Nickname su Efp:Ranerottola
Titolo della fanfiction:Fantasmi
dall’Afghanistan
Personaggi:John/Sherlock/Nuovo personaggio
Prompt: Fantasmi
dall’Afghanistan
(proposto da Emme)
Fantasmi dall'Afghanistan
In
un piovoso giorno di
Marzo, mentre prendevo un tè cercando di ignorare i consueti
borbottii annoiati
del mio coinquilino, sentimmo suonare il campanello al piano di sotto
e, dopo
pochi istanti, udimmo dei passi salire le scale. “A quanto
pare hai visite.”
Dichiarò Sherlock con la solita sicurezza “Non
capisco come fai ad essere così
certo che sia per me!” Risposi, già rassegnato ad
ascoltare una delle sue
lezioncine, “Mi sembra ovvio, John: passo deciso, marziale,
ma leggermente
claudicante chiaramente un ex militare, non ha l’incertezza
tipica dei clienti
quindi, plausibilmente, si tratta di un commilitone in visita ad un
vecchio
amico.” Non feci neppure a tempo a pensare a una risposta che
bussarono alla
porta e il mio amico disse avanti con un sorrisetto odioso sulle labbra.
Mi
guardava pensando di
trovarmi meravigliato come sempre dai suoi “poteri”
deduttivi e, invece, mi
vide sbiancare e ripiombare sulla sedia dalla quale mi ero appena
alzato.
Sherlock balzò in piedi, improvvisamente preoccupato e si
precipitò al mio
fianco, ignorando totalmente il visitatore che io, d’altro
canto, non riuscivo
a smettere di fissare. “John! Che succede?”
Esclamò sconcertato cercando il mio
sguardo. Non riuscivo a rispondere, rischiavo di iperventilare e non
potevo
distogliere lo sguardo dagli occhi neri che mi fissavano, di rimando,
da un
volto che non avrei mai pensato di rivedere.
“John”
al suono di quella
voce tremai come per una scossa elettrica e mi alzai barcollando,
ignorando
completamente Holmes, per dirigermi con passo malfermo verso la porta.
“C-
Clayton Nash? Sei davvero tu? Ma … come è
possibile?” Sentii distrattamente
Sherlock inspirare profondamente e tornare a sedersi nella sua
poltrona, ma i
miei occhi erano come incapaci di rivolgersi altrove. I capelli biondi,
gli
occhi neri, il fisico robusto anche se palesemente provato dalla
guerra, era
esattamente come lo ricordavo, anzi, era esattamente come mi ero
sforzato di
non ricordarlo.
Quando
riuscii a convincermi
di non avere le traveggole mi ritrovai seduto in cucina con in mano la
mia
tazza di tè e con il mio attendente seduto comodamente di
fronte a me. Sherlock
continuava a fingere di ignorarci, ma sapevo che non perdeva una
parola, né un
gesto e questo, oltre ad essere inquietante, rischiava di diventare da
un
momento all’altro molto imbarazzante.
Arrossii
come un adolescente,
temo, quando Clay mise una mano sulla mia appoggiata sul tavolo e
sobbalzai
pateticamente quando accennò a quanto gli ero mancato.
“Sono rimasto a lungo
prigioniero e la squadra mi diede per disperso e, successivamente, per
morto in
azione. E’ stato davvero un periodo difficile e, da quando
sono stato dimesso
dall’ospedale, è la prima volta che vengo a
Londra. Ho passato un po’ di tempo
con le mie sorelle e i nipotini, ma ora è necessario che io
vada avanti con la
mia vita.” Mi guardò come se si aspettasse che io
facessi parte della sua vita,
come se desiderasse una risposta da me. “Sono davvero felice
che tu stia bene”
Interloquii “Quando mi dissero che eri morto
…” Non riuscii a finire quella
frase troppo sentimentale sapendo che Holmes era in ascolto.
“Quando fui
liberato mi dissero che eri stato congedato dopo essere rimasto ferito,
non è
stato difficile trovarti: mi è bastato leggere il tuo blog!
E così vivi con un
investigatore adesso?” Il suo tono divenne lievemente ostile
menzionando il mio
amico, cosa che mi fece mettere sulla difensiva e rispondere con aria
noncurante “Sì, il mio coinquilino, Holmes
è un consulente investigativo, un
lavoro affascinante devo dire. Tu, invece, come ti sei organizzato? Hai
trovato
un lavoro?” Se il mio tono ferì Sherlock lui, come
sempre, non lo diede a
vedere. Clay, in compenso, sembrò rassicurato e mi si
rivolse sorridendo. “Da
un paio di settimane lavoro come consulente per la sicurezza in una
ditta nel
Sussex, ma spero di trovare qualcosa qui a Londra per, sai …
riallacciare i
vecchi rapporti.” La nota di speranza nella sua voce mi fece
sentire
tremendamente in colpa, non sapevo assolutamente come togliermi
d’impaccio
senza causare dolore a nessuno. Alla fine temo che il mio mantenermi
sul vago
ottenne il risultato di ferire tutte le parti in causa, me compreso.
