parte della sua vita, come se desiderasse una risposta da me. “Sono davvero felice che tu stia bene” Interloquii “Quando mi dissero che eri morto …” Non riuscii a finire quella frase troppo sentimentale sapendo che Holmes era in ascolto. “Quando fui liberato mi dissero che eri stato congedato dopo essere rimasto ferito, non è stato difficile trovarti: mi è bastato leggere il tuo blog! E così vivi con un investigatore adesso?” Il suo tono divenne lievemente ostile menzionando il mio amico, cosa che mi fece mettere sulla difensiva e rispondere con aria noncurante “Sì, il mio coinquilino, Holmes è un consulente investigativo, un lavoro affascinante devo dire. Tu, invece, come ti sei organizzato? Hai trovato un lavoro?” Se il mio tono ferì Sherlock lui, come sempre, non lo diede a vedere. Clay, in compenso, sembrò rassicurato e mi si rivolse sorridendo. “Da un paio di settimane lavoro come consulente per la sicurezza in una ditta nel Sussex, ma spero di trovare qualcosa qui a Londra per, sai … riallacciare i vecchi rapporti.” La nota di speranza nella sua voce mi fece sentire tremendamente in colpa, non sapevo assolutamente come togliermi d’impaccio senza causare dolore a nessuno. Alla fine temo che il mio mantenermi sul vago ottenne il risultato di ferire tutte le parti in causa, me compreso. Clay mi disse che sarebbe dovuto ripartire dopo due giorni e ci accordammo per vederci a cena per … parlare dei vecchi tempi.

Quando uscì, dopo aver abbracciato me e aver rivolto un cenno del capo a Holmes, il silenzio calò sulla stanza come una coltre di piombo, finché la voce ironica del mio amico non lo ruppe con lo stesso effetto di una bomba: “E così, immagino che quello fosse il tenente Clayton Nash, commilitone e amante del dottor John Amish Watson, dichiarato morto in Afghanistan due anni fa e ora miracolosamente ricomparso.” Il suo tono sarcastico mi irritò e mi rese più brusco di quanto avrei voluto nel rispondere “Sapevi di non essere il mio primo amante, io stesso ti ho parlato di Clay quando la nostra amicizia è diventata qualcosa di più, potresti almeno fingere di essere contento per me perché ho ritrovato una persona a cui voglio bene? O, forse, il grande Sherlock Holmes è geloso?” Sapevo di provocarlo e speravo in cuor mio in una sua risposta affermativa, dovevo immaginare che non mi avrebbe mai dato soddisfazione. “Mio caro John, dovresti sapere che la gelosia non fa parte del mio carattere, è una debolezza della quale non sento la mancanza. Per quanto riguarda il tenente Nash, sono lieto che tu abbia rincontrato il tuo bel compagno e vi auguro tanta felicità.” Devo confessare che soffrii del suo, apparente, disinteresse. Mi chiusi in un mutismo scontroso e me ne andai nella mia stanza a prepararmi per la serata.

Quando fui pronto per uscire trovai il salotto vuoto e la casa silenziosa dovetti, quindi, uscire senza un saluto, né una parola di riconciliazione. Alle otto incontrai Clay davanti al suo albergo e rimasi basito quando mi salutò baciandomi in mezzo alla strada. Holmes ed io eravamo sempre stati molto discreti e non ero decisamente abituato a quell’espansività. Mi sentii arrossire e mi guardai attorno per essere certo che nessuno ci avesse visti. Di fronte al mio imbarazzo il mio vecchio amico scoppiò a ridere facendomi sentire ancor più a disagio “Ma come John alla tua età sei ancora così timido?” Ridendo mi agguantò nuovamente e mi baciò a lungo, leccandomi l’interno della bocca e lasciandomi ansimante e sudato nonostante il disagio dell’essere in pubblico. Mi sentii osservato e talmente imbarazzato da prendere sottobraccio il mio commilitone e dirigermi rapidamente verso il ristorante per non rischiare di incorrere in ulteriori manifestazioni di affetto da parte sua.

Cenammo parlando del più e del meno, rinnovando una conoscenza nata nelle peggiori condizioni: la guerra fa fare amicizia in fretta per paura che il tempo stia per finire, ma permette di rado di approfondire un’amicizia. Clay mi raccontò della sua famiglia, dei nipotini appena conosciuti e dei suoi progetti, io provai a spiegargli il mio lavoro con Sherlock ma, vedendolo rabbuiarsi, preferii presto restare ad ascoltarlo in silenzio. Bevemmo molto, soprattutto io, e uscimmo nella notte decisamente più che brilli. In strada lo presi  per mano, il vago senso di disagio che avevo provato insistentemente durante la cena superato dall’ebbrezza alcolica, e lui mi sorrise raggiante. Quando fermò un taxi pensai confusamente che volesse riaccompagnarmi a casa ma lo sentii dare l’indirizzo di un albergo in centro. Non ebbi il tempo di protestare che mi ritrovai addossato al sedile, le sue labbra sulle mie e le sue mani che mi accarezzavano dappertutto. Avevo sempre apprezzato la determinazione di Clayton nel manifestare i suoi desideri ed era sempre riuscito a vincere la mia ritrosia di maschio eterosessuale provocandomi un’intensa eccitazione. Confesso che anche in quel caso non si smentì: aiutato dall’alcool e dall’effetto sorpresa mise a tacere qualunque possibile opposizione da parte mia e ci ritrovammo nella sua camera prima ancora che me ne rendessi conto.