Clay mi
disse che sarebbe dovuto ripartire dopo due giorni e ci accordammo per
vederci
a cena per … parlare dei vecchi tempi.
Quando
uscì, dopo aver
abbracciato me e aver rivolto un cenno del capo a Holmes, il silenzio
calò
sulla stanza come una coltre di piombo, finché la voce
ironica del mio amico
non lo ruppe con lo stesso effetto di una bomba: “E
così, immagino che quello
fosse il tenente Clayton Nash, commilitone e amante del dottor John
Amish
Watson, dichiarato morto in Afghanistan due anni fa e ora
miracolosamente
ricomparso.” Il suo tono sarcastico mi irritò e mi
rese più brusco di quanto
avrei voluto nel rispondere “Sapevi di non essere il mio
primo amante, io
stesso ti ho parlato di Clay quando la nostra amicizia è
diventata qualcosa di
più, potresti almeno fingere di essere contento per me
perché ho ritrovato una
persona a cui voglio bene? O, forse, il grande Sherlock Holmes
è geloso?”
Sapevo di provocarlo e speravo in cuor mio in una sua risposta
affermativa,
dovevo immaginare che non mi avrebbe mai dato soddisfazione.
“Mio caro John,
dovresti sapere che la gelosia non fa parte del mio carattere,
è una debolezza
della quale non sento la mancanza. Per quanto riguarda il tenente Nash,
sono
lieto che tu abbia rincontrato il tuo bel compagno e vi auguro tanta
felicità.”
Devo confessare che soffrii del suo, apparente, disinteresse. Mi chiusi
in un mutismo
scontroso e me ne andai nella mia stanza a prepararmi per la serata.
Quando
fui pronto per uscire
trovai il salotto vuoto e la casa silenziosa dovetti, quindi, uscire
senza un
saluto, né una parola di riconciliazione. Alle otto
incontrai Clay davanti al
suo albergo e rimasi basito quando mi salutò baciandomi in
mezzo alla strada.
Holmes ed io eravamo sempre stati molto discreti e non ero decisamente
abituato
a quell’espansività. Mi sentii arrossire e mi
guardai attorno per essere certo
che nessuno ci avesse visti. Di fronte al mio imbarazzo il mio vecchio
amico
scoppiò a ridere facendomi sentire ancor più a
disagio “Ma come John alla tua
età sei ancora così timido?” Ridendo mi
agguantò nuovamente e mi baciò a lungo,
leccandomi l’interno della bocca e lasciandomi ansimante e
sudato nonostante il
disagio dell’essere in pubblico. Mi sentii osservato e
talmente imbarazzato da
prendere sottobraccio il mio commilitone e dirigermi rapidamente verso
il
ristorante per non rischiare di incorrere in ulteriori manifestazioni
di
affetto da parte sua.
Cenammo
parlando del più e
del meno, rinnovando una conoscenza nata nelle peggiori condizioni: la
guerra
fa fare amicizia in fretta per paura che il tempo stia per finire, ma
permette
di rado di approfondire un’amicizia. Clay mi
raccontò della sua famiglia, dei
nipotini appena conosciuti e dei suoi progetti, io provai a spiegargli
il mio
lavoro con Sherlock ma, vedendolo rabbuiarsi, preferii presto restare
ad
ascoltarlo in silenzio. Bevemmo molto, soprattutto io, e uscimmo nella
notte
decisamente più che brilli. In strada lo presi
per mano, il vago senso di disagio che avevo provato
insistentemente
durante la cena superato dall’ebbrezza alcolica, e lui mi
sorrise raggiante.
Quando fermò un taxi pensai confusamente che volesse
riaccompagnarmi a casa ma
lo sentii dare l’indirizzo di un albergo in centro. Non ebbi
il tempo di
protestare che mi ritrovai addossato al sedile, le sue labbra sulle mie
e le
sue mani che mi accarezzavano dappertutto. Avevo sempre apprezzato la
determinazione di Clayton nel manifestare i suoi desideri ed era sempre
riuscito a vincere la mia ritrosia di maschio eterosessuale
provocandomi
un’intensa eccitazione. Confesso che anche in quel caso non
si smentì: aiutato
dall’alcool e dall’effetto sorpresa mise a tacere
qualunque possibile
opposizione da parte mia e ci ritrovammo nella sua camera prima ancora
che me
ne rendessi conto.