Facemmo sesso a lungo, quella notte ed oso affermare che mi trovò molto più esperto dell’ultima volta, in Afghanistan. Allora l’adrenalina e il desiderio di vivere supplivano alla mancanza di tempo e di tecnica, stavolta l’esperienza e le lunghe ore a disposizione ci lasciarono, all’alba, esausti e senza fiato.

Mi svegliai quando il sole di mezzogiorno mi ferì gli occhi e mi scopersi immobilizzato da un corpo maschile robusto e villoso … decisamente non si trattava di Holmes! Aprii gli occhi di scatto solo per serrarli immediatamente appena mi resi conto di dove, e soprattutto con chi, mi trovavo. Tentai di districarmi il più delicatamente possibile ma mi accorsi subito di quando Clay si svegliò. Rimasi come paralizzato mentre si stiracchiava, voluttuoso come un gatto, contro di me. Il mal di testa mi segnalò, casomai avessi bisogno di una conferma, che la sera precedente avevo decisamente ecceduto con gli alcolici.

“Mmmmhhh, buongiorno!” Sentii esclamare dall’uomo accanto a me che, ora, percepivo felice di trovarsi lì. Mi resi conto, in un colpo solo, di aver fatto sesso non protetto con un uomo che non vedevo da due anni, di essermi ubriacato solennemente e di aver appena tradito, per la prima volta, il mio compagno. Mi venne improvvisamente da vomitare e feci appena in tempo a precipitarmi in bagno. Quando uscii Clayton era ancora a letto, nudo e sorridente. Come mi vide in faccia il suo sorriso si appannò e scomparve. Mi sentivo un verme! Mi rivestii in silenzio mentre mi fissava e non osai alzare lo sguardo finché non fu Clay a rivolgermi la parola: “Mi pare di capire che tu te ne stia andando.” Il suo tono gelido mi fece sentire ancora peggio. “Perdonami!” Esclamai “Non avrei dovuto permettere che accadesse.” “Fammi almeno il favore di non chiedermi scusa e di non giustificarti! Avrei potuto immaginare che non avresti aspettato un morto. Io, d’altro canto, non ho mai smesso di pensare a te. Speravo che, rivedendomi, avresti deciso di venire via con me ma, osservandoti con lui, ho capito subito che non sarebbe successo.” Chinai la testa sentendomi umiliato e stranamente sollevato dal non dover spiegare nulla. “Mi dispiace Clay non avrei mai voluto farti del male ma … sono innamorato di lui e non voglio lasciarlo.” “Lo so” mi rispose “però stanotte è stato bello.” Per la prima volta, da quando avevo aperto gli occhi, sorrisi “Sì, è stato bellissimo! Ora però devo andare.”  Si alzò, nudo com’era e venne ad abbracciarmi, ci baciammo un’ultima volta senza parlare ed uscii chiudendomi piano la porta dietro le spalle.

Alle due aprii la porta del 221b di Baker Street e trovai Sherlock seduto sulla sua poltrona, intento a leggere un libro di chimica. La stanza puzzava di fumo, nonostante la finestra aperta e il mio amico indossava gli stessi indumenti del giorno prima. Mi guardò, con gli occhi arrossati, al di sopra del libro e ci fissammo, in silenzio, finché non mi addentrai nel salotto per andarmi a sedere sulle sue gambe e baciarlo dolcemente sulle labbra “Buongiorno amore mio, sono tornato!” Sapevo che non c’era bisogno di spiegazioni: il mio Sherlock sapeva e capiva sempre tutto, aveva sicuramente già notato i miei vestiti stazzonati e il profumo altrui sul mio corpo e non c’era necessità che gli dicessi con chi avevo passato la notte né che, se ero lì con lui, avevo scelto cosa fare della mia vita. “Ti aspettavo, speravo che saresti tornato. E il tuo amico Clayton?” Notai per la prima volta, in lui, una traccia di vulnerabilità che mi commosse. Avvicinai le labbra alle sue per sussurrargli sulla bocca appena prima di baciarlo: “Amore mio, non potrei fare a meno di tornare da te! Non preoccuparti: i fantasmi dall’Afghanistan sono tornati ad essere solamente ricordi.”

 

Crack, fanon o canon? Slash, Het, Threesome?

GOD SAVE THE SHIP! I Love Shipping è un'idea del  « Collection of Starlight, » said Mr Fanfiction Contest, « since 01.06.08 »

   
 
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