Facemmo
sesso a lungo, quella
notte ed oso affermare che mi trovò molto più
esperto dell’ultima volta, in
Afghanistan. Allora l’adrenalina e il desiderio di vivere
supplivano alla
mancanza di tempo e di tecnica, stavolta l’esperienza e le
lunghe ore a
disposizione ci lasciarono, all’alba, esausti e senza fiato.
Mi
svegliai quando il sole di
mezzogiorno mi ferì gli occhi e mi scopersi immobilizzato da
un corpo maschile
robusto e villoso … decisamente non si trattava di Holmes!
Aprii gli occhi di
scatto solo per serrarli immediatamente appena mi resi conto di dove, e
soprattutto con chi, mi trovavo. Tentai di districarmi il
più delicatamente
possibile ma mi accorsi subito di quando Clay si svegliò.
Rimasi come
paralizzato mentre si stiracchiava, voluttuoso come un gatto, contro di
me. Il
mal di testa mi segnalò, casomai avessi bisogno di una
conferma, che la sera
precedente avevo decisamente ecceduto con gli alcolici.
“Mmmmhhh,
buongiorno!” Sentii
esclamare dall’uomo accanto a me che, ora, percepivo felice
di trovarsi lì. Mi
resi conto, in un colpo solo, di aver fatto sesso non protetto con un
uomo che
non vedevo da due anni, di essermi ubriacato solennemente e di aver
appena
tradito, per la prima volta, il mio compagno. Mi venne improvvisamente
da
vomitare e feci appena in tempo a precipitarmi in bagno. Quando uscii
Clayton
era ancora a letto, nudo e sorridente. Come mi vide in faccia il suo
sorriso si
appannò e scomparve. Mi sentivo un verme! Mi rivestii in
silenzio mentre mi
fissava e non osai alzare lo sguardo finché non fu Clay a
rivolgermi la parola:
“Mi pare di capire che tu te ne stia andando.” Il
suo tono gelido mi fece
sentire ancora peggio. “Perdonami!” Esclamai
“Non avrei dovuto permettere che
accadesse.” “Fammi almeno il favore di non
chiedermi scusa e di non
giustificarti! Avrei potuto immaginare che non avresti aspettato un
morto. Io,
d’altro canto, non ho mai smesso di pensare a te. Speravo
che, rivedendomi,
avresti deciso di venire via con me ma, osservandoti con lui, ho capito
subito
che non sarebbe successo.” Chinai la testa sentendomi
umiliato e stranamente
sollevato dal non dover spiegare nulla. “Mi dispiace Clay non
avrei mai voluto
farti del male ma … sono innamorato di lui e non voglio
lasciarlo.” “Lo so” mi
rispose “però stanotte è stato
bello.” Per la prima volta, da quando avevo
aperto gli occhi, sorrisi “Sì, è stato
bellissimo! Ora però devo andare.” Si alzò, nudo
com’era e venne ad abbracciarmi,
ci baciammo un’ultima volta senza parlare ed uscii
chiudendomi piano la porta
dietro le spalle.
Alle
due aprii la porta del
221b di Baker Street e trovai Sherlock seduto sulla sua poltrona,
intento a
leggere un libro di chimica. La stanza puzzava di fumo, nonostante la
finestra
aperta e il mio amico indossava gli stessi indumenti del giorno prima.
Mi
guardò, con gli occhi arrossati, al di sopra del libro e ci
fissammo, in
silenzio, finché non mi addentrai nel salotto per andarmi a
sedere sulle sue
gambe e baciarlo dolcemente sulle labbra “Buongiorno amore
mio, sono tornato!”
Sapevo che non c’era bisogno di spiegazioni: il mio Sherlock
sapeva e capiva
sempre tutto, aveva sicuramente già notato i miei vestiti
stazzonati e il
profumo altrui sul mio corpo e non c’era necessità
che gli dicessi con chi
avevo passato la notte né che, se ero lì con lui,
avevo scelto cosa fare della
mia vita. “Ti aspettavo, speravo che saresti tornato. E il
tuo amico Clayton?”
Notai per la prima volta, in lui, una traccia di
vulnerabilità che mi commosse.
Avvicinai le labbra alle sue per sussurrargli sulla bocca appena prima
di
baciarlo: “Amore mio, non potrei fare a meno di tornare da
te! Non
preoccuparti: i fantasmi dall’Afghanistan sono tornati ad
essere solamente
ricordi.”
Crack, fanon o canon? Slash,
Het, Threesome?
GOD SAVE THE SHIP!